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USS REDOUTABLE - MISSIONE 04 RSS USS REDOUTABLE - Missione 04

04.11 "La scelta"

di Droxine Carelli, Pubblicato il 27-04-2014

Diario del Capitano.
Data Stellare 70758.35


Le rivelazioni della nostra ospite non possono essere definite che terrificanti.
Avere a che fare con esseri multidimensionali pericolosi come i Pah-Wraith non è qualcosa da prendere alla leggera.
A questo si aggiunge un cristallo dei profeti perso nel subspazio da recuperare.
Tutto questo mette la questione della gravidanza in secondo piano.
Ora ci apprestiamo all'operazione di recupero. Si tratta di un'operazione difficoltosa anche al massimo dell'efficienza e la nave ha subito danni ingenti.
Ho la massima fiducia nelle capacità dell'equipaggio e sono sicura che daranno il massimo per
far fronte all'emergenza.
Spero solo che sia sufficiente.

USS Redoutable, Plancia
04/10/2393 Ore 19.10 - D.S.70758.35


Elya sedeva al suo posto sulla poltrona di comando in attesa dei rapporti dei suoi ufficiali.
Che arrivarono puntualmente.
=^= Carelli a Capitano Drey. Siamo pronti a partire. =^=
"La nave reggerà, Tenente?"
=^= Mentirei se dicessi che sono tranquilla, capitano. Ma la Redoutable è una 'ragazzona' robusta. Ci sorprenderà. =^=
"Lo spero. E gli scudi del tenente Anari?"
=^= Li stiamo finendo di calibrare. Se i dati dei sensori sono corretti potrebbero funzionare. =^=
"Bene. Li attivi appena pronti."
=^= Certamente. Il Tenete Anari sta venendo in plancia per coordinare l'operazione. =^=
Perfettamente sul pezzo, Anari entrò in quel momento in plancia.
"È arrivata infatti."
=^= Bene. Io rimango in attesa di ordini. Carelli, chiudo. =^=

Anari sorrise al capitano e si diresse alla consolle scientifica.
Elya si rivolse all'equipaggio in plancia.

"Bene, signori. L'operazione corrente verrà guidata del Tenete Anari. Mi aspetto che tutte le postazioni si coordinino con quella scientifica."
Anari fece un piccolo inchino con un sorriso sornione stampato in faccia.
"Capitano, quando vuole..."
Elya annuì verso il suo ufficiale scientifico.
"Attivare."
"Bene attiverò gli scudi riconfigurati e genererò un campo di curvatura statico secondo le specifiche che compariranno sulle vostre consolle... adesso. Ci sono domande?"
Attese un attimo, poi proseguì.
"Attivazione scudi... adesso."

Alloggio di Jenkar.
In quel momento.


Jenkar stava sdraiato nella sua cuccetta. Non aveva molto altro da fare. Questi alieni lo avevano trattato sorprendentemente bene.
Se le parti fossero state invertite, bé, non ci sarebbero stati molti dubbi su come sarebbe andata.
Forse semplicemente non lo giudicavano un pericolo.
Per i Grandi Signori... probabilmente non lo era.
Non per la prima volta, si chiese perché faceva il soldato.
Non che fosse stata una sua decisione. Era stato preso, giudicato, analizzato e spedito in fanteria.
Probabilmente avevano bisogno di soldati e lui, non avendo particolari talenti, era stato scelto.
Era così che andavano le cose.
Inutile rimuginarci sopra.
All'improvviso si trovò in un ambiente spoglio. Privo di qualsiasi connotazione. Era circondato da sorta di oscurità caliginosa. Come una nebbia tenebrosa.

"Ma cosa..."
Voci imperiose lo investirono.
"TU. SEI STATO SCELTO."
"TU SARAI IL PORTATORE."

Jenkar si girò di scatto, alla ricerca della sorgente delle voci. Ma erano voci diffuse, sembravano provenire da ovunque e nessun posto. Un terrore gelido calò su di lui.

