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USS REDOUTABLE - MISSIONE 04 RSS USS REDOUTABLE - Missione 04

04.05 "Arca"

di Droxine Carelli, Pubblicato il 12-04-2014

USS Redoutable - Alloggio di Droxine
04/10/2393 Ore 02.50 - D.S. 70756.48



Droxine aveva provato ad addormentarsi da ore ma non ci era riuscita.
Alla fine si era alzata e si era guardata allo specchio in bagno.
Questo era veramente poco caratteristico di lei. Non si ricordava l'ultima volta in cui aveva guardato con attenzione il proprio corpo.
Lo trovò come lo ricordava. Un po' rotondetto e sovrappeso. Dovrei proprio fare più attività fisica ecc. ecc.
Ma ovviamente non era l'adipe ad occuparle i pensieri.
Il tempo passava ed un bambino... un vero bambino... stava crescendo dentro di lei.
All'inizio lo aveva considerato una delle tante stranezze che una nave stellare incontra scorrazzando nel cosmo. Probabilmente lo era. Ma era passato un mese e la prospettiva di dovere fare un scelta che non era preparata a fare si faceva sempre più incombente.
Droxine Carelli. Capo ingegnere di una nave della Flotta Stellare. Dirigeva uno staff ben nutrito. Disponeva di apparecchiature e mezzi del valore di piccoli pianeti precurvatura.
Non si poteva certo dire che le facessero paura le responsabilità.
'Mamma Dro', la chiamavano talvolta.
I colleghi la vedevano come una figura materna.
Ma ora che c'era la concreta possibilità di diventarlo... cos'era quel sapore acido in fondo alla gola? Il respiro che si accorciava...
I sintomi di una crisi di panico? Lei? Con tutto quello che aveva affrontato? Eppure...
Droxine sospirò.
Dal suo incarico poteva fuggire. Alla fine era un lavoro. Le amicizie andavano e venivano. Gli amori idem. E del resto non aveva mi avuto relazioni durature. Un figlio no. Era per la vita. Non c'era via di fuga. Era un legame.
Ah... era questo il punto.
Aveva bisogno di una via di fuga. Una porta aperta attraverso la quale sfuggire. C'era stato bisogno di questo per accorgersi che non era la donna che credeva di essere. E quello che traspariva non era troppo edificante.
Il suono dell'allarme giallo la fece sobbalzare.
Azionò il comunicatore.
"Carelli a plancia. Cosa sta succedendo?"
=^= Tenente. Siamo in rotta di intercettazione. Prevediamo di arrivare a curvatura 9.99. Mi spiace disturbare il suo sonno ma forse è meglio che si rechi in sala macchine. =^=
"Nessun disturbo, mi creda."
Droxine si vestì in fretta e si precipitò fuori del suo alloggio.
* Sia ringraziata qualsiasi entità suprema guardasse da questa parte. Avevo proprio bisogno di un po' di azione per schiarirmi la testa... *

