Nel Nome del Padre










ATLANTIS

presenta


ATLANTIS

Nel Nome del Padre

Missione 03






Basato sulla saga di Star Trek di Gene Roddenberry, questa opera amatoriale è il prodotto della ATLANTIS,
simulazione appartenente all'universo narrativo del Gioco di Narrazione PBeM


Starfleet Italy

Gli autori/giocatori hanno creato un proprio alter ego narrativo con il quale sono entrati a far parte della squadra
di comando della ATLANTIS, quindi a turno hanno scritto i brani di questa avventura fantascientifica,
creando appunto questa opera amatoriale inedita e originale basata su Star Trek.




Questo racconto lungo è un'opera amatoriale che puó essere liberamente
riprodotta, purché integralmente, in ogni sua parte, e non a fini di lucro.



Anno pubblicazione 2017



www.starfleetitaly.it | ATLANTIS








Equipaggio

Capitano Capitano Fabio Yager Cortes

Timoniere Tenente Joshua Enric Random

Ufficiale Comunicazioni Guardiamarina Dorothea "Thea" Reis

Ufficiale Scientifico Capo Tenente John Blake

Capitano
Fabio Yager Cortes
Capitano

Tenente
Joshua Enric Random
Timoniere

Guardiamarina
Dorothea "Thea" Reis
Ufficiale Comunicazioni

Tenente
John Blake
Ufficiale Scientifico Capo


ATLANTIS

Autori

Capitano
Fabio Yager Cortes
Marco Calandri

Timoniere
Joshua Enric Random
Roberto Battistini

Ufficiale Comunicazioni
Dorothea "Thea" Reis
Vanessa nd

Ufficiale Scientifico Capo
John Blake
nd nd






Sommario


Sinossi
03.01 - Una cosa decisamente illogica
03.02 - Benvenuti su Rigel III
03.03 - Collision warning
03.04 - Chi è Lazarus?
03.05 - Scillar
03.06 - Figli di un dio diverso
03.07 - Padre e figli
03.08 - Figli o cloni?
03.09 - Nel cuore klingon
03.10 - Inversione di rotta
03.11 - UN LIETO FINE

Sinossi

Un dilemma di non poca semplicità tra la paternità e la clonazione affliggerà il capotano Cortes accompagnato dallo strano rapimento del guardiamarina Reis... .
La terza missione della Atlantis si svolgerà in un crescendo di colpi di scena!



03.01 - Una cosa decisamente illogica

Autore: Tenente John Blake

Londra casa di John Blake 20 agosto 2171




John Blake fissava con sguardo malinconico il cielo notturno.
Il suo periodo di licenza era finito e l'indomani sarebbe partito per raggiungere quelle stelle così lontane e in apparenza inaccessibili.
Da ogni parte gli ferivano gli occhi le luci scintillanti di Londra guglie e pinnacoli dal profilo avveniristico s'innalzavano ovunque. In lontananza, Blake scorse confusamente la città vecchia: la cattedrale di Saint Paul, il Big Ben, Buckingham Palace. Un abitante della Londra d'un tempo non avrebbe avuto altri indizi da cui riconoscere la propria città: tutto il resto era stato distrutto nella terza guerra mondiale e sostituito da edifici moderni.
In quelle strutture imponenti e protese verso il cielo, Blake percepì chiaramente l'immensa, incontenibile forza del progresso, ma avvertì anche una lieve nostalgia.
Nostalgia per un'epoca che non aveva mai vissuto!
"Una cosa decisamente illogica", avrebbe commentato sua moglie T'Kaer, se solo Blake avesse provato a spiegarle cosa provava.
Ma in quel momento T'Kaer era in soggiorno e parlava col vecchio William Blake.
Inizialmente, John aveva supposto che quel viaggio sulla terra con T'Kaer per presentarla a suo padre sarebbe stato disastroso, ma, a quanto pareva, i due andavano molto d'accordo.
Entrambi erano animati da un rispetto quasi religioso per la disciplina e i regolamenti e con altrettanta veemenza detestavano il disordine e l'insubordinazione.
In pochi giorni, T'Kaer aveva imparato a intendersi con il vecchio Comandante molto meglio di quanto il figlio fosse riuscito a fare in tanti anni.
John sentì il rumore di una sedia spostata, e, dopo qualche secondo, T'Kaer fu sul balcone con lui.
"Ho discusso con tuo padre delle minacce ai confini esterni della Federazione. Ha delle idee interessanti. Trovo irrazionale che tu non abbia voluto partecipare alla conversazione: siccome stai per imbarcarti sulla NX Atlantis, l'argomento dovrebbe interessarti."
"Spero che la nostra sarà una missione esplorativa, non militare."
"E' altamente improbabile che durante un esplorazione non ci si imbatta in popoli ostili, dovresti saperlo."
Osservò seccamente T'Kaer... poi, con, voce più dolce, aggiunse: "Sei preoccupato per il nuovo incarico?"
John fu profondamente grato a T'Kaer per lo sforzo, non facile secondo criteri vulcaniani, di comprendere le sue emozioni ed addirittura parlarne.
In quel momento, il Tenente Blake si ricordò perché mai avesse sposato T'Kaer.
Gli ritornò alla mente una notte di tanti anni prima: partecipava a un incontro presso l'Accademia Vulcaniana per le scienze e, dopo tre mesi sul pianeta, la fredda formalità e la logica che lo attorniavano da ogni dove gli erano divenute insopportabili.
In preda ad una profonda angoscia, era sgattaiolato nel cortile dell'Accademia, dove una giovane Vulcaniana gli aveva domandato: "Anche lei è stanco della conferenza del professor P'lat?"
Blake l'aveva guardata come un unicorno o un drago, un essere leggendario!
In tre mesi non aveva mai visto un Vulcaniano che cercasse di fare conversazione.
T'Kaer, malgrado le apparenze, non era come tutti gli altri.
Blake interruppe il flusso dei ricordi.
"Sì, sono preoccupato. Non penso di essere pronto a occupare il posto di Primo Ufficiale Scientifico."
"Se il contrammiraglio Kaloethes ti ha scelto, vuol dire che ne hai la Capacità."
"Il problema non è quello che so fare. Il problema è reggere al peso della responsabilità. E poi non voglio deludere Cortes, il Capitano dell'Atlantis."
"Di sicuro non deluderai me" ribatté T'Kaer.
Non fosse stato per le orecchie a punta, Blake non avrebbe creduto di avere davanti un vulcaniano.
No, T'Kaer non era come tutti gli altri.
Dal soggiorno, il padre chiamò John, chiedendo perché non rientrasse.
Con irritazione, il futuro ufficiale scientifico dell'Atlantis tornò in casa.
Ma prima rivolse un ultimo sguardo al cielo.
Sì, domani sarebbe stato lassù.


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03.02 - Benvenuti su Rigel III

Autore: Tenente John Blake

5 Novembre 2171-Plancia della USS Atlantis


Dopo mesi di lavoro estenuante, l'intero equipaggio aspettava con ansia la settimana di licenza concessa dal Capitano Cortes. Gli ufficiali, riuniti sul ponte di comando, fissavano il visore principale, dove si cominciava a distinguere, fra le stelle e le tenui nubi di polvere, la sagoma della stazione spaziale Rigel 3, su cui sarebbero sbarcati fra poco.
"Capitano, una comunicazione in ingresso dalla stazione", annunciò il guardiamarina Reis. "La passi sul visore", ribatté Cortes.
Sullo schermo comparve il volto rubicondo e florido di un alieno completamente calvo, che cominciò a parlare, con voce untuosa: "Stimatissimo Capitano Cortes, il mio nome è Finn Karver e sono lieto di darle il benvenuto su questa piccola stazione che ho l'onore di dirigere. Spero che nei prossimi giorni Lei possa non essere troppo deluso da quanto troverà sul mio piccolo mondo. Pur sapendo che il mio umile invito è indegno di Lei e del suo equipaggio, confido che questa sera non vorrà negarmi il piacere di cenare con Lei e con gli ufficiali superiori."
"Direttore Karver, la ringrazio del benvenuto e accetto senz'altro il Suo invito", rispose Cortes, in tono forse non molto entusiasta. Non appeno chiuso il canale subspaziale, gli ufficiali si scambiarono un'occhiata di disappunto, ma prima che qualcuno potesse parlare, il capitano intervenne "Sarà una seccatura, ma è nostro dovere stringere rapporti amichevoli con le specie aliene che incontriamo. E, mi raccomando, voglio che questa sera siate cortesi e cerimoniosi almeno quanto il nostro ospite", concluse Cortes con un mezzo sorriso.
"Arriveremo alla stazione fra trenta minuti", comunicò il timoniere Random.

Ore 22:30 Appartamento del direttore Finn Karver


L'ufficiale scientifico guardava con sconforto i resti della lunga cena ormai conclusa. Da più di un' ora gli rimbombava nelle orecchie la voce melliflua di Karver, che riusciva a parlare ininterrottamente senza mai dire nulla di preciso, se non riversare un profluvio di complimenti affettati sui propri interlocutori. Reis -"l'affascinantissima signora che siamo onorati di avere con noi"- come la definiva di continuo il Direttore bisbigliò a Blake: "Persino le offese gratuite dei Tellariti sono meglio di questo strazio!"
Blake sogghignò di rimando, sperando che i Rigeliani, la specie cui apparteneva Karver, avessero l'abitudine di andare a letto presto. Come per telepatia, proprio in quell'istante Finn pronunciò la parola "letto".
"Ma come Capitano! Perché mi rifiuta l'onore di ospitare Lei e i suoi esimi ufficiali nella mia misera casa, almeno per questa notte?"
"Signor Karver, anche durante la licenza, io sono responsabile per i miei uomini e voglio stare al loro fianco... se accettassi il suo invito, capisce bene che verrei meno al mio dovere", rispose Cortes.
"Ah, il dovere per lei è tutto, è proprio un uomo esemplare, Capitano, e anche i suoi ufficiali, per non parlare, poi ,dell'affascinantissima signora che quest'oggi è con noi. Ma non sopporto, proprio non sopporto l'idea che persone rispettabili come voi debbano mescolarsi ai tanti poco di buono, ai tanti avanzi di galera- sia detto con rispetto- che affollano la stazione e che purtroppo noi non possiamo fare niente per scacciare... . Lei, i suoi ufficiali, una signora così affascinante, in mezzo a quella feccia: è un immagine tremenda, mi fa stare male", e Karver cominciò a contorcersi proprio come se gli fosse venuto un attacco di convulsioni.
Cortes, pur rimanendo garbato, volle subito porre fine alla sceneggiata: "Proprio il fatto che le stazioni spaziali siano a volte luoghi pericolosi mi spinge a stare coi miei uomini, per cui spero di non offenderla se declino definitivamente la sua offerta."
"Capisco, capisco", disse Finn Karver, e riprese imperterrito a cianciare del più e del meno.

