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DS16GAMMA - MISSIONE 13 RSS DS16GAMMA - Missione 13

13.14 " La fine del Branco "

di T'Lani , Pubblicato il 05-05-2014

DS 16 Gamma
Passeggiata

02/04/2392
ore 15:00



Non sarebbe stato un giorno come un altro. Bastava guardare la Passeggiata, per capirlo. I negozi erano in gran parte chiusi. Passanti dagli abiti scuri attraversavano l'area a piccoli gruppi. Parlavano fra loro a voce bassa, con brevi frasi staccate, gettando ansiose occhiate alle vetrate esterne o agli uomini della Sicurezza che stazionavano ad ogni angolo con le mani appoggiate ostentatamente sulle impugnature delle armi.
Shanja Xar si appoggiò alla ringhiera della Passeggiata, sentendosi inutile. Era passato troppo poco tempo per far dimenticare ai commercianti ed ai frequentatori abituali della Base il rischio corso la prima volta che il Branco era apparso. Così, da quando si era sparsa la voce di un nuovo arrivo dei kroger, la maggior parte di loro avevano deciso spontaneamente di andare ad affollare i moli di partenza, senza aspettare un ordine di evacuazione che il capitano non aveva ancora emanato.
Si tirò su, dirigendosi all'infermeria. Probabilmente era già tutto pronto per le probabili vittime della guerra, ma forse avrebbe trovato ancora qualcosa da fare. Entrò, non sorpresa di trovare il dottor Sonx al suo posto. L'uomo alzò uno sguardo penetrante sulla nuova entrata:
"Sono contento di vederla, consigliere - la salutò il denobulano, andandole incontro - Lei ha qualche notizia?"
"Nessuna - ammise Shanja - Non riesco nemmeno a parlare con Khish. Al comunicatore non risponde e quando provo a contattare la sua sezione, i suoi assistenti mi rispondono che è troppo occupato. Allora, ho provato a venire a vedere se c'era qualcosa da fare qui, tanto per ammazzare il tempo in attesa dell'arrivo del Branco... " - lanciò uno sguardo alle spalle del medico. Gli assistenti avevano accumulato vicino ad ogni bioletto decine di kit di emergenza, poi dovevano essere andati in turno di riposo, in attesa del momento di intervenire. L'infermeria appariva completamente vuota.
"Qui siamo pronti... Non c'è niente che in questo momento possa fare. Quando saranno iniziate le danze, ovviamente, le cose potrebbero essere molto diverse e sarò molto onorato di avere anche la sua assistenza per feriti e traumatizzati..." - c'era una specie di tensione nel volto del medico, notò Shanja. L'uomo continuò:
"...Perché non va a riposare o a mangiare qualcosa? Potrebbe non avere il tempo di farlo, più tardi" Shanja aggrottò la fronte, rendendosi conto che il dottore la stava respingendo.
"Che sta succedendo?"
"Succedendo? - Sonx arrischiò un sorriso - Non ha appena detto lei stessa che non ci sono notizie? Non sta succedendo proprio nulla... "
La trill respirò a fondo, cercando di calmare la collera che sentiva montare dentro di sé. Era fin troppo chiaro che stava nascondendo qualcosa! Gli rivolse un ampio sorriso che sperava non sembrasse troppo falso:
"Forse potrei aiutarla a sistemare meglio quei kit di emergenza..." - con un rapido passo lo aggirò,
"Non c'è bisogno..." - fece in tempo a dire il medico, ma si interruppe. Shanja stava fissando l'infermeria, contando i letti pronti per accogliere i pazienti che la guerra avrebbe portato.
Pronti. Vuoti.
Ma erano tutti vuoti...
Si girò di nuovo verso il denobulano, che aveva adesso una espressione colpevole dipinta sul viso.
"Che cosa è successo? - domandò il consigliere - Dov'è Shivhek?"
"Lo sapevo... Era troppo presto per spegnere l'ologramma!" - borbottò il dottor Sonx. Si morse le labbra, ma Shanja aveva già sentito:
"Ologramma!" - esclamò.
"Calma, calma... - la prese per un braccio e l'attirò verso il proprio ufficio, chiudendo la porta dietro di sé. Si sedette con un sospiro dietro la propria scrivania:
"Non c'è da farne un dramma. E' stato solo un piccolo escamotage" - confessò il dottor Sonx.
"Che ne è di Shivhek?" - domandò la trill.
"Sta bene. Meglio, molto meglio di quanto non abbiamo fatto credere in giro - disse il medico - Buffo, vero, che nessuno si ricordi che in una infermeria federale ci sono sempre dei proiettori olografici. In genere, servono al medico di emergenza... Ma in questo caso, ci sono serviti per replicare una immagine del corpo del capo Shivhek in modo da far credere a... - esitò - Ad alcune persone... Che il nostro vulcaniano preferito era ancora in un ciclo di autocura. Mentre il vero Shivhek in realtà era tornato al lavoro. Un lavoro estremamente delicato, devo aggiungere."
"E fra queste persone da tenere all'oscuro, c'ero anche io? Perché?"
"No, no, no! - Dal-Amar Sonx balzò di nuovo in piedi - Per evitare qualunque tipo di indiscrezione, il capitano ha ordinato che il piano fosse al corrente solo delle persone incaricate di metterlo in esecuzione. Fra queste, c'ero anche io, ma solo per la parte che consisteva in procurare un alibi al comandante Shivhek prima del suo imbarco. E per quel che mi riguarda, non so altro. Il capitano non mi ha detto altro. Non avrei dovuto spegnere i proiettori olografici, ma ho pensato che dovevo riprogrammarli per tempo, in modo da avere sottomano il MOE quando fossero arrivati i feriti."
"Capisco - la voce non poteva uscirle più asciutta.
"Le assicuro, consigliere, che il capitano ha la massima fiducia in lei - disse il medico - Non le avrei detto nulla altrimenti. Sono altre le persone che devono a tutti i costi essere tenute all'oscuro"
"Vuol dire, i romulani?"
Il medico assentì.
"Ma certo... Se non altro, adesso mi spiego perché il piano sia stato tenuto segreto anche a me... - disse Shanja, come a sé stessa - La moglie dell'ambasciatore romulano è una betazoide. Una telepate come lei avrebbe potuto scoprire il piano facilmente. Le bastava leggere il pensiero nella mente delle persone coinvolte" -
"Sono contento che abbia capito" - disse l'altro.
"Forse ho capito più di quanto vorrei... - ribatté Shanja - Perché Khish si trova con Shivhek, non è vero?"


