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USS REDOUTABLE - MISSIONE 04 RSS USS REDOUTABLE - Missione 04

04.06 "Avatar"

di Maia White Owl, Pubblicato il 12-04-2014

Rosen - Plancia
04/10/2393 Ore 04.20 - D.S. 70756.65


Non appena la comunicazione fu terminata, una giovane donna dal volto estremamente addolorato si avvicinò a colei che si era presentata come la persona al comando.

"Sei sicura Jorette?"

Si voltò verso la giovane. Osservò i lineamenti delicati, il colore compatto e lieve della giovinezza le colorava il viso e gli occhi immensi e dolenti la scrutavano mobili.

"E' tutto quello che è successo no? Ho detto forse qualcosa di diverso dalla verità?"
"No. Non lo hai fatto. Si può mentire anche per omissione però."

La donna sospirò prendendosi qualche istante prima di rispondere.

"Tutte le nostre speranze sono racchiuse in quelle donne ed in quella sfera, e sono racchiuse per colpa di una menzogna enorme. Quel Capitano, che ci ha così 'cortesemente' invitato, sta dicendo tutta la verità secondo te?"
"Non sono in grado di dirlo, come potrei non conoscendola. Credo che nemmeno tu possa."
"Suvvia Borrua! Pensi che non abbiano capito che la sfera non è al pari con la tecnologia di questa nave o di quella che ci insegue? E quindi dato che l'hanno sicuramente capito perché non ne hanno parlato secondo te? Si tengono l'informazione e la useranno al momento che loro reputeranno opportuno. È sempre così, mia dolce Borrua. Per arrivare a rivestire quei ruoli devono saper approfittare delle debolezze altrui. Quindi, mia cara, proviamo a farlo anche noi. Teniamoci stretta questa piccola omissione, bugia se preferisci, almeno per qualche tempo ancora. Ci servirà come difesa."
"Le bugie non sono mai uno scudo Jorette, la nostra situazione dimostra che è così."
La donna, che in qualche modo aveva preso il comando di quel gruppo di fuggitivi che non avrebbero nemmeno saputo come definire sé stessi, voltò le spalle a Borrua.
"No. Quello che ci accade non è colpa di una bugia, è colpa mia."

USS Redoutable - Plancia
04/10/2393 Ore 04.20 - D.S. 70756.65


Quindi non era l'unica ad aver notato che in tutto quel racconto la falla fondamentale era rappresentata proprio da quella pazzia della bolla e del suo uso per lo scopo descritto. Si scoprì particolarmente sollevata, e questo la irritò, probabilmente un effetto collaterale della gravidanza.
Si voltò rapidamente verso Anari.

"Restiamo per un momento alla questione tecnologica. Il Signor Kenar suppone che la bolla possa essere il risultato di un furto. Comandante - riprese spostando la sua attenzione verso l'ufficiale scientifico - lei cosa ne pensa?"
"Sicuramente sì, Capitano. Non c'è alcun modo per cui possano averla costruita né tantomento ideata a fronte delle loro capacità. Non sono sicuramente contraria a parlare di caso, come magari potrebbe essere per il qui presente collega T'Kar, ma in quello in questione non credo proprio si possa utilizzare questo termine. Vede Capitano, non sarebbe un caso, ma sarebbe un vero è proprio miracolo. Siamo su tutt'altro livello mi creda."
"D'accordo, d'accordo - la interruppe Drey - e per quanto riguarda le due navi? Signor Anari Signor T'Kar? Cosa mi dite?"

Fu l'ufficiale tattico a prendere la parola, prima che la denobulana potesse ripartire lancia in resta in una dissertazione sulle differenze nel numero di punti di saldatura tra gli scafi delle due navi poco distanti da loro.

"Niente di particolare Capitano. Le navi sono comparabili per tipo di progetto e modalità di realizzazione. Le differenze tra le due unità sono legate semplicemente alla specializzazione delle stesse. Una è chiaramente una nave da guerra. L'altra, nonostante le dichiarazioni dell'aliena Jorette, più che una nave di pattuglia pare essere una nave scientifica e di esplorazione."
"Mi si conceda una semplificazione Capitano - intervenne Anari - sarebbe come andare in giro a pattugliare con una classe Oberth."
T'Kar la osservò attentamente.
"La sua semplificazione è eccessiva Tenente Comandante. La classe Oberth è finalizzata ad un solo compito. E' una nave medica. Al contrario la Rosen può semmai essere paragonata ad una vecchia classe Constitution, adatta sia ad esplorazione scientifica che al pattugliamento e ovviamente - terminò il vulcaniano puntualizzando l'ovvio, come spesso quelli della sua razza amavano fare - totalmente inadeguata a contrapporsi ad una nave attrezzata esclusivamente per la guerra."

