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ATLANTIS - MISSIONE 03 RSS ATLANTIS - Missione 03

03.02 "Benvenuti su Rigel III"

di John Blake, Pubblicato il 13-11-2016

5 Novembre 2171-Plancia della USS Atlantis


Dopo mesi di lavoro estenuante, l'intero equipaggio aspettava con ansia la settimana di licenza concessa dal Capitano Cortes. Gli ufficiali, riuniti sul ponte di comando, fissavano il visore principale, dove si cominciava a distinguere, fra le stelle e le tenui nubi di polvere, la sagoma della stazione spaziale Rigel 3, su cui sarebbero sbarcati fra poco.
"Capitano, una comunicazione in ingresso dalla stazione", annunciò il guardiamarina Reis. "La passi sul visore", ribatté Cortes.
Sullo schermo comparve il volto rubicondo e florido di un alieno completamente calvo, che cominciò a parlare, con voce untuosa: "Stimatissimo Capitano Cortes, il mio nome è Finn Karver e sono lieto di darle il benvenuto su questa piccola stazione che ho l'onore di dirigere. Spero che nei prossimi giorni Lei possa non essere troppo deluso da quanto troverà sul mio piccolo mondo. Pur sapendo che il mio umile invito è indegno di Lei e del suo equipaggio, confido che questa sera non vorrà negarmi il piacere di cenare con Lei e con gli ufficiali superiori."
"Direttore Karver, la ringrazio del benvenuto e accetto senz'altro il Suo invito", rispose Cortes, in tono forse non molto entusiasta. Non appeno chiuso il canale subspaziale, gli ufficiali si scambiarono un'occhiata di disappunto, ma prima che qualcuno potesse parlare, il capitano intervenne "Sarà una seccatura, ma è nostro dovere stringere rapporti amichevoli con le specie aliene che incontriamo. E, mi raccomando, voglio che questa sera siate cortesi e cerimoniosi almeno quanto il nostro ospite", concluse Cortes con un mezzo sorriso.
"Arriveremo alla stazione fra trenta minuti", comunicò il timoniere Random.

Ore 22:30 Appartamento del direttore Finn Karver


L'ufficiale scientifico guardava con sconforto i resti della lunga cena ormai conclusa. Da più di un' ora gli rimbombava nelle orecchie la voce melliflua di Karver, che riusciva a parlare ininterrottamente senza mai dire nulla di preciso, se non riversare un profluvio di complimenti affettati sui propri interlocutori. Reis -"l'affascinantissima signora che siamo onorati di avere con noi"- come la definiva di continuo il Direttore bisbigliò a Blake: "Persino le offese gratuite dei Tellariti sono meglio di questo strazio!"
Blake sogghignò di rimando, sperando che i Rigeliani, la specie cui apparteneva Karver, avessero l'abitudine di andare a letto presto. Come per telepatia, proprio in quell'istante Finn pronunciò la parola "letto".
"Ma come Capitano! Perché mi rifiuta l'onore di ospitare Lei e i suoi esimi ufficiali nella mia misera casa, almeno per questa notte?"
"Signor Karver, anche durante la licenza, io sono responsabile per i miei uomini e voglio stare al loro fianco... se accettassi il suo invito, capisce bene che verrei meno al mio dovere", rispose Cortes.
"Ah, il dovere per lei è tutto, è proprio un uomo esemplare, Capitano, e anche i suoi ufficiali, per non parlare, poi ,dell'affascinantissima signora che quest'oggi è con noi. Ma non sopporto, proprio non sopporto l'idea che persone rispettabili come voi debbano mescolarsi ai tanti poco di buono, ai tanti avanzi di galera- sia detto con rispetto- che affollano la stazione e che purtroppo noi non possiamo fare niente per scacciare... . Lei, i suoi ufficiali, una signora così affascinante, in mezzo a quella feccia: è un immagine tremenda, mi fa stare male", e Karver cominciò a contorcersi proprio come se gli fosse venuto un attacco di convulsioni.
Cortes, pur rimanendo garbato, volle subito porre fine alla sceneggiata: "Proprio il fatto che le stazioni spaziali siano a volte luoghi pericolosi mi spinge a stare coi miei uomini, per cui spero di non offenderla se declino definitivamente la sua offerta."
"Capisco, capisco", disse Finn Karver, e riprese imperterrito a cianciare del più e del meno.