5 Novembre 2171 Ore 00:10 Bar della Stazione Rigel 3


Blake, Random e Reis sedevano soddisfatti di fronte a tre bicchieri pieni di un'ambigua, ma piacevole, bevanda aliena. Terminata l'interminabile cena con il Direttore, i tre avevano deciso di rialzare le sorti della loro prima serata di licenza, messe in serio pericolo dal futile chiacchiericcio di Finn Karver.
La loro conversazione verteva proprio sui suoi modi ridicolmente cerimoniosi, quando un avventore si sedette al loro tavolo senza molti complimenti. Prima che potessero dire alcunché , lo sconosciuto esordì, rivolgendosi a Reis con fare manifestamente alticcio: "Da quando in qua su questa stazione girano straniere così carine? Appena ti ho visto, ho pensato: questa devo conoscerla. Kaleb Sotor non si fa scappare un occasione del genere e tu, bellezza, ti faresti scappare l'occasione di conoscere Kaleb Sotor?", e qui il sedicente Kaleb Sotor scoppiò in una risata scomposta e volgare.
"Ma cosa vuoi qui? Vattene, se non cerchi guai!", intervenne Random, che aveva una certa esperienza in materia di stazioni spaziali e sapeva che basta una risposta decisa per tenere lontano una miriade di seccatori.
"Ma senti qua l'amichetto che strilla come se gli rubassero la sua gallinella. E tu, carina, davvero vuoi perdere questa occasione?"
"Se non te ne vai, l'unica occasione da non perdere sarà quella di spaccarti la faccia", mormorò Blake, che forse aveva bevuto troppo.
"Ah, e saresti tu quello che vuole spaccarmi la faccia? Arar, Geth, venite qui", urlò l'alieno.
A quel punto tutto capitò in pochi istanti i due amici dell'importuno dongiovanni arrivarono scoppiò un rissa che durò alcuni minuti e fu sedata solo dall'intervento del barista, probabilmente abituato a situazioni del genere, mentre gli altri avventori facevano il tifo per l'una o per l'altra parte.
Allontanandosi dai rivali doloranti, Random e Blake- doloranti quanto gli avversari- si guardavano intorno, cercando Reis, assai dispiaciuti che avesse dovuto assistere a un simile spettacolo ma di Reis nessuna traccia.
"Dove sarà finita?", chiese con grande allarme Random.
"Reis, Reis", cominciò a chiamare a gran voce Blake, mentre tutto intorno le persone erano ormai tornate alle loro attività, dimentiche della rissa appena conclusa. Random e Blake si sentirono raggelare il sangue per quanto fossero circondati da alieni di ogni razza, si sentivano sperduti come in mezzo a un deserto, e in effetti, era proprio così, perché in mezzo a quella folla tumultuante le tracce di Reis si perdevano come nella regione più inospitale, rocciosa e disabitata. Per più di un quarto d'ora, in un crescente spasimo di angoscia che li stringeva allo stomaco e accelerava sempre più il battito dei loro cuori, l'ufficiale scientifico e il timoniere cercarono freneticamente Reis in ogni angolo, in ogni anfratto del muro, in ogni zona male illuminata del locale, sperando di riconoscere in ogni viso che incontravano il volto della loro collega e amica, in ogni suono il timbro della sua voce, in ogni andatura il suo modo di camminare, ma inutilmente. Infine si guardarono, ansimanti ed esasperati, senza il coraggio di dire ciò che entrambi sapevano: Dorothea Reis non era lì.
L'unica cosa da fare era avvertire il capitano.

5 Novembre 2171- 03:00 Luogo sconosciuto


La luce, il rumore, un odore penetrante, tutto le vorticava intorno disordinatamente. I ricordi, la realtà esterna, la sua immaginazione, tutto si avvicendava in un balletto senza fine, senza senso, in cui le pareva di ondeggiare fra presente, passato, futuro, senza soffermarsi su nulla. Una cosa almeno la sapeva chiaramente: il suo nome era Reis, Dorothea Reis.
"Thea", la chiamava una bambina "Thea vieni, dobbiamo nasconderci" intorno a lei si apriva un prato verdeggiante- dovevano essere sulla Terra- pieno di bambini che si nascondevano, mentre uno di loro contava, ad occhi chiusi: "Novantotto, novantanove, cento". Il bambino apriva gli occhi e cominciava a guardarsi attorno si sentiva un urlo, un rumore, "Ti ho vista", strillava il bambino, ma lei era già altrove, in una piccola stanza, su una nave stellare, vedeva la stazione spaziale allontanarsi e aveva paura, perché non sapeva per quale ragione fosse lì poi entrava nella stanza un uomo, che le parlava, ma lei non voleva guardarlo, sempre più spaventata, ormai in preda al panico. Come si chiamava quell'uomo? Non riusciva a ricordare..."Cortes", disse qualcuno ma certo, era il capitano Cortes! Chi altri poteva essere? O forse no...no, no, non era lui, era qualcuno che parlava di lui. La voce continuava: "Cortes farebbe tutto pur di riavere un membro del suo equipaggio. Lo teniamo in pugno. Tu continua a sedare la prigioniera...non voglio avere problemi, proprio ora che siamo così vicini all'obiettivo" Reis sentì una mano che le agguantava il braccio, il pizzicore lieve di un'iniezione, e fu di nuovo preda del torpore, del caos dei ricordi, del fondersi delle sensazioni.


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03.03 - Collision warning

Autore: Tenente Joshua Enric Random

5 Novembre 2171 Ore 00:30 Bar della Stazione Rigel 3



John Blake guardò Random, mentre si passava il dorso della sua mano destra sulla fronte per detergersi dal sudore e dalla polvere che era derivata dalla colluttazione. Nei suoi occhi si poteva leggere un'inquietudine di fondo che andava oltre alla già critica situazione. Dorothea Reis era scomparsa nel nulla, di colpo. Joshua sentiva che in Blake vi era altro, ma si limitò a dire: "Avvisiamo il capitano, credo che la situazione sia... ."
"Sfuggita di mano!" la voce ferma e risoluta di Fabio Yager Cortes arrivò dalle loro spalle. Quando si voltarono non scorsero clemenza o comprensione nel capitano della Atlantis, solo disappunto e delusione.
"Cosa diavolo avete combinato? Vi siete comportati come dei cadetti del primo anno. Una rissa? Non posso crederci. Venite a rapporto subito!"
Prima che potessero rispondere fu Blake a rompere ogni indugio: "Capitano, abbiamo una situazione più critica ancora da affrontare". Nell'alzata di sopracciglio di Cortes, John e Joshua lessero un barlume di curiosità.
"Ecco,... ." con moto di crescente imbarazzo Joshua aggiunse: "... la Reis è scomparsa. Crediamo che possa esserle successo qualcosa."
Fabio trasse un profondo respiro. "Quali elementi ha Signor Random per affermare una cosa simile?"
"Abbiamo cercato ovunque" disse John Blake, mentre Random aprì una mano: "E ho trovato questa", mentre nel palmo si materializzava un braccialetto argentato con una leggera striatura di sangue sulla superficie.
I tre si guardarono per un attimo. "Va bene, andiamo da Finn Karver."


5 Novembre 2171 Ore 00:50 Direzione della Stazione Rigel 3



"Il Direttore Karver in questo momento non è presente. Dovrete passare nella mattinata." La voce della segretaria, un aliena addetta al front office dei servizi direttivi di Rigel 3, muoveva le labbra, mutando ogni secondo la loro forma, passando da quella che gli umani potevano scorgere come un'emozione di stupore ad una smorfia ironica.
"Comprendo, sono il capitano Cortes della USS Atlantis e questi i miei due ufficiali. Abbiamo un'urgenza, dobbiamo parlare con Karver ora." E il tono della sua voce andava man mano deteriorandosi in insofferenza tangibile e comprensibile ad ogni razza del quadrante Alfa.
Le luci della sezione di Direzione erano soffuse, tali da rendere l'ambiente più simili ad un'alcova che ad un luogo dove si prendessero decisioni strategiche ed operative. In Cortes qualcosa non tornava in quell'ambiente. Forse un sesto senso, forse solo i recenti accadimenti avevano lasciato uno strascico di disagio in lui. D'altronde ogni ambiente particolarmente alieno e, a suo modo, inospitale, lo rendevano di base insofferente.
L'aliena alzò un sopracciglio "Attendete qui, vedrò se riesco a mettermi in
contatto con il Direttore, che sarà sicuramente disturbato da questa vostra
insistenza."
Blake fece per scattare e rispondere, quando Cortes gli appoggiò una mano sul braccio e rispose lui: "Il Direttore non ha idea di quanto anche gli ufficiali della flotta possano... disturbarsi."
Random sorrise e si voltò verso i due colleghi per confabulare sotto voce, "Capitano, più passa il tempo, più la situazione di Thea può peggiorare.Con i suoi problemi di memoria, un contesto ostile può farle del male... ."
Cortes fece un cenno d'assenso, quando la voce dell'aliena interruppe i pensieri dei tre: " Il Direttore Karver non è nella stazione in questo momento."
"In che senso?" chiese Random spazientito più che mai.
"Nel senso che è insito nella frase appena fatta, signore." Rispose l'aliena, la cui forma tendeva ogni attimo di più a quella di un muro di gomma.
"Possiamo sapere a che ora ha lasciato la stazione?" chiese Blake.
Ma l'aliena alzò un gomito, come gli umani alzerebbero le spalle. "Non è un dato conosciuto."
"C'è un vice direttore?", chiese il capitano. Alla domanda l'aliena accenno
a qualcosa di simile ad un sorriso: "Certo, G'mor."
"Ottimo, mi fa parlare con questo G'mor?" le mani del capitano si appoggiarono con fare minaccioso sulla scrivania.
"Purtroppo G'mor è malato. E' ricoverato in una stazione medica".
I tre ufficiali federali incrociarono gli sguardi. " Un nostro ufficiale è scomparso! Abbiamo giurisdizione per indagare direttamente" disse Random alla segretaria aliena, la quale inclinò il capo. "Ah, un ufficiale scomparso. Si chiama per caso Reis?
"Perché?" chiese Blake oltre l'irritazione.
"Ho ricevuto un messaggio, indirizzato al... Direttore Karver, che cita il nome Reis."
"Credo che sia nostro diritto, vista la situazione, prenderne visione", disse Cortes con voce tagliente e bassa.
L'aliena digitò qualcosa sul touchscreen del display che le stava davanti ed una voce gutturale e roca irruppe nella sala:

<< Questo messaggio, caro Direttore, deve essere inoltrato al capitano Cortes. Il federale mi conosce, è sufficiente che sappia che ho in custodia la Signora Reis. E che non intendo rilasciarla prima che io e Cortes non troveremo...un vantaggioso accordo. Lo aspetto alla sezione 5 della stazione, area magazzini alle ore 04.30 di oggi. Chiudo messaggio. A presto, capitano >>.