USS Redoutable - Alloggio di Anari
04/10/2393 Ore 02.50 - D.S.70756.48


Anari stava inconsapevolmente scimmiottando Droxine nel suo alloggio. Si stava guardando allo specchio.
Il sonno non voleva saperne di venire.
Non poteva fare a meno di fantasticare. Come sarebbe stato avere la pancia?
Si mise di profilo per rimirarsi meglio. E se avesse fatto una simulazione olografica?
Stava valutando il parto naturale. Perché teletrasportare un povero neonato quando poteva vedere la luce come innumerevoli infanti avevano fatto prima di lui? Certo, il teletrasporto era meno traumatico... ma diavolo. Quello che non ti uccide ti fortifica, no?!
Mentre pensava a questo aveva un sorriso un po' sciocco stampato sul viso. Ma piano piano svanì.
Non ci sarebbe stato nessun bambino giusto? Alla fine si sarebbe rivelato una bolla di sapone. Una delle tante pazze avventure su cui inciampare viaggiando su una nave stellare.
Il fatto era che si era un po' affezionata all'idea. Magari era un cliché, ma il suo istinto materno si era risvegliato.
Certo, aveva anche dei dubbi. Con il suo carattere estroverso, sarebbe stata una buona madre? O sarebbe diventata una madre-sorella maggiore? Le era sempre stato detto che una madre doveva fare la madre. Sarebbe riuscita ad essere dura quando necessario?
Fissò il suo viso allo specchio. Il suo riflesso le sorrise con fare saputo.
Ma certo che ci sarebbe riuscita. Milioni di anni di evoluzione materna convergevano su di lei! La selezione naturale non poteva sbagliare...
Si gettò di schiena sul letto a gambe e braccia spalancate e si mise a fissare il soffitto.
Se solo avesse potuto tenere il bambino... chi lo sa? In fondo era passato un mese ed il feto non presentava anomalie...
Il suono dell'allarme giallo la fece scattare in piedi. Attivò il comunicatore.
"Anari a plancia. Cosa succede?"
=^= Stiamo accelerando a curvatura 9.99 in rotta di intercettazione, Tenente. =^=
"Ma è fantastico!"
=^= ...lo è? =^=
"Sì! È esattamente quello che ci voleva per provare i nuovi sensori!"

Si vestì in tutta fretta e si precipitò in astrometria.

USS Redoutable - Alloggio di Elya
04/10/2393 Ore 02.50 - D.S. 70756.48


Elya stava cercando di prender sonno da ore. Era impaziente di dipanare il mistero di questa... cosa che era capitata a lei ed a tutte le donne della nave.
La verità era che la cosa la infastidiva a livello personale.
In qualche modo si sentiva violata. Qualcosa aveva oltrepassato il suo perimetro senza che lei se ne accorgesse e, soprattutto, che potesse anche solo accennare una qualche resistenza.
Certo, a mente fredda poteva considerare l'ipotesi che non fosse un atto ostile. In fondo non avevano ancora dati su cui basarsi, anche solo per fare ipotesi. A livello personale non poteva fare a meno sentirsi molto, molto arrabbiata. Fece un sorrisetto.
Daevon, un precedente ospite del simbionte Drey, avrebbe detto che il suo personaggio era un maniaco del controllo con una mentalità militare.
Sperava di avere una personalità più complessa di un personaggio bidimensionale di un romanzo... ma sì, le piaceva avere il controllo. Del resto era pur sempre un Capitano della Flotta Stellare.
Sta di fatto che non aveva considerato il bambino che le cresceva in grembo, altro che un problema di sicurezza.
Con buona pace dei cliché sull'istinto materno.
E se la situazione si fosse risolta in un nulla di fatto? Se quel bambino fosse sparito dalla sua vita, ma un domani avesse deciso di averne uno suo? Sarebbe stato anche lui o lei un elemento da controllare? Gli avrebbe fatto mettere una piccola uniforme della Flotta Stellare e lo avrebbe fatto marciare? Sarebbe stata una di quelle madri autoritarie e soffocanti?
Si mise seduta sul letto. Forse voleva solo ciò che volevano tutte le madri ed i padri della storia: un bel libretto di istruzioni.
Ma sapeva che non ce n'erano.
I precedenti ospiti del simbionte Drey le avrebbe dato un prezioso aiuto ma... suo figlio sarebbe stato solo suo figlio, non dei suoi precedenti ospiti.
L'allarme giallo venne provvidenzialmente a distoglierla da questo treno di pensieri.
Attivò il comunicatore.

"Drey a Plancia... Tkar, che sta succedendo?"
=^= Capitano, abbiamo rilevato un'altra nave, probabilmente anch'essa Keeriana, in rotta di intercettazione con la prima. Stiamo accelerando a curvatura 9.99 per poter avere la possibilità di intervenire. =^=
"Capisco. Arrivo."