5 Novembre 2171 Ore 00:10 Bar della Stazione Rigel 3


Blake, Random e Reis sedevano soddisfatti di fronte a tre bicchieri pieni di un'ambigua, ma piacevole, bevanda aliena. Terminata l'interminabile cena con il Direttore, i tre avevano deciso di rialzare le sorti della loro prima serata di licenza, messe in serio pericolo dal futile chiacchiericcio di Finn Karver.
La loro conversazione verteva proprio sui suoi modi ridicolmente cerimoniosi, quando un avventore si sedette al loro tavolo senza molti complimenti. Prima che potessero dire alcunché , lo sconosciuto esordì, rivolgendosi a Reis con fare manifestamente alticcio: "Da quando in qua su questa stazione girano straniere così carine? Appena ti ho visto, ho pensato: questa devo conoscerla. Kaleb Sotor non si fa scappare un occasione del genere e tu, bellezza, ti faresti scappare l'occasione di conoscere Kaleb Sotor?", e qui il sedicente Kaleb Sotor scoppiò in una risata scomposta e volgare.
"Ma cosa vuoi qui? Vattene, se non cerchi guai!", intervenne Random, che aveva una certa esperienza in materia di stazioni spaziali e sapeva che basta una risposta decisa per tenere lontano una miriade di seccatori.
"Ma senti qua l'amichetto che strilla come se gli rubassero la sua gallinella. E tu, carina, davvero vuoi perdere questa occasione?"
"Se non te ne vai, l'unica occasione da non perdere sarà quella di spaccarti la faccia", mormorò Blake, che forse aveva bevuto troppo.
"Ah, e saresti tu quello che vuole spaccarmi la faccia? Arar, Geth, venite qui", urlò l'alieno.
A quel punto tutto capitò in pochi istanti i due amici dell'importuno dongiovanni arrivarono scoppiò un rissa che durò alcuni minuti e fu sedata solo dall'intervento del barista, probabilmente abituato a situazioni del genere, mentre gli altri avventori facevano il tifo per l'una o per l'altra parte.
Allontanandosi dai rivali doloranti, Random e Blake- doloranti quanto gli avversari- si guardavano intorno, cercando Reis, assai dispiaciuti che avesse dovuto assistere a un simile spettacolo ma di Reis nessuna traccia.
"Dove sarà finita?", chiese con grande allarme Random.
"Reis, Reis", cominciò a chiamare a gran voce Blake, mentre tutto intorno le persone erano ormai tornate alle loro attività, dimentiche della rissa appena conclusa. Random e Blake si sentirono raggelare il sangue per quanto fossero circondati da alieni di ogni razza, si sentivano sperduti come in mezzo a un deserto, e in effetti, era proprio così, perché in mezzo a quella folla tumultuante le tracce di Reis si perdevano come nella regione più inospitale, rocciosa e disabitata. Per più di un quarto d'ora, in un crescente spasimo di angoscia che li stringeva allo stomaco e accelerava sempre più il battito dei loro cuori, l'ufficiale scientifico e il timoniere cercarono freneticamente Reis in ogni angolo, in ogni anfratto del muro, in ogni zona male illuminata del locale, sperando di riconoscere in ogni viso che incontravano il volto della loro collega e amica, in ogni suono il timbro della sua voce, in ogni andatura il suo modo di camminare, ma inutilmente. Infine si guardarono, ansimanti ed esasperati, senza il coraggio di dire ciò che entrambi sapevano: Dorothea Reis non era lì.
L'unica cosa da fare era avvertire il capitano.

5 Novembre 2171- 03:00 Luogo sconosciuto


La luce, il rumore, un odore penetrante, tutto le vorticava intorno disordinatamente. I ricordi, la realtà esterna, la sua immaginazione, tutto si avvicendava in un balletto senza fine, senza senso, in cui le pareva di ondeggiare fra presente, passato, futuro, senza soffermarsi su nulla. Una cosa almeno la sapeva chiaramente: il suo nome era Reis, Dorothea Reis.
"Thea", la chiamava una bambina "Thea vieni, dobbiamo nasconderci" intorno a lei si apriva un prato verdeggiante- dovevano essere sulla Terra- pieno di bambini che si nascondevano, mentre uno di loro contava, ad occhi chiusi: "Novantotto, novantanove, cento". Il bambino apriva gli occhi e cominciava a guardarsi attorno si sentiva un urlo, un rumore, "Ti ho vista", strillava il bambino, ma lei era già altrove, in una piccola stanza, su una nave stellare, vedeva la stazione spaziale allontanarsi e aveva paura, perché non sapeva per quale ragione fosse lì poi entrava nella stanza un uomo, che le parlava, ma lei non voleva guardarlo, sempre più spaventata, ormai in preda al panico. Come si chiamava quell'uomo? Non riusciva a ricordare..."Cortes", disse qualcuno ma certo, era il capitano Cortes! Chi altri poteva essere? O forse no...no, no, non era lui, era qualcuno che parlava di lui. La voce continuava: "Cortes farebbe tutto pur di riavere un membro del suo equipaggio. Lo teniamo in pugno. Tu continua a sedare la prigioniera...non voglio avere problemi, proprio ora che siamo così vicini all'obiettivo" Reis sentì una mano che le agguantava il braccio, il pizzicore lieve di un'iniezione, e fu di nuovo preda del torpore, del caos dei ricordi, del fondersi delle sensazioni.