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DS16GAMMA - MISSIONE 13 RSS DS16GAMMA - Missione 13

13.00 " Solo una questione di famiglia "

di Lamak K'Jad D'Kran, Pubblicato il 08-04-2014

IRS Devoras, Plancia - 1° aprile 2392, ore 09:00

"Lo sapevi che i terrestri hanno una tradizione che si chiama 'pesce
d'aprile'?" chiese sottovoce Rain al marito. Quando lui si voltò a guardarla
continuò "Il primo giorno del quarto mese del loro calendario si fanno
scherzi, a volte divertenti a volte pesanti, per celebrare il ritorno della
bella stagione... Continuo a sperare che anche questa situazione sia solo
uno scherzo, ma non è così, purtroppo..."
Lamak avrebbe voluto poter alleviare l'insolita paura che avvertiva nella
voce solitamente allegra della moglie, ma le sue doti telepatiche le
avrebbero senza dubbio rivelato che si trattava di una bugia bianca.
Tornavano a DS 16 sapendo di lasciare dall'altra parte del tunnel spaziale
una task force romulana forte di diciannove navi, guardata a vista da un
comitato di accoglienza formato da una flottiglia combinata klingon-federale
quasi altrettanto consistente e non tanto bendisposta nei loro confronti, e
pronta a piombare nel quadrante gamma in ogni momento... Sospirò, e si
chiese nuovamente come fosse iniziata quella follia.

Romulus, sala conferenze del Senato Imperiale - 32 giorni prima

Lamak ne era certo: sarebbe morto in quel posto.
Da ormai undici giorni combatteva eroicamente contro la noia che la riunione
plenaria del corpo diplomatico romulano, con le sue interminabili - e spesso
inutili - conferenze, gli stava scagliando contro, ma ormai sentiva
approssimarsi la sconfitta: si sarebbe addormentato, avrebbe iniziato a
russare sonoramente e sarebbe stato giustiziato sommariamente per l'offesa
arrecata a quel luogo sacro.
Proprio quando la testa stava iniziando a ciondolargli pericolosamente, un
applauso sommesso segnò la fine dell'ultimo intervento della giornata e
quindi la sua salvezza. L'ambasciatore si unì ai suoi colleghi che stavano
uscendo dalla sala conferenze, ma aveva fatto solo pochi passi quando una
mano si posò sulla sua spalla. Si voltò e vide un impiegato del senato, il
quale con voce sommessa lo informò che la sua presenza era richiesta
urgentemente. Lamak non ebbe bisogno di domandare chi lo desiderasse come
tutti gli ambasciatori lì riuniti sapeva perfettamente chi serviva quel
segretario e, sentendo svanire noia e stanchezza, lo seguì nei corridoi più
interni del palazzo.

IRS Devoras, plancia - presente

"Ambasciatore, ci chiamano dalla stazione" il Riov della nave ammiraglia si
voltò a osservare l'illustre ospite, chiaramente impaziente di cedergli
l'onore e - soprattutto - l'onere di convincere i federali e i loro alleati
klingon a concedere un passaggio pacifico alla loro flotta.
"Li metta sullo schermo" ordinò Lamak, chiedendosi come avrebbe avviato la
conversazione. 'Capitano Spini, gradirebbe unirsi all'Impero Romulano in una
piccola guerra nel pomeriggio? Oh, dimenticavo, potrebbe intervenire anche
il Dominio' era un approccio forse troppo diretto, ma avrebbe riassunto bene
la situazione.