Elya si vestì e si affrettò verso il turboascensore.

USS Redoutable - Plancia
04/10/2393 Ore 04.02 - D.S. 70756.62


La nave da guerra aveva iniziato a cannoneggiare pesantemente la nave più debole, che si limitava a subire. Le armi che aveva sarebbero state inefficaci contro il suo avversario e non le stava usando.

"Probabilmente stanno dirottando tutta la potenza agli scudi." Disse Kenar osservando lo schermo principale.
"Ed altrettanto probabilmente la nave da guerra ci ha rilevati e sta intensificando il fuoco per timore che interferiamo." Anche Elya guardava lo schermo.
"Timore fondato. Signor Tkar, appena a possibile estenda gli scudi alla nave più piccola. Signor Garibaldi, propulsori di manovra. Mettiamoci tra le due navi."

Le istruzioni furono eseguite con rapidità e scioltezza. In pochi secondi la Redoutable aveva posto termine al conflitto senza sparare un colpo.
Tkar fece rapporto.
"La nave da guerra ha smesso di sparare. Sembra non osino colpirci. E li capisco."
Kenar fece uno dei suoi mezzi sorrisi.
Elya era meno di buon umore.
"Ci siamo intromessi in un conflitto di cui non sappiamo nulla. È un rischio calcolato, ma un rischio che non mi piace. Signor Tkar, si accerti che armi siano attive ma non agganciate a nessuna delle due navi. Voglio che ci considerino pericolosi ma non aggressivi."
"Sì, Capitano."
"Signor Rashan, apra un canale di comunicazione..."
Tholos interruppe il Capitano.
"Capitano, ci stanno già contattando loro."
"Quale nave?"
"Entrambe, signore."
"Mi metta in comunicazione con la nave da guerra. Tenga in stand-by l'altra nave. Gli dica che conferirò con loro quanto prima."
Il Capo Operazioni azionò alcuni comandi e sul visore principale comparve una plancia di comando. Non dissimile nella disposizione delle consolle a quella della Redoutable, se ne discostava pesantemente nei toni e dei colori. Prevaleva il nero ed grigio metallico.
Su quella che evidentemente era la poltrona di comando era seduto un umanoide rettiliforme. Somigliava un po' ad un incrocio tra un Gorn ed un Cardassiano. Era vestito con una uniforme nera in tema con la plancia. Solo dei fregi di metallo brunito la decoravano.
Elya si domandò come facessero a distinguersi in quel vuoto di colore.
Il rettiloide prese immediatamente la parola con un certo cipiglio.

=^= Capitano, spero che mi vorrà spiegare questa... intromissione, spero. =^=

Elya sorrise. Senza scoprire i denti, nel caso avesse un qualche significato minaccioso.
"Salve, sono Elya Drey, Capitano della nave stellare U.S.S. Redoutable, della Federazione Unita dei Pianeti. Con chi ho il piacere di parlare?"

L'altro rimase a ribollire qualche secondo. Poi fece buon viso a cattivo gioco.
=^= Sta parlando Hiller. Alto Comandante del glorioso vascello da guerra Tarkas. Terzo Ciambellano del Gran Cancelliere Ospler, Venerato Faro del Direttorato Keerian. Conte delle Terre Secche e Guardiano di Confine. E gradirei, anzi esigo, una pronta riposta alla mia domanda. =^=