Elya si sentiva particolarmente stanca, sballottata tra la istintiva loquacità di Anari, e la smodata ricerca di puntualizzazione del nuovo acquisto vulcaniano. Istintivamente passò una mano sul ventre.
*Almeno tu ...* bloccò il pensiero prima di terminarlo.
Non voleva assolutamente legare con la creatura che portava incidentalmente in grembo. Girandosi verso lo schermo trasse a sé tutte i residui di energia che aveva.

"Va bene, chiamiamola."

***Flashback***
Nave vulcaniana Sh'iana, Alloggio Maia White Owl
02/10/2393 Ore 22.15 - D.S. 70753.21


Stava di nuovo osservando T'Naiaka dormire.
Nonostante fossero passati tre anni, non si capacitava ancora di avere una figlia, seppure adottiva, di cui occuparsi e le capitava spesso di perdersi a guardarla, a godersi ogni piccolo istante della sua vita...
Tre anni eppure solo da qualche mese poteva dirsi finalmente in grado di gestire quella che ora, immersa nel sonno pesante dell'infanzia, sembrava una creatura dolcissima.
Quando aveva ricevuto gli ordini per la sua nuova assegnazione aveva lasciato la USS Lakota con un certo dispiacere di fondo. Quella nave era stata la casa che aveva visto la sua metamorfosi in genitore. Adulta lo era, per la sua cultura, da parecchio tempo. Niente però l'aveva preparata a quel passo successivo.
Prima di salire sulla USS Redoutable aveva deciso di chiedere qualche giorno di permesso da spendere su Vulcano. Lo scopo era solo fare in modo che la piccola passasse del tempo con suo padre. Nonostante si vedessero poco, anche per gli impegni pressanti di lui, era stata sua cura fare in modo che T'Naiaka sapesse esattamente chi fosse Naitok e cosa rappresentasse per lei. Così come le mostrava spesso registrazioni e olofoto della madre.
Il suo retaggio non doveva andare disperso solo perché ora viveva con lei. Naitok apprezzava quel comportamento. I nonni vulcaniani, se anche apprezzavano, erano abilissimi a nasconderlo. Al contrario, non nascondevano la loro logica disapprovazione per il fatto che la bimba fosse stata affidata a lei. Disapprovazione totalmente vulcaniana, ergo molto poco emotiva e moltissimo spiegata e dissertata in ogni possibile sfaccettatura.
Come ogni volta che ripartivano Naitok l'aveva ringraziata ed aveva salutato la piccola con la serenità di un uomo che fondamentalmente, pon-farr a parte probabilmente, non aveva avuto alcun interesse per la paternità.
Nella penombra della camera Maia carezzò quel viso ancora paffuto, spostando i capelli dietro all'orecchio. Osservò la curva del lobo che si spingeva fino alla punta leggermente arricciata all'indietro... aveva le orecchie di T'Vales.
Quanto le mancava la sua presenza così rassicurante.
La sua amica era stata un'ancora per lei in un mondo, l'Accademia, che pur essendo stato scelto volontariamente le era ostile. Se non altro per la parte fatta di numeri e logica. Cose che non le appartenevano e non facevano parte dei suoi interessi, ma che grazie a quella che si era rivelata nel tempo una splendida amica, lei aveva imparato a conoscere ed apprezzare.

'Infinite diversità in infinite combinazioni.'