Cortes sentì il sangue raggelarsi e il cuore palpitare.
"Capitano, tutto bene?" chiese Blake. Ma la mente del capitano era lontana, anni nel passato. A quel giorno in cui aveva incontrato Lazarus".

4 agosto 2130 Vulcano, sala studio



Gli occhi di un bambino di sette anni sono abituati a vedere il mondo in modo diverso da un adulto: sensazioni, colori, odori, tutto viene rapportato alla sua scala limitata di percezione e viene contestualizzato in modo proporzionale alla visione che ha della realtà. Quando si è bambini è facile vedere persone imponenti e inavvicinabili, quando in realtà sono persone ordinarie, dalla comune presenza. Questo accade a tutti, almeno quasi. Non a Cortes. Sin da quando era piccolo aveva un dono di sapere vedere gli spazi e le persone per quelle che erano, forse era stata l'influenza della Logica vulcaniana, forse la sua stessa mente.

Ma quando entrò uno strano vulcaniano nella sala, giovane alto, una leggera ed inusuale barba ma sopra tutto un portamento completamente diverso, Cortes riconobbe un'imponenza mai riconosciuta prima di allora e credette che i sensi lo stessero ingannando. Eppure la figura appariva agile, ma con una camminata che sprigionava vigore ed intensità ad ogni passo. Avanzava nella sala diretto verso il tavolo dove il piccolo Cortes stava studiando su un padd. Mentre si avvicinava la figura veniva trafitta da raggi di luce che penetravano orgogliosi dalle vetrata della antica sala studio, quasi a rafforzare il suo incedere.

Falcata dopo falcata, la figura si fermò davanti a Fabio Yager. Da vicino si poteva scorgere che come la figura fosse in realtà un giovane vulcaniano. Pur ammettendo la difficoltà a stimare l'età, era facile pensare che non avesse ancora vissuto il suo primo PonFarr. Eppure sembrava più saggio e sicuro di quanto l'età lasciasse pensare.

Il vulcaniano guardò l'umano e, inspiegabilmente per lo stesso Cortes, fece un sorriso.
"Mi chiamano Lazarus. Come puoi capire non è il mio vero nome, ma quello che ho scelto di adottare. Ho sentito parlare di te: un umano che vive tra i Vulcaniani. Affascinante ed interessante. Credo che avremo diverse cose di cui parlare. Partiamo dal fatto che ho bisogno di te".

Fabio rimase allora senza parole, colpito da quell'anomala figura e da quella voce intensa e vibrante, che non era quella gutturale che dopo un anno avrebbe acquisito e mai più abbandonato, grazie allo stesso Cortes.


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03.04 - Chi è Lazarus?

Autore: Guardiamarina Dorothea "Thea" Reis

5 Novembre 2171 Ore 01:02 Stazione Rigel 3



"Ci dica cosa possiamo fare Capitano! Chi è questo Lazarus?"
La voce di Random, seppur dal tono metallico, esprimeva appieno la sua frustrazione.
Conosceva da appena otto mesi la Reis, ma in quel breve lasso di tempo, lavorando fianco a fianco, si era affezionato a quella ragazza così strana: non era un legame emotivo vero e proprio, quanto più si sentiva in obbligo di proteggere la collega dal mondo esterno.
In quei momenti di ansia, rimpiangeva la vicinanza di Dorothea: la sua bellezza, esteriore ed interiore, dovuta alla semplicità delle sue azioni quasi banali, ma pur sempre imprevedibili, ed il suo essere in grado di trovare ovunque il modo per strappare un sorriso.
Era un'ottima panacea nei momenti di sconforto in cui Joshua ricadeva di tanto in tanto ricordando il suo incidente e si sentiva in colpa per non essersi accorto della trappola in cui erano caduti.
Era evidente che la rissa al bar era stata pianificata e se solo lui fosse stato più attento se ne sarebbe potuto accorgere.
O forse no.
Certamente avrebbe fatto di tutto per rimediare, se non altro perché quel guardiamarina della sicurezza, Squiretaker, non glielo avrebbe perdonato.
Al di là del grado, al di là dei doveri della Flotta, Joshua sapeva di non essere capace di affrontare quel ragazzo così tremendamente innamorato della Reis.
A bordo era evidente a tutti, probabilmente anche alla stessa Dorothea, anche se quest'ultima pareva dimenticarselo abbastanza frequentemente.
Colpa della sua patologia.
La stessa patologia che l'aveva resa facile preda per quel Lazarus, chiunque esso fosse.
Di certo, Cortes aveva un conto in sospeso con lui.
Dopo aver udito quel nome, si era come ammutolito.
Non aveva spiccicato parola, abbandonando come una furia la direzione della stazione, sotto lo sguardo stralunato di quell'aliena insopportabile.
Erano dieci minuti abbondanti che rifiutava di rispondere ad ogni richiesta di spiegazioni da parte sua e ciò stava innervosendo abbastanza Joshua, ma quello che peggiorava la situazione era la reazione altrettanto apatica da parte di John Blake.
L'ufficiale scientifico era solo da tre mesi a bordo della Atlantis, ma al di là del rammarico per quanto successo alla collega, non appariva particolarmente scosso dal punto di vista emotivo.
A mente lucida, Joshua avrebbe riflettuto sul fatto che probabilmente John aveva bisogno di più tempo per legarsi col resto dell'equipaggio, ma in quel momento non aveva la mente lucida.
E più si sentiva attorniato da silenzi più aumentava la sua rabbia e frustrazione.
Stava sul punto di esplodere, quando Cortes finalmente si decise a parlare:
"Signor Random, raggiunga la Atlantis: allerti il Tenente Kimura. Deve predisporre una squadra di intervento, possibilmente due ed allo stesso tempo tenga la nave pronta all'azione. La misteriosa sparizione del nostro anfitrione in un momento così cruciale per noi, così come la malattia del suo vice, sono un campanello di allarme che non intendo trascurare"
"Vuole che traccio una rotta di evacuazione?"
"No, non subito, ma si tenga pronto all'abbisogna. Ho un altro compito per lei: verifichi in maniera discreta le altre navi ancorate alla stazione. Qualcuna sarà molto attenta alle nostre mosse, voglio capire chi ci sta controllando. Verifichi i sensori, ma senza dare nell'occhio"
"Signorsì, ma chi è Lazarus?"
"Signor Blake, io andrò da solo all'appuntamento. Dovrà fare quanto in suo potere per monitorare a distanza ciò che succederà. In qualunque caso, nessuno, e ripeto, nessuno, dovrà intervenire: le squadre di Kimura hanno la priorità il recupero e la messa in sicurezza del Guardiamarina Reis. Lazarus non ha intenzione di farmi del male. Non mi succederà nulla. Almeno non subito".
"Sì Capitano, ma chi è Lazarus?"
"Un Vulcan... uno che potrà essere il migliore degli amici o il peggiore dei nemici... o entrambi a seconda del momento contingente.. non ama la mera logica, ma la combina con le emozioni e... ."
Di fronte all'espressioni perplesse dei due colleghi, incerti fra l'essere stupefatti o disorientati, Cortes decise che non era il caso di approfondire.
"Signori avete poco più di tre ore! Non perdiamo tempo.. ecco qua il mio piano... . "


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03.05 - Scillar

Autore: Capitano Fabio Yager Cortes

5 Novembre 2171 Ore 04:30 Area magazzini stazione


Il magazzino era un modo elegante per dire bassifondi. Cortes non aveva dubbi ed era certo di essere nella zona più malfamata dell'intera stazione. Le paratie metalliche erano pesantemente arrugginite e, dove il metallo non era ossidato, luride con pesanti strati di sporco erano sparsi qua e là. Alcuni pesanti macchinari danneggiati e in disuso erano disposti ai bordi del corridoi intervallati da contenitori di carico vuoti e abbandonati. In alcune zone leggermente più appartate alcuni barboni dormivano o bivaccavano.
In condizioni normali il capitano si sarebbe soffermato su questa povera gente ma ora aveva ben altro per la testa. Camminava conscio di andare in contro ad una trappola e la sua testa stava costantemente lavorando sulla situazione. Come poteva affrontare Lazarus? Quel Vulcaniano lo conosceva benissimo avendo insegnato a Fabio molte delle cose che conosceva. Era un bambino di soli 10 anni sperduto in un pianeta alieno che non lo accettava, senza amici e nell'impossibilità di inserirsi nella società. Poi era comparso dal nulla quel bizzarro vulcaniano senza controllo delle emozioni e sempre di buon umore cee l'aveva preso sotto la sua protezione. Si venne a creare una specie di legame simbiotico tra i due anche se col senno del poi Cortes capì che non c'era equilibrio in quella relazione ma che Lazarus era la parte dominante su una giovane mente. Per questa ragione il capitano temeva più di ogni altra cosa quel vulcaniano a causa della grandissima influenza che poteva avere su di lui.
Il flusso di pensieri si interruppe improvvisamente quando Cortes giunse a destinazione. Aprì una pesante porta metallica ed entrò rapidamente nel locale. L'intera sala puzzava di trappola e di mille altre sostanze e rifiuti ma l'umano raggiunse il centro.
Una forte luce lo abbagliò di colpo.
"Sei venuto." Constatò una voce che Cortes riconobbe all'istante come quella di Lazarus.
"Sì." La voce di Cortes era satura di rabbia: "Dov'è il mio ufficiale?"
"Qui." Rispose semplicemente Lazarus ma la rabbia di Fabio aumentò pesantemente: "Esigo vederla."
"Bene." Poco dopo una seconda luce illuminò una zona opposta a quella in cui si trovava il capitano. Cortes si voltò di scatto e vide Reis.
"Capitano è lei?" Chiese la giovane donna.
Cortes fu sollevato nell'appendere che l'amnesia Dorothea era passata ma con rammarico capì di essere troppo lontano e che non avrebbe mai potuto scattare, afferrare il guardiamarina e scappare prima di una reazione.
Fu Lazarus a riportare il capitano alla normalità:" Classe Nx, registro di matricola 28 nome Atlantis."
"E' la mia nave." Ringhiò Fabio.
"Già, i miei complimenti si tratta di una nave potente... con armi avanzate." Commentò Lazarus.
"Che cosa vuoi?" Fabio cercò di spingere il suo interlocutore ad andare al punto.
"Uno scambio... l'utilizzo per una piccola missione della tua per la vita del tuo ufficiale." Lazarus parlò con una tale tranquillità da fare sembrare la cosa come una piccola scampagnata in montagna.
Cortes fu inorridito, avrebbe fatto qualunque cosa per salvare gli uomini sotto il suo comando ma non poteva permettere che la sua nave venisse utilizzata per una questione privata: "Io non posso e non permetterò per nessun motivo di utilizzare la mia nave per scopi... ."
Lazarus lo interruppe: "Ti ricordi di Scillar?"
Cortes sbiancò.