* È sempre un gran brutto segno quando mettono appellativi glorificanti ai nomi delle navi da guerra. * Pensò Elya.
"Capitano, vedendo un conflitto in spazio aperto abbiamo preferito indagare. Noterà che nessuna azione minacciosa è stata intrapresa nei confronti della sua nave."
=^= Non ne aveva un alcun diritto! Ha interferito con una legittima operazione di polizia! =^=
"Mi dispiace di sentirlo. Spero comprenderà che dovremo sentire anche la versione di questi... criminali."
Hiller arrivò quasi ad urlare.
=^= Non comprende proprio nulla! Questa storia non è affar suo. Le intimo di rilasciare quella nave e di abbandonare questa zona di spazio. =^=
Elya decide che era venuto il momento di lasciar percepire l'acciaio nel guanto di velluto. Indurì il tono.
"Capitano, con tutto il rispetto, l'ultima volta che abbiamo controllato, il Direttorato Keerian non estendeva il suo territorio in questo sistema. Siamo in spazio aperto e lascerò questo sistema quando e se crederò."

Hiller stava prendendo fiato per una replica che avrebbe potuto essere memorabile, se Elya non avesse fatto cenno a Rashan di interrompere la comunicazione.
Il rettiloide scomparve dallo schermo.
Kenar sorrise al suo Capitano.

"Grazie, Capitano. Non lo sopportavo veramente più."
Elya strinse le labbra.
"Vediamo di lasciarlo fermentare un po'. Nel frattempo... sentiamo l'altra campana. Signor Rashan? Ci metta in contatto con l'altra nave."

In pochi secondi sul visore principale comparve un'immagine. Molto diversa dalla precedente. La plancia della piccola nave era nel caos. Molte consolle erano esplose e c'erano detriti ovunque. Anche la figura che tentava di guadagnare una qualche dignità al centro della devastazione era Keeriana.
Il traduttore universale assegnò al rettiloide una voce femminile.
=^= Capitano, vi devo ringraziare per il vostro intervento. Senza di voi non ci saremmo salvati. =^=
Nonostante le parole Elya intuiva una certa incertezza nel tono dell'altra.

* Chi sono questi 'salvatori'? Cosa vogliono in cambio? Deve essere gente che non si può permettere spesso il lusso della fiducia. *
"È stato un piacere, Capitano...?"
=^= Oh bé... sono Jorette. Tecnicamente sono io al comando. E la nave... non avrebbe nemmeno un nome ufficiale tranne un codice di designazione. Noi abbiamo deciso di chiamarla 'Rosen'. Significa 'Speranza'. =^=
"Capisco... Io sono il Capitano Elya Drey della nave stellare USS Redoutable. Le nostre squadre di soccorso sono già pronte a salire a bordo per fornire soccorso. Posso chiedere perché eravate sotto attacco? Tra l'altro da una nave Keeriana."
=^= Certamente. Siamo in fuga, Capitano. Il nostro governo ci perseguita. Siamo in cerca di una nuova casa. =^=
Elya scrutò l'altra. Stava tacendo molto.
"Mi spiace sentirlo. Il Capitano Hiller afferma che siete terroristi e che siete pericolosi."
La voce di Jorette si fece amara.
=^= Non ho difficoltà a crederlo. Lui ha... una definizione molto ampia di terrorista. =^=
"Può essere. Ma non essere simpatico non è un reato. Quindi è la sua parola contro la sua."
=^= Io... non ho prove da darle. Non abbiamo armi pesanti a bordo, se questo può significare qualcosa. Se potesse accordarci la sua fiducia... =^=
* Mi piacerebbe. Ma non posso prendere questo genere di decisioni sulla base dell'istinto. Dovrò fare qualcosa che mi ripugna... *
"Sta chiedendo asilo politico?"
Jorette rimase confusa qualche secondo.
=^= ...mi perdoni, Capitano, ma il termine mi è sconosciuto. =^=
"Si intende asilo politico quando una persona perseguitata nel proprio paese chiede la protezione di una paese straniero."
Elya vide una luce di speranza negli occhi del rettiloide.
=^= È... possibile? =^=
"Possibile, ma tutt'altro che certo. Non è detto che la Federazione acconsenta."
=^= C'è qualche controindicazione? =^=
* Ecco il punto. *
"Nella vostra situazione? Non direi."
=^= In questo caso, Capitano, le chiedo ufficialmente asilo politico. La ringrazio di cuore. =^=
"Aspetti a ringraziarmi. Come le dicevo non è affatto scontato che vi venga concesso. Certo... potrei perorare la vostra causa, se me ne deste motivo." Ora Jorette era un po' stupita.
=^= Cosa intende, Capitano? =^=
La voce di Elya si fece più dura.
"Ad esempio mi potrebbe dire la verità su tutta questa vicenda. Siete in fuga...? Andiamo! Vi abbiamo incontrato un mese fa in questa regione di spazio e vi ci ritroviamo adesso, intenti in una ricerca ad alta velocità di curvatura. Ed il vostro governo? Ci ha messo un mese a scoprire la vostra fuga? La loro stupidità sembra superata solo dalla vostra. Sarebbe l'evasione meno riuscita della storia. E quindi... Voglio sapere cosa sta succedendo."
Mentre Elya parlava Jorette si irrigidiva. Aveva assunto un tono gelido e raddrizzato la schiena e guardava Elya dritto negli occhi.
=^= Quindi è questa la condizione? Informazioni in cambio di aiuto? =^=