Quella frase rappresentava tutta l'essenza vulcaniana della logica e del rispetto. Quanto fosse aderente a quello che aveva appreso da sua madre l'aveva sorpresa, affascinata e catturata giorno dopo giorno. Il rispetto quasi feroce della sua gente, elevato all'ennesima potenza ed incarnato nella figura dello sciamano, aveva catturato l'attenzione da studiosa di T'Vales.
Un rapporto nato per caso e diventato così profondo che l'aveva portata ad avere quel piccolo demonietto angelico affidato alle sue cure. Si allontanò dal letto sospirando e pensando che Naitok era stato fin troppo gentile procurandole quel passaggio, evitando così loro di viaggiare su un trasporto federale di dubbia comodità.
Il Capitano della nave scientifica su cui erano gentili ospiti aveva assegnato loro un alloggio degno di un Ammiraglio della Flotta Stellare. Camera da letto, salottino, bagno con doccia sonica queen size.
*Sì ok, sicuramente i vulcaniani non la definiscono così però è troppo bella per non approfittarne.*

***Flashback***
Nave vulcaniana Sh'iana - Alloggio Maia White Owl
04/10/2393 Ore 08.30 - D.S. 70754.39


"Sveglia signorina. Colazione."
La piccola si alzò senza protestare dirigendosi spedita verso il bagno. Ancora non si raccapezzava di come potesse essere folle allevare un bambino vulcaniano. Si passava da momenti come quello, a momenti di pura follia.
Quello che normalmente nessuno sapeva era quanto potesse essere violenta la loro emotività e quanto dovessero essere guidati nell'autocontrollo all'inizio del loro percorso nel mondo.
Non avrebbe mai pensato di dover essere lei a rivestire quel ruolo. Lei che fin da ragazzina era stata totalmente ribelle a qualunque tipo di guida i suoi tentassero di imporre.
Essere amica di una vulcaniana significava entrare in punta di piedi e comunque solo parzialmente in una realtà di cui nessuno era a conoscenza, o semplicemente di cui nessuno immaginava la reale dimensione. Lei stessa aveva compreso la reale dimensione di quella razza solo da quando aveva con sé T'Naiaka. Aveva sempre considerato i vulcaniani interessanti, ma i risvolti intimi e profondi, la violenza dei sentimenti e la forza spesa nel controllarli senza poterli in realtà mai annullare, li aveva scoperti nel mondo peggiore.
Senza esserci minimamente preparata.
Quando la figlia tornò dal bagno perfettamente vestita - in un modo inconcepibile per un bambino terrestre - le servì la colazione.

"Dormito bene?"
"Sì, sì. Arriviamo oggi?"

Ecco un'altra cosa che la sconvolgeva parecchio. La proprietà di linguaggio era davvero al di sopra di ogni previsione per lei.

"Credo domani T'Naiaka. Cosa vuoi fare oggi?"
"Non lo sai?"
Maia sorrise.
"Non sono io al comando della nave. L'arrivo è previsto per domani perché hanno dei lavori da fare, però se qualcosa cambierà ti avviserò."
"Ieri mio padre mi ha raccontato di sua madre."

Quale logica stesse seguendo la piccola proprio non lo sapeva.

"Non so molto dei tuoi nonni. Però sono certa che se chiediamo a tuo padre ci farà avere le storie scritte, così potrò leggertele fino a che non imparerai il vulcaniano."
"No. Quello deve raccontarlo lui. Io voglio sapere degli nonni terrestri"
*I nonni terrestri???*

Due ore dopo


Il Capitano aveva richiesto la sua presenza in plancia, salvandola da una serie infinita di domande su cosa volesse dire essere una sciamana. Purtroppo quella non era una nave normale sulla quale avrebbe potuto trovare a chi affidare la bambina aveva dovuto farsi venire un'idea geniale. Sua figlia adorava le piante e la natura, quantomeno in quel periodo, dato che cambiava spesso interessi, e - dato che a bordo c'era una serra idroponica di notevole completezza e bellezza - aveva chiesto ad una delle giovani botaniche a bordo di tenere d'occhio la piccola per un po' di tempo.
Dopo una discussione in stile vulcaniano, quindi per nulla una discussione, su quanto fosse esattamente la durata temporale associabile alla locuzione terrestre 'un po' di tempo', era riuscita a sganciarsi per raggiungere Malck in plancia.

"Capitano, mi scuso per l'attesa."
"Nei limiti dell'accettabile Consigliere. L'ho fatta chiamare perché quando abbiamo avvisato la Flotta Stellare che stavamo per arrivare al luogo del rendez-vouz con la USS Redoutable, ci hanno comunicato una variazione di programma ed inoltrato della documentazione per lei che chiarisse la situazione. Ha a disposizione il mio ufficio per aggiornarsi nonché per comunicare con il Comando di Flotta."