"Cosa... cosa volete?"
"VOGLIAMO CHE TU CI SERVA. COME MOLTI ALTRI LINEARI DEL TUO POPOLO HANNO FATTO PRIMA!"
"Voi... voi siete i Grandi signori!?"
Si prostrò a terra, in lacrime.
"Vi prego... vi prego... non volevo essere insolente. Perdonatemi. Non fatemi del male!"
"NON TI VERRÀ FATTO DANNO."
"TU SEI UN NOSTRO STRUMENTO."
Ma voce si Jenkar era flebile.
"Strumento?"

La terribile verità calò su di lui. Volevano fare di lui un Daiaken-aka. Come Hiller. Riusciva ancora a ricordare bene lo sguardo di assoluto terrore nei suoi ultimi attimi di vita, avvolto nel potere dei Signori.

"Oh vi scongiuro, tutto ma non questo!"
"SPIEGA IL DINIEGO."
"Non voglio finire come il capitano!"
"È LINEARE. NON CAPISCE."

Sembrava che i Signori discutessero di lui. Li stava deludendo? Cosa gli avrebbero fatto se si fosse rivelato inadeguato?
La scena cambiò all'improvviso. Era seduto in un ufficio. Grande, lussuoso.
Era seduto dietro la scrivania, non davanti. Come se fosse la sua.
Abbassò gli occhi sulla sua persona. Indossava un'alta uniforme. I gradi erano quelli di generale.
Dalla finestra si godeva un'ottima vista della capitale.
Una delle voci si rifece viva.

"QUI TU SEI VIVO."
"PER UN LINEARE QUESTO È DESIDERABILE."

A Jenkar girava la testa.
"Sì... è desiderabile."

Era il suo futuro che gli stavano mostrando? Un futuro di agio e rispetto. Due elementi che nella sua vita attuale mancavano del tutto.

"Cosa devo fare?"
Ora era di nuovo sulla Redoutable.
Strisciava per i condotti di manutenzione, fino ad un certo pannello di controllo. Poi rompeva qualcosa al suo interno.

"I LINEARI DEL VASCELLO HANNO TROVATO IL MODO DI IMPEDIRE IL FLUSSO TRA NOI E TE."
"MA NOI NON SIAMO LINEARI."
"IL VELO ESISTE QUI."
"MA NON QUI."

Jenkar era di nuovo nella sua cabina sulla Redoutable.

"TU SQUARCI IL VELO QUI."

Di nuovo nel condotto di manutenzione.

"QUI TI FORNIAMO IL POTERE DI CUI HAI BISOGNO."

Ora era in un corridoio della nave. Fulmini rossi e blu lo avvolgevano. Qualcuno tra gli alieni gli sparava, ma lui non sentiva nulla. Irrompeva in una stanza. C'era il capitano. Come si chiamava? Drey? Ed anche alcuni altri che non conosceva. Il capitano reggeva in mano una scatola con dentro un oggetto scintillante. Dalle sue mani scaturì un fulmine che scagliò indietro il capitano.
Il suo petto era una massa bruciata. Non si mosse più.
La scatola era caduta a terra. La sua mano si allungò verso di essa.
Sentiva le lacrime scorrere sulla sua pelle scagliosa.

"Vi prego... io non voglio uccidere il capitano. Non voglio uccidere nessuno."
"QUI LO VUOI."

Ora era sulla Tarkas. Hiller si librava a mezz'aria avvolto di fulmini. Lui gli sparava cercando inutilmente di fermarlo. Uno dei colpi rimbalzò uccidendo quel suo odioso superiore.
"È stato un incidente! Io non ho mai ucciso nessuno."
Era vero. Nella sua carriera nell'esercito non gli era mai successo di uccidere nessuno. Come la maggior parte dei suoi commilitoni. L'esercito aveva una funzione di controllo, ma non c'erano state vere guerre da molto anni ormai.
Ma le voci dei signori non sembrarono toccate da questo fatto.

"È NECESSARIO."
"SEI LINEARE."
"NON PUOI ESSERE QUI."

Il suo ufficio nel futuro.

"SENZA ESSERE QUI."

I resti fumanti del capitano giacevano di fronte a lui.

"Io... non voglio tutto questo. Non a questo prezzo!"