Elya poté vedere che nella testa di Jorette tutto aveva riacquistato una prospettiva familiare. Un mondo in cui non ti puoi fidare di nessuno. Una vita a capo chino sperando di non spiccare dalla folla.
* Nessuno fa niente per niente. Ed adesso la straniera ha riconfermato la regola. La bontà disinteressata non esiste. Ed a questo mondo sai reagire, giusto, Jorette? E lo fai a testa alta guardando negli occhi l'aliena che comanda una nave in grado di spazzarti via in un secondo."
"No."
=^= No? =^=
"No. Mi perdoni. Le ho fatto uno scherzo crudele. Volevo vedere la sua reazione. Concederò asilo a lei ed al suo equipaggio. Senza condizioni. Le credo, almeno nello spirito. Certo, voglio ancora sapere quello che mi sta tacendo. Ma non farò pressioni."
Jorette guardava Elya a bocca aperta. Un'espressione così umana su quel volto scaglioso. Poi si riebbe.
=^= Capitano.. la devo ringraziare. =^=
Fece un attimo di pausa e distolse lo sguardo. Poi ripuntò gli occhi su Elya.
=^= Lei è una bastarda manipolatrice, lo sa? =^=
Elya rispose impassibile.
"Grazie. E sì."
Jorette spazzò via qualche detrito dalla poltrona di comando e si mise seduta.
=^= Allora... la verità. =^=
"Come le dicevo non è obbligata..."
=^= Oh, ma lo sono. Fiducia per fiducia. Lo scambio è questo ora. Per questo ho detto che è una bastarda manipolatrice. =^=
Elya rimase saggiamente in silenzio.
=^= La verità dunque. =^=
Jorette giocherellò pensosamente con un pezzo di consolle esplosa.
=^= Come le dicevo il nostro governo è una dittatura terribile. Il popolo è schiacciato sotto un tallone d'acciaio. Ci sono state rivolte, proteste, sempre represse con la massima efficienza e durezza. La verità è che è un governo troppo solido e ben radicato per sperare di rovesciarlo. Forse in futuro si indebolirà. Ma non presto. =^=
Lo sguardo di Jorette era perso nel vuoto. La sua voce era calma e pacata ora.
=^= L'unica speranza era la fuga. Ma anche questa era quasi impossibile. I confini sono blindati. Avevamo quasi perso la speranza, quando siamo stati contattati da un importante ricercatore nel ramo della ricerca militare. Non ne rivelerò il nome. Stava sviluppando una nuova arma che poteva esserci utile. Perché era anche un mezzo di trasporto. Non mi chieda di spiegarle. Non ho la preparazione per farlo. Diciamo che si tratta di una specie di sfera invisibile che può viaggiare a curvatura. Ma aveva una limitazione. Non poteva trasportare materia ma solo energia. =^=
Jorette sorrise. Elya non volle interromperla.
=^= Non potevamo quindi usarla per fuggire. Non un granché, giusto? Il ricercatore ci propose la sua soluzione. La sfera poteva trasportare informazioni. Come gli schemi genetici di un embrione. =^=
Elya raddrizzò la schiena. Temeva di capire come sarebbe continuata la storia.
=^= Le uniche navi autorizzate ad allontanarsi dal pianeta erano le navi di pattuglia avanzata. Mettemmo tutte le nostre risorse in campo per far assegnare nostri simpatizzanti ad una di esse. Quella su cui mi trovo ora, come avrà già indovinato. Secondo il piano avremmo raccolto gli embrioni di tutte le madri che lo desiderassero e li avremmo messi nella sfera assieme ad un'intelligenza artificiale, che avrebbe gestito e inviato gli schemi alla nostra nave una volta arrivati nello spazio aperto. Poi saremmo partiti in cerca di una nuova casa. Avremmo comprato uteri artificiali per sviluppare i feti. Uteri in affitto, se necessario. Era un rischio terribile. Coinvolgere così tante persone per ricevere gli embrioni. Eludere il controllo della sicurezza militare. Quando ci accorgemmo di esserci riusciti, pensammo ad un miracolo. Sembrava che avesse funzionato tutto, ma quando arrivammo qui non trovammo nulla. Il destino sembrava di nuovo essersi di nuovo preso di gioco di noi. Ugualmente non ci demmo per vinti ed iniziammo la ricerca. Ma non trovammo nulla. In quella sfera c'era la speranza di 1244 madri e di un popolo intero. E l'abbiamo persa. =^=
Elya stava per replicare, quando la voce di Anari la batté sul tempo. Era così concentrata sul racconto di Jorette che non si era nemmeno accorta che era entrata in plancia.