Colonia romulana di Benghal IV, quadrante gamma - 35 giorni prima

Jekal ne era certo: sarebbe morto in quel posto.
Quando tre ore prima i sensori avevano rilevato quelle navi in avvicinamento
gli scienziati a capo della colonia avevano inviato messaggi di benvenuto,
pensando che qualche civiltà di quella sezione di spazio fosse venuta a fare
conoscenza con loro, gli ultimi arrivati: solo quando i primi siluri erano
piovuti sul centro ricerche avevano capito quanto fosse stato tragico il
loro errore. Sfuggendo a un bombardamento a tappeto si erano trincerati
all'interno delle grotte che avevano scoperto il giorno del loro arrivo e
trasformato nel magazzino principale della comunità.
Il giovane Erein lasciò vagare lo sguardo nella semioscurità: quaranta
scienziati sconvolti e una dozzina di soldati - tutto quello che rimaneva
delle 1247 persone che si erano stabilite su quel pianeta sette mesi prima -
attendevano l'ennesimo assalto dei loro sconosciuti nemici. Jekal si
concesse uno sbuffo ironico, ricordando quanto avesse imprecato quando aveva
letto, il giorno del suo diploma all'accademia, la sua prima assegnazione.
Era certo, sebbene non potesse provarlo e lui dal canto suo lo negasse
strenuamente, dell'identità di colui che lo aveva fatto assegnare come
scorta a quel gruppo di scienziati, a trasformare l'inizio di quella che
avrebbe dovuto essere un'eccitante carriera nello spazio di frontiera in una
noiosa passeggiata con degli ancor più noiosi vecchietti.
Suo padre, che si ostinava a proteggerlo, a trattarlo come un bambino, a
considerare ogni suo desiderio come una minaccia alla sua brillante
carriera... Avrebbe voluto che fosse lì, ora, a vedere come le sue intricate
manovre avessero portato il suo unico figlio incontro alla morte.
*Sarai contento papà, ora non dovrai più preoccuparti di me!*
Un'esplosione segnò l'inizio di un nuovo attacco, e Jekal imbracciò il
disgregatore quasi esaurito e cominciò a sparare con feroce determinazione
contro le sagome indistinte dei loro assalitori, ignorando la paura e le
grida dei suoi compagni che cadevano uno dopo l'altro. Riuscì anche ad
abbatterne qualcuno prima che una granata esplodesse a pochi passi da lui e
lo gettasse verso una benevola oscurità.

Corridoi di DS 16 - Presente

Se non altro era riuscito a strappare un colloquio con il capitano Spini e i
suoi colleghi ambasciatori prima che qualcuno si facesse male, pensava Lamak
mentre si dirigeva verso la sala riunioni scortato da un tenente comandante
Riccardi dall'aria quanto mai truce. Il romulano poteva bene immaginare
quali fossero i pensieri che affollavano la mente dell'ufficiale tattico, e
si chiese quale sarebbe stata la sua reazione se avesse scoperto che tutto
quel pandemonio era stato scatenato a causa di un unico uomo.

Senato Imperiale Romulano, sala riunioni ad alta sicurezza - 32 giorni prima

L'ambasciatore romulano abbassò il padd sul quale erano riportate le poche
informazioni disponibili sull'attacco a Benghal IV, e si rivolse
direttamente alle tre persone che aveva di fronte.
"Vi avevo avvisati che impiantare una colonia, sia pure una semplice colonia
scientifica, così vicino ai territori del Dominio e del Protettorato di Uria
era un azzardo." Se Lamak non avesse conosciuto così bene l'uomo che aveva
indetto quella riunione, e soprattutto se la riunione stessa non fosse stata
strettamente confidenziale, non avrebbe mai osato esprimersi così
chiaramente. "E' già tanto che siano riusciti ad inviare una richiesta di
soccorso prima di essere sopraffatti."
"PIANTALA DI FARE IL SAPUTELLO!!! Non lo sopportavo quando eravamo entrambi
studenti e di certo non ho intenzione di sopportarlo ora!!!" L'ambasciatore
ebbe l'impressione di essere stato schiaffeggiato in pieno viso: era vero,
si conoscevano dai tempi dell'università, da quando erano entrambi giovani
di belle speranze, e aveva visto il suo amico superare le sue origini tutto
sommato modeste e farsi strada dai ranghi della piccola nobiltà romulana
fino a raggiungere un potere quale Lamak stesso non avrebbe mai potuto
nemmeno avvicinare. E in tutti quegli anni non gli aveva mai parlato in quel
modo, nemmeno nei giorni terribili seguiti all'evacuazione della loro antica
patria. Fissò sconcertato il suo interlocutore mentre questi riprendeva a
parlare, in tono più pacato
"Dopo aver ricevuto la richiesta d'aiuto, la nostra nave di stanza sulla
stazione federale, la... Menkent... è salpata immediatamente, ma al suo
arrivo ha trovato solo macerie e cadaveri. Tuttavia circa duecento romulani
mancano all'appello, quindi non si può escludere che siano stati presi come
prigionieri. Tu ti imbarcherai sulla nave ammiraglia della flotta che stiamo
per inviare nel quadrante gamma e farai in modo che i federali e i klingon
non si intromettano quando andremo a riprendere la nostra gente e
infliggeremo la giusta punizione ai responsabili di questa vigliacca
aggressione."
Lamak non riusciva a credere alle proprie orecchie. Quello che il suo
interlocutore stava descrivendo era un incubo diplomatico, un incubo che
avrebbe vanificato anni di suoi sforzi su DS 16 e isolato politicamente
l'impero mandandolo in rotta di collisione con le principali potenze dei
quadranti alfa e beta: di certo non poteva essere vero, doveva aver capito
male!
"La Federazione non acconsentirà mai a lasciare che una nostra flotta se ne
vada in giro nel quadrante gamma per una spedizione punitiva che corra il
rischio di scatenare una nuova guerra contro il Dominio, e tu lo sai! In
nome del Vortavor, Sellok, non puoi fare sul serio, non puoi non essere
consapevole di quello a cui l'impero andrebbe incontro se proseguissimo su
questa strada! Non sei mai stato un estremista, cosa può esserci di così
importante in un cumulo di rocce ai confini dello spazio da spingerti a
rischiare tanto?! COSA non mi stai dicendo?!"
Sellok lo fissò, come se fosse pronto a ordinare la sua esecuzione o a
saltargli alla gola per eseguirla lui stesso, poi prese un padd e lentamente
lo porse al suo vecchio amico. Furono necessarie solo poche righe prima che
Lamak alzasse su di lui uno sguardo di genuino sgomento, mormorando "C'era
anche lui? Per gli déi, Sellok, non dirmi che c'era anche lui!"