Plancia Fearless
02/04/2392
ore 15:32



"Comandante... Non trova strano questo tipo di comportamento?" - L'ingegnere capo Shivhek si scostò dalla postazione di ingegneria per avvicinarsi alla poltrona del capitano. La luce azzurra dell'occultamento pervadeva la plancia dando l'impressione di muoversi in un acquario. Accennò allo schermo centrale, dove campeggiava in distanza la poppa della IRS Menkent. Khish si girò a sua volta verso lo schermo prima di rispondere:
"Si, ho notato anche io. Teoricamente, la loro è una missione segreta, ma non sono entrati in occultamento"
"E' come se volessero essere seguiti." - continuò Shivhek.
"O come se avessero deciso di farci deliberatamente da apripista..." - replicò il comandante.
"Potrebbero sapere che li talloniamo - affermò l'ufficiale scientifico. Le sue antenne piegarono in avanti, in direzione della nave sullo schermo - Potrebbe anche essere un depistaggio, ma per quanto la situazione sia complicata, penso che i romulani vogliano sinceramente che la loro gente torni a casa. E comunque, la rotta è coerente con le informazioni che ci hanno dato. Quanto manca all'arrivo nel sistema di Benghal?"
"Meno di quaranta minuti, a questa velocità" - rispose Shivhek, dopo aver controllato sul monitor - In linea con i tempi previsti. Saremo puntuali all'appuntamento con il Branco"


Fascia di asteroidi
Nave Harad
ore 16:00


Le due ore di dilazione erano quasi trascorse, ma Chani, primo della sua famiglia ad arrivare alla carica di Harad, ancora non si risolveva a dare l'ordine di partenza per il rendez vous con i romulani. Gli alieni erano già stati caricati a bordo delle navi, a gruppi di due o tre persone per ciascuna. Tutti, tranne il pezzo pregiato della collezione, quel Jackal che era il figlio del... come si chiamava, nella loro lingua? Chani alzò le spalle, rendendosi conto troppo tardi che il gesto era stato notato dal personale di plancia... E che non poteva sapere che cosa ne avrebbero pensato. Chani si guardò intorno. Gli occhi dei suoi uomini si abbassarono di colpo sugli strumenti, evitando di incontrare il suo sguardo. Tutti tranne quelli di Naul, che sostenne il suo sguardo per un lungo istante prima di voltarsi di nuovo verso gli strumenti.
Gli erano arrivate alle orecchie le voci che circolavano sul suo conto sul pianeta: che era arrivato troppo giovane al comando, che era troppo arrogante o altezzoso... Anche quello che aveva dovuto fare per reprimere la rivolta su Uria gli aveva causato più nemici che approvazione. Era stato sanguinoso, certo, ma non aveva potuto fare altrimenti...
Tornò a fissare dritto avanti a sé, fingendo di leggere i rapporti che comparivano sul piccolo monitor della poltrona.
Tutte quelle voci sarebbero scomparse quando avesse avuto una definitiva vittoria in battaglia. Quella colonia romulana, posta sfacciatamente al limite della loro zona d'influenza, era stata per lui una vera fortuna. Da una parte, perché distruggerla aveva significato dare un segnale ai suoi nemici su Uria, insufficiente a metterli a tacere una volta per tutte, ma pur sempre un segnale. Aveva dimostrato di essere deciso a difendere i confini da chiunque. E poi, c'era stato il secondo colpo di fortuna di Chani: Jeckal.
*Se su Uria sapessero che mi sono accordato con i romulani... O almeno, con qualcuno di quegli alieni...*
Sarebbe stato molto più semplice, pensò l'Harad, se lui non avesse avuto bisogno di loro.
Anche a lui ripugnava la sola idea di quel contatto. Secondo la storia che tutti gli Uriani imparavano a scuola, i contatti con le popolazioni provenienti da altri pianeti all'inizio erano stati amichevoli, facili, perfino proficui per l'avanzata delle scienze... Ma poi gli alieni a mano a mano che la storia procedeva, avanzavano insidiosamente sul loro pianeta, infilandosi nelle menti degli uomini e delle donne con le loro usanze estranee, con le loro tecniche abnormi che arrivavano a mutarne i corpi, favorendo la nascita di orrende aberrazioni... E di fronte alle proteste, arrivavano perfino a sostenere che loro avevano solo fatto venire fuori qualcosa di connaturato negli Uriani stessi!
"Signore...?" - Chani si voltò, fulminando con lo sguardo lo sventurato che aveva osato distrarlo dai suoi pensieri. Naul, naturalmente! Il timoniere era un anziano, uno dei pochi superstiti del Primo Branco. Si era sempre sentito a disagio in sua presenza. Nei suoi occhi percepiva il confronto inevitabile con gli Harad che l'avevano preceduto. L'avrebbe messo a terra volentieri, ma era un buon pilota ed era difficile da rimpiazzare... Cosa che l'altro sapeva molto bene.
"Cosa?" - sbraitò.
"La rete è pronta, mio Harad. Attendono solo il suo comando per partire" -
La frase era rispettosa, in apparenza, pensò Chani furioso. Naul non gli avrebbe mai dato il pretesto di accusarlo di insubordinazione, ma era chiaro quello che stava dicendo in realtà: che cosa stiamo aspettando? Dubiti del tuo stesso piano, ragazzino?
Non poteva più tornare indietro. Doveva dare l'ordine.
"Sia - disse - Prima formazione. Coordinazione tober. Rotta sicura attraverso la fascia di meteoriti. Andiamo!"
Gli rispose il diffuso ronzio dei motori che aumentava sensibilmente di volume. Avvertì la lieve pressione sul petto che gli smorzatori inerziali non potevano cancellare del tutto. Lo sfondo nero dello schermo si punteggiò di microscopiche stelle che scivolavano armoniose da un riquadro all'altro della griglia di navigazione, accostandosi le une alle altre come uno stormo di uccelli migratori nel cielo d'autunno.
Il Branco si stava muovendo. Ogni volta che vedeva quello spettacolo, Chani non poteva fare a meno di ricordare le parole del suo antico maestro di pilotaggio. Il Branco non è un insieme di navi, ragazzo. Il Branco è uno stormo di creature viventi, una unica schiera mistica che si muove e respira insieme ed insieme muore...
Muore? Aveva chiesto il ragazzo che era stato Chani. Allora, ricordò con una punta di amarezza, nessuno - lui, meno di tutti - avrebbe potuto concepire anche solo l'idea che il Branco potesse essere sconfitto. Era successo un anno prima, per la prima volta nella storia di Uria.
Ma non sarebbe successo mai più. Chani l'avrebbe potuto giurare.


