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USS TOKUGAWA - MISSIONE 01 RSS USS TOKUGAWA - Missione 01

01.03 " Partire! Eppur si deve... "

di Lev Antoine Des Ayes, Pubblicato il 18-05-2014


Flashback - Mare aperto - Baia di Bolinas - S. Francisco - 18 marzo 2390 - Ore 03:18 - Data Stellare 67208.60


Il candeliere doveva essere riparato, così come l'osteriggio di dritta che non chiudeva più bene.
Quella notte, la baia di Bolinas era immersa nell'oscurità. In lontananza le luci di San Francisco sembravano tante minuscole fiammelle che davano luce al grande arco del Quartier Generale della Flotta. Il candeliere doveva essere riparato, la battagliola non poteva andare avanti in quello stato ed anche le draglie iniziavano a risentirne - erano giorni che se lo diceva ma la pigrizia arrivava al traguardo sempre davanti alla sua volontà.
Lev aveva visto calare la notte in quel silenzio speciale che è possibile trovare solo in mare o nello spazio. Le stelle iniziavo ad intimidirsi e sui loro volti la luce si faceva via via più intensa. La notte sopraggiungeva velocemente e l'ufficiale si rese conto di aver freddo. Decise di scendere sotto coperta non prima però di aver gettato un ultimo sguardo al ponte della sua goletta in legno di 12mt che aveva chiamato Jeanne, in onore della madre.
Scendere sottocoperta era una di quelle tre cose nella vita che gli regalavano una sensazione di protezione: le altre due non le ricordava.
Strano: il D-Padd impostato in modalità silenziosa lampeggiava vistosamente. Eppure era sto chiaro con il sottotenente Gallesi: niente messaggi sino all'indomani. Lev sfiorò delicatamente il D-Padd che subito registrò l'informazione rispondendo in grandi caratteri new Klingon: dna password accepted.
Sullo schermo lo stemma della Flotta: doveva essere una cosa seria. Lev pensò immediatamente che fosse successo un problema con la procedura Des Ayes contro gli stati recidivi di aggressività.
Con voce incerta disse "Apri."
Lo schermo si illuminò e Lev lesse l'oggetto della lettera: Trasferimento alla USS Tokugawa.
Tara lo guardava seduta nella dinette.

"Sei uno stupido, sei sicuro di farcela?"

Lev chiuse nervosamente gli occhi ed iniziò a respirare lentamente.
Finalmente.
Finalmente il tanto agognato trasferimento, lo spazio, l'infinito, l'avventura.

"Non hai le caratteristiche, non te lo puoi permettere." sussurrò Tara.
* La felicità è più forte delle mie paure, la felicita è più forte delle mie paure...* si disse Lev mentre apriva gli occhi.
Tara lo fissava ancora con quella sua aria eccentrica.

"Au clair de la lune, mon ami Pierrot prête-moi ta plume, pour écrire un mot ma chandelle est morte, je n'ai plus de feu..."

Lev iniziò a saltellare e girare su se stesso canticchiando quella vecchia filastrocca filastrocca poi all'improvviso si fermò ancora ad occhi chiusi, inspirò ed espirò profondamente e disse "Vai via..."
L'immagine psicoproiettata di Tara si fece vagamente più chiara poi iniziò a brillare, la luce diminuì velocemente fino a lasciare nell'aria un ultimo scintillio dorato. Tara se n'era andata e Lev era stato finalmente trasferito su una nave in rotta per lo spazio profondo.

Navetta Matrix - Spazio aperto in direzione della USS Tokugawa
23 marzo 2390 - Ore 18:13 - Data Stellare 67224.00


Il Bithool gagh era stato disgustoso.
Lev, seduto contro la rigida spalliera della navetta stellare che lo stava portando sulla USS Tokugawa, osservava stupito le zampette del verme appena vomitato dal klingon che gli stava davanti dall'accenno di barba doveva essere molto giovane.

"HoH! Si dice meglio dentro che fuori!" disse il klingon toccandosi compiaciuto lo stomaco.

Lev sorrise ironicamente.

"Questi smorzatori inerziali non sembrano molto efficienti, il rollio in partenza è stato eccessivo." chiosò.

Il klingon guardò Lev con aria di sfida: era molto disdicevole non sopportare il volo per uno della sua razza ed era ancora più disdicevole fare ironia sulla cosa ma il klingon e Lev vennero distolti da una possibile disputa dalle luci della stazione orbitale che era oramai vicina. La Tokugawa emergeva netta dall'oscurità dello spazio infinito mentre di tanto in tanto si vedevano nell'aria minuscoli bagliori che subito si spegnevano: erano le ultime saldature al plasma che sigillavano i condotti iniettando particelle di fesaprotoni ionizzati.
Dentro la navetta spaziale, Lev iniziava a sentire caldo: aveva portato con se solo la sacca d'ordinanza che conteneva tutta la sua vita: pochi abiti, l'uniforme, il D-Padd, alcuni documenti, un piccolo modellino in gesso della sfinge e un recipiente di vetro con dentro la sabbia del deserto.

* Tanto per non dimenticare mai da dove vengo. * si disse l'ufficiale fissando quei piccoli granelli dorati.

