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USS TOKUGAWA - MISSIONE 01 RSS USS TOKUGAWA - Missione 01

01.14 " Evoluzione "

di Maximilien Tracey, Pubblicato il 18-05-2014


Kor'n'Tha (Sin'Tau) - Nei pressi delle Rovine Eterne
25 maggio 2390 - ore 00:10 - Data Stellare: 67394.54


Natalie non riusciva a staccare gli occhi dal capitano Tracey con espressione stranamente delusa sul volto, cercando probabilmente di sondare con gli occhi le idee e le intenzioni del mezzosangue betazoide.
"Sta commettendo un grosso errore capitano ..." affermò con un sussurro.
Il capitano non si scompose, rimanendo impassibile e fissandola con le braccia incrociate sul petto mentre Hair ultimava il suo lavoro.
"E cosa dovrei fare? Lasciarti andare con una pacca sulla spalla? E' ovvio che queste rovine significano qualcosa per voi, magari è una nursery o magari è solo una gigantesca latrina, questo non lo so e non ho il tempo di scoprirlo..." replicò acido il capitano mentre cambiava posizione, aprendo il palmo della mano sinistra davanti a se e puntandone il centro con l'indice della destra "... ma sta di fatto che qui c'è qualcosa ... o forse qualcuno..."
Natalie sgranò gli occhi. Sapevano della Sua esistenza? Come era possibile che degli alieni sapessero? No, no stava sicuramente bluffando, come probabilmente era un bluff quella smania irrazionale di distruzione. Sapeva che gli umani tendevano ad agire di impulso, ma se le sue memorie umanoidi non la ingannavano quello che si stavano apprestando a fare sarebbe stato una precisa violazione delle norme federali che avrebbe fatto saltare parecchie teste.
"Fatto ... le cariche sono state piazzate come ordinato..." la voce di Hair a qualche metro da lei la fece volgere verso di lui, seguendolo con lo sguardo mentre si avvicinava al capitano.
Poi incrociò nuovamente lo sguardo di Tracey. Uno sguardo duro, deciso e risoluto. Se stava bluffando lo stava facendo veramente bene, sembrava seriamente convinto della sua decisione e di portarla avanti, sicuramente non voleva perdere altri membri dell'equipaggio ed era disposto a sacrificare i suoi gradi per avere successo in questa missione. Spostò lo sguardo sul capo ingegnere che inseriva dei comandi su di un padd, lanciandole di tanto in tanto una fugace occhiata. Forse non era pienamente convinto della decisione del proprio capitano, ma l'avrebbe seguito comunque. Quello sguardo indicava compassione, anzi, più probabilmente pietà per la sorte riserbata alla giovane donna, ma al contempo un enorme decisione. Se Tracey l'avesse ordinato avrebbe premuto il grosso pulsante rosso che nei vecchi film di animazione dava il via all'esplosione.
"Imposti il timer sul minimo scarto, voglio un esplosione sicura, ma non abbiamo tempo da perdere ..."
Hair si limitò ad annuire continuando ad impostare comandi, mentre Tracey si voltava dandole le spalle. Il cuore riprese a martellarle nel petto alla stessa maniera di quando era stata al Suo cospetto, quasi non sapesse che il denso liquido che scorreva nel corpo di Natalie si muoveva quasi esclusivamente grazie alla sola pressione esercitata dai vasi stessi. Aveva paura. Razionalmente sapeva che non aveva senso provare quell'emozione così forte, viveva solamente da una decina d'ore dopotutto, niente che giustificasse un tale timore di perdere qualcosa che praticamente non aveva mai avuto. Ma malgrado la ragione le dicesse questo, l'istinto le diceva tutt'altro, senza contare che ora era suo compito proteggere quelle sue rovine e soprattutto il suo contenuto.
Tracey fece un passo iniziando ad allontanarsi.
Se il capitano stava bluffando lei sarebbe caduta nel tranello del mezzosangue come un'ingenua trota che abbocca all'amo del pescatore dal cappello di paglia. Sarebbe stata costretta a raccontargli tutto. Quale sarebbe stata la sua reazione? Cosa avrebbe fatto?
Un altro passo.
Tracey costituiva un pericolo immediato e differito allo stesso tempo, riuscire ad ipotizzare cosa sarebbe successo se gli avesse rivelato quello che sapeva le tormentava le budella. Ma d'altra parte un pericolo ben più grande per tutti che rispondeva al nome di Samuel Michaels era già al lavoro. Qualunque sarebbe stata la sua decisione avrebbe dovuto rischiare in ogni caso.
Tracey alzò nuovamente il piede per allontanarsi di un altro passo.
"Aspettate! Vi dirò quello che volete sapere ..." affermò infine in tono sconfitto.
Se Natalie fosse stata in grado di osservare oltre alla nuca del capitano guardandolo in viso sicuramente sarebbe rimasta stupita notando l'inquietante ghigno, che lentamente si apriva da un angolo all'altro della bocca di Tracey in una sorta di inquietante sorriso soddisfatto .