Nave romulana
ore 16:00



"Dobbiamo contattarli, ri'ov?" domandò Osha.
"Siamo sicuri dell'identificazione?" - chiese lui di rimando.
"Confermato. Si tratta della IRS Menkent, di stanza presso DS 16 Gamma"
Se c'era qualcosa che Jerril non si era aspettato, era la comparsa di una nave romulana proprio lì, nel sistema Benghal. La seguì sullo schermo mentre usciva dalla curvatura per andare ad immettersi nell'orbita di Benghal IV. Lamak non gli aveva parlato di quella nave... Perché si trovava lì?
"No - decise - Se provengono da DS 16 Gamma, sicuramente sapranno che noi siamo qui. Se la loro missione prevede di contattarci, saranno loro a farlo"
"Signore... Credo che non siano soli" -
Jerril si alzò dalla poltrona, andando a fissare la consolle tattica, alle spalle dell'uomo che aveva appena parlato:
"Navi in occultamento?"
"Non posso esserne sicuro" - rispose l'uomo, puntando con il dito ai dati che scorrevano sulla consolle - Ma rilevo delle tracce. C'è almeno un'altra nave insieme alla Menkent"
Una nave in avanscoperta, almeno un'altra in copertura, rifletté Jerril. Non gli risultava che i federali avessero dato il permesso alla loro Flotta di passare attraverso il tunnel spaziale bajoriano. Se Lamak era riuscito a strappare quel permesso alla Federazione, era un ambasciatore anche più bravo di quanto lo avesse ritenuto fino a quel momento. Forse era per questo che Lamak aveva loro imposto di aspettare: stava mandando rinforzi...
"Signore! - la voce di Osha lo richiamò - Dalla parte della fascia di meteoriti!"
Jerril si voltò di scatto verso lo schermo:
"Ingrandire!" -
Dalla fascia di meteoriti stavano sbucando dozzine di piccole navi, anche più piccole di quella che avevano inseguito poche ore prima. Scivolavano fra le masse rocciose, una dietro l'altra, con regolarità, allontanandosi e riavvicinandosi le une alle altre come uno sciame di insetti in volo dietro la regina.
"Spostiamoci - ordinò Jerril - Tattico, massima energia agli schermi. Timoniere, fissi la rotta, un quarto impulso: ci mettiamo in orbita interna, il più possibile vicino al sole del sistema. Quelle navi non possono avere una schermatura come la nostra... Non ci raggiungeranno e per quante tracce possiamo aver lasciato da queste parti, le radiazioni solari le copriranno."
"Rotta impostata" - rispose il timoniere.
"Un quarto impulso, via!" - non poté fare a meno di provare un senso di urgenza. Le piccole navi emergevano dalla fascia di meteore con le medesime mosse danzanti che Jerril aveva già visto. Una, due, tre, la terza nave emergeva puntando il muso a ore undici, quindi stallava per dodici secondi prima di ridare energia ai motori e riunirsi alle altre ricomponendo la parata.
"Ho scansionato qualcuna delle navi - riemerse Osha - A bordo delle navi del Branco risultano in media dai tre ai cinque Uriani. E due o tre romulani..."
"Romulani?" -
"Confermo, signore - rispose il tattico, al posto di Osha - I nostri non si trovano su tutte le navi del nemico, ma sono a bordo"
"Non capisco... - mormorò tra sé il capitano - I kroger hanno commesso una strage per impadronirsi degli scienziati di Benghal IV... Adesso, li restituirebbero senza combattere?"
"Se posso osare, signore... - azzardò il tattico - Non sappiamo se sia stata promessa ai kroger una qualche contropartita in cambio di quelli dei nostri che sono stati prelevati su Benghal IV."
"Può darsi... - sospirò. Jerril detestava dentro di sé l'idea di essere arrivato fin là solo per stare a guardare. Sullo schermo centrale, nonostante le interferenze delle radiazioni solari di Benghal, continuavano ad apparire le piccole navi del Branco, attraverso gli spazi lasciati dalle masse rocciose.


