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DS16GAMMA - MISSIONE 13 RSS DS16GAMMA - Missione 13

13.08 " I suoni del silenzio "

di T'Lani , Pubblicato il 06-05-2014

Hello darkness my old friend,
I\'ve come to talk with you again
Because a vision softly creeping
left it\'s seeds while I was sleeping
And the vision that was planted in my brain
still remains, within the sounds of silence


Deep Space 16 Gamma
Corridoio alloggi
2 aprile 2392 - ore 02:30 del mattino



Il corridoio alloggi era oscuro e deserto, a quell\'ora. Il comandante
Shivhek lo percorreva a grandi passi, sentendo risuonare
sull\'impiantito i tacchi dei propri stivali. Avrebbe preferito
rimanere a controllare le operazioni di riparazione sulla Fearless, ma
il dottor Sonx, coadiuvato per l\'occasione dal medico della Majestic,
aveva apertamente minacciato di sollevarlo dall\'incarico se non avesse
rispettato i turni di riposo del personale. O meglio, il suo turno di
riposo. Aveva dovuto quindi lasciare il lavoro nelle mani dei suoi
sottoposti del terzo turno, per dirigersi verso l\'alloggio.
Arrivò alla porta, armeggiò con l\'apertura, quindi entrò. Shanira
doveva trovarsi ancora sulla nave che la stava trasportando verso
Tanos VII, ma il suo profumo impregnava ancora le stanze in cui aveva
abitato. Entrando, aveva quasi l\'impressione che l\'avrebbe trovata a
dormire nella loro stanza, come era successo tante volte negli anni
del loro matrimonio.
Forse avrebbe dovuto cambiare alloggio, pensò. Un posto un po\' più
piccolo, adatto al suo recente celibato. O futuro celibato, visto che
ancora non gli erano arrivate notizie da avvocati.
Si ripromise di parlarne al primo ufficiale. Liven probabilmente non
ne avrebbe compreso il motivo, ma appunto per quello non avrebbe avuto
ragioni di negargli il trasloco.
Perse un istante per sfilarsi gli stivali, quindi si distese sul letto.
Ricordava gli ordini del consigliere Xar. Martedì avrebbe dovuto dirle
di non avere avuto tempo di...
Si interruppe. Sapeva che sarebbe stata una menzogna. Peggio ancora,
il consigliere avrebbe capito che si trattava di una menzogna... Anche
il consigliere Xar, come il dottor Sonx, aveva il potere di sollevarlo
dal proprio incarico. Con la differenza che, dopo un rapporto del
consigliere, sarebbe stato molto più difficile ritornare in servizio
che dopo una sospensione per ragioni mediche.
Sospirò. Si era abituato a respingere in un angolo recondito della sua
mente il pensiero della donna che gli era costata così tanto.
Si alzò, andando a prendere un DiPad. Gli ordini erano quelli di
annotare tutti i ricordi che associava a Gladia.
Le ore che avevano passato chini sulla ricostruzione olografica
dell\'androide. Il colore dei suoi capelli, il gesto distratto con cui
scostava una ciocca caduta di fronte agli occhi. Il bacio che aveva
rubato alle sue labbra...
Congiunse le dita di fronte a sé. Visualizzò mentalmente una struttura
armonica e cominciò a pronunciare le formule rituali:
"La logica è il fondamento della funzione. La funzione è l\'essenza del
controllo. Io possiedo il controllo..."
La struttura si aprì come un fiore dai colori brillanti, ed iniziò a
ruotare su sé stesso, mostrando ogni angolo dei suoi ragionamenti.
"Io possiedo il controllo..." - mormorò. Il fiore era la sua mente, i
suoi pensieri che si concatenavano e si incastravano in logica
perfetta secondo linee assolutamente razionali.
"Io possiedo il controllo..." - ripeté.
Le linee si fusero in una nuova struttura. La sua mente scivolò
frugando fra i ricordi. Infine arrivò al volto di Gladia, ma stavolta
era preparato ad affrontarlo. Doveva affrontarlo.
Provò un tepore dolce, simile a quello di una giornata d\'estate su
Vulcano. Ma non era Vulcano. Il cielo era di un azzurro profondo,
quasi turchese in fondo, vicino all\'orizzonte, dove si congiungeva
con il mare. La luce lo abbacinò, ed istintivamente chiuse le doppie
palpebre per proteggere gli occhi.
*Si, in questo settore del pianeta è piena estate - sentì la voce
risuonare dentro di sé. Si voltò, riaprendo gli occhi. Di fronte a sé
c\'era il volto grave dell\'androide Giskaard - Ma non possiamo restare
qui, Gladia. Siamo in pericolo...*