5 Novembre 2171 Ore 04:30 Plancia Uss Atlantis


"Morto." La voce metallica di Random rese ancora più secco la parola morte.
Kimura si avvicinò al timoniere il quale aveva ricevuto il comando della nave: "Accidenti che brutta fine."
"Già... finire nel vuoto è una morte orribile." Aggiunse il timoniere.
"Ma è un tipico incidente che può accadere quando bisogna eliminare un testimone scomodo." Kimura fu abile ad analizzare la situazione tattica.
"Quindi è stato l'amico del capitano... quel Lazarus ad uccidere il direttore della stazione." Commentò Random.
"Forse no." La voce dell'ufficiale scientifico fece voltare i due ufficiali.
"Come?" Chiese Joshua mentre si avvicinava alla postazione scientifica seguito da Kimura.
John riprese a parlare: "Ho analizzato di mia iniziativa il corpo."
"E... ?" Chiese Kimura.
"Guardate." Blake arrivò uno dei monitor che fece apparire l'immagine stilizzata del corpo del direttore: "Tracce di colluttazione e sotto le unghie ho trovato DNA orionano."
"Orioniani?" Random era sbalordito ma Kimura aggiunse: "C'è un trasporto orionano attraccato alla stazione."
"E c'è del resto... ."

5 Marzo 2131 Ore 04:45 Marcantile vulcaniano T'Rillis


Aveva raccontato una bugia ai genitori... una grossa bugia visto che non aveva detto loro che lasciava il pianeta. Sotto invito di Lazarus si era imbarcato su un mercantile per raggiungere una vicina colonia vulcaniana. Il trasporto era vecchio, lento, di brutto aspetto e piuttosto scomodo ma per un bambino di 11 anni il primo viaggio nello spazio senza i genitori è una esperienza emozionante. Aveva esplorato ogni punto di quella nave e tempestato Lazarus con migliaia di domande.
Ma ora che il viaggio era quasi terminato il giovane Cortes stava seduto nella zona passeggeri intento a cercare di vedere la colonia dal finestrino.
Notando il comportamento del suo protetto, Lazarus disse: "Rimarrai deluso... ."
Il giovane Cortes si voltò sorridendo:" Ma è un nuovo pianeta di classe M... chissà... ."
Lazarus lo interruppe: "No, è del tutto simile a Vulcano." Breve pausa ma prima che il giovane umano potesse aggiungere qualcosa, il vulcaniano, riprese a parlare:" Aria rarefatta, gravità normale e temperature torride... è noioso come Vulcano ma con molte meno specie animali."
"Allora perché siamo venuti fin qua?" Chiese Cortes.
Lazarus si fece scuro in volto: "Ti sei mai chiesto perché ho scelto il nome Lazarus?"
"Non è Vulcaniano." Ragionò il giovane Cortes.
"No... il nome viene dalla tua cultura ed è qui che sono diventato quello che sono."
Uno strano brivido percorse la schiena di Cortes: "Ed è qui che sono diventato... Lazzaro."

5 Novembre 2171 Ore 04:45 Area magazzini stazione


"Non ti permetterò mai di portarmi su Scillar, è là che tutto è iniziato... ." Cortes afferrò l'arma che aveva nascosto nell'uniforme pronto a colpire Lazarus a morte: "Potrai anche minacciare di uccidermi o uccidere il mio ufficiale, ma non verrò con te su quella maledetta colonia e non ti darò l'accesso alla mia mia nave."
Lazarus uscì dall'ombra e, con rapidi passi, arrivò a pochi centimetri dal capitano. In un lampo Cortes gli puntò contro l'arma.
"Sei prevedibile." Disse Lazaus come per sfidare il suo interlocutore a sparare.
"Capitano non lo faccia." Disse Reis che nel mentre si era liberata delle corde e cercava di raggiungere il suo ufficiale superiore.
Cortes fu sul punto di sparare ma Lazarus disse: "Guarda cosa ti ho portato... ."
Dal nulla emerse una figura che il capitano riconobbe all'istante: "Ecco l'eredità del tuo viaggio a Scillar."


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03.06 - Figli di un dio diverso

Autore: Tenente Joshua Enric Random

5 Novembre 2171 Ore 04:45 Area magazzini stazione


L'ombra mano a mano si delineò, uscendo dall'oscurità per apparire ben definita e stagliata sotto le luci dei fari dell'area magazzini.
Il cuore di Cortes ebbe un sussulto. E la mente corse al passato..


Ottobre 2140 - Scillar


Il vento turbinava impetuoso graffiando il volto di un giovane Cortes come sottili unghie affilate. Fissava il bel volto di Lazarus, i cui capelli lunghi si agitavano.
"Non puoi aver fatto una cosa simile! Sei un pazzo!" urlò Fabio travolto dal furore: "Stiamo creando gli eletti! Lo capisci? Gli umani liberi da ogni costrizione morale, che non devono reprimersi per essere superiori!!", la voce di Lazarus echeggiava nelle rocce che affioravano dalla tormentata terra di Scillar.
Stava per piovere, si sentiva già l'odore di bagnato nell'aria. "Lazarus, sei un criminale. Le guerre eugenetiche sono finite...tu stai osando troppo!"
Improvvisamente uno shuttle emerse dalla roccia illuminando con dei fari la roccia. Iniziò a piovere, torrenziale di colpo. Anche questo un effetto del clima devastato di Scillar.
"Vieni con me! Unisciti a noi. Diventa il padre che hai sempre desiderato.
Il padre di un esercito intero di eletti!", Lazarus porse la mano a Cortes.
I due si guardarono, per una frazione di secondo, l'ultima nella loro vita, si capirono. Lazarus sorrise e scosse il capo, mentre i capelli bagnati facevano emergere le orecchie appuntite da vulcaniano.
Poi con un balzo improvviso raggiunse il portello di carico dello shuttle che si era aperto. Scivolò lungo la rampa, facendo perdere stabilità allo shuttle. Lazarus rimase appeso, strigendo con la mano destra un appiglio nella rampa. Cortes si avvicinò, ma non poteva raggiungerlo. Lo shuttle stava iniziando a roteare nell'aria.
Con un grido che si disperse nel vuoto Lazarus lasciò la presa, senza riuscire a resistere o come gesto folle di una rinuncia alla vita, e cadde scomparendo tra le rocce.
Lo shuttle riprese quota e di dileguò...con il suo carico umano.

5 Novembre 2171 Ore 04:49 Area magazzini stazione


Il ragazzo guardò Fabio. Era alto quasi come il capitano, slanciato.
"Padre, abbiamo bisogno di te."
Cortes fece fatica a deglutire.

5 Novembre 2171 Ore 04:40 Plancia Uss Atlantis


"Rilevo diverse presenze umane nel magazzino", disse Kimura, mentre Josuha restava con le braccia conserte al suo fianco.
"Riesci ad identificarne la natura?" chiese Random con la sua voce metallica.
Il tenente Blake era alle loro spalle.
"Non capisco" disse Kimura. Joshua e Random si avvicinarono, "sono due tracce geneticamente identiche."
"A chi appartengono?" chiese il tenente Blake.
"Al capitano" disse Random scuotendo incredulo il capo.

5 Novembre 2171 Ore 04:51 Area magazzini stazione


"Non può essere. Eravate.. .solo esperimenti mai riusciti... ." disse a voce bassa Cortes.
"Ti sbagli padre, o dovrei chiamarti capitano. E' offensivo pensare che dici che noi non siamo mai riusciti. Noi siamo qui, vivi e vegeti. Capaci di percorrere il nostro destino di esseri superiori. E questo lo dobbiamo a te, padre e al genio di Lazarus!"
Cortes scosse il capo e guardò Lazarus "Che cosa vuoi?"
Lazarus sorrise, come quel giorno quando era morto davanti a Cortes. Ma ora era risorto, per riportargli il passato.
"I nostri figli sono tenuti prigionieri dai pirati di Orione, su Scillar. Sono riuscito a liberarne qualcuno, ma voglio tornare a salvarli tutti! Loro sono destinati a grandi cose, non vedere impiegato il loro talento per bassi istinti di guadagno".
Cortes guardò il ragazzo: era identico a lui. Era lui, era il suo clone"

Maggio 2140 - Scillar


"Possiamo cambiare il mondo, possiamo creare esseri migliori di quello che oggi noi siamo, umani, vulcaniani, trill."
"E come pensi di riuscirci?"
Lazarus si portò il bicchere di brandy alle labbra: "A partire dai nostri geni, già superiori rispetto alla media, liberando il nostro ego e lasciando che i nostri istinti si evolvano, al di là della logica, della funzione e del controllo che le nostre società impongono. Mi riferisco ad esseri superiori. Di riprendere a fin di bene quello che l'eugenetica ha abbandonato."
Cortes rimase stupefatto. Sbalordito ma una parte di lui anche affascinato.
Sapeva di stare camminando sul sottile filo della follia.

5 Novembre 2171 Ore 04:45 Plancia Uss Atlantis


"Cosa facciamo?" chiese Kimura.
Blake incrociò lo sguardo con Random e disse: "Teletrasportiamo qui il capitano e l'altro con la stessa traccia genetica".
Random sorrise "Immediatamente!" e senza pensarci troppo si diresse alla sua consolle "Energia!" disse con tono trionfale.