Ora era un bambino. Stava spiegando a sua madre tutto contento quello che sarebbe diventato da grande, durante un viaggio in un trasporto pubblico. La sua voce suonava stridula.

"Io sarò un grande comandante. Avrò un sacco di di gente che prende gli ordini da me!"

Sua madre e qualche altro passeggero sorrisero con indulgenza.
Implacabile la voce che veniva dal nulla lo incalzò.

"QUI TU VUOI."
"Ero solo un bambino. Non sapevo come era... come è il mondo."
"TI ABBIAMO FATTO VEDERE."

Jenkar scosse la testa. Era inutile opporsi. Tenevano la sua vita... tutta la sua vita, passata e futura, nel palmo della mano. Bastava una leggera stretta e...
Non si era mai sentito così insignificante in tutta la sua insignificante vita.

"ACCETTI IL NOSTRO POTERE?"

Jenkar era in piedi nello spazio vuoto, ora. Una scelta. Come se ne avesse veramente una. In fondo non era niente di diverso dal solito.

"Sì... lo accetto."

USS Redoutable Plancia
04/10/2393 Ore 19.15 - D.S. 70758.36


Anari operava con sicurezza la consolle scientifica.
"Scudi attivati. Procedo ad attivare il campo di curvatura."

Sullo schermo principale le luci delle stelle iniziarono a sfocarsi, senza assumere la caratteristica forma allungata tipica di quando la nave viaggiava a curvatura.

"Curvatura 1... Curvatura 2... Curvatura 3..."

Mentre Anari scandiva i fattori di curvatura lo schermo si oscurava sempre di più.

* È come scendere nelle profondità dell'oceano... * Pensò Elya. Ma tenne per sé il pensiero. Non voleva disturbare l'ufficiale scientifico.

"Curvatura 5... Curvatura 6... Anari a Carelli. Come va la nave?"

La voce del capo ingegnere arrivò prontamente.
=^= Colla e fil di ferro tengono per ora. Puoi procedere. Fai con calma ma non ci mettere troppo, intesi? =^=

Anari proruppe in una risatina.

"Ci proverò, Dro'"
Poi continuò.
"Curvatura 6.5... Curvatura 7."

Ora la plancia e, presumibilmente, tutta la nave era pervasa di cigolii e fruscii preoccupanti. Come di metallo messo a dura prova.
Tholos si rivolse ad Anari.

"Aumento l'integrità strutturale?"
"Negativo. Ho bisogno di tutta l'energia disponibile. La nave resisterà. Spero."

Elya strinse i denti e mantenne il silenzio.

"Inizio scansione del subspazio. Oh..." All'esclamazione di delusione dell'ufficiale scientifico Elya sentì di avere titolo per chiedere spiegazioni.
"Qualcosa non va, tenente?"
"Sì, capitano. Ho trovato la Lacrima dei Profeti, ma è fuori portata. È più in profondità di quanto sperassi."
"Non c'è nulla che possiamo fare?"
"Dovremmo aumentare la curvatura, almeno un fattore 7.9 ma..."
Elya la zittì alzando il dito indice. Quindi accese il comunicatore.
"Drey a tenente Carelli."
=^= Dica, capitano. =^=
"Abbiamo bisogno di spingere la curvatura ancora di più."
=^= Non lo raccomando, capitano. Potremmo veramente fare un finale col botto. =^=
"Ma può darci qualcosa?"
=^= Posso, capitano. Ma per pochi secondi e sarà molto pericoloso =^=

Elya esitò un attimo. Ma solo un attimo. Stava mettendo in serio pericolo le vite dell'equipaggio.
Ma non c'era solo in gioco la progenie dei rettiloidi. Una Lacrima dei Profeti era un oggetto molto pericoloso.
Avrebbe tentato l'impossibile per recuperarla. Anche considerato che c'erano in gioco anche i Pah-Wraith. Del resto sedeva sulla poltrona di comando proprio per prendere decisioni difficili.

"Lo faccia."
La voce di Droxine tradiva una giustificata preoccupazione.
=^= Agli ordini, capitano =^=
Elya si rivolse all'ufficiale scientifico.
"Proceda, Tenente."
"Sì, capitano. Curvatura 7.1, 7.2..."