02 aprile 2392 - ore 02:30 del mattino
Nave romulana

Da qualche parte nel sistema Benghal



Ci sono silenzi di molti tipi. C\'è un silenzio dell\'efficienza, che sa
di concentrazione e di orgoglio. Il capitano Jerril lo amava, al punto
da farne quasi il distintivo del personale che sceglieva per la sua
plancia. Anche il federale se ne era accorto quando era stato ospite a
bordo, ricordò Jerril, non senza una punta di compiacimento.
Ma c\'erano silenzi anche di altro tipo, come quello che stava udendo,
adesso, nella sua plancia. Un silenzio tombale, piombato nel momento
in cui era comparso sullo schermo quel mondo morto e inospitale. Morto
come i cadaveri che avevano dovuto raccogliere durante la loro prima
missione su quella rotta e che, Jerril ne era sicuro, in quel momento
stavano occupando le menti di tutti i membri del suo equipaggio. Forse
aveva sbagliato a non tornare indietro insieme alla Majestic ed alla
Fearless. L\'umore dell\'equipaggio sarebbe stato migliore con la
prospettiva di una facile licenza su una Base dei federali. Ed anche
il suo.
Ma aveva resistito alla tentazione. I suoi ordini erano abbastanza
ambigui da permettergli di fare una ricognizione più approfondita di
quella che avevano eseguito durante la prima missione, quando avevano
recuperato i corpi. In effetti, c\'era molto che gli sfuggiva, in quel
maledetto planetoide, rifletté.
Perché, si chiese, il Senato Romulano aveva deciso di mettere una Base
scientifica proprio su quel pianeta? E poi...
"C\'è una traccia"
Jerril sobbalzò. Si girò verso la persona che aveva parlato.
"Che genere di traccia, Osha?"
La ragazza alzò gli occhi dalla consolle scientifica, un po\'
imbarazzata dal fatto di aver attirato gli sguardi di tutti.
"Una traccia di curvatura"
Jerril cercò conferma negli occhi del tattico, che però scosse la testa:
"Non ci sono navi sui sensori"
"Non è sui sensori a corto raggio - disse Osha - Qualcosa si sta
allontanando dal pianeta, a velocità curvatura 3.2..." -
Il tattico mosse le dita sulla tastiera del suo terminale e si irrigidì:
"Confermo. E\' qualcosa di molto piccolo, quasi al limite della portata
dei sensori a lungo raggio... E si sta allontanando"
Jerril aggrottò la fronte. Non aveva partecipato allo scontro con il
Branco di qualche tempo prima, ma aveva letto i rapporti:
"Piccolo? Come un caccia, ad esempio?" - domandò, avvicinandosi alla
consolle scientifica.
"Quasi sicuramente, signore" - confermò il tattico. L\'uomo gettò
un\'occhiata di apprezzamento alla piccola collega al suo fianco, che
l\'accettò con un lieve sorriso.
La ragazza tornò a rivolgersi al capitano:
"Stavo ricalibrando i sensori per registrare le scie ioniche delle
navi intorno al pianeta, quando mi sono accorta che ce ne era una più
fresca delle altre... Eccola" - premette un pulsante e sullo schermo
il pianeta quasi scomparve dietro una nebbiolina di tracce biancastre.
La ragazza evidenziò un tracciato. Una doppia linea di un bianco più
brillante correva sull\'equatore del pianeta, per poi allontanarsi su
una rotta ellittica che si spingeva verso l\'esterno del sistema.
"Seguendola, ho trovato la traccia di curvatura" - continuò Osha.
*Come dicevano i terrestri? Il colpevole che torna sul luogo del
delitto...?* - pensò il capitano, permettendosi un sorriso cattivo.
"Non siamo mai usciti dall\'occultamento, quindi non possono essersi
accorti di noi. Seguiamoli, stando sempre appena al limite dei sensori
a lungo raggio - decise, facendo un cenno al timoniere - Vediamo dove
stanno andando..."
Si guardò intorno. Il silenzio teso di qualche istante prima era
sparito. Adesso, i volti del personale di plancia trasmettevano solo
determinazione.
*Bene - pensò - A caccia!*


Deep Space 16 Gamma
Sezione alloggi
2 aprile 2392 - ore 03:40 del mattino


Bolok, terzo custode di Uria, in esilio ormai da più di un anno dal
proprio pianeta, aveva compreso che per lui era arrivata la vecchiaia
nel momento in cui si era reso conto di avere molto meno bisogno di
dormire di quanto ne avesse avuto in gioventù. Le notti erano ormai
per lui una sequenza di brevi assopimenti, intervallati da veglie
tormentate da pensieri angosciosi.
In queste circostanze, preferiva alzarsi e andare a prendere al
replicatore una tisana dolce che beveva poi a piccoli sorsi seduto in
poltrona. Nell\'angusto alloggio che gli era stato assegnato non c\'era
la sua solita poltrona, ma quella che vi aveva trovato era abbastanza
comoda da sostituirla.
La tazza con la tisana scottava. Ne afferrò il manico usando un lembo
della sua vestaglia.
Si paralizzò, udendo il cicalino della porta.
Prese la precauzione di poggiare di nuovo la tazza all\'interno del
replicatore, prima di andare ad aprire.
Corrugò la fronte, riconoscendo l\'ambasciatrice T\'Lani:
"Vorrei parlarle, se non la disturbo" - disse la donna.
L\' uriano si fece da parte per farla entrare. Nell\'ombra del corridoio
colse un movimento e tutta una serie di pensieri cominciò a
turbinargli dentro.
L\'ambasciatrice andò a sedersi sulla poltrona. Bolok si appoggiò
lentamente sul bordo del letto:
"Come faceva a sapere che non dormivo? - domandò - Mi sta spiando?"
"Non è necessario. Prima di venire qui, ho fatto controllare
l\'assorbimento di energia nel suo alloggio. In una Base stellare, i
consumi di energia sono continuamente sotto controllo - accennò al
replicatore, sul quale era rimasta la tazza fumante - Da non credere
quanto consumi, vero? Per cosa, una tisana?"
Borok annuì, distrattamente:
"Ne gradisce una tazza?"
"Non adesso, grazie"
"A che cosa devo il piacere di questa visita... A quest\'ora?"
"Innanzi tutto, vorrei ringraziarla... - la voce di T\'Lani era bassa,
insinuante. C\'era qualcosa... Una sfumatura ironica? Probabilmente si
sbagliava: vulcaniani ed ironia non potevano esistere nella stessa
frase. Decise di non raccogliere:
"Ringraziarmi?" - disse.
"Per essere venuto qui, su Deep Space 16 non appena l\'abbiamo chiamata..."
"Non c\'è di che - si tranquillizzò Borok - Ho trascorso l\'ultimo anno
su Bajor: non è un viaggio così lungo. Quando ho saputo dei tober..."
- si interruppe - "E\' per questo che è venuta qui, stanotte? C\'è stato
qualcos\'altro? Un altro attacco del Branco?"
La vulcaniana scosse la testa:
"Non abbiamo notizie del Branco, a parte che sono stati i kroger ad
attaccare la base scientifica romulana - disse - "No. E\' dei tober che
voglio parlarle"
Borok si limitò a guardarla con aria interrogativa.
Le mani dell\'ambasciatrice si aggrapparono ai braccioli. Gli occhi
della donna si puntarono, neri e profondi direttamente nei suoi.
Scandì con precisione le parole:
"Dove sono stati replicati? - domandò - E soprattutto... Perché lo ha
fatto, Borok?"