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03.07 - Padre e figli

Autore: Guardiamarina Dorothea "Thea" Reis

5 Novembre 2171 Ore 05:05 Sala Teletrasporto Uss Atlantis



"Controllo apparati vitali, ultimato... teletrasporto avvenuto in sicurezza."
La voce del guardiamarina addetto al teletrasporto era neutra come se tutto fosse abituale routine... la sua concentrazione sulla consolle però non gli permise una piena coscienza della situazione in essere.
Certo le tracce genetiche erano estremamente simili, ma poteva immaginare solo di aver avuto l'ordine di teletrasportare il Capitano ed un suo parente stretto... non poteva nemmeno concepire che aveva appena portato a bordo Cortes ed un suo giovane clone.
Quello che non vide il guardiamarina, fu però evidente a Kimura e Blake. L'ufficiale tattico e secondo in comando dopo Cortes, scortato dal responsabile scientifico della nave erano ansiosi di poter conferire con il loro Capitano.
Avevano avuto già sentore di qualcosa di anomalo tramite i sensori, ma vedersi materializzare davanti il proprio ufficiale in comando e la sua perfetta ed identica copia in versione più giovane fu ugualmente destabilizzante.
Altro fattore di profondo turbamento nell'animo di entrambi gli uomini, fu la reazione stizzita e furiosa di Cortes. La sua propensione al dialogo e la sua abilità nel far eseguire alla lettera ordini difficili, basandosi su una peculiare diplomatica capacità nel motivare gli animi e comprendere le necessità di ciascuno, erano scomparsi.
Cortes era pallido e furibondo.
"Chi ha dato l'ordine?" sbraitò Fabio.
"Io signore... come facente funzioni di Capitano ho creduto opportuno porre la sua sicurezza al primo posto fra le mie responsabilità e... ."
"Signor Kimura! Basta così!"
"Ma Capitano... ." Tentò di obiettare Blake.
"Silenzio! Ero perfettamente consapevole dei rischi che avrei incontrato andando da solo in quel magazzino... ma l'ho fatto per il guardiamarina Reis... non lascio uno dei miei indietro!"
"Sì Capitano, ma in base alle analisi sensori i suoi parametri vitali erano fuori scala, era evidente che fosse in una situazione in cui la sua salute era potenzialmente a rischio... ."
"Il mio salvataggio da parte vostra rischia di compromettere l'incolumità della collega, non eravate autorizzati a farlo. Non conoscete Lazarus... e nemmeno io posso sapere ora cosa intenda farne di Dorothea, del suo ostaggio!"
Cortes era infuriato, ma la sua strapazzata nei confronti dei suoi uomini fu interrotta dalla sua stessa voce, arrivata improvvisa, ma dal timbro decisamente più giovanile.
"Padre... alla ragazza nulla verrà fatto! E' stata sedata per la sua stessa incolumità... la sua patologia lo ha richiesto, ma è stata sempre cullata e coccolata da uno dei miei fratelli e da due delle mie sorelle... dai tuoi figli! O almeno di quei pochi che lo zio Lazarus ha salvato da quelle bestie di pirati!"
"I suoi... suoi figli?" esclamò Blake
"Sì terrestre... siamo nati su Scillar e portati in salvo prima che il nostro pianeta collassasse."
"Ho visto Lazarus cadere nel vuoto! Ho preso io stesso l'ultima navetta per andare via da Scillar! Come ha fatto a sopravvivere?" esclamò Cortes
"Oh padre... dunque tu non sai? Lo zio Lazarus tornò alla nostra casa e lanciò un messaggio di soccorso... il messaggio fu intercettato da una nave Orioniana che lo salvò dall'implosione di Scillar. Ma il prezzo di quel salvataggio fu la sua cattura... ."
"La sua cattura anticipò la vostra?"
"Esatto padre! La nave Orioniana intercettò la nostra navetta e ci fece prigionieri. Fummo portati in una sorta di accampamento e lì ci fecero crescere. Fummo nutriti e fatti lavorare. Dovevamo sviluppare la muscolatura e restare in forma per poi essere venduti."
"Ma presto si accorsero che eravate tutti uguali... ." Abbozzò Blake
"Il tuo ufficiale ha ragione padre... quando si accorsero che eravamo quasi tutti gemelli, decisero di fare esperimenti... siamo stati torturati a turno, abbastanza da ridurci in fin di vita ogni volta, ma non tanto da togliercela... siamo stati merce per anni e dovevamo essere venduti presto o tardi"
"Uhm... e ora che volete?" domandò un irritato Kimura.
"Lo zio Lazarus è riuscito a farci fuggire in quattro oltre a lui... siamo giunti su questa stazione dopo tanto vagabondare in cerca di aiuto... non sappiamo che ne è stato dei nostri fratelli e sorelle... ma l'altro giorno abbiamo scoperto che il Direttore della stazione aveva ricevuto una grossa somma per venderci ai pirati Orioniani che ci stanno cercando... ."
"Sarà per questo che faceva così il carino... ."
La voce metallica di Random arrivò improvvisa così come inaspettato fu il suo arrivo.
"L'arrivo della Atlantis ha compromesso le trattative padre... l'emissario Orioniano temeva una trappola ed ha bloccato il pagamento al direttore della stazione... ."
"Uhm... quando Lazarus ha visto chi era al comando della nave ha pensato di usarmi... usarmi come fece tanto tempo fa... ."
"No padre... Lazarus e tutti noi pensammo ad un segno del destino... era giunta la nostra ora per liberarci e tornare a compiere il nostro processo evolutivo... ."
"Quale processo?" domandò Blake.
"Quello verso l'esistenza priva di costrizioni mentali e fisiche... sperimentare una nuova forma di umanità... una comunità di eletti... ."
"Basta così! Avete rapito un mio ufficiale e non ve lo posso concedere!"
"Padre era l'unico modo per costringerti ad aprire gli occhi e riconoscerci per quello che siamo... tuoi figli! Aiutaci! La giovane bionda è nostra ospite e non prigioniera... i deboli legacci con cui l'hai vista erano per la sua sicurezza... troppe volte si è svegliata senza ricordare chi fossimo e perché fossimo lì.. ogni volta le abbiamo spiegato tutto, ma non ricordava... era necessario... ."
"Dite a Lazarus di liberarla immediatamente!"
"Come vuoi padre... ma tu aiutaci! Aiuta i tuoi figli a liberarsi dalla schiavitù!"


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03.08 - Figli o cloni?

Autore: Capitano Fabio Yager Cortes

5 Novembre 2171 Ore 05:11 Uss Atlantis Ufficio del capitano Cortes


Cortes entrò nel suo ufficio alla velocità della luce e, rimasto solo, sfogò quel turbinio di emozioni colpendo con forza la scrivania con il pugno sinistro. L'impatto fu violento e si risolse con un sonoro rumore. Ma il duro metallo di cui era fatto il tavolino fece resistenza e a subire i danni fu la mano del capitano. Un dolore fisico pungente e intenso avvolse il capitano e gli ricordò la stupidità del suo gesto. Cortes guardò la mano ferita ancora pulsante.
*Che colpa hai mano mia per la mia stupidità?* Si chiese e non poté fare a meno di pensare a quanto la sua mano fosse la stessa mano che avevano i suoi cloni, anche se più giovane di qualche anno, era fatta allo stesso modo.
Poi il capitano vide una piccola goccia di sangue formarsi sull'indice. Molto probabilmente si era ferito colpendo lo spigolo. La goccia si stava coagulando a pochi millimetri dalla ferita. Cortes guardò il suo sangue e, per un brevissimo istante, pensò ai legami di sangue che lo univano ai suoi cloni.
E come se fosse stato chiamato da quel pensiero il clone di Cortes suonò alla porta ed entrò scortato da Kimura. Congedato l'ufficiale tattico il capitano rimase solo col suo doppio. Entrambi erano in piedi, Cortes al centro della sala che si stringeva la mano dolorante e il suo clone davanti alla porta.
"Aiutaci padre." Ruppe il silenzio il clone ma prima che il federale potesse rispondere aggiunse: "Ti senti violato da noi?"
"In che senso?"
Il clone sorrise con un vago imbarazzo e fece alcuni passi verso il capitano: "Per quello che siamo... noi ti chiamiamo padre ma tu lo sei in una concezione più ampia, perché noi non siamo tuoi figli ma bensì tue copie."
Cortes guardò intensamente quel volto così uguale al suo ma molto più giovane ma mentre il giovane parlava lui non vedeva sé stesso ma bensì suo padre, l'ambasciatore federale, con la sua saggezza e la sua integrità.
"Noi abbiamo tutto il tuo DNA, non metà come in un figlio normale... noi abbiamo preso una parte profonda e intima di te per farla nostra." Disse il clone avvicinandosi ancora. Poi prendendo la mano del capitano, aggiunse: "E' per questo? E' questo il nostro crimine? Essere troppo uguali a te... averti violato, emulato, copiato?"
"Io non sapevo che Lazarus avrebbe usat... ." Provò a dire il capitano.
"E che differenza fa?" Il clone strinse forte la mano di Fabio: "Se per dolo, innocenza o colpa tu ci hai dato il tuo DNA come base per esistere abbiamo il diritto di essere. Ti prego aiutaci."
Il clone lasciò la mano del capitano che cadde come un peso morto tra i suoi fianchi.
"Dimmi padre, che differenza c'è tra figli o cloni?"
Quell'ultima frase colpì in pieno Cortes che ripensò alla ferita che si era procurato poco prima. Che cosa ne poteva la goccia di sangue del suo gesto di rabbia? Quella goccia, al pari dei suoi cloni era una parte di lui ed era innocente dalle sue scelte che siano esse involontarie o no. Ma rispetto a quella goccia i suoi cloni erano qualcosa di più: esseri senzienti in grado di prendere delle decisioni e vivere delle emozioni. E questo lui non poteva cambiarlo e non poteva più nascondersi dietro la rabbia di essere stato usato da Lazarus o pensare di essere stato violato nel profondo.
"Voi siete esseri senzienti con delle emozioni... non siete mie copie... lo eravate quando eravate nelle provette... ora avete fatto le vostre scelte... siete qualcosa di più molto di più." Espresse il ragionamento ad alta voce Cortes.
"Ci aiuterai padre?" Chiese speranzoso il clone.
"Sì... ." Breve pausa in cui Cortes si mise alla ricerca delle parole giuste: "Ma ti prego non mi chiamare padre... non sono ancora pronto."
"Va bene." Il clone sorrise sollevato ma nel mentre il capitano era già alla porta del suo ufficio dicendo: "Seguimi."
Usciti trovarono Kimura e Blake ad attenderli.
"Capitano... ."Esordì Kimura ancora scosso per la sfuriata che aveva preso pochi minuti prima ma il capitano intuendo i pensieri dell'ufficiale tattico disse: "Non si preoccupi... ha preso la decisione giusta poco fa."
"Grazie signore."
Cortes sorrise dicendo: "Tenente a lei il comando, si prepari a salpare ad ogni costo e a difendere la nave contro ogni aggressione."
"Sì signore... ho pronta la cintura di esplosivi." Rispose il tenente al tattico e, dopo un saluto militare, tornò sul ponte di comando.
"Cintura di esplosivi?" Chiese il clone ma nel mentre Cortes si era rivolto all'ufficiale scientifico: "Tenente è pronto?"
"Sì ho configurato il tricorder per rilevare il suo DNA... ma con tutte le forme di vita presenti sulla stazione sarà difficile localizzare i suoi cloni. "Spiegò Blake. "Non siamo riusciti nemmeno a rintracciare Reis."
Cortes annuì e si rivolse al suo clone: "Puoi guidarci da Lazarus?"
"Sì venite con me."