Ora la nave stava distintamente tremando. Tutti sedevano rigidi alle loro postazioni, tranne T'kar che manteneva il suo solito autocontrollo.

"...7.7, 7.8, 7.9 ci siamo, passo le coordinate al teletrasporto!"

Ora al tremolio si unì una sorta di sibilo. Il comunicatore del capitano trillò.

=^= Capitano! Abbiamo una gondola in rottura! Dobbiamo interrompere! =^=

Elya lanciò uno sguardo verso la postazione scientifica dove Anari stava chinata sulla consolle quasi volesse costringerla a collaborare con la forza.

"Un secondo! Un secondo solo, capitano!"
=^= Ora, capitano. Dobbiamo interrompere ora! =^=
Arrivò lo strillo di esultanza da Anari.
"Ce l'ho!"

Elya si rivolse subito al comunicatore.

"Tenente Carelli inizi a diminuire la curvatura!"
Dal comunicatore non venne risposta. Probabilmente il capo ingegnere era troppo occupato.
Anari riprese a notificare il fattore di curvatura.
"Curvatura 7, curvatura 6... ne stiamo uscen..."

Fu interrotta da una scossa che quasi la gettò a terra. Questo la salvò perché quando la consolle scientifica esplose non la colpì in pieno.
Da altre postazioni eruppero cascate di scintille. Le luci lampeggiarono. Seguirono altre scosse.
Poi finalmente il silenzio.
Elya tossì a causa del fumo che aveva invaso la plancia.
Sentì Arjan contattare l'infermeria per chiamare soccorsi. T'kar stava già operando gli estintori sugli incendi che su erano sviluppati.

"Signor Rashan, rapporto."
Anche Tholos tossì un paio di volte prima di rispondere.
"Danni strutturali ingenti su tutta la nave, capitano. Abbiamo ancora il supporto vitale, ma stiamo operando con l'energia di emergenza. Non abbiamo la curvatura. Gli scudi modificati dal Tenente Anari sono attivi all'11%. Non posso ancora farle un rapporto dettagliato."
"Va bene, tenente."
Elya aprì il comunicatore.
"Drey a Carelli."
=^= Siamo qui, capitano. =^=
"State tutti bene?"
=^= Abbiamo dei feriti ce ne stiamo occupando. Il che è molto più di quanto mi aspettassi. =^=
Elya sentiva tutta la spossatezza del capo ingegnere.
"Cosa è successo?"
=^= È esplosa, capitano. La gondola è letteralmente esplosa mentre eravamo ancora in curvatura. =^=

Elya rabbrividì. Non serviva essere un ingegnere per sapere cosa significava perdere una gondola
in curvatura.

"Come possiamo essere ancora vivi?"
=^= Una manovra disperata e tanta tanta fortuna. Ho esteso il campo di curvatura dell'altra gondola per controbilanciare. Ed ho indovinato in nanosecondo giusto per farlo. La avverto. Un altro paio di miracoli simili e mi metto in lista per la canonizzazione... =^=

Elya si appoggiò alla spalliera della poltrona di comando.
"Perorerò la sua causa io stessa, mi creda, Tenente."
=^= Sfortunatamente lo sforzo ha fritto anche la gondola buona. E l'ondata di energia di ritorno ha rischiato di fare lo stesso con il nucleo di curvatura primario. Che ho dovuto eiettare.
Molte parole per un significato solo. Siamo un rottame alla deriva. =^=
"Ma siamo vivi. Grazie a lei."
=^= Grazie, capitano. Ora se permette vorrei avvantaggiarmi con il prossimo miracolo. Resurrezione di nave. Le faccio sapere come precede. =^=
"Certamente. Grazie, tenente."
Arjan le si avvicinò.
"Volevo comunicarle che il tenente Anari è fuori pericolo. Perderà l'occhio e la mano destri, ma
starà bene. Per il resto abbiamo molti feriti ma nessuna vittima."
Elya sospirò di sollievo.
"Sono felice di sentirlo. Dica al tenete Tao di affrettarsi a rigenerali, altrimenti la vedremo girare per la nave vestita da pirata, con benda sull'occhio ed uncino."
Arjan sorrise. Sfiorare così da vicino la catastrofe e cavarsela era in un certo senso inebriante.
"A lei la plancia, Numero Uno. Vediamo cosa abbiamo pescato..."