02 aprile 2392 - ore 03:40 del mattino
Nave romulana


Silenzio. Il silenzio giusto, quello che sa di energia, popolato del
ronzio dei motori e dei sistemi di raffreddamento delle postazioni.
Jerril ricordava quando da ragazzo andava con suo padre a caccia nelle
montagne del suo paese: piano, per non far fuggire gli animali, con le
dita pronte a scattare sul pulsante di sparo. Suo padre non c'era più,
ma lui era di nuovo a caccia.
La preda, quel piccolo ricognitore, stava puntando direttamente verso
la fascia di asteroidi che il Branco aveva minato un anno prima.
Alzando lo sguardo verso lo schermo notò che adesso la scia ionica del
ricognitore iniziava a confondersi con altre dozzine di tracce
biancastre, per la maggior parte meno evidenti o meno fresche di
quella lasciata dalla loro preda.
"Passiamo in preallarme - ordinò - Questa zona di spazio sembra troppo
frequentata. Sicuramente, sono le tracce del passaggio di altri navi
nemiche"
Tuttavia, decise di ordinare al timoniere di impostare una rotta più
ravvicinata al caccia.
"Siamo in vista della fascia di asteroidi?" - domandò, senza
indirizzarsi a nessuno in particolare. Il tattico rispose mandando
l\'immagine degli asteroidi sullo schermo.
La nave era solo un piccolo punto luminescente sullo sfondo nero
punteggiato di masse rocciose, ed il tattico di sua iniziativa
ingrandì il particolare.
Il capitano Jerril tutto sommato provava una certa delusione. Per un
momento aveva sperato che seguendo il ricognitore, sarebbe riuscito a
scoprire qualcosa di più. Lamak non sarebbe stato contento, pensò il
capitano, strofinandosi rabbiosamente il mento con il pugno, e meno
ancora di lui il senatore... Per non parlare del Pretore. Certo,
avevano salvato la nave federale, ma non ne avevano ricavato alcun
vantaggio. Avrebbe dovuto catturare la nave nemica finché si fosse
trovata lontano dal Branco. Facendo parlare l\'equipaggio avrebbero
forse scoperto di più...
"Ma cosa stanno facendo?"
Jerril si strappò alle sue riflessioni con un moto di fastidio, ma si
accorse che tutto l\'equipaggio di plancia stava guardando verso lo
schermo centrale.
Il piccolo punto luminoso non era entrato nella fascia attraversando
il varco più grande, come avrebbe fatto qualsiasi capitano che tenesse
alla propria nave. Stava puntando una zona più intensamente popolata
di bolidi rocciosi, ad una velocità folle per una nave così piccola.
Jerril la vide improvvisamente scarrocciare a dritta per infilarsi in
uno stretto pertugio. Si rivoltò su sé stessa e corse per pochi
istanti quasi in parallelo alla fascia di asteroidi.
Jerril sbatté le palpebre perdendo il contatto visivo, ma poi il
ricognitore riemerse da dietro una massa rocciosa. Il caccia cabrò,
avvitandosi due volte come una danzatrice sulle punte e poi si bloccò,
in arresto totale, quasi ignorando le migliaia di rocce che la
circondavano.
Uno, due... Istintivamente Jerril contò i secondi.
La nave precipitava, senza energia, all\'interno della fascia di
asteroidi. Se si fossero accorti che loro erano lì? Li avrebbero
affrontati? Oppure avevano deciso per un suicidio rituale, non potendo
competere con le armi della loro nave?
Quattro. Cinque...
La nave ridiede energia. Pochi istanti dopo, era svanita.