5 Novembre 2171 Ore 05:13 Rigel 3 Ufficio del direttore della stazione


Belsar aveva un pessima reputazione. Ovunque andava lo conoscevano come un traditore, violento, pirata e schiavista. Era stato lui a raccogliere la richiesta d'aiuto di Lazarus e a soccorrere, schiavizzando, i cloni. Per poter recuperare quella che per lui era una fruttuosa merce aveva schierato un trasporto, due navi da combattimento e la sua ammiraglia, l'Orgoglio di Belsar. Aveva ucciso con le sue mani il direttore Finn soltanto perché non si fidava più di lui dopo la cena con i federali. Poteva aver parlato dei suoi traffici con la flotta stellare e per questa ragione l'aveva eliminato. Per lui la vita valeva pochissimo, un piccolo e insignificante sospetto ed era la fine per il suo interlocutore.
Uccidere il direttore della stazione aveva avuto un secondario beneficio: quel bestiale assassino aveva instillato una profonda paura in tutto il personale della stazione, soprattutto nel secondo di Karver, G'mor.
"Non... non... sapevo della nave federale... ." Balbettò G'mor.
"E secondo te è un caso che una nave comandata dall'umano che ha dato la base per la creazione di quei cloni abbia attraccato alla stazione assieme a Lazarus?" Chiese Belsar ringhiando di rabbia. "Attento per una cosa del genere ho già eliminato Finn... ."
Era un caso, una sfortunata coincidenza, che l'Atlantis si trovasse lì ma nessuno dei due poteva saperlo.
"La nave federale non deve salpare. Pagherà a caro prezzo la sua presenza in questa zona." Sentenziò l'orioniano.
"Non vorrete mica distruggerla mentre è ancorata alla stazione?!" Il cuore di G'mor smise di battere dalla paura dei danni che avrebbe comportato un esplosione della Atlantis sulla stazione.
"Non voglio sprecare 87 possibili schiavi." Belsar si avvicino al nuovo direttore della stazione: "Ma farò tutto il necessario per proteggere il mio business."

5 Novembre 2171 Ore 05:17 Uss Atlantis Sala teletrasporto


Avevano rapito Thea. Questo pensiero vagava nella mente del guardiamarina Squiretaker. Non riusciva a darsi pace. Continuava a pensare a Dorothea rapita e nelle mani di pazzi terroristi. Il giovane guardiamarina alla sicurezza aveva appreso della sparizione quasi subito e, quando avevano ordinato alla sua squadra di tenersi pronti, si era detto che presto sarebbe entrato in azione ma poi era arrivata l'attesa. Parecchie ore ad attendere contando il lento passare dei secondi, a verificare per l'ennesima volta l'equipaggiamento nel vano tentativo di tenersi occupato. Persino camminare nel corridoio aveva perso la sua efficacia.
Non riusciva proprio a calmarsi e alla fine si mise a leggere i codici delle paratie. Stava leggendo il terzo codice sul cartiglio della paratia quando entrò Cortes seguito da due uomini.
"Guardiamarina... siete pronti?" Chiese il capitano guardando la squadra d'assalto.
Alejandro capì che il momento dell'azione era arrivato e che presto avrebbe salvato Dorothea. "Sì signore siamo pronti." Con un gesto del guardiamarina la squadra si mise sugli attenti.
Cortes face un cenno di assenso per poi voltarsi verso Blake: "Ha inserito le coordinate?"
"Sì. Ci teletrasporteremo nella sala accanto al loro nascondiglio." Spiegò l'ufficiale scientifico.
"Ecco ho fatto una mappa." Disse il clone del capitano porgendo un dpadd.
"Dovremo essere veloci signore... la porta di entrata è molto stretta." Analizzò il guardiamarina Squiretaker.
"Per questo Lazarus ha scelto questo posto." Commentò secco il capitano: "Pensate di farcela?"
"Sì signore." Rispose, Detto ciò Alejandro si voltò verso la sua squadra e iniziò ad impartire ordini in vista dell'imminente attacco.
"Tu stai nelle retrovie... non sei addestrato." Spiegò il capitano verso il suo clone.
"Ma padre io... ." Provo a dire il clone generando una piccola smorfia sulla bocca di Cortes alla parola "padre" .
"Non si preoccupi capitano, proteggerò io il ragazzo." Propose Blake.
"Bene, grazie tenente." Replicò Cortes per poi avviarsi vero la pedana del teletrasporto: "Bene andiamo."

5 Novembre 2171 Ore 05:20 Uss Atlantis Plancia


=^=Non posso accogliere la vostra richiesta dovete pazientare.=^= Le parole scelte da G'mor erano misurate ma Kimura notò che c'era della tensione dietro la formalità del discorso.
"Nasconde qualcosa." Fu l'analisi fatta da Random appena chiusa la comunicazione.
"Già."
La voce metallica del timoniere eliminò ogni dubbio dell'ufficiale tattico: "Ma noi siamo pronti."
Kimura fece per dire qualcosa ma il guardiamarina Muller al tattico fu più veloce: "La squadra del capitano è stata appena teletrasportata sulla stazione."
"Bene sensori al massimo." Ordinò Kimura aggiungendo: "Voglio sapere cosa succede sulla stazione e nello spazio circostante."
Come per dar conferma a quanto detto dal facente funzioni di capitano, Random esclamò: "Rilevo due navi in avvicinamento ... sono assaltatori orioniani."
"Hanno le armi cariche e agganciate su di noi." Analizzò Muller.
"Richiesta di salpare in emergenza." Ordinò Kimura. "Pronti a rispondere al fuoco."
"Nessuna risposta dalla stazione." Rispose l'ufficiale alle comunicazione ma una risposta arrivò invece dagli orioniani. Le due navi aprirono il fuoco colpendo la Atlantis in vari punti causando esplosioni e danni sullo scafo esterno.
"Rispondere al fuoco." Ordinò Kimura.
"Puntamento inefficiente... non riesco a sparare da questa posizione." Aggiunse Muller.
"Si dispongono per un altro passaggio." Disse Random mentre si preparava a dare massima potenza ai motori. Kimura si aggrappò alla poltrona e ordinò: "Attivare la cintura esplosiva.
All'orine del facente funzioni di capitano una serie di micro cariche esplosive, poste nei punti di ancoraggio, si innescarono separando la nave dalla stazione. Nello stesso istante Random diede massimo impulso. Una forte accelerazione appena smorzata dagli smorzatori inerziali spinse la nave in avanti con un poderoso scatto. Un'ultima resistenza da parte della struttura appena distrutta provocò un pericolosissimo momento imbardante che avrebbe portato la nave contro la stazione se Random non avesse impostato una secca virata in senso opposto. Con un secondo scatto in direzione opposta la Atlantis fu vicinissima alle navi avversarie. Kimura vedeva Random manovrare abilmente la nave puntando le due navi nemiche. Sulla sinistra Muller aprì il fuoco. I due assaltatori furono completamente presi di sorpresa dallo scatto e dalle bordate del vascello federale.
A meno di un chilometro Random mise di taglio la nave facendola rullare e passare, con una manovra al limite dell'impossibile, tra le due navi attaccanti permettendo a Muller di avere una finestra di tiro perfetta. Ad un cenno di Kimura l'ufficiale al tattico fece fuoco coi phaser e mise a segno diversi siluri sulle navi orioniane. "E' finita." Commentò alla fine dell'azione mentre rilevava coi sensori che le due navi erano fuori combattimento.
Kimura si alzò e guardò i due ufficiali: "Ottimo lavoro signori."
Purtroppo i festeggiamenti in plancia durarono poco perché dopo pochi secondi arrivò la comunicazione dell'addetto al teletrasporto:=^=Tenente Kimura, qui sala del teletrasporto. Abbiamo subito diversi danni il teletrasporto non è operativo.=^=
Kimura attivò la comunicazione: "Arrivo subit... ."
Una serie di colpi investì la nave impendendo a Kimura di terminare la frase.
"Rilevo una nave in avvicinamento... è un incrociatore pesante orioniano." Commentò Muller mentre lo schermo riproduceva l' Orgoglio di Belsar in avvicinamento alla Atlantis. La nuova arrivata iniziò a colpire pesantemente la nave federale con l'intendo di distruggerla.
"Iniziò un azione evasiva." Disse Random digitando sulla consolle una serie di comandi.
"Bene ci porti fuori tiro ma rimanga vicino alla stazione." Disse Kimura per poi voltarsi verso Muller che intuì la domanda: "Abbiamo subito troppi danni... non possiamo competere."