DS 16 Gamma
Alloggio del capitano Spini
Ore 16:00



"Sono stanco di aspettare qui!" - l'ambasciatore Lamak stava schiumando di rabbia. Il perimetro dell'alloggio del capitano Spini assumeva ai suoi occhi la superficie di una gabbia di leoni in un antico circo terrestre.
*Con Elisabeth Stern nel ruolo del domatore * pensò il romulano.
"Stia calmo, ambasciatore - disse Elisabeth - In questo momento, è tutto nelle mani del comandante Khish e del comandante Shivhek..."
"Un momento... Vuol dire che sono già partiti? - domandò lui - Quel vostro assurdo piano è già operativo?"
"Naturalmente. Si, sono già partiti. Anzi, a quest'ora devono essere già arrivati nei pressi del sistema Benghal"
Lamak quasi si mise a ridere:
"Ma che bel piano! - commentò - Due sole navi, anzi: chiedo scusa... Saranno ben tre, con la Menkent. Tre navi, di fronte a quella pioggia di piccoli bastardi che si fanno chiamare il Branco! Come se non avessimo visto che cosa sono capaci di fare!"
"Esatto. Il capitano lo ha visto. L'ambasciatrice lo ha visto. Il comandante Khish lo ha visto..." - ribatté, polemica, Elisabeth Stern - Eravamo tutti qui quando il Branco ha assaltato la Base, l'anno scorso. Sappiamo chi sono... Sappiamo come pensano. Che tipo di armi hanno. E sappiamo come contrastarli... E del resto, anche se non lo sapessimo, non c'è la vostra flotta appena oltre il tunnel spaziale, pronta ad intervenire?"
"Certo che è lì... Bloccata dagli assurdi veti della vostra Federazione!" - disse Lamak.
"E resterà lì - disse Elisabeth con sicurezza - La Base non verrà assalita. Le nostre navi riprenderanno i vostri scienziati"
* Ma solo loro * - pensò Lamak sempre più esasperato - *Jekal non faceva parte dell'accordo con quel piccolo bastardo che si fa chiamare Harad... Quindi non verrà liberato e la guerra non sarà scongiurata dal vostro brillante piano, dannazione! Ed io, intanto, sono bloccato qui...*
Il cicalino della porta iniziò a suonare. Elisabeth Stern si irrigidì.
"Che succede? - domandò Lamak - Il capitano aspetta altri ospiti? O magari le ha spedito il cambio della guardia?"
"No, ambasciatore. Nessuno è autorizzato ad entrare qui dentro, fino a nuovo ordine"
Il campanello suonò ancora. Elisabeth si accostò alla porta, sfilando dalla fondina un piccolo faser. Tenendosi dietro lo stipite, sbloccò con un gesto l'apertura. La porta si aprì su un corridoio vuoto. Lamak percepì un movimento alle sue spalle e fece appena in tempo a gettarsi a terra, mentre un raggio di energia colpiva alle spalle la dottoressa Stern...


DS 16 Gamma
Ponte di comando
ore 16:03



"La Menkent ha trasmesso di essere entrata in contatto in questo momento con il Branco - il tenente Riccardi si girò verso il capitano Spini, che si alzò dalla sua postazione - Sembra che ci siamo..."
"Siamo in grado di collegarci ai loro sensori?" - domandò l'ambasciatrice T'Lani. Sherja fece un cenno verso il tenente Givi, che assentì:
"Con un ritardo di qualche secondo rispetto al tempo reale, capitano. Posso mettere sullo schermo la trasmissione della Menkent, ma non abbiamo l'audio. E' troppo disturbato"
"Penso che potrebbe essere una buona idea rimandare la stessa trasmissione anche allo schermo del suo alloggio, capitano Spini - suggerì in un soffio la vulcaniana, avvicinandosi al capitano - L'ambasciatore Lamak di sicuro apprezzerebbe il fatto di essere informato della situazione"
"Temo non sia possibile... - sussurrò a sua volta il capitano Spini - Il terminale del mio alloggio è stato temporaneamente disabilitato... Purtroppo, il comandante Shivhek non è disponibile per la riparazione"
"Capisco... - si ritrasse l'ambasciatrice. Sullo schermo centrale intanto erano apparse - fra disturbi e distorsioni - le sagome delle navi del Branco.
"Secondo la trasmissione della Menkent, i romulani sono sparsi a piccoli gruppi in un numero molto alto di navi... Il capitano sta trattando in questo momento con l'Harad" - aggiunse Riccardi
"La Menkent è in grado di identificare la nave sulla quale si trova l'Harad?" - domandò vivacemente l'ambasciatrice. La Spini accennò al tenente Riccardi di rispondere:
"Si, ambasciatrice" - fece il capo sicurezza.
"Hanno iniziato lo scambio" - disse Riccardi dopo un secondo - "I tober vengono messi uno ad uno sulla piattaforma del teletrasporto. Stanno trasferendo... Ecco, hanno appena confermato che i primi prigionieri sono stati trasportati a bordo della Menkent"
I tober, pensò Sherja Spini. Shivhek li aveva definiti insieme il loro punto di forza ed il loro punto debole. Ricordava di avere chiesto al capo ingegnere perché dei comunicatori erano così vitali per la strategia dei kroger. Il vulcaniano le aveva risposto che non erano semplici comunicatori: erano innanzi tutto estremamente potenti. Ogni singolo tober con un solo impulso concentrato era in grado di raggiungere tutti e contemporaneamente i computer di navigazione delle navi del Branco, in modo da far loro elaborare le coordinate di attacco. In secondo luogo, occorreva ricordare che i kroger, appunto, attaccavano in Branco... Ossia con gruppo numeroso di navi in formazione serrata, che necessitava di una coordinazione estremamente precisa, che veniva data appunto da quei computer di navigazione, che consentivano anche di ridurre la consistenza dell'equipaggio per ogni nave.
A voce alta chiese:
"Quanto ci vorrà per lo scambio?" -
"I prigionieri superstiti sono centonovantadue - rispose Riccardi - Sulla Menkent stanno adoperando anche le piattaforme di teletrasporto d'emergenza, quindi vengono trasportati una dozzina di prigionieri per volta. Direi non più di un quarto d'ora..."
Il suono acuto dell'allarme la fece sussultare:
"Che succede?" - gridò il capitano.
"E' un allarme di sicurezza, capitano - rispose Riccardi - Qualcuno ha sparato un colpo di faser"
"Dove?"
Riccardi fissò lo schermo della sua consolle:
"Nel suo alloggio, capitano!"