Flashback
Luogo e tempo non definito



"Che cosa hai sentito, Giskaard?" - la voce proveniva da dentro di
lui, ma non era la sua. Non ebbe bisogno di udirla di nuovo per capire
che si trattava della voce di Gladia.
Si guardò le mani, non riconoscendole. Erano mani più piccole delle
sue. L\'abito che indossava era leggero, senza maniche, di una fattura
simile a quello che la donna aveva indossato su Deep Space 16.
"Non posso dirlo con precisione. Ma so che qualcuno, in mezzo a questa
folla, ci ha riconosciuto e ci sta sorvegliando"
Gladia si guardò intorno, istintivamente. Shivhek, dentro di lei,
assorbì le immagini di gruppi di giovani che ridevano appoggiati alla
ringhiera di una rotonda protesa sul mare, bambini che gridavano
rincorrendosi sulla battigia, anziani che chiacchieravano seduti ai
tavolini di un locale...
"Non capisco... - sussurrò Gladia - Come potrebbero averci trovato
qui? Non siamo su Uria, né..."
"Non lo so. Fidati di me" - Giskaard cercò di prenderla per mano, ma
lei si sottrasse:
"Non possiamo andare via. Dobbiamo aspettare Daneel" - protestò.
"Quando non ci troverà all'appuntamento, cercherà alla navetta - la
rassicurò l'androide ?? Andiamo, non possiamo restare qui"
Gladia dette un'ultima occhiata intorno. Si accorse che uno dei
giovani appoggiati alla ringhiera era vicino al gruppo, ma non parlava
con gli altri. Il ragazzo, con lunghi capelli biondi, alzò lo sguardo
verso di lei, poi subito si voltò. Lui, si disse Gladia. Lui, confermò
l'androide con lo sguardo.
"Hai ragione. Andiamo via"
Giskaard si mise alle spalle della donna, tenendosi sempre fra lei ed
il ragazzo biondo. Gladia voltandosi lo vide staccarsi dalla ringhiera
e muoversi rapidamente nella loro direzione. Con il cuore in gola,
Gladia superò di corsa i tavolini del locale, incespicando nel
deambulatore di un vecchio. Non perse tempo a scusarsi. Giskaard la
sostenne, quindi la guidò attraverso la siepe fiorita che separava il
locale dalla spiaggia, cercò l'angolo della strada coperta, ingombra
delle bancarelle del mercato.
"Ma chi è? Non è un kroger! - gridò Gladia. Le bancarelle offrivano
poco riparo. La strada era stretta, affollata di persone che si
fermavano all'improvviso a guardare e contrattare le merci. Il fiato
ansimante le riempiva i polmoni d'odore di spezie misto ad aria di
mare, zaffate di troppi respiri alieni, di frutta troppo matura - Non
è nemmeno uriano!"
"Potrebbe essersi fatto una plastica al viso, per confondersi con gli
alieni di questo pianeta"
"Se fosse un kroger, a quest'ora avrebbe già tirato fuori lo zaran!"
"Forse non ha lo zaran con sé - disse Giskaard - Comunque, non intendo
fermarmi a chiederglielo. Di qua!"
La folla stava trattenendo indietro l\'inseguitore. Gladia scivolò
agilmente fra le stoffe appese di un banco, chinandosi per infilarsi
nello stretto pertugio sotto le assi. Giskaard tirò le stoffe in modo
da offrire uno strano riparo.
"Lo senti ancora?" - sussurrò Gladia, sfinita.
L\'androide scosse la testa:
"C\'è troppa gente qui... Troppi pensieri. Non riesco..." - Gladia
vide l\'androide irrigidirsi - "Lo sento. Non è un uriano, è veramente
uno di qui. Sta pensando... Sta pensando..."
"Cosa?"
Il volto dell\'androide imitava a perfezione i tratti di un uriano. Per
Shivhek risultava difficile comprendere la forte emozione che emanava.
Forse era... Paura?
"Sta pensando che ci ha perso di vista, che deve ritrovarci, perché
siamo un pericolo"
"Noi?" - Gladia era stupita.
"Si, perché per lui non può essere una coincidenza se siamo qui, su
questo pianeta. Che la nostra presenza deve avere a che fare con la
fabbrica che i suoi amici stanno costruendo. Lui... Il suo gruppo...
Fanno affari con i kroger."
"Che tipo di fabbrica?"
Giskaard assentì, lentamente. Riaprì gli occhi.
"Una fabbrica di tober - disse - Forse il ragazzo sa dove si trova,
non sono riuscito a capirlo"
Gladia rabbrividì. L\'aria era calda, soffocante sotto il banco di
stoffe, ma Gladia si strinse le braccia attorno al corpo:
"E\' quasi buffo... Non lo avremmo mai scoperto se non ci avesse
braccato" - mormorò, sognante.
Giskaard la fissò:
"Cosa facciamo adesso, Gladia?"
Shivhek spalancò gli occhi, ritrovandosi di nuovo nel suo alloggio.
Sapeva che cosa aveva risposto Gladia: lo sapeva e non riusciva a
crederci. Eppure erano quelle le parole che aveva sussurrato
all\'orecchio dell\'androide, nascosta, in fuga dai kroger...
Risuonavano nella sua mente, come un\'eco lontana che non poteva
ignorare.
Gladia aveva detto:
"Dobbiamo distruggere la fabbrica"

Deep Space 16 Gamma
Alloggi
02 aprile 2392 - ore 03:42 del mattino



"Come?" - Borok sussultò.
"Mi ha sentito benissimo. Dove sono stati replicati quei tober? Su
Bajor? Su Cardassia?" - il cappuccio del mantello le era scivolato di
dosso. Sulle tempie brillavano le luci dei suoi impianti Borg:
"Mi sta accusando?"
"No. Le sto dando la possibilità di non essere arrestato come spia,
Borok - disse T\'Lani - Le sto dando la possibilità di non trascorrere
in una prigione quello che, ad una età come la sua, potrebbe essere
tutto il resto della vita. Non mi faccia il torto di continuare a
negare! So che è stato lei a far riprodurre quei tober. L\'unica cosa
che non so ancora, è la logica alla base delle sue scelte. I kroger
hanno minacciato qualche membro della sua famiglia? Perché si è
accordato con loro?"
"Non è vero! - protestò Borok, alzandosi in piedi - Sono venuto su
questa Base solo perché voi mi avete chiamato! E non resterò qui un
minuto di più, se l\'unico ringraziamento che ricevo è quello di venire
accusato di essere una spia!"
"Lei è tornato qui, certo. Ma non è stato perché noi l\'abbiamo
chiamata, Borok. Si è precipitato su Deep Space 16 perché ha saputo
che i tober, che erano stati fatti riprodurre da lei con tanta fatica
ed a caro prezzo nel quadrante Alfa, erano stati sequestrati ed erano
rimasti qui, su questa Base. E voleva recuperarli... Vero?"
"No! Non è vero!"
"Forse lei non è una spia... - insinuò T\'Lani - Forse è soltanto un
uomo disperato, che ha lasciato indietro degli individui che le sono
cari. Quando è stato contattato dai kroger?"
"IO NON SONO STATO CONTATTATO DA NESSUNO!" - urlò Borok - Meno che mai
dai kroger!"
T\'Lani lasciò cadere le sue parole. Da una tasca del mantello,
estrasse un oggetto. Borok si sentì venire meno. La vulcaniana
premette un pulsante, e dopo alcune scariche, si sentirono delle
parole:

#^# ...mi senti? ...mi senti? #^#
#^# Stupido! - una voce sibilò in risposta, disturbata da scariche
elettrostatiche - Non dovevamo osservare il silenzio radio? #^#
#^# La situazione è cambiata. Non parte il contingente ma solo una
nave in esplorazione ed hanno anche trovato i Tober. #^#
Un'imprecazione via radio fece sussultare la figura umanoide vicino al pilone.
#^# La missione degli invasori deve fallire. Imbarcati anche tu e
passa al sabotaggio. #^#
#^# E le armi? #^#
#^# A quelle ci penseremo noi. Ora vai. Sbrigati. #^#


T\'Lani premette di nuovo il pulsante. Borok per un lungo istante udì
solo il suono del suo respiro. "Come...?" - Non riuscì a continuare.
"Il vostro amico avrebbe dovuto osservare il silenzio radio, come gli
era stato ordinato. I nostri servizi segreti usano tenere sotto
controllo certe frequenze che sono state segnalate come utilizzate dal
nemico, anche una sola volta - spiegò - Questa frequenza era stata
individuata più di un anno fa. La usò il kroger che tentò di uccidere
Gladia ed i due androidi, qui su Deep Space 16. E\' un peccato che
questa intercettazione mi sia stata trasmessa in ritardo. La Fearless
era già partita, ed era già stata sabotata, quando è stata portata
alla mia attenzione" - tacque un secondo, poi riprese, sferzante -
"La seconda voce, quella che parla della missione degli invasori, è la
sua, Borok. Il kroger che si è imbarcato sulla Fearless proveniva dal
pianeta degli Wadi... Dove lei è stato quattro mesi fa. E\' stato
allora, che ha individuato la Seconda Stella? E\' stato allora che ha
deciso di tradire i suoi amici, tradire noi che l\'avevamo accolta, per
tornare tra le braccia dei kroger?"
Borok si sentì improvvisamente stanchissimo. Aveva troppi anni
addosso, pensò. Non si era mai reso conto con tanta chiarezza di
quanta vita gli era passata accanto.
Dette un\'occhiata verso la porta. Adesso capiva il senso delle ombre
che aveva visto muoversi in corridoio:
"Immagino... - iniziò - Immagino che il corridoio sia pieno di uomini..."
"Si... - mormorò T\'Lani con tono assorto - Anche se non del tipo che
potrebbe aspettarsi. Non è stata interessata la sicurezza di questa
Base"
"Perché?"
"Se avessi chiamato la Sicurezza della Base, il nostro comandante
Riccardi non avrebbe potuto fare a meno di arrestarla: sarebbe stato
il suo dovere"
Borok tornò a sedersi:
"Non... Non volete arrestarmi?"
"Io si... Vorrei farlo - disse T\'Lani - Ma non sarebbe negli interessi
della Federazione. Sono stata incaricata di farle una proposta. Se
l\'accetterà, non sarà arrestato. Altrimenti..." - alzò le spalle.
Borok si guardò le mani:
"D\'accordo... - disse, infine - Ma non... non sono stato io a
individuare la Seconda Stella"
"Chi, allora?"
"Non lo so... Io ho solo fatto replicare i tober, usando i disegni che
mi hanno mandato"
"Chi è stato a contattarla?"
"L\'harad del secondo Branco, in via subspaziale. E\' giovane, poco più
di un ragazzo... Il suo nome è Chani."
"Dove sono state replicate le armi?"
"I tober non sono armi. Sono una sorta di comunicatori - la corresse
Borok - Ma si... Sono stati replicati in una fabbrica situata in una
zona isolata sul Monte Kola, nella provincia di Dahkur"
"Sono stati replicati solo i tober?"
Borok scosse la testa:
"No... Anche pezzi di ricambio per le navi ed armamenti sia pesanti
che leggeri - disse - E\' passato il primo carico di zaran - che sono
armi leggere, da combattimento corpo a corpo. Anche la prima volta è
stata usata una nave con l\'equipaggio inconsapevole di trasportare
merce di contrabbando: i kroger hanno paura di incappare in
aberrazioni..."
"Aberrazioni?"
"E\' così che chiamano i telepati... Ma il carico con i pezzi di
ricambio per le navi non è ancora partito. Ci sono stati dei ritardi
nella produzione. Anche per questo l\'attacco dei kroger è stato
ritardato..."
"Perché sono stati replicati nel Quadrante Alfa?"
L\'uriano fece una smorfia:
"Un anno fa, i membri del mio partito hanno provato a ribellarsi,
approfittando del fatto che il primo Branco era stato distrutto nella
battaglia che c\'era stata qui, vicino a questa Base. Non avrebbero
dovuto farlo: era troppo presto, erano impreparati..."
"La ribellione è stata repressa"
Non era una domanda, ma accennò ugualmente di sì:
"I morti sono stati migliaia - rispose - I kroger hanno massacrato e
distrutto alla cieca, laboratori e fabbriche. Hanno ucciso scienziati
e tecnici... E si sono ritrovati, ad un certo punto, con un pianeta
devastato, con armi che non funzionavano più, e nessuno che sapesse
più costruirne di nuove."
"E\' per questo che si sono rivolti a lei, Borok?"
Borok si limitò ad annuire, poi chinò il capo:
"Voi non sapete che cosa voglia dire vivere in esilio. Se solo fossi
stato lì... Avrei combattuto anche io, avrei sofferto, magari sarei
morto anche io! - disse. La sua voce suonava stridula anche alle sue
orecchie. Quella donna maledetta lo fissava senza alcuna espressione,
senza alcuna pietà:
"...Invece io, io! ero dall\'altra parte di quel maledetto campo
minato, impegnato a fare una vita comoda e inutile... Con il pensiero
fisso a quello che avevo lasciato alle spalle! Mentre tutti i miei
amici, tutti i membri del mio partito, tutti... Venivano distrutti..."
- la voce si spense in un sussurro:
"Io... Volevo solo tornare a casa..."