5 Novembre 2171 Ore 05:23 Rigel 3 Zona magazzini 3A


La mente di Dorothea lavorava febbrilmente nel vano tentativo di capire la situazione in cui era finita. Le amnesie di cui soffriva non aiutavano ma quelle due ragazze si prendevano cura di lei la trattavano come una principessa rispondendole sempre in modo chiaro e completo ad ogni sia domande. Eppure c'era qualcosa in quelle giovani donne che non le tornava: erano troppo simili a qualcuno di cui non ricordava il nome. Nei loro gesti gentili, pacati ma risoluti rivedeva le azioni di... . Non se lo ricordava. Com'era quella persona? Era vestita di blu e portava un cognome insolito.
Era così presa dal loop dei suoi pensieri che quasi non si accorse dell'esplosione della porta blindata e dell'entrata di una serie umanoidi con la pelle color verde. Dorothea sentì delle mani gentili afferrarla e trascinarla in un angolo più riparato dallo scontro che era appena scoppiato: gli orioniani avevano iniziato a sparare contro di loro e i cloni del capitano stava rispondendo al fuoco assieme a Lazarus.
Dorothea si alzò in piedi e si mise al riparo dietro una pesante cassa metallica assieme alle due giovani cloni del capitano Cortes. Da quella posizione riparata vide entrare un altro Orioniano. Quest'ultimo non aveva armi ed era vestito con abiti lussuriosi e sfarzosi. Ricami in tessuto pregiato intrappolavano nelle vesti una serie di pietre preziose e strani ornamenti. Per Dorothea fu subito chiaro che quello era il più pericoloso e ne ebbe conferma quando aprì la bocca per parlare:" Lazarus dammi i cloni... non hai scampo."
"Vieniteli a prender Belsar." Fu la risposta del vulcaniano.
E mentre il combattimento infuriava i due intrapresero un duello verbale.
"Loro serviranno per il mio progetto sull'evoluzione." Continuò Lazarus.
"Sono merce... ottimi schiavi da far crescere in provetta." Fu la secca e cattiva risposta di Belsar.
La moralità si fece avanti e spinse Dorothea ad intervenire: "Lasciateli in pace... saranno anche cloni ma rimangono delle persone hanno il diritto di scegliere loro stessi la strada che vogliono intraprendere."
Lazarus sorrise a quelle parole ma Belsar ne fu pesantemente irritato e fece un cenno ad uno dei suoi soldati che si diresse verso la ragazza e le due cloni. Thea capì che se non avesse parlato difficilmente gli avrebbero scoperti ma non si pentì di quelle parole. Non si pentì nemmeno quando vide il soldato orioniano avvicinarsi e portare contro di loro un' arma. Con la coda dell'occhio vide che gli altri cloni e il vulcaniano erano stati tagliati fuori e spinti nell'angolo opposto. Non avrebbero avuto aiuto da parte loro.
Dorothea guardò l'arma dell'orioniano e l'alieno. Era la fine: o l'avrebbe uccisa o ridotta in schiavitù. Pessima situazione in entrambi i casi.
"Con te mi divertirò." Esclamò il soldato con un ghigno malefico.
Fece per puntare l'arma ma poi emise un rantolo e cadde a terra. Dall'entrata era apparsa una squadra di sbarco federale che stava ingaggiando gli orioniani nel magazzino e un squadra della sicurezza della stazione giunta in soccorso dei pirati. Diversi marinai della Atlantis erano entrati e avevano stordito diversi pirati, Dorothea vide uno di loro, quello che le aveva salvato la vita pochi istanti prima, avvicinarsi a loro e chiedere: "Stai bene?"
Lei lo guardò e lo riconobbe: "Alejandro, se tu?"


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03.09 - Nel cuore klingon

Autore: Tenente Joshua Enric Random

novembre 2171 ore 5.21 USS Atlantis - plancia



Random impostò le manovre evasive mentre l'incrociatore pesante orioniano si avvicinava alla stazione "Sono stati colpi solo per avvisarci. Non è un
attacco diretto a noi" , disse il pilota della Atlantis. "Hanno abbassato
gli scudi..."
Random continuò a leggere ad alta voce le letture dei sensori:" Stanno puntando ad una nave in disoccultamento... tipo Klingon."

Kimura sobbalzò: "I Klingon vogliono teletrasportare qualcuno."



5 Novembre 2171 Ore 05:23 Rigel 3 Zona magazzini 3A



Gli sguardi dei due giovani si incontrarono e dopo qualche secondo anche i
loro corpi erano abbracciati. "Sono io... grazie al cielo stai bene." disse
Alejandro a Dorothea.

Mentre lei stava per rispondere una mano afferrò saldamente le sua spalle e
un leggero peso gravò su di esse. Dorothea alzò gli occhi e vide che
Lazarus aveva appoggiato uno strano dispositivo sul braccio del giovane.
"Speravate di scappare?" chiese e un fascio di luci avvolse i tre,
dileguando i corpi in un battere di palpebre.


Novembre 2171 Ore 07:00 Uss Atlantis Ufficio - plancia



"Sono scappati", disse Cortes con la mano appoggiata sulla testa e la mente
piena di pessimi auspici, "sia l'incrociatore orioninano sia la nave klingon con i nostri".

"sì, ho rilevato un teletrasporto verso l'incrociatore pensante e..non
basta, l'incrociatore si è occultato. Ne abbiamo perse le tracce,è entrata
subito in curvatura", spiegò Random

"Abbiamo idea di quale rotta?"

Un momento di silenzio "Ehm, signore, temo di no..", Joshua pronunciò
queste parole gravandole di una certa afflizione.

"E ora?"chiese l'ufficiale scientifico.

"Lazarus avrà sicuramente un rifugio", aggiunse Joshua, seguito da un lungo
e teso silenzio.

"Secondo voi Lqazarus da chi può aver acquisito un sistema di
occultamento?". I tre si voltarono per incrociare lo sguardo del clone di
Cortes "....Io so dove è".

Random alzò un sopracciglio e Cortes accennò ad un sorriso. "Credo di
averne anche io un'idea.."

Novembre 2171 Ore 09:30 Confine Klingon/Orione - Bird of prey Graagh, sala
teletrasporto.



"DughoS jIH legh roj. ghaH...,sono venuto da voi in pace, per offrirvi il
mio intelletto in cambio di un aiuto", le parole di Lazarus, pronunciate
nella gutturale e rude lingua kligon suonavano minacciose e pericolose al
contempo. "chonayta' collaborated maH neH qa' jIH, DaHjaj neH chu' jaj
Qu'....abbiamo già collaborato in passato, oggi è solo un nuovo giorno per
la nostra amicizia".
Il capitano Klingon, chiamato Derakh, nella sua armatura piena di punte
come il carapace di una creatura primitiva digrignò i denti affilati e
avvicinò il volto a quello del vulcaniano che aveva abbandonato la saggezza
della via della Logica.
"Mostrami cosa puoi darci", disse senza lasciare spazio per una negazione.

Lazarus sorrise e da una piega del mantello tirò fuori un oggetto metallico
e lo porse a Derakh.
Si trattava di un piccolo parallelepipedo argentato con una luce ad
intermittenza nel centro della superficie liscia. "Dochvam nuq...cosa è?"
chiese.

"Aprilo", sorrise Lazarus. l klingon afferrò l'oggetto con poca eleganza e
appena lo toccò la luce divenne fissa. Lo annusò e lo portò vicino al
volto. Un raggio sottile uscì, raggiungendolo nella retina dell'occhio. Due
secondi di scansione e poi l'oggetto si aprì.

"Amico klingon, questo è un Drazzt. Un vecchio oggetto costruito dai tuoi
antenati per indurre modifiche genetiche...che io ho riconfigurato per
poter alterare i vostri attuali geni."

Il kingon alzò le sopracciglia folte "Quali modifiche?" chiese.

"Qua si parla di potenziamento fisico e mentale". Attimo di silenzio e una
fragorosa risata irruppe nella sala teletrasporto della Graagh.

"Lo sai che potrei ucciderti qui, ora e tenermi questo gingillo?" chiese il
klingon.

"Non credo. Come ti ho spiegato ho riconfigrato il Drazzt e ad un mio input
potrà uccidere tutti i presenti di questa nave, tu compreso. Non credo che
valga la pena verificare se sto dicendo la verità o meno. A te la
scelta... ."

Derakh soppesò la situazione e infine chiese a bassa voce: "Che cosa vuoi
in cambio?"

Lazarus trasse un profondo respiro.


Novembre 2171 Ore 09:40 Uss Atlantis Ufficio - plancia



"Ho individuato una traccia energetica simile a quella rilevata al momento
della fuga di Lazarus!", l'euforia sprigionava dalla voce di Random.

"Seguiamola! "disse con ovvietà Cortes.

Ma fu Blacke a ridurre l'animosità del momento: "c'è un problema signori.
Ho estrapolato la rotta e, se non rileveremmo dei cambi di rotta...conduce
dentro al confine klingon"

Cortes imprecò tra sé: Lazarus era ancora un passo davanti a lui. "Dobbiamo
liberare un nostro ufficiale...dal cuore dell'impero klingon...non vedo
soluzioni brillanti se non un'illogica irruzione che scatenerebbe la guerra
con la Flotta Astrale."

L'ufficiale scientifico rimase in silenzio, la sua mente stava elaborando
diversi scenari, calcolandone la probabilità di riuscita di ciascuno.

"Forse l'unico modo per salvare la Reis è...chiedere la sua restituzione."

"Non è che i klingon siano famosi per le capacità diplomatiche."

Cortes però stava sorridendo: "Ma noi possiamo rivelare loro una certa cosa
di Lazarus che verrebbe a nostro vantaggio."

Vedendo gli sguardi curiosi dei due ufficiali, Cortes si schiarì la voce ed
iniziò a raccontare una nuova vicenda sul passato di Lazarus.



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03.10 - Inversione di rotta

Autore: Capitano Fabio Yager Cortes

Novembre 2171 Ore 10:40 Uss Atlantis - plancia


L'inseguimento durava da poco più che un'ora. Chiunque vedesse quello strano treno di navi difficilmente avrebbe detto che si trattava di un inseguimento ma di una mal assortita carovana: nessuna delle tre navi cercava di distanziarsi o seminare qualcuno.
La plancia della nave federale era silenziosa nessuno parlava o diceva qualcosa, tutti erano troppo concentrati sui loro compiti. Cortes osservava la situazione dal monitor tattico. Sullo schermo in basso a sinistra erano riprodotte le tre navi con accanto le indicazioni sulla velocità, direzione, assetto e stato dell'armamento. In alto al centro, una spessa linea indicava il confine con lo spazio Klingon mentre a destra erano riprodotte tre colonie federali Karilliss, Gullanter e Hubbir.
La metallica voce di Random interruppe i pensieri del capitano: "Ci siamo signore."
Cortes guardò il monitor tattico e capì che era giunto il momento di interrompere questa farsa di inseguimento. Lazarus era molto abile ad intuire ogni sua mossa e prevederla alla perfezione ma anche Cortes poteva leggere dentro Lazarus. Sapeva che l'obbiettivo del vulcaniano non era entrare nello spazio Klingon ma puntare su Gullanter. E l'unico modo per arrivare prima di Lazarus era di virare in quel preciso istante e di puntare sulla colonia.
"Impostare la nuova rotta... massima curvatura." Ordinò il capitano.
Prontamente il timoniere diede il comando e una serie di vibrazioni anche molto secche fecero risuonare la plancia: la Atlantis stava generando il massimo campo di curvatura accelerando verso la più alta velocità
sostenibile.
Per un lungo e interminabile secondo Cortes temette di aver commesso un errore. Con quel nuovo cambio di rotta sarebbero arrivati su Gullanter rapidamente ma, se il vero obbiettivo di Lazarus fosse lo spazio Klingon e non la colonia federale, li avrebbero persi definitivamente. Il capitano serrò le mani alla poltrona come dissipare la tensione.
La voce di Kimura ruppe il silenzio: "Capitano la nave Klinong sta virando...puntano su Gullanter. Siamo in vantaggio noi."
La voce di Blake si aggiunse per confermare la situazione: "Siamo leggermente più veloci e più vicini."
In plancia si generò una breve ma intensa esultanza e Cortes capì di aver appena battuto il suo mentore. Una prima vittoria ma lo scontro era ancora molto lungo.