Alloggio del capitano Spini
Ore 16:07



L'aria sapeva di ozono e di polvere bruciata. Elizabeth Stern era a terra, e Lamak avvertì mani che lo afferravano per un braccio, costringendolo a rialzarsi.
"Liven! - gridò, riconoscendo il primo ufficiale - Che sta facendo?"
"Il mio dovere! - rispose l'altro - Libero il mio ambasciatore dalla prigionia! Venga con me!"
Liven trascinò Lamak attraverso la porta. Il corridoio era ancora libero, ma sapeva che gli uomini della sicurezza non avrebbero tardato ad arrivare.
Il primo ufficiale attraversò il corridoio, diretto ad una paratia. Puntò di nuovo il faser e sparò. Nella paratia comparve un largo squarcio dai bordi arroventati. Proteggendosi con un lembo della tuta, Liven si infilò nello squarcio. Lamak esitò, pensando alle conseguenze. Oltre il suono dell'allarme avvertì grida di uomini e rumore di passi di corsa, quindi si insinuò a sua volta nella breccia.
*Un tubo di Jeffries! - pensò Lamak - * Ma non ci metteranno molto ad inseguirci...*
Il tubo era quasi privo di luce. Avvertì, più che vedere, i pioli di una scala ed iniziò a scendere.
"Dove stiamo andando? - gridò l'ambasciatore, per farsi sentire oltre l'allarme - Questo tubo non può portare alla delegazione romulana!"
"Non andiamo alla delegazione romulana. Basterà arrivare alla piattaforma di carico" - rispose Liven - Un teletrasporto ci porterà all'interno di una navetta della Flotta Imperiale, la stessa da cui mi sono trasportato direttamente nell'alloggio del capitano Spini, dopo aver scoperto che fine aveva fatto lei. I federali non possono bloccarla senza rischiare una rottura con l'Impero... Ma dobbiamo arrivarci, prima"
Lamak continuò a scendere lungo la scaletta, meccanicamente, mentre i suoi pensieri prendevano un'altra direzione. Una navetta della Flotta Imperiale? C'erano due sole navi romulane in questo momento nel Quadrante Gamma, che lui sapesse, e si trovavano entrambe nel sistema Benghal. Il grosso della Flotta Imperiale era ferma al di là del tunnel spaziale. Chi aveva dato l'ordine di muovere un pezzo dello scacchiere? Liven? Non ne aveva l'autorità. Il pretore Sellok? Se avesse saputo che il suo ambasciatore veniva trattenuto nell'alloggio del capitano, lo avrebbe ritenuto una violazione del trattato e avrebbe fatto attraversare il tunnel non ad una sola nave, ma a tutta la Flotta.
Si bloccò, dandosi dello stupido. Lo stress degli ultimi giorni doveva avere sul serio compromesso le sue facoltà cerebrali se era stato così lento a capirlo.
"Presto, ambasciatore! - sentì sibilare Liven - Si riposerà più tardi!"
Non era il momento di far capire a Liven che aveva capito, così riprese a scendere. Liven aveva un faser: quello che aveva appena usato su Elisabeth. Un faser, non un disintegratore romulano. Se in quella scala gli avesse sparato vaporizzandolo, i residui di emissione energetica avrebbero spinto a sospettare i federali dell'omicidio. Sellok - che da quando il figlio era andato perduto in quella disgraziata colonia non ragionava più - avrebbe considerato anche quello un affronto degno di violazione del trattato di alleanza.
Non aveva altra scelta. Doveva fuggire.