USS Redoutable Ufficio del Consigliere
04/10/2393 Ore 19.15 - D.S. 70758.36


Quando la nave aveva iniziato a rollare come impazzita, Maia aveva temuto che quella sulla Redoutable sarebbe stata l'assegnazione più breve della storia. Poi c'era stata l'esplosione e ne aveva avuto la certezza.
* Ho portato mia figlia a morire. *
Fu il suo primo pensiero.
Ma poco a poco le scosse si calmarono. Forse per stavolta l'avrebbero sfangata...
Allungò la mano verso il comunicatore per chiamare sua figlia.

* Povera piccola. Sarà spaventatissima, vulcaniana o no. Io di sicuro lo sono. *

E si ritrovò in uno spazio vuoto, privo di qualsiasi connotazione.
Una voce venne dal nulla.

"RICHIEDO IL TUO AIUTO, LINEARE."
Dopo qualche secondo di stupore Maia si ricompose a sufficienza per rispondere.
"Sto parlando con quello che noi lineari chiamiamo Pah-Wraith?"
"NO. NON NE FACCIO PARTE. "
"Un alieno del tunnel spaziale allora. O Profeta, che dir si voglia."
"LE DEFINIZIONI DI VOI LINEARI NON SONO IMPORTANTI. AL CONTRARIO È IMPORTANTE LA VOLONTÀ DI OPPORVI ALLE NOSTRE CORROTTE CONTROPARTI."
"Cosa devo fare?"

Ora erano in una sala teletrasporto nella nave. Il giovane soldato, ammantato di fulmini blu, alzò la mano verso il capitano che reggeva una scatola con dentro un cristallo scintillante. Un lampo ed il capitano fu a terra, in una massa di carne bruciata.
A Maia mancò il respiro. Fu di nuovo nello spazio vuoto.

"Quella non era una proiezione, vero? Ero proprio lì e stava accadendo..."
"TU SEI LINEARE. SEI LÌ ED ANCHE QUI."
"Dal tuo punto di vista è già successo, vero? Quindi è fissato. Non si può far nulla per impedire che avvenga, giusto?"

La voce ora aveva una nota di impazienza, come se dovesse spiegare concetti ovvi ad uno stupido.

"TU SEI LINEARE. IO NO."
"Quindi tu puoi cambiare gli eventi che avviamo visto?"
"LO STO FACENDO. COMUNICANDO CON TE."
"Mi puoi dare il potere di contrastare l'agente dei Pah-Wraith?"
"NO. SONO COSTRETTO IN QUELLA CHE VOI LINEARI CHIAMATE LACRIMA DEI PROFETI. I TUOI COMPAGNI LA HANNO RECUPERATA. HANNO ERETTO ANCHE UNA BARRIERA CHE IMPEDISCE AGLI ALTRI DI RAFFORZARE IL LORO AGENTE. SOLO PER QUESTO HO OSATO INTERFERIRE. MA PRESTO, DAL PUNTO DI VISTA LINEARE, NON SARÀ PIÙ. LORO SONO TROPPO FORTI PERCHÉ LI POSSA CONTRASTARE DIRETTAMENTE."
"Ma allora... cosa posso farci?"
"TRA TUTTI I LINEARI TI HO SCELTA PERCHÉ TU PUOI PIEGARE IL FLUSSO LINEARE."
"Tra tutti? Io sono solo il consigliere... oh... capisco. Devo far cambiare idea al loro agente, vero?"
"CORRETTO. NON POSSO DARTI POTERE. POSSO SOLO DARTI UN FRAMMENTO DI TEMPO LINEARE. SFRUTTALO BENE."
Maia si trovò di nuovo nel suo ufficio.
Ne uscì di corsa. Decisamente non aveva tempo lineare da perdere.
* Chiacchiere contro fulmini mortali. Ti sei scelta una bella professione Maia... *