Deep Space 16 Gamma
Alloggi
02 aprile 2392 - ore 04:50 del mattino

Quasi le cinque del mattino. Non c\'era alcuna ragione logica per
cercare di riposare per il poco tempo che rimaneva prima di dover
riprendere le riparazioni della Fearless.
Il comandante Shivhek si chiese se avesse senso continuare ad indagare
nei ricordi di Gladia. Qualunque cosa fosse successa, apparteneva al
passato: lui non aveva alcun mezzo per influire sugli avvenimenti.
Poteva solamente essere testimone di essi, da un solo particolare
punto di vista.
Il consigliere Xar avrebbe sicuramente risposto di si. E forse non
avrebbe avuto torto: finora, rifletté Shivhek, i ricordi di Gladia non
gli avevano rivelato di che pianeta si trattasse, ma solo che era
abitato da una razza umanoide. Cosa ne era stato della fabbrica di
tober: era stata distrutta? Il gruppo di alieni che collaborava con i
kroger, che fine aveva fatto?
Di nuovo congiunse le dita di fronte a sé, cercando di concentrarsi
sul pensiero di Gladia. Il volto della donna gli apparve quasi
naturalmente, in un riflesso trasparente che non oscurava le stelle.
Shivhek comprese di essere in una navetta, in orbita stazionaria
attorno al pianeta. Il posto di pilota era stato preso da Daneel.
"Gladia?" - sentì Giskaard chiamare e si voltò.
"Si?"
"Credo che il nostro ospite si sia svegliato"
Gladia si alzò, tornando verso l\'interno della navetta. L\'androide era
chino su una forma allungata sul pavimento. Shivhek riconobbe il
biondo inseguitore del mercato, legato ed imbavagliato. Il ragazzo
aveva gli occhi spalancati e si agitava nei suoi legacci.
"Adesso ti toglierò il bavaglio. Siamo nello spazio... - gli disse -
Puoi urlare quanto vuoi: nessuno può sentirti tranne noi."
Fece un cenno a Giskaard, che strappò il bavaglio, ottenendo un breve
lamento dal prigioniero
"Come ti chiami?"
Il ragazzo ansimò:
"Siete pazzi... Si accorgeranno che manco!"
"Può darsi, ma non così in fretta" - Giskaard gli tenne una mano sul
petto, all\'altezza dello sterno.
"Come ti chiami?" - ripetè l\'androide
"C-Collem" - farfugliò il ragazzo - Sono solo un tecnico. Non mi
interessa la politica!"
"Sai chi siamo, vero?" - domandò Gladia.
Il prigioniero assentì:
"I kroger ci avevano avvisato. Ci hanno mostrato le vostre olografie -
lo sguardo del prigioniero passò dall\'uno all\'altra, come cercando
scampo - Sentite... A me non interessa la vostra maledetta
rivoluzione. Per me, si tratta solo di affari e niente altro!"
"Un vero campione - commentò secca Gladia - Cosa sai dirmi dei tober?"
"I kroger sono venuti dal mio capo, un paio di klig fa... Abbiamo il
miglior replicatore industriale del pianeta. Hanno offerto barre e
barre di latinum per poter replicare degli oggetti"
"Vi hanno fornito i disegni degli oggetti?"
Collem scosse la testa:
"No. Non si fidavano di noi. Hanno chiesto l\'uso del replicatore
industriale e l\'impiego del relativo personale tecnico, ma le
cianografie se le sono tenute strette"
"Quanti sono i kroger sul pianeta?"
"Io ne conosco cinque... Tre si occupano della sicurezza degli altri
due, che sono i veri tecnici"
"Quanti tober sono stati replicati?"
"State scherzando... Avete una vaga idea della quantità di lavoro che
c\'è dietro una cosa del genere? Non si possono semplicemente prendere
i disegni e dire alla macchina di replicarli... Occorre programmare la
macchina, stabilire una organizzazione del lavoro, una catena di
montaggio ed assemblaggio dei pezzi... E\' complicato!"
"Non sono ancora pronti?"
Il prigioniero scosse la testa, terrorizzato:
"Cosa... Cosa volete fare di me?"
Gladia scambiò un\'occhiata con Giskaard. Sta dicendo la verità, le
comunicò mentalmente l\'androide. Lei inanellò una ciocca di capelli su
un dito, quindi tornò a fissare il prigioniero e gli sorrise,
dolcemente:
"Nulla..."
"N-nulla?" -
"Vedi, Collem... Noi non siamo i pericolosi ribelli che i kroger hanno
dipinto..." - la voce di Gladia era di nuovo bassa, insinuante -
Vorrei avere il tempo di farti capire le nostre posizioni... Ce lo
permetterai?"
Gladia sapeva, comprese Shivhek tornando al presente. Conosceva le
possibilità date dai suoi ferormoni e li usava per manipolare i suoi
interlocutori. Tutti... Come quel ragazzo. E come lui stesso...



DS 16 Gamma, sala riunioni - ore 08:05

Dal modo in cui T'Lani entrò nella sala, nessuno degli altri partecipanti
alla riunione avrebbe potuto capire quanto fosse difficile la partita che si
accingeva a giocare la scoperta che la crisi attuale era stata almeno
parzialmente causata dall'incapacità della Flotta Stellare e della
Federazione di individuare e arrestare tempestivamente i contrabbandieri
kroger, cosa che la metteva in una posizione destramente delicata. Sapeva
che Lamak avrebbe presto preso la parola per annunciare loro che la flotta
romulana avrebbe attraversato quanto prima il tunnel spaziale diretta al
pianeta Uria. Per quanto fosse contrario a questa linea di condotta - e
conoscendolo la vulcaniana era fermamente convinta della sua contrarietà -
sapeva fin troppo bene che se si fosse rifiutato di assecondare i suoi
superiori questi lo avrebbero semplicemente rimosso mettendo al suo posto un
sostituto temporaneo che non sarebbe stato altro che il loro pappagallo.
Raggiunto il suo posto, si sedette. Se voleva evitare una guerra doveva
prendere subito la parola e convincere sia Lamak che K'ooD a seguire i suoi
consigli. Era la sua unica e ultima possibilità. Con un sospiro
impercettibile, chiese la parola al capitano Spini e iniziò ad esporre
il suo piano.



