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ATLANTIS - MISSIONE 03 RSS ATLANTIS - Missione 03

03.11 "UN LIETO FINE"

di Dorothea "Thea" Reis, Pubblicato il 13-10-2017

07 novembre 2171 Ore 14.11 NX Atlantis - Ponte E - alloggio Guardiamarina Reis


La testa pulsava all'impazzata, Dorothea si sentiva inquieta, ma stranamente spossata.
Aprì gli occhi una volta.
Buio.
Aprì gli occhi una seconda volta.
Nebbia fitta.
Aprì gli occhi una terza volta.
La nebbia sembrava diminuire d'intensità.
Vide alcuni volti su di sé, tutti dall'aria preoccupata ma anche sollevata.
Non ne riconosceva nessuno, avrebbe voluto urlare, ma non uscì alcun suono dalla sua bocca.
Il dottor Wolf fu subito sopra di lei e le disse qualcosa che Dorothea non capì, ma intuì dal linguaggio del corpo dell'uomo che voleva che sei rimanesse tranquilla senza alzarsi.
Girò lo sguardo e vide un altro volto anonimo, poi ne riconobbe gli occhi e gli angoli della bocca..
"Alejandro... ."
Fu poco più di un sussurro biascicato.
Lui le si avvicinò ed incurante di tutti gli altri la baciò sulle labbra.
Avrebbe continuato se un discreto ma potente tossicchiare non avesse riportato la sua attenzione alla contingenza attuale.
"Mi scusi, Capitano... ."
"Non si preoccupi Guardiamarina Squiretaker... ."
"Capitano? Capitano chi?" domandò Dorothea
"O come mi sento sciocca... Capitano di questa nave? Com'è ovvio... ma dove mi trovo?"
Prima che chiunque potesse dare una risposta alla giovane, un vulcaniano dall'aspetto fisico stravagante per la sua specie le fu vicino, le mise delicatamente una mano sul viso, come in una carezza ed applicò una tecnica molto simile al fal-tor-pan, il rituale vulcaniano di restituzione del katra, ossia dell'anima.
Fu questione di una manciata di secondi, quando Dorothea riaprì gli occhi riconobbe subito Lazarus, così come Cortes, il suo amato Alejandro, il dottor Wolf e più staccati una coppia di cloni del Capitano, Random e Blake.
Si mise seduta sul letto a gambe incrociate quasi senza fatica prima di esclamare con espressione gioviale:
"Non credo di aver mai visto il mio alloggio così affollato... ma io dimentico un sacco di cose, quindi tutto può essere! Chi mi racconta quello che è successo? Su non siate timidi... però prima... dottore? Ho fame! Quanto ho dormito?"
"Quasi due giorni... più precisamente 20 ore e... ."
"Due giorni?? Siamo matti? Per quello muoio di fame!! Voglio delle patatine, chi ha delle patatine? Una barretta? Qualcosa dai... sarà poco professionale ma qualcuno si muova!! Per favore dai!!"
L'atteggiamento della donna rientrava nelle bizzarrie caratteriali a cui erano abituati, ma perfino troppo.
"Cose le hai fatto Lazarus?" domandò piccato Cortes
"Ciò che ti avevo promesso in cambio della mia libertà, mia e dei tuoi figli."
"Non chiamarli così, già loro mi chiamano padre e mi sento fuori luogo."
"Mi hai aiutato tu a crearli e sebbene siano lontani da ciò che io avevo immaginato per loro, hanno dimostrato di assomigliarti molto più di quello che avevo creduto. Sono in qualche modo uno specchio del tuo carattere. Me ne dovrò fare una ragione e... ."
"Non hai risposto alla mia domanda!"
"Oh... ah già... le ho restituito il katra... o per lo meno quella parte che le era stata strappata via quando si era buttata su mia sorella per salvarla. Non posso far molto per la sua kar-selan, ha una peculiarità affascinante che le permetterebbe di applicare la t'san s'at, ossia la scomposizione mentale di schemi emotivi, ogni volta che volesse."
"Cioè?" domandò un disorientato Squiretaker
"Cioè giovane umano fai in modo di farle ricordare sempre che le vuoi bene, o rischi che si possa dimenticare di te... la tecnica di poco fa le ha accresciuto le peculiarità emozionali positive, ma l'effetto non è duraturo. L'ho mandata in una sorte di overdose, in modo che il suo apparato neurale abbia modo di ripristinare autonomamente i corretti canali di sviluppo logico ed emotivo... ma il dono che la contraddistingue non le è stato tolto... non rientra nelle mie facoltà e nemmeno in quelle di mia sorella"