USS Redoutable da qualche parte, nei passaggi di manutenzione
04/10/2393 Ore 19.18 D.S. 70758.36


Era stato facile in maniera spaventosa, pensò Jenkar, mentre strisciava nel condotto di manutenzione.
Nel suo alloggio per un breve attimo aveva avvertito in sé il potere dei Signori. Non era durato molto. Quanto basta per stordire la guardia fuori della porta. Poi era svanito. L'equipaggio della nave doveva aver fatto qualcosa che bloccare il potere dei Signori. Ma qualcosa gli avevano lasciato. Il percorso da seguire nei corridoi della nave e le pause da fare. Quando camminare e quando fermarsi. Tutti quelli che avrebbero potuto vederlo erano girati dall'altra parte o occupati a fare qualcosa. E così era riuscito a percorrere una sequela di corridoi relativamente affollati come se fosse un fantasma. Fino ad un certo sportello di accesso. In un certo senso questa si era rivelata una dimostrazione di potere ben più terrorizzante dell'energia che aveva avvolto Hiller. Campi di forza, disgregatori. Tutte cose che venivano costruite dai mortali. Niente di nuovo. Cambiava solo il livello tecnologico. Ma il potere di conoscere così nel dettaglio il futuro?
Come poteva non sentirsi una nullità al cospetto di tali esseri?
Nel frattempo era arrivato ad un certo pannello. Lo aprì. Dentro era pieno di lucette lampeggianti.
Jenkar non ci capiva nulla. Era un soldato semplice. L'istruzione che gli era stata data la più essenziale possibile. Una volta un suo istruttore aveva detto che la mente di una soldato non doveva venire appesantita da inutili fronzoli.

* Sparate quando vi viene detto... *

Jenkar fece un sorriso amaro con la sua bocca di rettile.
Ma ora questo non aveva importanza. Aveva bene impresso nella mente la sequenza di movimenti da fare. Premi qui. Estrai quel connettore. Ed in breve tempo le lucette si spensero.
Istantaneamente sentì il potere dei Signori pervaderlo.
Gli ormai familiari lampi rossi e blu lo avvolsero. La parete accanto a lui iniziò a sciogliersi.
Fluttuò attraversando muri e paratie come se fossero ragnatele, diretto verso il suo bersaglio. Nulla poteva fermarlo, ora.

USS Redoutable Plancia
04/10/2393 Ore 19.18 - D.S. 70758.36


Rashan attirò immediatamente l'attenzione del primo ufficiale, quando una ridda di allarmi affollarono il suo display principale.

"Comandante! Abbiamo perso gli scudi. In più rilevo un picco di energia in movimento. Non ho
mai visto un'impronta energetica simile."
Arjan si scosse subito dai suoi pensieri.
"Passiamo ad allarme rosso! Signor Tholos, dove di sta dirigendo la traccia energetica?"
"È incredibile, comandante ma... si sta muovendo in linea retta ignorando la struttura della nave. Si dirige verso la sala di teletrasporto 6."
* Verso la lacrima. E verso il capitano... *
Arjan fu raggelato.
Ma non sorpreso.
Non era difficile immaginare cosa stava succedendo.
Attivò immediatamente il comunicatore.

"Kenar a Capitano Drey..."