Ecco fatto. Praticamente non poteva neppure decidere come agire, perché tutto era già pianificato. Osservò l'uomo davanti a lei con attenzione. Non fosse stato vulcaniano l'avrebbe definito affascinante, avrebbe detto che quella luce negli occhi era stupore, e che il gesto della mano con cui le stava indicando la direzione per il suo ufficio mascherasse una certa impazienza, ma ovviamente niente di tutto ciò aveva un senso. Avviandosi prese a leggere rapidamente, scorrendo il testo e cercando di cogliere il significato, saltellando tra le parole quarantena - gravidanze - ufficiali superiori - subspazio. Mano a mano che leggeva, il suo passo rallentava fino a che non si fermò di botto a relativa distanza dalla porta che avrebbe dovuto attraversare.

"Problemi Consigliere?"
Si riscosse e si voltò verso il Capitano Malck.
"Sì... no... sì e no ... L'ha letto?" chiese agitando il D-Padd.
"No."
"Ma sa di cosa parla?..."
"Diciamo che mi è stato accennato qualcosa, visto che una notevole percentuale delle persone a bordo di questa nave è di sesso femminile."
"Lo sono anche io."
"Evidente."
"Questo potrebbe essere un problema."

Rosen, Plancia
04/10/2393 Ore 04.30 - D.S. 70756.67


"Perché non hai detto a quella donna cosa sono quelli che ci inseguono, Jorette?"
"Quella donna è una manipolatrice tanto quanto chi ci ha spinto su questa strada, Borrua. Devi rendertene conto. Non possiamo permetterci di vivere nell'illusione e nell'utopia di incontrare i salvatori puri e perfetti delle storie che si raccontano ai bambini. Non possiamo fidarci."
"Ciò nonostante vuoi accettare il suo invito?"
"Devo. Il mio compito in questo momento è difendere noi tutti, ma soprattutto salvare il salvabile - di nuovo un lampo di tristezza le passò nello sguardo - chissà quali sono i feti salvi dentro quelle donne." Si riscosse, "In ogni caso Borrua, devo soprattutto tenerla lontana da loro, così facendo la terrò vicina a noi. Inoltre, è un buon modo per controllare la salute dei nostri figli. Quei figli che, te lo ricordo, ci hanno rubato con l'inganno."
Borrua improvvisamente sembrò più giovane e spersa di quanto non fosse, mentre portava la mano al grembo così desolatamente vuoto.
Quella era una delle cose sottaciute.
Quegli embrioni che apparentemente ora si stavano sviluppando nelle femmine a bordo di quella nave aliena, non erano semplicemente informazioni liberamente donate per un alto scopo.
Erano il frutto di una coercizione. Un rapimento di geni.
La loro libertà per la libertà di qualcun altro.
Per quello le frasi del Capitano di quella nave, che le avevano così colpite, somigliavano così tanto all'altro ricatto.
Informazioni per informazioni.
Fiducia per fiducia.
Libertà per libertà.
Ma la loro libertà di essere, di essere lontane dal giogo di un regime e madri, si era scontrata con la libertà di un popolo che voleva travalicare i confini del proprio universo di esistenza per entrare in quello che i keeriani abitavano da sempre. Un popolo che per farlo aveva preso i loro geni e nascosto i frutti di quel rapimento, la dove loro non potevano andare nel subspazio, che era la loro casa.
"Sei sicura che Hiller..."
"Sì Borrua. Quello non è lui. Conosco il mio marito-padrone fin troppo bene. Il corpo è il suo, ma ciò che dice e ciò che fa non so come possano farlo esattamente, ma quello è uno di loro. E nulla mi toglie dalla mente che valga anche per tutti gli altri sul Tarkas."