DS 16, corridoi - Presente

Fu svoltando un angolo che Riccardi e Lamak per poco non andarono a
scontrarsi contro un ufficiale romulano che giungeva dalla direzione
opposta. L'ufficiale tattico stava per scostarlo bruscamente quando si rese
conto della sua identità.
"Sub Comandante Liven" lo salutò a denti stretti. Il nuovo primo ufficiale
romulano della stazione lo guardò, leggermente accigliato.
"Comandante Riccardi, cercavo proprio lei. Dopo che avrà scortato
l'ambasciatore in sala riunioni si presenti subito a rapporto in plancia. Ci
sono alcune procedure delle quali dobbiamo discutere."
"Sissignore!"
"Molto bene, la aspetto. Ambasciatore, buona giornata"
" Erei Riov" Lamak ricambiò il saluto usando il suo grado romulano, in segno
di rispetto, e quasi si concesse un sorriso dubitava profondamente che
Liven si fosse addentrato nei corridoi della stazione semplicemente per
cercare un suo sottoposto, incombenza che poteva essere sbrigata via
comunicatore. Più probabilmente aveva voluto fare sapere al suo ambasciatore
che era sempre al suo posto, e che in caso di bisogno lo avrebbe aiutato.
Lamak ricordava quando aveva letto la sua scheda, prima di approvare il suo
trasferimento in sostituzione del comandante Auloh. Un veterano della guerra
contro il Dominio, con esperienza di operazioni dietro le linee nemiche...
Forse un ufficiale un po' a corto di capacità diplomatiche, ma di certo in
possesso di qualità che sarebbero state particolarmente preziose nella
situazione attuale, se solo Sellok si fosse lasciato convincere a fargli
risolvere questo problema a modo suo invece di ostinarsi a mandare una
flotta in assetto da guerra! Almeno, si disse, era riuscito a convincerlo
che per il momento era meglio portare nel quadrante gamma la sola Devoras,
ma sapeva bene che la pazienza del suo potente amico si sarebbe esaurita
piuttosto in fretta.
Se voleva evitare una guerra, doveva fare presto.