USS Redoutable Sala teletrasporto 6
04/10/2393 Ore 19.19 - D.S. 70758.36


Tutti i membri di una nave stellare, vivendo per anni nello spazio, si assuefacevano all'insieme di rumori e tremori tipici dell'ambiente.
Quindi, quando Elya sentì scorrere un brivido lungo la schiena pensò.
* C'è qualcosa che non va. *
Sensazione confermata dal trillare del suo comunicatore.
=^= Kenar a capitano Drey. Gli scudi di Anari sono abbassati e rileviamo una traccia energetica diretta verso di voi =^=
La porta della sala si colorò di rosso e si deformò. Tentò di aprirsi ma si bloccò perché non riusciva più a scorrere nelle guide. Poi semplicemente si sciolse.
Elya rispose senza distogliere gli occhi dalla figura ammantata di fulmini che stava entrando fluttuando.
"È già qua, Numero Uno. Credo di doverla lasciare."
=^= Capitano... =^=
Elya chiuse la comunicazione.
Il giovane soldato rettiloide si rivolse subito a lei.
"Capitano, mi dia quel cristallo. La prego."
E la preghiera in fondo alla frase era sincera, per quanto poteva dire Elya.
"Non posso. Tu capisci che non posso, Jenkar."
Il rettiloide rispose con un tono di profonda rassegnazione.
"Sì, lo so capitano. Mi perdoni."
Ed alzò una mano sfrigolante verso di lei.

USS Redoutable Sala teletrasporto 6
04/10/2393 Ore 19.19 - D.S. 70758.36


Maia arrivò correndo senza fiato alla sala di teletrasporto, un attimo prima di Garibaldi alla guida di un drappello di tute rosse. Avevano tutti estratto le armi. Che lei sapeva essere completamente inutili.
Comunicò a gesti di stare indietro al Capo della sicurezza. Un po' perché non voleva spaventare Jenkar, un po' perché doveva ancora smettere di ansimare.
Attraversò la porta semifusa e su investita da una vampata di calore. Tutti i peli le si rizzarono per l'elettricità statica.
Il capitano stava parlando.
"...capisci che non posso, Jenkar."
"Sì, lo so capitano. Mi perdoni."
"Aspetta!"
Stranamente Jenkar si fermò.
Si girò confuso a guardarla.
"Tu chi sei? Non c'eri l'altra volta."
"Immagino tu ti riferisca alle visioni indotte da quelli che chiami i Grandi Signori. Come vedi anche loro non sono così onnipotenti."
"Lo sono a sufficienza."
Maia cercò di interpretare le emozioni che il viso rettiloide esprimeva mentre parlava.
Disperazione e rassegnazione. Quindi non era felice di quello che stava facendo.
* Bene. Ci posso lavorare *
Lanciò un'occhiata al suo capitano in cerca di approvazione. Elya fece un minuscolo segno di assenso.
"Perché lo stai facendo? Cosa ti hanno promesso i Signori?"
"Una vita che chiunque vorrebbe."
"Chiunque... compreso tu? Perché non sento entusiasmo nelle tue parole. Non voglio sembrarti arrogante, ma non credo che quella vita ti interessi veramente."
Un lampo di rabbia attraversò il viso di Jenkar.
* Attenta Maia... *
"Cosa puoi saperne tu? Per tutta la vita sono sempre stato sull'ultimo gradino della società. E comunque non ho scelta. I Signori sono troppo potenti. Sono come un insetto che possono schiacciare in qualunque momento."

La mente di Maia correva cercando di analizzare la situazione. Jenkar era cresciuto in una società totalitaria. Probabilmente da una famiglia con una stazione sociale modesta. Ma il tormento che mostrava indicava che era rimasto pur sempre una persona decente. Su questo doveva fare leva.

"Dici di non avere scelta. Ma non è vero. I Signori, per potersi servire di te hanno dovuto chiedere il tuo permesso. Giusto?"
"E come potevo non farlo? Hanno la mia intera vita nelle mani. Me lo hanno mostrato."
"Sono potenti, è vero. Ma non quanto pensi tu. Loro vedono le nostre vite da fuori del tempo.
Cosa possono fare? Ucciderti nel passato? Se lo facessero, tu ora non saresti qui a servirli. Per loro sei un utensile da piegare ai loro scopi. Niente di più. Al contrario tu hai un potere immenso su di loro."
Stupore sul viso di Jenkar.
"Io... ho potere?"
"Hai il potere di scegliere. Puoi dire loro di no."
Jenkar la guardò negli occhi. Maia capì di aver fatto un passo falso.
"Chi sei tu?"
"Sono il consigliere della nave."
"Cosa è un consigliere?"
"Un consigliere si occupa, tra le altre cose, del benessere psicologico dell'equipaggio."
Jenkar fece un sorriso amaro.
"Una rovista cervelli. Ne abbiamo anche noi. Sempre pronti a manipolarti ed ad indottrinarti... come tu stai facendo con me."
Iniziò a voltasi di nuovo.
* Lo sto perdendo. *
Maia decise di giocare la sua carta migliore.
"Hai ragione. Ti darò altro, allora."
"Non hai nulla che mi interessi."
"Ti sbagli."
E iniziò ad allungare la mano verso il rettiloide avvolto da fulmini.
"Ti brucerai."
"Spero di no..."
Quando la mano di Maia fu a pochi centimetri dalla pelle di Jenkar ne scaturì una minuscola scintilla bianca e...