"Credo di averla trovata io."

Tutti gli occhi dei presenti si appuntarono di di lei.
Anari si rivolse ad Elya.
"Ero venuta in plancia proprio per dirglielo, Capitano. Grazie all'alta velocità di curvatura ho potuto scandagliare il subspazio molto in profondità con i nuovi sensori. Ho rilevato quella che la signora chiama sfera. Si tratta di una bolla statica di curvatura, Capitano. Credo che la propulsione sia stata un'onda subspaziale. Anche nella Federazione sono stati fatti degli esperimenti, come quello dell'Onda Soliton del professor Ja'Dar. Ma si sono rivelati inaffidabili."
La voce di Jorette nascondeva a malapena il tremore.
"Credete che sia possibile recuperarla?"
Anari non colse lo sguardo di avvertimento del suo Capitano rapita dalla sfida che le era stata posta.
"Recuperarla? È molto difficile. Potremmo usare il teletrasporto come canale. Ma dovrebbe essere eseguito ad altissima curvatura perché la bolla si trova molto in profondità nel subspazio, se mi consentite la semplificazione. E sta sprofondando sempre di più. E temo che sia colpa nostra."
Elya aveva perso la speranza di fermare il fiume di parole del vulcanico ufficiale scientifico. Se non puoi batterli alleati con loro... ma in seguito avrebbe fatto un discorsetto in privato con la denobulana.
"Cosa intende, Tenente?"
"Ritengo che quando abbiamo attraversato questa zona a velocità di curvatura abbiamo, per così dire, urtato la bolla. Questo ha causato quello che abbiamo chiamato 'lampo bianco'. A questo punto non ho elementi per spiegare l'inseminazione delle donne a bordo. Posso solo supporre che in qualche modo l'intelligenza artificiale nella bolla sia riuscita a trasportare parte degli embrioni che aveva in carico nei soggetti compatibili che aveva a disposizione, modificandoli per adattarli alle nuove ospiti - a proposito, signora Jorette, uno dei vostri figli si trova qui e sta bene." Disse accarezzandosi l'addome.
Lo stupore di Jorette non le permise di replicare subito.
Anari nel frattempo si precipitò alla consolle scientifica sprizzando entusiasmo da tutti i pori.
"Inizio subito a fare i calcoli. Un teletrasporto alla velocità di curvatura che sarebbe necessaria! Solo sincronizzare la variante temporale è praticamente impossibile!"
Disse tutta contenta.
Elya decise di rompere lo stupore di Jorette.
"Come il mio zelante ufficiale scientifico le ha riferito, almeno alcuni dei vostri figli sono in salvo. Apparentemente."
=^= Io... Capitano... sono sopraffatta... Quanti sono? =^=
"322. Non molti. Temo però che geneticamente non siano più solo vostri figli."