Kor'n'Tha (Sin'Tau) - USS Meleager - Ufficio del Capitano
Contemporanemente


Michaels era paonazzo. Ringhiava ordini ai suoi sottoposti come un grizzly che cerca di proteggere dagl'altri orsi il salmone che ha appena catturato, ma la sua rabbiosa foga non gli permetteva di pensare con chiarezza.
La situazione stava lentamente sfuggendo al suo controllo e la cosa non gli piaceva minimamente, ma finchè non fossero riusciti a capire come quegl'umani fossero riusciti a paralizzare la rete in quel modo non avrebbero capito nemmeno come contrastarli. Aveva bisogno di pensare, e l'ufficio del capitano era il posto migliore dove farlo, comunque in plancia non avrebbe potuto fare molto.
Se ne stava in piedi dando le spalle alla porta, al fianco della propria scrivania osservando un quadro che era appartenuto all'originale Michaels quando Rossi fece il suo ingresso avvicinandosi con fare indifferente. Dopo il loro rientro all'interno della Meleager non si era più separato dal piccolo aggeggio portatore di morte con cui aveva freddato Bergstain, giocherellandoci in continuazione e passandoselo da una mano all'altra quasi come se gli conferisse sicurezza o un qualche tipo di onnipotenza.
"Ancora nulla?" domandò Michaels in tono acido senza voltarsi, Rossì si limitò ad un cenno di diniego col capo.
"Ho individuato un altro problema..." Rossi parlava come se interloquisse col vuoto, ma già udendo quelle poche parole Michales si voltò di scatto verso di lui. Le pupille che si dilatarono a vista d'occhio come un paio di uova strapazzate. Non c'era assolutamente bisogno di altri problemi. "... la Green è sparita da circa un ora... pensavamo fosse nel suo alloggio, ma ho verificato personalmente qualche minuto fa ... è vuoto ..."
"Quella piccola ... "le parole gli morirono in bocca mentre assestava un violento pugno alla parete coperta di rampicanti che aveva davanti, talmente violento che un rivolo di sangue gli fuoriuscì dal pugno chiuso. Furente ancor più di prima, Michaels sembrava un toro pronto alla carica coi i denti che stridevano dalla forza con cui, nascosti dai folti baffoni bruni, venivano digrignati in una smorfia di dolore e di rabbia e il respiro affannoso.
La Green gli aveva esposto i suoi stupidi dubbi quando lui gli aveva parlato del piano, idiozie senza senso o quantomeno fuori luogo data la situazione, ma di certo non si aspettava che si ammutinasse. Questo doveva aver fatto, altrimenti perché se ne sarebbe andata? Era improbabile che si fosse recata dagl'umani, sicuramente sapevano della sorte del dottore e che avevano due ostaggi, alla meno peggio l'avrebbero imprigionata da qualche parte e inondata di domande. Lui sapeva dove era andata. Riprese la calma pochi secondi dopo, spostando lo sguardo su Rossi che lo fissava inespressivo quasi fosse un automa.
"Gli altri lo sanno?" gli domandò staccandosi dalla parete e avvicinandosi al collega.
"No. Pensano tutti che sia nel suo alloggio, ma se non si farà vedere durante la battaglia ..."
"Una cosa alla volta ... questo non è il momento per instillare dubbi nel Klo'Dal ... per dire che una di noi ci ha probabilmente traditi ..."
La strana, surreale calma che pervadeva ora il volto di Michaels era in totale contrapposizione con l'irruenza e la rabbia di qualche secondo prima.Ogni muscolo del suo corpo era chiaramente teso all'inverosimile, ma ora sembrava che la sua rabbia e la sua ira venissero incanalate come propellente per gli ingranaggi all'interno del suo cervello.

Kor'n'Tha (Sin'Tau) - Nei pressi delle Rovine Eterne
25 maggio 2390 - ore 00:40 - Data Stellare: 67394.6