Sistema Benghal
Ore 16:15



La Menkent sullo schermo sembrava un cetaceo circondato da squali luminescenti, che le navigavano intorno a cerchi concentrici.
"Manca poco" - mormorò Khish, concentrato.
Pochi prigionieri ancora. Pochi tober da consegnare. Poi sarebbe cominciata la partita vera...
"Sta succedendo qualcosa!" - Shivhek esclamò, facendolo sussultare.
"Cosa?"
"Ho intercettato una comunicazione - disse rapidamente il vulcaniano - I primi tober ad essere stati consegnati sono stati controllati. Hanno capito che sono stati modificati! Comandante, dobbiamo agire subito!"
"Maledizione!- urlò Khish, furioso - Presto, Shivhek... Attivi i tober!"
Il capo ingegnere non si fece ripetere il comando. Un lungo sibilo attraversò la plancia mentre il comandante Shivhek girava una manopola posta sulla propria consolle.
"Eseguito!"
Khish si girò di nuovo verso lo schermo centrale, cercando nella rotta degli squali il cenno che il piano stava funzionando.
E d'improvviso, lo vide. Vide le piccole navi che iniziavano a sbandare, perdendo la linearità della rotta che avevano tenuto fino ad allora. Un sorriso aleggiò sulle labbra dell'andoriano, vedendo che lo sciame ordinato perdeva consistenza, si sfaldava, mentre qui e là, cominciavano ad apparire dei lampi lì dove le navi troppo vicine collidevano le une con le altre.
"Rapporto!" -
"Le navi del Branco sono disabilitate. Tutte!" - Khish avrebbe giurato di aver sentito una vena di esultanza nella voce del vulcaniano.
"Questa passerà alla storia come la battaglia meno combattuta della storia della Flotta Stellare..." - commentò l'andoriano.
"La Menkent ha alzato gli scudi. - segnalò il timoniere - E... Signore, un'altra nave romulana si sta disoccultando"
"Dev'essere quella di cui ci ha parlato l'ambasciatore Lamak Le mandi i miei saluti. Usciamo dall'occultamento. Scudi alzati. Andiamo a prendere l'Harad, presto!"


Nave Harad
Ore 16:16



"Non funziona più niente!" - urlò Naul - Tutti i sistemi sono disabilitati!"
"Abbiamo perso anche l'energia del supporto vitale!" - gli fece eco un'altra voce.
La plancia di comando era piombata in una oscurità quasi totale. Chani si aggrappò al bracciolo della poltrona, cercando alla cieca un mezzo per riavviare le strumentazioni di bordo. Riuscì ad aprire lo sportello della consolle. Sentì sotto le dita i cavi della fibra ottica. Li strappò, ottenendo una scintilla azzurra.
Un urto lo scagliò lontano dalla poltrona. Si ritrovò sul pavimento. Il suo volto era bagnato di qualcosa di caldo e appiccicoso. Non aveva bisogno di vedere per capire che si trattava di sangue.
"Cosa è stato?" - biascicò, cercando di tirarsi a sedere.
"Siamo alla deriva, signore!" - rispose l'altro - Dobbiamo aver urtato un'altra nave..."
"Ci stiamo distruggendo tra di noi!" - mormorò Chani. Non doveva finire così!
C'era luce nel corridoio. Per un attimo sperò che il sistema di sicurezza fosse riuscito a riavviarsi, ma si rese conto che si trattava di torce, di uomini, di teletrasporti.
"Proteggete l'Harad!" - sentì Naul urlare di nuovo. Lampi schizzarono da un lato all'altro della plancia, illuminando per brevi istanti la rovina che era stata la sua nave, il suo orgoglio.
"Non c'è più nulla da proteggere, Naul" - non aveva bisogno di luce per trovare la posizione dell'impianto che avevano tutti i kroger. Nessun alieno avrebbe messo le mani su di lui.
"Per l'Epurazione!" - gridò, mentre il veleno diffondeva il gelo nel suo corpo.



DS 16 Gamma
Ore 16:20


L'eco trasportava le voci degli inseguitori. Lamak si fermò a guardare indietro, ma venne strattonato dal sub comandante:
"Ci stanno alle spalle, ambasciatore. Dobbiamo fare in fretta, prima che possano tagliarci la strada"
Lamak assentì, sperando di farlo in modo convincente. Si chiese se sarebbe riuscito a trattenere Liven abbastanza da ricadere nelle mani degli uomini della sicurezza della Base. Qual era il destino peggiore?
La scala li aveva portati ad uno snodo tra tubi di Jeffryes. Il sub comandante imboccò decisamente una delle derivazioni, quindi si fermò all'altezza di una grata di ventilazione:
"Siamo arrivati" - disse Liven, scostando la grata ed infilandosi nell'apertura. Un tonfo leggero disse a Lamak che l'altro aveva toccato terra. Fece per imitare il primo ufficiale, ma un lampo illuminò il riquadro come una finestra. Sentì il rumore sordo di un corpo che piombava a terra. Lamak si ritrasse:
"Liven? - provò, vedendo una sagoma scura inquadrata dalla cornice della grata - E' lei?"
"Devi farti correggere la vista, se adesso mi scambi per Liven!" -
"Rain!" - Lamak si buttò nell'apertura. La luce improvvisa della sala di carico gli fece battere le doppie palpebre. Atterrò vicino al corpo inerte del primo ufficiale - Tu qui? Come hai fatto?"
"Ho seguito i pensieri di Liven" - gli rispose la betazoide, abbracciandolo - Ma come hai fatto a fidarti di lui? Perché lo hai seguito fino qui?"
"Mi stava facendo fuggire..." - si interruppe - Un momento..."
Rain si accorse che il marito si irrigidiva. Si scostò da lui, fissandolo con occhi preoccupati.
"Non giungere a conclusioni affrettate, tesoro" - disse la betazoide.
"Tutte quelle chiacchiere che ha fatto T'Lani a proposito di bloccarti fuori dai miei pensieri... Erano tutte fatte per depistarmi, vero? Ma certo... Non avrebbero mai potuto farlo senza di te. Non avrebbero mai potuto sequestrarmi. Tu l'avresti sentito prima e mi avresti avvertito. Ma non l'hai fatto. Non l'hai fatto perché eri d'accordo con loro. Con i federali" - L'afferrò per le spalle:
"Sei sempre stata d'accordo con i federali?"
"Sempre? No. Solo per questo affare" - rispose tranquilla Rain.
"Tu... Non sai neanche negare?
"Perché dovrei? E' per te che l'ho fatto." - si sciolse dalle mani del marito.
"Per me? Sei complice del mio sequestro nell'alloggio del capitano... E l'hai fatto per me?" -
"Certo che l'ho fatto per te - si passò una mano fra i capelli - Tu eri bloccato tra la tua lealtà nei confronti di Sellok e la necessità di preservare l'alleanza tra l'Impero Romulano ed i Federali. Sapevi che seguire gli ordini di Sellok significava bruciare l'alleanza. Ma io non ho avuto ordini da seguire... Così, ho fatto un patto con l'ambasciatrice."
"Le hai detto di Jekal?"
"Lo sapeva già... Anche se non da molto, a quello che ho potuto leggere nella sua mente"
Un mugolio lo fece voltare. Il corpo di Liven si stava muovendo di nuovo.
"Si sta svegliando. Sarà meglio continuare questa conversazione a casa" - propose la donna, aggiungendo un bacio in punta di labbra al suggerimento.
"Liven?"
La donna accennò al tubo di Jeffries da cui era emerso pochi minuti prima:
"Se ne occuperanno gli uomini della sicurezza della Base. Saranno qui fra poco - disse Rain prendendolo per mano. Si avviarono attraverso la porta della sala, inoltrandosi nei corridoi - Dopotutto, lui è assegnato ufficialmente a questa Base, no?"
"Già. Immagino che la Tal Shiar sia diventata poco selettiva, in questi tempi di crisi" - e con questa battuta acida, Lamak chiuse la porta della sala dietro di sé.