"Scusate eh? Ma visto che sono qui che ne dite di portarmi le mie patatine al posto di blaterare fra di voi? E soprattutto mi spiegate come faccio ad essere nel mio letto quando mi ricordo che stavo in una cella Klingon? O era un sogno?"
"Tutto ti verrà raccontato mia giovane amica, ma non da me. Su quella sedia troverai alcuni doni dei figli miei e di Cortes, ma è giunto il tempo per noi di partire. Abbiamo riconquistato la nostra libertà, grazie a te ed a coloro che qua presenti ti avevano a cuore. Questo non verrà dimenticato!" esclamò Lazarus in un ultima carezza sul viso della giovane.
Il vulcaniano poi si portò di fronte al suo allievo di un tempo, strinse Cortes afferrandolo per le spalle e fissandolo negli occhi gli disse: "T'raylya ohm t'air ras! Vic-toor e smursma."
Fabio annuì.
Un attimo dopo tre fasci luminosi smaterializzarono Lazarus ed i due cloni presenti nell'alloggio.
Di fronte alla domanda inespressa di cosa volessero dire quelle parole fu Dorothea a rispondere:
"Ha detto perdonami fratello mio! Lunga vita e prosperità!"
Fabio annuì una seconda volta, prima di sedersi sul bordo del letto della sua sottoposta.
"Cosa ti ricordi di preciso?"
"Una brodaglia pessima di una prigione Klingon... e poi... ah sì poi la guardia al tappeto!"
Fu così che come un padre di famiglia avrebbe raccontato una favola ai propri figli, Fabio Yager Cortes si immedesimò in un lungo racconto dei fatti che si erano succeduti.
Raccontò di come la nave Klingon avesse attaccato solo una delle fregate federali, quella proveniente non da Gullanter, ma da Hubbiir, il cui equipaggio si era fatto corrompere dagli Orioniani.
Raccontò di come la Atlantis si fosse frammessa fra i due contendenti, senza riuscire ad impedire la distruzione della nave federale, raccontò di come l'arrivo dell'incrociatore Orioniano avesse complicato la situazione, causando la distruzione delle altre due fregate e che solo la proposta folle di mutuo soccorso fra Lazarus e Cortes fosse riuscita a riequilibrare la situazione.
Lazarus avrebbe restituito la libertà agli ufficiali federali, i klingon quella dei cloni in loro possesso, mentre Cortes avrebbe concesso a T'Varris di ricongiungersi col fratello.
Le raccontò poi dell'assalto Klingon all'incrociatore Orioniano, un abbordaggio in piena regola, guidato da Lazarus e dal Capitano Derakh, che aveva causato innumerevoli vittime fra i pirati dalla pelle verde e dalla reazione disperata di Gathaiya, comandante dell'incrociatore che si era fatto teletrasportare con un pugno di fedelissimi sullo sparviero Klingon.
Le raccontò di come lei si fosse buttata su T'Varris per difenderla dall'assalto furioso degli Orioniani, prima che il Guardiamarina Squiretaker, i cloni ed una squadra d'appoggio proveniente dalla Atlantis potesse mettere fine alle ostilità.
Fabio, alla fine, si congratulò con lei per il coraggio dimostrato e la sgridò bonariamente per lo spavento che aveva fatto prendere a tutti a bordo, poi la lasciò fra le grinfie festose di Blake e Random e di altri colleghi che volevano complimentarsi del suo risveglio.
Il dottor Wolf controllò ancora i suoi parametri vitali e le raccomandò di stare a riposo e di non esagerare.
Prima che Dorothea potesse domandargli a cosa si riferisse, bussò alla porta il cuoco di bordo con il pasto raccomandato del medico di bordo, il tutto, però, accompagnato da una montagna di patatine fumanti.
Ringraziati entrambi con un sorriso entusiasta a trentadue denti, Dorothea si mise a mangiare famelicamente tenendo ben stretta con la mano sinistra quella destra del suo amato Alejandro.