Da qualche parte nel quadrante gamma - presente

Jekal si svegliò di soprassalto. Da oltre un mese conduceva la vita del
prigioniero in quella fetida cella, una vita fatta di giornate vuote,
intervallate da duri interrogatori, fatti di percosse e domande assurde. I
suoi carcerieri sembravano convinti che l'impero romulano avesse intenzione
di invadere il loro mondo, e che la colonia su Benghal IV fosse in realtà
una base operativa avanzata. Invano il giovane Erein aveva provato a
convincerli, nei primi terribili giorni della prigionia che non sapeva nulla
di nessuna invasione e che la loro colonia era solamente quello che
sembrava, un avamposto scientifico.
Non gli avevano creduto, e anzi si erano accaniti con ancora maggiore
ferocia su di lui, tanto che in alcune occasioni era stato tentato di dire
loro chi fosse in realtà, ma aveva conservato abbastanza buon senso da
capire che avrebbero pensato che gli interrogatori lo avessero reso pazzo, e
quindi lo avrebbero giustiziato, oppure che gli avrebbero creduto, nel qual
caso lo avrebbero usato come un'arma contro la sua gente. No, doveva stare
zitto, e sopportare ogni dolore da vero romulano.
Dolore... Il dolore peggiore veniva di notte, dai sogni, soprattutto da
quelli nei quali era ancora libero, su Romulus, con la sua famiglia. Sorrise
mestamente, ricordando di avere letto all'accademia alcuni saggi scritti
dopo la distruzione di Romulus nei quali gli psicologi riferivano di come i
sogni come i suoi, fatti di piccola quotidianità, fossero un tratto molto
frequente, quasi distintivo, nella vita dei profughi scampati alla
distruzione del loro mondo natale. All'epoca li aveva considerati, con il
disprezzo e l'arroganza tipiche della gioventù, un segno di debolezza, di
resa al passato... Solo ora capiva che erano invece un serbatoio, una fonte di
dolore sì, ma anche di forza alla quale attingere per andare avanti, giorno
dopo giorno, nell'attesa di un'occasione di redenzione o di salvezza.
La porta si stava aprendo, il suo carceriere veniva a prenderlo per portarlo
ad un ennesimo interrogatorio. Jekal fisso i suoi gelidi occhi alieni e
decise che nemmeno questa volta lo avrebbero piegato.

DS 16, sala riunioni - presente

Lamak entrò nella sala, e la prima cosa che percepì furono tre paia di occhi
fissi su di lui. La scena gli ricordava vagamente un tipico processo
romulano, anche se non avrebbe mai immaginato in vita sua di ritrovarsi a
fare la parte dell'imputato in stoica attesa della sentenza capitale.
"Capitano, ambasciatrice, ambasciatore" lì salutò, ma anche il suo tono più
cordiale non riuscì ad ottenere qualcosa di più di un leggero cenno del capo
dei suoi colleghi, mentre il capitano Spini lo invitava a sedersi.
"Ambasciatore Lamak" esordì T'Lani, mettendo fine a quella patetica parvenza
di convenevoli "credo che lei si renda conto che la situazione in cui ci
troviamo è altamente problematica: potrebbe cortesemente chiarirci..."
"...se il suo governo è completamente uscito di senno?!" la interruppe K'ooD
*Caro il mio klingon* pensò Lamak *non sei il primo che me lo chiede...*

IRS Devoras, alloggi dell'ambasciatore Lamak - 31 giorni prima

"Sellok è uscito di senno?!"
*Abbassa la voce, mia cara, è probabile che non abbiano messo cimici in
questo alloggio, ma non posso esserne sicuro*
"Conserva la tua paranoia romulana per qualcosa che la merita davvero! Se
l'impero va avanti lungo questa strada il siluro quantico rischia di
esplodere in mano a te, te ne rendi conto?"
*Lo so* Lamak abbracciò la moglie, e sentì l'irritazione di lei evaporare,
lasciando posto solo ad una sincera preoccupazione per la situazione lui si
trovava. Gli prese la faccia tra le mani, e accarezzandogli le orecchie
insisté "E allora?"
*E allora no, Sellok non è uscito di senno, anche se potrebbe essere sulla
buona strada...*
"E perché reagisce così allora? Perché non lascia che sia tu a gestire la
situazione? Non si fida più delle tue capacità?"
*Data la situazione, non si fida di nessuno, e non posso biasimarlo...*
"Non puoi biasimarlo? Beh, io posso invece! Ora spiegami con precisione
quale sarebbe questa 'situazione', perché ti giuro che non la capisco!"
Lamak esitò. Si fidava della moglie e non le aveva mai nascosto niente, ma
questa volta metterla al corrente di tutto significava esporla ad un serio
pericolo nel caso le cose fossero andate male, com'era del resto molto
probabile. Lei percepì la sua preoccupazione e sollevò graziosamente un
sopracciglio, come per chiedergli "cos'è, credi che non sappia badare a me
stessa?"
Sospirando, Lamak si alzò, e raggiunta la scrivania prese un padd, lo stesso
che Sellok gli aveva dato nella fatidica riunione tenutasi il giorno prima,
e lo lanciò alla moglie.
"E questo cosa sarebbe?"
*La scheda di uno dei soldati dispersi durante l'attacco alla colonia*
La betazoide abbassò gli occhi sullo schermo, ma le bastò guardare la foto
che ritraeva il giovane Erein per alzarli di scatto, sbigottita.
"Je... Jekal?"
*Già, proprio lui: Jekal, il figlio di Sellok. Il figlio del Pretore.*