Jenkar e Maia sedevano in un bar.
Dalla finestra di osservazione sfilavano stelle.
Maia portò alle labbra una tazza di tè.
Jenkar mescolò il caffè nella tazza. Vestiva un'uniforme della Flotta Stellare. Il colore era rosso. Maia gli sorrise.
"Ti consiglio di provare la torta di mele. È ottima."
"La proverò."
Jenkar sospirò e si appoggiò alla spalliera della sedia.
"Cosa è questo?"
"Un frammento di futuro. Una possibilità."
"E' questa la controfferta del tuo Signore? Una vita da soldato semplice in una nave aliena contro una posizione di potere nel mio stesso mondo."
"No. Nessuno ti regalerà nulla. E ti garantisco che divisa che porti è dannatamente difficile da ottenere. Te la devi guadagnare. No siamo qui per dimostrarti che esistono altre possibilità. Ogni scelta che farai ti aprirà nuovi orizzonti. E te ne precluderà altri. Ma è tutto nelle tue mani. Ti ho sentito lagnarti del fatto che nella tua vita tu non abbia mai avuto scelte. Se seguirai la via che tracceranno per te i tuoi Signori... per te non cambierà nulla."
Jenkar prese un sorso di caffè. Mentre la guardava pensieroso.
"Sei molto convincente, rovista cervelli. Ma mi sopravvaluti. Io sono solo piccolo soldatino. Uno di quelli stupidi. Tutto questo parlare di cose complicate mi confonde. No. Non mi hai convinto. Per me è meglio continuare sulla strada che conosco."
Maia assentì.
"Capisco. Ed hai ragione. Avere scelta significa affrontarne le conseguenze. Significa affrontare la paura di prendere la strada sbagliata. Significa avere la responsabilità. Puoi alzarti un attimo?"
Jenkar la guardò perplesso ma obbedì.
Anche Maia si era alzata in piedi.
"Ed ora?"
"Ed ora ti parlerò in un modo che puoi capire."
E gli sferrò un pugno alla mascella. Fu un pugno portato con tutti i crismi. Portando avanti la spalla e tutto il resto.
Il massiccio rettiloide volò indietro e si trovò per terra a massaggiarsi la parte colpita, più sorpreso che ferito. Gli altri ospiti del bar si girarono a guardarli.
Maia sventolò la mano dolorante.
* Spero non sia rotta... *
Jenkar rimase a terra e la guardò esterrefatto.
"Ma cosa..."
Lo sguardo di Maia si era fatto duro come il metallo.
"Zitto ed ascolta. Quando hai fatto quello che hai fatto, ho corso con tutto il fiato che avevo in corpo per raggiungerti. Non ho potuto nemmeno chiamare mia figlia nel nostro alloggio. Che sarà spaventatissima, anche se non lo ammetterebbe mai. Ora è sola ed io non sono con lei. Quando hai scelto di renderti schiavo dei tuoi burattinai HAI fatto una scelta. E questa ha avuto tante conseguenze. Questa è una."
Jenkar era ancora a terra. Non accennò a rialzarsi.
"Tu... hai tua figlia a bordo?"
Maia non rispose. Invece gli porse la mano per aiutarlo a rimettersi in piedi.
Stranamente Jenkar la accettò. Nonostante appartenesse alla femmina che lo aveva appena sbattuto al tappeto.

Ed erano nella sala teletrasporto.
I fulmini avvolgevano ancora il soldato.
Il consigliere abbassò la mano e disse con voce sommessa.
"Ora a te..."