Nave Harad
Ore 16:20




"Maledizione, maledizione, maledizione! - gridò Khish, fissando il corpo del giovane Harad riverso per terra - Siamo arrivati troppo tardi!"
La scena era illuminata dalle torce della squadra di sbarco. I kroger erano in ginocchio, disarmati e circondati. Ma non erano loro l'obiettivo dell'operazione. Il vero, unico obiettivo dell'intera operazione era il mucchio di stracci che era stato il comandante supremo di quel loro dannatissimo Secondo Branco. L'operazione era perfettamente riuscita, ma il paziente... Il paziente era lì.
Lo toccò: era caldo. Il sangue che era colato dalla fronte dell'uomo si stava appena rapprendendo. Khish si chiese quanti anni avesse.
"Era giovane" - uno dei kroger interloquì con i suoi pensieri. Khish si girò, sorpreso.
"Si stava chiedendo quanti anni avesse, vero?" - domandò l'altro. L'uomo che aveva parlato sembrava sicuramente più anziano del comandante che aveva avuto.
"Era giovane. Non avevo molto rispetto di lui, lo devo ammettere. Ma ha fatto il suo dovere fino in fondo."
"Dov'è Jekal?"
"Chi?" - rispose l'altro, sarcastico. C'era da aspettarselo, pensò Khish, furioso.
"Portateli via - ordinò - Teletrasporto diretto in cella di detenzione."
Uno degli uomini della squadra di sbarco assentì, e si piegò per mormorare qualche parola al comunicatore.
L'ufficiale scientifico osservò il gruppo che svaniva nella luminescenza del teletrasporto, quindi si guardò intorno, cercando di intuire il ruolo e la funzione delle strumentazioni di bordo. Da uno sportello sotto la consolle di fronte alla poltrona centrale pendevano delle fibre ottiche. Khish si chinò sullo sportello, cercando di individuare i comandi dei diari di bordo.
Sentì vibrare il proprio comunicatore e lo premette:
"Qui Khish"
=^= Ho parlato con il comandante dell'altra nave romulana.=^=
"Jerril?"
=^=Si - rispose - Mi ha spedito una registrazione fatta dalla sua nave qualche ora fa. Hanno seguito un ricognitore del Branco dal sistema Benghal fino alla fascia di asteroidi...=^=
"Lo sapevamo. Ce l'ha detto l'ambasciatore Lamak, no?" - rispose Khish, continuando a frugare fra i contatti.
=^=Il ricognitore ha seguito una condotta anomala nel tornare all'interno della fascia degli asteroidi. Ritengo di avere individuato la rotta attraverso la fascia di asteroidi.=^=
"Io invece credo di aver individuato i diari di bordo di questa nave... - disse Khish, prelevando i chip di memoria dalla consolle di comando - Torno a bordo. Uno da teletrasportare!"