Sapeva da tempo immemorabile di non aver bisogno di alzare la voce per
attirare l\'attenzione su di sé. Aveva imparato molto presto a modulare
l\'intonazione in modo da indurre gli ascoltatori a prestare ascolto
alle sue parole... Oggi non avrebbe avuto bisogno di trucchi, ma perse
lo stesso qualche istante a studiare i volti degli astanti, fissi su
di lei, come le avevano insegnato molto tempo prima.
Il capitano la guardava con il consueto aspetto di efficienza e
rigore. Accanto a lei era seduto il comandante Liven. Peccato che i
rapporti sul romulano fossero ancora così lacunosi, pensò T\'Lani in un
lampo. Si annotò mentalmente di richiedere al suo staff un
aggiornamento sul conto del primo ufficiale. Il comandante Khish era
stato l\'ultimo ad arrivare alla riunione, ma adesso teneva le sue
antenne ben tese verso di lei. Si soffermò a soppesare più a lungo
l\'aspetto del comandante Shivhek. L\'uomo aveva gli occhi iniettati di
sangue, come se non avesse riposato a sufficienza. Il suo aspetto
sembrava attirare gli sguardi indagatori sia da parte del consigliere
Xar che del medico, il dottor Sonx. Anche Riccardi mostrava occhiaie
profonde, ma non sembrava riscuotere lo stesso interesse professionale
da parte del personale medico della Base.
Era su Lamak e su K\'ooD che adesso doveva concentrarsi. Il romulano
manteneva in volto una smorfia che era solo una pallida ombra del
sorriso ironico che gli aveva visto indossare come una comoda divisa
perfino nei frangenti più complicati. Anche K\'ooD pareva stranamente
meditativo, come gli succedeva solo quando le sue pedine di klin\'tza
si trovavano in una brutta situazione. Doveva chiedere aggiornamenti
anche sulla situazione presso la delegazione klingon?
"Non perderò tempo a riassumere una situazione che conoscete quanto me
- iniziò - Non ho chiesto la parola per dirvi quello che già sapete,
ma per offrire la mia opinione sulla situazione che si è creata. E la
mia opinione è che, allo stato attuale, la guerra con i kroger non
possa essere evitata"
"Cosa?" - Il capitano Spini perse l\'abituale compostezza. Le antenne
di Khish si erano drizzate sopra la testa. Gli occhi di K\'ooD erano
spalancati per la sorpresa, mentre Liven si era lasciato sfuggire una
interiezione in lingua romulana.
"Se qualcuno me l\'avesse detto, non ci avrei mai creduto..." - sentì
Lamak mormorare tra sé.
"Mi permetta di dissentire sulla sua ultima affermazione...
Soprattutto se quel qualcuno fosse sua moglie Rain - replicò T\'Lani.
"No, neanche a lei avrei mai creduto, se mi avesse detto che lei,
T\'Lani, stava per permettere alle nostre navi di attaccare i kroger!"
"Infatti è così" - disse l\'ambasciatrice, soave - Non ho nessuna
intenzione di permettere al nobile impero romulano di mettere a
repentaglio le vite dei suoi uomini e le sue navi in una guerra che
saprei rovinosa..."
La fronte di Lamak si era corrugata:
"Non capisco"
"Neanche io... - intervenne Khish - Sta dicendo che ha intenzione di
proporre al Consiglio della Federazione di impegnarsi in una guerra in
prima persona? Una guerra che... Come diceva prima? Sarebbe rovinosa?"
"Dal punto di vista strettamente legale, non c\'è molto che il
Consiglio della Federazione debba deliberare - disse. Le antenne di
Khish si abbassarono di alcuni gradi - La guerra con i kroger non è
mai stata legalmente dichiarata. Hanno attaccato questa Base e di
conseguenza la Flotta Stellare ha provveduto a proteggere i beni ed i
cittadini della Federazione dei Pianeti Uniti che si trovavano a
rischio. Non ci hanno attaccato più, limitandosi a minare la fascia di
asteroidi che si trova sulla rotta per il loro sistema, e noi
l\'abbiamo considerata una tregua... Ma nessuno, nemmeno il Presidente
della Federazione potrebbe obiettare qualcosa se alla fase di tregua
mai proposta e mai sottoscritta, succedesse una fase di guerra,
semplicemente perché la guerra con i kroger non è mai terminata. Detto
questo..." - si interruppe per un istante, per accertarsi di avere
sempre l\'attenzione dei presenti.
"Detto questo?" - incalzò il comandante Riccardi, cupo in volto.
"Detto questo, non ho nemmeno intenzione di mettere a repentaglio le
vite degli uomini e le navi della Flotta Stellare della Federazione."
"Vuol fare una guerra senza vittime?" - l\'ambasciatore K\'ooD si fece
udire per la prima volta. Parve voler ridere, poi si alzò allungandosi
sulla scrivania per alitarle in faccia - No, nessuno può dire una
idiozia del genere, quindi hai in mente qualcos\'altro, donna. Tira
fuori una buona volta quello che hai da dire!"
T\'Lani non si lasciò sfuggire alcun cenno di soddisfazione, anche se
in realtà non attendeva altro. Senza perdere di vista il grosso
ambasciatore, la sua mano si alzò, poi con gesto calcolato la infilò
nella tasca interna del suo mantello. K\'ooD seguì la manovra come se
stesse per estrarre un d\'k tahg.
"Signor Riccardi, vuol dire che cosa è questo?" - disse, mostrando
l\'oggetto che aveva in mano.
Il comandante Riccardi non fece in tempo a reagire. Fu Shivhek a parlare:
"E\' un tober" - disse, quieto.
K\'ooD si tirò indietro di nuovo verso la sua poltrona, come studiando