Tracey guardò la Green visibilmente stupito da quello che aveva appena sentito, poi inarcando un sopracciglio iniziò a parlare.
"Vuoi dire che..."
"Sì ..." rispose prontamente Natalie "... Michaels non sa, o non si rende conto di quello che in realtà siamo ... di quello che tutto questo pianetaè..."
Hair si passò una mano nei capelli, producendosi in una strana smorfia.
"Ho seri dubbi sul fatto che sia disposto ad ascoltarti ... e dubito che anche se lo facesse, ti cederebbe lo scettro del comando così su due piedi ..."
Natalie interruppe il capo ingegnere, fissandolo con i suoi occhi cerulei e replicando in tono acido.
"Michaels deve capire che noi non siamo niente. Non lo siamo mai stati e non lo saremo mai. Siamo solo mezzi ... strumenti ..."
Tracey arricciò il naso come se gli prudesse. La cefalea era aumentata da quando avevano messo piede sul pianeta ed era aumentata ulteriormente quando si erano avvicinati alle rovine. E tutti i farfugliamenti della Green non avevano certo aiutato. Natalie aveva spiegato loro del Thokor'n Thar e delle pulsioni istintive che tutti gli organismi del pianeta condividevano, una fra tutte, la spinta evolutiva. Prima di lei nessuno era a conoscenza del perché ogni essere di Kor'n'Tha avesse il disperato bisogno fisico di evolversi, mutare e ridisegnare il volto del pianeta ad ogni ciclo. Ma ora lei sapeva. La connessione con l'antico essere le aveva fornito migliaia di informazioni, ma anche altrettante nuove domande sulle lacune nelle memorie dell'essere, ma sapeva abbastanza per rendersi conto che il piano di Michaels era sbagliato.
Come aveva spiegato a Tracey e agl'altri ad esempio, sapeva che loro erano una sorta di parassiti, ma che, come il resto delle creature del pianeta, erano simbionti. Simbionti del Thokor'n Thar.
Sua era questa peculiare "fame" evolutiva che Michaels e, per sua stessa ammissione, Natalie avevano recepito come sete di conquista. Conquista dell'evoluzione, delle altre specie e perfino dello spazio.
Ma in realtà la situazione era molto più semplice. Il Thokor'n Thar, l'essere millenario che aveva praticamente instillato la vita su quel pezzo di roccia, stava giungendo al termine della sua esistenza. Ci avrebbe impiegato almeno un paio di cicli, quindi almeno un paio di decenni, ma lui stesso ne era conscio. Per questo motivo aveva cercato di scongiurare la propria fine, instillando attraverso la rete che collegava tutti gli esseri nati grazie alle spore del Custode della Memoria quella spinta evolutiva che magari avrebbe portato a scongiurarne la morte. Invece in qualche modo perverso ed inaspettato aveva portato a loro.
"Quindi se lui muore ..." affermò finalmente Tracey lisciandosi la barba.
"Tutto il pianeta muore con lui ..." replicò lei "... ma Samuel non riesce a rendersi conto del pericolo derivante dal suo piano ..."
"Si ma ... a quest'ora si saranno accorti della tua assenza ... " intervenne Hair "... rimandarti da Michaels sarebbe come mandarti al macello, se non peggio ..."
Tracey iniziò a camminare in tondo, pensieroso e scuro in volto, continuando a lisciarsi il vello che gli copriva il mento. La situazione non gli piaceva minimamente, la Green poteva semplicemente tradirli una volta all'interno della Meleager, oppure Michaels l'avrebbe prontamente eliminata come aveva ipotizzato Hair. Era un nemico, ma al solo pensiero di mandare qualcun altro verso morte certa gli si contorcevano le budella, come se non gli dolesse abbastanza la testa.
"Non c'è altra soluzione?" domandò senza nemmeno guardarla, continuando a girare intorno a lei quasi stesse pigiando l'uva.
Natalie abbassò lo sguardo, apparentemente a disagio, producendosi in un pesante silenzio di una manciata di secondi, che si interruppe solo quando anche il frenetico movimento di Tracey fece altrettanto.
"Una ... forse ... ma potrebbe essere rischioso per l'equipaggio della Meleager ..."

Kor'n'Tha (Sin'Tau) - USS Meleager - Stiva di carico 2
25 maggio 2390 - ore 01:00 - Data Stellare: 67394.6


Il respiro le era diventato particolarmente difficoltoso, ma doveva tenere duro. Ogni muscolo del corpo di Francesca urlava ad ogni suo piccolo movimento provocandole dolori lancinanti, come se milioni di piccoli bisturi la vivisezionassero senza anestesia, ma sapeva di doversi muovere. I goffi movimenti che i muscoli tramutati in pietra le permettevano l'avrebbero resa un facile bersaglio, lo sapeva bene, senza contare che il braccio sinistro le penzolava sul fianco, inerme a causa del veleno. Di tanto in tanto poi la vista le si sdoppiava e offuscava e la testa vorticava come in un tornado, decisamente non era in condizioni per affrontare un combattimento diretto.
Per questo aveva ringraziato la provvidenza che al risveglio dopo la sua fuga dalla strana liana le aveva fatto notare l'ingresso di un tubo di Jeffreys solo parzialmente invaso dai rampicanti in cui si era prontamente infilata, iniziando faticosamente a strisciare.
Ora poteva sperare di avere l'effetto sorpresa dalla sua, posto che non la individuassero con i sensori interni, se ancora funzionavano. Innanzitutto, doveva trovare e recuperare il guardiamarina Gill, dopodiché avrebbero escogitato un qualche tipo di strategia per fuggire da quella specie di serra, magari neutralizzando i simpatici padroni di casa. Ma avrebbero avuto bisogno anche di armi, altrimenti, l'unico risultato che avrebbero ottenuto sarebbe stato quello di morire un po più in là ...