Sistema Benghal
Ore 16:31


Il capo ingegnere si piazzò ai comandi della navetta.
"Pronti?" - Gli uomini della squadra di sbarco si sedettero sulle poltrone dietro di lui, agganciando le cinture di sicurezza, quindi dettero il segnale di ok.
Di fronte a lui si spalancò il portellone dell'hangar. Attese il via della plancia, quindi iniziò la manovra di allontanamento. Dovette settare al massimo i deflettori di navigazione, visto che lo spazio intorno alla nave era cosparso di detriti delle navi entrate in collisione le une con le altre. Le tre navi in zona si stavano impegnando a raccogliere il maggior numero possibile di naufraghi nemici, ma era impossibile dire se fossero stati salvati tutti... Tutti tranne l'Harad, naturalmente.
*Tober... - pensò Shivhek, guardando la scena attraverso il vetro della navetta - Il punto di forza dei kroger era anche il loro punto debole. Tu lo sapevi, non è vero, Gladia? *
Non aveva pensato di meditare mentre attraversava il campo di battaglia, ma gli era venuto quasi spontaneo. Sentì nelle narici il profumo che le ricordava, e l'ombra di Gladia gli apparve di nuovo, come se fosse stata seduta al suo fianco.
* Si, lo sapevo * - rispose l'ombra. Gladia non aveva più l'effetto devastante che aveva avuto le prime volte. Era riuscito a separare sé stesso dall'impronta che aveva lasciato su di lui.
*Probabilmente è perché adesso so...* - si disse il capo ingegnere, tenendo salde le dita sui comandi della navetta - * So che tu adoperavi i tuoi ferormoni come un'arma. L'hai adoperata su un uomo che poi hai spedito a distruggere una fabbrica sul pianeta degli Wadi. L'hai adoperata su di me...*
*E' vero - gli rispose l'ombra di Gladia - Ma sai anche perché ho fatto tutto questo...*
Con una manovra evitò una massa metallica che era stata probabilmente la gondola di una nave kroger, quindi puntò verso l'apertura nella fascia di asteroidi. Le mine poste dai kroger non erano né occultate né autoreplicanti come sarebbero state quelle federali, ma questo non le rendeva meno letali. Gli uriani avevano posto le mine a grappolo, nascondendole ai sensori grazie ai residui metallici contenuti nei bolidi rocciosi che formavano la fascia.
Infilò il corridoio, così come lo aveva individuato, girando due volte su sé stesso per evitare che i pattini della navetta s'incastrassero nei cavi di un gruppo di mine. Un nuovo muro di mine gli apparve di fronte all'improvviso. Shivhek spense di colpo i motori e la navetta stallò, precipitando per vari metri grazie all'attrazione magnetica di un meteorite più grande degli altri.
Contò i secondi, come aveva visto fare all'equipaggio di plancia della nave romulana nel filmato. Nel muro di mine si spalancò un pertugio. Shivhek riaccese i motori e si diresse in quella sorta di pericoloso tunnel cosparso di masse rocciose.
Le mine si diradarono, scomparvero. E dopo qualche istante tornò ad apparire uno spazio libero immerso nella fascia di asteroidi.
"Signore... Che cos'è quello?"
Il tenente Parson si era alzato dalla sua postazione per guardare affascinato la manovra. Stava puntando il dito attraverso il vetro della navetta, ad ore undici, dove era spuntato un oggetto oblungo, luminescente.
"Sembra una piccola base provvisoria, nascosta nella fascia di asteroidi. Credo che sia la nostra destinazione" - il capo ingegnere corresse la rotta della navetta, quindi sondò l'oggetto con i sensori - Individuo... solo una quindicina di esseri senzienti di razza uriana. E..." - non nascose un certo compiacimento - un essere di razza romulana. Ho le coordinate, signori... Andate a prenderlo".
Era rimasto solo, salvo che per l'ombra di Gladia ancora seduta al suo fianco nella postazione di pilotaggio. Shivhek la guardò, ricordando la piega dei suoi capelli vicino alla fronte, gli occhi profondi, le labbra... Non provava nulla.
"Addio, Gladia" - disse. L'ombra svanì.




Pochi giorni dopo.

Ufficio dell'ambasciatore romulano
ore 17:00



Lamak si alzò in piedi, stupito per la visita:
"Ambasciatrice... E' una sorpresa"
La vulcaniana non attese di essere invitata ad accomodarsi. Prese posto nella consueta poltrona di fronte alla scrivania del collega romulano, quindi gli porse una scatola:
"Té verde vulcaniano della qualità migliore. Per lei..."
"Un dono di riappacificazione?" - fece Lamak, accettando la confezione.
"Può darsi. Spero che non serbi troppo rancore per il piccolo... trattenimento che le abbiamo organizzato presso l'alloggio del capitano Spini qualche giorno fa"
Lamak appoggiò la scatola pesante sulla scrivania, quindi si sedette sulla propria poltrona:
"Mia moglie mi ha già parlato a lungo. Del resto, sono dell'opinione che l'esito della situazione con i kroger - per quanto ottenuto in maniera a mio parere rischiosa ed avventata - sia stato abbastanza accettabile da passar sopra anche a... piccole indelicatezze"
"Sarebbe stato ancora più rischioso ed avventato, a mio parere, rompere il trattato di alleanza tra noi, i Klingon e l'Impero Romulano, spedendo senza richiesta una flotta nel Quadrante Gamma... Non trova?" - chiese T'Lani - "A proposito... Ha notizie del senatore Hamak?"
Il romulano sogghignò:
"E' uno dei nostri più eminenti uomini politici. Gode di ottima salute... Anche se temo che negli ultimi giorni la stima in cui lo teneva il Pretore Sellok sia un po' diminuita. Soprattutto da quando gli sono stati recapitati i diari di bordo prelevati alla nave dell'Harad."
"E... a proposito di salute... - la donna esitò, cercando le parole - Può dirmi come sta il giovane Jekal?"
La fronte di Lamak si corrugò:
"Le sue ferite fisiche stanno guarendo... Per il resto, penso che sia questione di tempo. Ma è giovane. Ha tempo."
L'ambasciatrice si rialzò dalla poltrona:
"Le visite improvvise dovrebbero essere sempre molto brevi. Spero di rivederla presto, ambasciatore Lamak"
"Io sarò sempre qui, ambasciatrice"