=^= È molto invece. Ed in fondo l'importante è che siano vivi. Non glielo ho detto, Capitano, ma uno degli embrioni era mio figlio. Posso almeno accarezzare la speranza che sia tra quelli che si solo salvati. =^=
Jorette non riuscì a trattenere un singhiozzo. La tensione accumulata stava presentando il conto.
=^= È così egoista da parte mia... ma non posso farne a meno. Come non posso fare a meno di chiedere a lei un servizio enorme. Il suo ufficiale crede che ci sia una sia pur piccola possibilità di recuperare gli altri embrioni. Le chiedo di tentare. =^=
"Lo prenderò in considerazione. Dobbiamo in ogni caso attendere che il tenente Anari termini i calcoli. Ed abbiamo anche il Capitano Hiller da gestire."
=^= Se lo farà, Capitano, la mia vita le apparterrà. =^=
Elya sorrise. Le mancava pure una schiava personale nel curriculum.
"Non sarà necessario arrivare a tanto. Nel frattempo se crede sarà gradita ospite a bordo del mia nave."
=^= Ne sarò felice, Capitano =^=
* Lo credo. Così potrai tenermi il fiato sul collo. Ed io sul tuo. *

La comunicazione si interruppe.

Elya si rivolse al suo primo ufficiale.
"Cosa ne pensa, Numero Uno?"
"Un storia che non sta in piedi, Capitano. Una bolla statica di curvatura lanciata con un non ben precisato sistema di curvatura? Con una intelligenza artificiale olografica all'interno. Con il loro livello tecnologico? Assurdo. Ed inoltre perché tante complicazioni? Perché non imbarcare gli schemi degli embrioni direttamente a bordo del nave con cui sono fuggiti?"
"A volte le varie culture sviluppano tecnologie in modi inaspettati. È uno dei motivi per cui esiste la Prima Direttiva. E la bolla esiste. Il Tenente Anari l'ha rilevata."
"È più probabile che l'abbiano comprata. O rubata."
"Ed è possibile che i controlli alla partenza delle navi di pattuglia sia particolarmente approfondita."
Kenar sbuffò per dimostrare la sua opinione.
"Sia come sia, la bolla di curvatura è una realtà. L'intera questione degli embrioni rischia di diventare secondaria."
"Vero. Dovremmo consultare il Tenete Carelli, ma le applicazioni militari sono molteplici. Così com'è si potrebbe riempire la bolla di energia e inviarla su un sistema bersaglio per rilasciare il carico. Un missile a lungo raggio non rilevabile. E col tempo è possibile che il limite del trasporto di materia venga superato e la bolla potrebbe essere utilizzata come trasporto truppe."
"Probabilmente sarà possibile costruire dei sensori per rilevale, e con il tempo fermarle. Comunque una simile arma in mano ai Keeriani non mi entusiasma. Mi piacerebbe analizzarla meglio. Il tentativo di recupero potrebbe darcene l'occasione."
"E con l'affabile Capitano Hiller come ci comportiamo?"
"Questa è una bella domanda, Numero Uno."