Lev non si era fatto nessuna idea rispetto alle persone che avrebbe incontrato. Come sempre, al momento di iniziare qualcosa era preso dalla completa volontà di tornare indietro, di tornarsene allo spazio rassicurante della dinette della sua Jeanne.
La Tokugawa era un ammasso enorme di ferraglia ostile e fredda e tutti quegli esseri che abitavano la nave degli sconosciuti. Forse avrebbe fatto meglio a rinunciare, come gli aveva sussurrato la psicoproiezione di Tara...
Contò fino a cinque, oramai sapeva molto bene quanto fosse necessario, nei momenti difficili e stressanti, concedere un poco di spazio alla sua ipocondria. Aver guardato ed ascoltato la sue paure lo fece sentire meglio, a posto con la coscienza. Guardò ancora fuori dall'oblò polarizzato, il portellone dell'Hangar navette si stava aprendo e due grossi segnali luminosi, uno verde ed uno rosso, segnalavano alla navetta la direzione da prendere per atterrare definitivamente.
Mentre i motori diminuivano di potenza Lev iniziò a vedere il movimento convulso di tante uniformi della Flotta: quella energia lo contagiò ed ebbe voglia di scendere e di scoprire l'universo, il tempo, la storia, il futuro. Si sentiva parte di un qualcosa di grande e di giusto e quella sensazione di benessere lo aiutò a sopportare il nauseabondo odore che proveniva dai motori della navetta che si stavano raffreddando. Non aveva mai capito come i tecnici del reparto navette ci si potessero abituare, ma tant'è, la Flotta era bella perché era varia.

Ufficio del Capitano Tracey - USS Tokugawa
23 marzo 2390 - Ore 20:31 - Data Stellare 67224.26


Il Capitano sarebbe arrivato fra pochi momenti, di ritorno da un giro d'ispezione.
Lev aveva quella strana sensazione che lo prendeva sempre prima di un esame.

"Au clair de la lune, mon ami Pierrot prête-moi ta plume..." canticchiò a voce bassissima mentre si infilava due dita per allentare il colletto della nuova uniforme ancora troppo rigida.
L'ufficiale si guardò intorno, la scrivania, gli oggetti della stanza, tutto lo riportava ad un senso di linearità e di formalismo. Lev iniziò a sentirsi a disagio.
Il silenzio e la solitudine della stanza lo indussero a fare un passo verso la scrivania per vedere cosa era visualizzato sullo schermo. Avvicinatosi, si protese in avanti per dare un'occhiata al monitor ed in quel preciso istante sentì il rumore della porta che si apriva.
Preso dal panico, Lev riassunse immediatamente una postura il più possibile ufficiale e marziale ma nel farlo urtò con il braccio destro un strano soprammobile formato da anelli concentrici.
In piedi davanti alla scrivania, Lev stava dando le spalle al capitano Tracey, appena entrato. Ci un lunghissimo istante di silenzio, poi il Capitano si schiarì la voce e si diresse verso la scrivania, Lev non ebbe il coraggio di voltarsi e sentì l'uomo passargli sul fianco destro per fermarsi poco più in là nelle vicinanze dello strano soprammobile.
Il Capitano, che adesso dava le spalle a Lev, si chinò appena e con un gesto infinitamente lento rimise il soprammobile nella posizione originaria, poi si fermò un attimo e finalmente voltò la testa verso il nuovo Consigliere. Poteva avere cinquant'anni, forse meno: il volto sembrava segnato mentre lo sguardo in quel momento era duo e serio. A Lev fece venire in mente un pezzo di quercia appena tagliato.
Il Capitano Tracey girò intorno alla scrivania e si sedette, ancora in silenzio.

"Tenente Lev Antoine Des Ayes a rapporto Signore."

Appena sentito il cognome francese di Lev, il Capitano alzò impercettibilmente il ciglio sinistro e fissò duramente il nuovo arrivato.

"È francese Tenente?"
"Sì Signore, per parte materna."

Il Capitano sembrava non poter esplodere come avrebbe voluto. Lev rimase in silenzio mentre Tracey visualizzò sullo schermo il suo ruolino.

"Dunque lei sarà il nostro Consigliere. Vedo che non ha esperienza in fatto di lunghe permanenze nello spazio."
"Infatti Signore, spero comunque di poter svolgere il mio lavoro al meglio."
"Lo speriamo tutti, Tenente, lo speriamo tutti. Lo spazio può essere pericoloso tanto per il corpo quanto per la mente. Ci rimettiamo a lei per questo secondo aspetto."

Tracey smise di parlare e guardò Lev come a volergli scavare dentro.
Lev colse con uno sguardo tutto l'ambiente e quella precisione ossessiva che si vide intorno lo fece sentire come fra le sbarre della vecchia Bastiglia.

"Può andare Tenente."
"Signore." lo salutò Lev voltandosi per raggiungere la porta.

Il silenzio che seguì fece capire benissimo a Lev che quel primo incontro con il Capitano era andato davvero male. Il nuovo Consigliere si sentiva come un bambino colto con le mani dentro il vaso della marmellata e lo sguardo del Capitano gli aveva fatto capire che non ci sarebbe stata molta marmellata da assaggiare se non avesse svolto il suo ruolo con precisione ed efficienza.