il nuovo fattore dell\'equazione.
"Come diavolo fa ad averlo? - domandò Riccardi - I tober che abbiamo
sequestrato sono stati messi in una cassaforte della sicurezza. Chi
glie lo ha dato? Come lo ha avuto? "
"Non pensi male dei suoi uomini, comandante - rispose T\'Lani - Questo
arnese non è mai stato sulla Seconda Stella. Non viene da lì"
"Il tober che trovammo sul corpo del kroger che tentò di uccidere i
tre uriani un anno fa, è stato spedito ai laboratori federali per le
analisi di rito - ricordò Khish - Come ha fatto a riaverlo indietro?"
"Non ha nessuna importanza come sono entrata in possesso di questo
oggetto" - in effetti, aveva avuto il tober da Borok, ma non aveva
certo intenzione di rivelarlo - Quello che importa, invece, è che
nessuno, tra i kroger che si trovano al di là della fascia di
asteroidi sa che noi siamo in possesso di questo e dei suoi simili
trovati sulla Seconda Stella. Solo chi doveva ricevere la merce,
all\'arrivo sul pianeta degli Wadi sa che i tober sono stati
intercettati e quest\'uomo si trova attualmente nelle celle della
Sicurezza di questa Base.
"Qual è il suo piano, ambasciatrice?" - domandò il dottor Sonx.
"E\' semplice. Usarli"
"In che modo propone di usarli?" - fece il capitano Spini.
"Io credo di aver capito - intervenne, quieto, il comandante Shivhek.
Gli sguardi degli partecipanti alla riunione si fissarono sul
vulcaniano. Lui invece guardò verso il capitano:
"Un tober non è un\'arma propriamente detta, anche se può essere usato
come arma. Serve a richiamare il Branco ovunque si trovino quelle che
chiamano impurità, o aberrazioni, per distruggerle e con loro
distruggere chiunque si trovi in mezzo"
"Lei vuole usarli per richiamare il Branco?" - domandò Sherja Spini,
rivolgendosi a T\'Lani.
"Si. Ovviamente, non qui e non in un punto qualunque dello spazio:
devono essere richiamati in un luogo dove possano essere facilmente
imbottigliate e catturate le navi del nemico - rispose - La situazione
attuale del pianeta Uria non è facile. Oltre alla distruzione del
primo Branco, cui questa Base ha partecipato, i kroger hanno dovuto
affrontare una ribellione rovinosa... Capite quello che intendo? Non
sono preparati ad una nuova guerra. Non ancora, almeno. Per questo
dobbiamo agire subito, se vogliamo che le vittime, tra i nostri, siano
il minor numero possibile"
Khish alzò una mano:
"Quanto sono attendibili le sue informazioni su Uria?"
"Abbastanza. Provengono da due fonti indipendenti l\'una dall\'altra" -
quello che le aveva detto Borok era stato in parte confermato da un
rapporto dei Servizi Segreti della Flotta. Tornò a fissare Lamak:
"Le navi del Branco dovranno essere catturate e non distrutte. In
questo modo, i prigionieri potranno essere utilizzati come merce di
scambio... Se non sbaglio, è questo, quello che volete, non è vero?
Che i prigionieri superstiti ritornino a casa"
Gli occhi di Lamak lampeggiarono:
"E\' vero. Ma se dovesse fallire, ci potremmo ritrovare i kroger giusto
al portone di casa"
"In questo caso, le nostre flotte sarebbero pronte ad intervenire,
giusto al di là del tunnel spaziale" - sottolineò la vulcaniana - Ma
in prima battuta, se vogliamo che gli scienziati siano liberati,
dobbiamo organizzare la trappola per il Branco e per il suo Harad." -
tacque un istante - "Allora? Ho la sua approvazione, ambasciatore?"
"Dovrò parlare con il mio governo. Ma appoggerò questo piano" - cedette.
"Chiedo scusa... - intervenne il dottor Sonx. T\'Lani inarcò
leggermente un sopracciglio, guardando verso di lui - In questa sede,
sono la persona meno qualificata per parlare, ma non vi sembra che
abbiamo saltato un passo?"
"Quale passo ritiene che sia stato saltato, dottore?" - domandò Sherja Spini.
"I tober. Se il piano è usarli, la mia domanda è questa: qualcuno,
qui, sa come usarli?" - il dottore si appoggiò di nuovo allo
schienale.
"Si. Io" - il comandante Shivhek si alzò - Dentro di me, ho i pensieri
ed i ricordi di... Di tre uriani, dottore. I due androidi non solo
sapevano come usarli, ma sapevano anche come mandare in risonanza gli
impulsi, in modo da trasformarlo in un\'arma."
"Molto bene" - T\'Lani non lasciò trasparire la sua soddisfazione.
Aveva pensato di costringere Borok a mostrare il loro funzionamento,
ma il comandante Shivhek era naturalmente una opzione molto più
accettabile - Ci sono altre domande?"
"Io ne ho una" - K\'ooD si alzò, torreggiando in tutta la sua statura -
"Sei veramente tu, T\'Lani?"
"Come?"
Dalla cintura, il klingon sfilò lentamente il pugnale rituale. Con uno
scatto, affondò verso la vulcaniana. Il pugnale si fermò ad un
millimetro dal suo volto.
Senza perdere la compostezza, la donna offrì la guancia. Il pugnale
incise un lungo solco sottile, che iniziò a spillare sangue. K\'ooD
ritirò l\'arma, facendo colare verdi gocce sul tavolo della riunione.
"E\' soddisfatto, ambasciatore?"
K\'ooD annuì, con un ghigno in volto:
"Abbastanza da dare la mia approvazione. Sono dei vostri" - proclamò,
e strinse fra le dita la lama del pugnale, fino a mescolare gocce
color amaranto al sangue verde della vulcaniana.