***Flashback***
Nave vulcaniana Sh'iana, Ufficio del Capitano Malck
03/10/2393 Ore 10.40 - D.S. 70754.63


Aveva letto e riletto le informazioni fornite.
Tutte le donne in età fertile contemporaneamente gravide e tutte a partire dallo stesso istante.
Tutti i feti della razza delle madri surrogate - così poteva definirle, dato che la gravidanza non era stata iniziata in modo naturale - non cloni, dato che erano di entrambi i sessi e poi il subspazio...
*Sappiamo da anni che esiste almeno una razza che vive in quello che noi definiamo subspazio, ed una razza alquanto evoluta per quelli che sono i rapporti ufficiali. Normalmente contattano le altre razze come se fosse una prova per testare il loro livello tecnologico e non.*

"Consigliere"
La voce di Malck la riscosse.
"Non c'è ulteriore rischio al momento."
"Come può esserne certa?"
"Questione di logica. Questo rapporto parla di gravidanze contemporanee al milionesimo di secondo. Quindi non accadrà di nuovo."
"Illogico."
Maia sorrise.
"Dice Capitano? In realtà non è così. In ogni caso ho studiato un sacco di vecchi rapporti su parecchie delle razze incontrate nella storia della Federazione. Semplicemente perché è utile per comprendere la loro psicologia, ma alla fine anche per vera passione e curiosità personale. Per quanto riguarda il subspazio, al momento siamo a conoscenza di almeno una razza che ci vive, se sono loro. Penso di poter essere di aiuto..."
"Non ci sono elementi che possano indicare questa certezza."
"C'è l'istinto, Capitano."

Il sopracciglio del vulcaniano scattò verso l'alto in un gesto che la faceva sempre sorridere.

"Istinto?"
"Sì, istinto. Lo so, lo so ... non serve che mi dica niente. So come la pensate. In ogni caso, in quel rapporto che sicuramente posso ritrovare nell'archivio della Redoutable, ricordo chiaramente che si parlava di una razza del subspazio che cercava il contatto con altre razze attraverso quantomeno una prova: ne attiravano le navi nel subspazio e se riuscivano ad uscirne erano 'pronti' ad essere considerati da loro. Potrebbero aver cambiato prova, o potrebbe essere successo qualcosa... Devo raggiungere la mia nave Capitano!"
"Trovo questa situazione estremamente rischiosa per il mio equipaggio." "Teletrasporto?"
"Non c'è modo di ricondurla alla logica?"
Maia scosse la testa ed il vulcaniano semplicemente si girò per tornare in plancia.

USS Redoutable, Plancia
04/10/2393 Ore 04.30 - D.S. 70756.67


"Capitano abbiamo una richiesta di teletrasporto..."
Elya si voltò verso la consolle alle sue spalle.

"Come?!"
"Sì, Capitano. La nave scientifica Sh'iana, vulcaniana, chiede di poter teletrasportare a bordo il nostro Consigliere."
"Che follia è questa?! Non possiamo abbassare gli scudi ora!"
T'Kar fece un passo avanti. "Per la verità Signore, teoricamente potremmo."
"Ci si mette anche lei ora? Quella nave lì fuori" Elya indicò furiosa lo schermo prima di tirare un respiro cercando di calmarsi dannati ormoni "per quanto molto inferiori a noi è e resta una nave da guerra!"
"Sì Capitano, ma il tempo di un teletrasporto è inferiore ai 15 secondi. Inoltre quella nave non è dotata di sensori adeguati a capire che stiamo abbassando gli scudi."
Elya si voltò verso Kenar.
"Capitano se non altro potremmo avere il supporto di un Consigliere. Sono convinto che possa essere utile."
Se c'era un momento nel quale ascoltare opinioni altrui era quello. Quindi Elya sedette pesantemente sulla poltrona prima di riprendere la parola.

"E sia. Fasatevi con la nave vulcaniana. Teletrasportate il Consigliere qui in plancia."

Pochi minuti dopo


La luce azzurra del teletrasporto invase la Plancia. Elya scrutava all'interno della nuvola di energia.
Pochi istanti, e comparve la figura di una giovane donna con lunghi capelli sciolti sulle spalle ed una bambina in braccio, chiaramente addormentata, con il volto nascosto nell'incavo della spalla della madre.

"Tenente Comandante Maia White Owl a rapporto. Chiederei il permesso di salire a bordo, ma di fatto già ci sono."
"Permesso accordato Tenente Comandante"
Sul viso della donna comparve rapidissimo un sorriso mentre assestava il peso della figlia tra le braccia. Un sorriso che scomparve subito.
"Capitano, ho qualche informazione da fornirle che credo possa esservi utile. Mi lasci solo sistemare da qualche parte T'Naiaka, se possibile."