5 Novembre 2171 Ore 10:45 Confine Klingon/Orione - Bird of prey Graagh, Plancia


Anche il capitano Derakh teneva costantemente sotto controllo il tattico e urlò di rabbia quando vide la nave Federale anticipare le loro mosse.
"Maledetto... ti scorticherò vivo!" Urlò sbattendo i pugni sulla poltrona. Il loro piano di puntare verso lo spazio Klingon per far desistere dall'inseguimento era fallito e la Atlantis si trovava in netto vantaggio:
era più vicina alla colonia e molto più veloce.
"La nave orioniana è rimasta indietro." Comunicò il Klingon al tattico cercando di risollevare il morale al capitano.
Lazarus, accanto al capitano, sorrise. Il piano aveva funzionato per metà: presi di sorpresa dal repentino cambio di direzione gli orioniani erano impegnati in una lenta virata che li avrebbe messi fuori da gioco per un po'. Al contrario Cortes aveva intuito tutto e aveva abilmente giocato d'anticipo. Da un certo punto di vista per Lazarus era stata una doppia vittoria: il suo ex allievo non era uno stupido.
"Che facciamo?" chiese il vulcaniano.
"I motori sono al massimo se aumentiamo la velocità non ci rimarrà più energia per combattere." Rispose Derakh per poi aggiungere: "Occultamento."
Alcuni secondi dopo la nave divenne invisibile.

5 Novembre 2171 Ore 10:45 Confine Klingon/Orione - Bird of prey Graagh, Area detenzione


"Gran bel salvataggio." Esclamò sconsolato il guardiamarina Squiretaker. Voleva salvare Reis dai potenziati e, invece, erano finiti prigionieri dei Klingon.
"Dai coraggio... il capitano cercherà di salvarci." Provò a dire la Reis cercando di tirargli su il morale.
"Nostro padre non ci abbandonerà." Disse una dei cloni femminili del capitano Cortes.
Sentir nominare Cortes come padre generò nei due ufficiali una strana sensazione. Un misto di sorpresa e confusione nel pensare il loro capitano in quel ruolo.
Un breve silenzio di imbarazzo calò nella cella subito smorzato dalle parole di Reis:" Il capitano cercherà di salvarci."
"Raccontateci di lui." Propose uno dei cloni maschili di Cortes con la stessa aria di un bambino che chiede di farsi raccontare le avventure del genitore da giovane.
Ma il guardiamarina Squiretaker scosse la testa: "Non è il momento per questi racconti."
Reis, al contrario, colse la palla al balzo e agì diplomaticamente:" Il primo dovere di un prigioniero è di scappare... aiutateci e vi porteremo da vostro padre." Breve pausa come per cercare di evidenziare la ricompensa che avrebbero avuto: "A lui potrete chiedere di raccontarvi queste storie in
prima persona."
I cloni annuirono convinti e uno di essi iniziò a parlare: "La mia catena... riesco ad allentarla e a liberare una mano."
"Bene bravissimo." Disse il guardiamarina Squiretaker. Poi, sporgendosi in avanti, aggiunse: "Ecco cosa devi fare... ."

5 Novembre 2171 Ore 11:16 Uss Atlantis - plancia


Lo sparviero Klingon si era occultato nascondendosi all'azione dei sensori della Atlantis.
Blake era costantemente impegnato in una infruttuosa ricerca di segnali o informazioni riguardo la posizione del Graagh ma più che echi e false letture non aveva trovato. Tutti erano fiduciosi nell'essere in vantaggio ma nessuno poteva dire se questo vantaggio era in aumento o stava scendendo. Alla sua postazione Random stava spremendo al massimo i motori a curvatura cercando di guadagnare terreno.
Il silenzio era totale da diversi minuti nessuno parlava e l'unico rumore proveniva dal funzionamento dei sensori e dei sistemi in plancia.
D'improvviso Kimura ruppe il silenzio:" Messaggio dalla sicurezza della colonia Gullanter."
"Cosa dicono?" Chiese Cortes.
"Hanno rintracciato la dottoressa T'Varris." Rispose Kimura: "La teletrasporteranno a bordo al nostro arrivo."
"Speriamo di averne il tempo." Rispose Cortes, poi con un mezzo sorriso aggiunse: "Grazie tenente."
"Perché la dottoressa T'Varris è importante per Lazarus?" Chiese Random senza distogliere l'attenzione dalla consolle.
Cortes annuì e, richiamando i ricordi, rispose: "Come vi ho raccontato prima la dottoressa T'Varris è la sorella di Lazarus ed è medico."
Breve pausa: "Prima di morire Lazarus le affidò tutta la sua ricerca e le coordinate di un remoto pianeta nel cuore del territorio federale adatto allo sviluppo dei cloni. Quel pazzo... ." Fabio si bloccò per un istante.
Aveva appena definito Lazarus pazzo ma un cuor suo doveva accettare di aver fatto parte di quello strano complotto con i Potenziati. "... quel pazzo temeva che lo scoprissero e ha codificato tutto spedendole i dati con un corriere. Presumo che tali informazioni siano ancora in mano a T'Varris anche se è da tanto tempo che non la vedo."
La mente investigativa di Kimura si mise in moto: "Questo spiega perché Lazarus aveva tanto bisogno di una nave... specialmente di una nave Federale."
Avendo l'attenzione di tutti il tattico espose il suo ragionamento: "La colonia Gullanter è vicina allo spazio Klingon ed è stata equipaggiata con sensori appositi per rilevare navi occultate... anche se riuscissero non
avrebbero di sicuro il tempo di trovare e recuperare dottoressa T'Varris. E ben pochi Klingon acconsentirebbero di trasportare tutte quelle persone in un remoto pianeta nello spazio federale... con un elevatissimo rischio di essere scoperti."
"Al contrario la Atlantis sarebbe stata perfetta per questo scopo." Concluse il capitano:"Lazarus mi avrebbe usato per portare i miei cloni al sicuro dopo aver recuperato la dottoressa T'Varris."
"Ma ora i Klingon aiutano ugualmente Lazarus... malgrado fossero la seconda scelta." Aggiunse Random.
"Chissà cosa ha promesso loro in cambio." Si chiese il capitano.
"Forse ho una teoria." Azzardò Blake: "Anni fa i Klingon sono stati infettati da un virus mutagene che gli ha alternati. Questo virus era di origine umana potenziata... con le sue conoscenze mediche e dei Potenziati
Lazarus potrebbe aver promesso loro una cura."
"E' un ipotesi valida." Cortes ci ragionò sopra: "Blake si informi cerchi di scoprire tutto quello che può... cerchiamo di far perdere a Lazarus la sua moneta di scambio."


6 Novembre 2171 Ore 16:15 Confine Klingon/Federale rotta per Gullanter - Bird of prey Graagh, Area detenzione


Un Klingon entrò nell'area di detenzione con delle specie di scodelle riempite da un poco invitante liquido marroncino. L'odore era decisamente nauseabondo.
La guardia si avvinò al guardiamarina Squiretaker per consegnargli il rancio ma uno dei cloni di Cortes scattò in avanti e, usando la catena come una pesante frusta, colpì in pieno il carceriere che cadde a terra con un pesante tonfo.
Tutte le scodelle si riversarono sul pavimento incrementando lo sporco e il tanfo già presente. Ma nessuno se ne accorse. Ad un cenno di Reis il gruppetto si alzò e, mentre Alejandro afferrava il disgregatore della
guardia, la ragazza disse: "Bene cerchiamo di raggiungere l'hangar navette."
"Dobbiamo salvare Lazarus." Disse uno dei cloni femminili.
Il guardiamarina Squiretaker non era della stessa opinione ma disse: "Va bene. Muoviamoci."

6 Novembre 2171 Ore 16:15 Uss Atlantis - plancia


La corsa fu vinta dalla Atlantis che per prima raggiunse Gullanter per prima.
Con trionfale sollievo Random passò a energia d'impulso disattivando i motori a curvatura pesatamente sollecitati dalla lunga corsa.
"Ottimo lavoro ragazzi." Esclamò esultante Cortes e, conscio di non voler perdere il vantaggio conquistato sul suo ex-maestro, disse: "Kimura allarme tattico, Random orbita di parcheggio e stand by per azioni evasive di emergenza e signor Blake continui le scansioni a lungo raggio."
"Si signore." Risposero i tre all'unisono, poi Kimura aggiunse: "Capitano rilevo tre fregate federali in avvicinamento."
Erano le navi assegnate alla protezione di quel settore di spazio accorse a dar man forte alla Atlantis. Singolarmente non avrebbero avuto scampo contro uno sparviero Klingon ma, con l'Atlantis e con una superiorità numerica di quattro ad uno, l'ago della bilancia era dalla parte dei federali.
"Le navi nemiche?" Chiese Cortes.
"La nave orioniana è a 20 minuti di distanza mentre non rilevo più la nave Klingon." Rispose Blake.
L'ufficiale alle comunicazione aggiunse: "Ci segnalano dalla colonia che sono pronti a teletrasportare la dottoressa T'Varris."
"Bene proced... ." Cortes fece per dare l'ordine ma l'ufficiale tattico lo interruppe:" Rilevo sparviero Klingon in disoccultamento... caricano le armi."


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03.11 - UN LIETO FINE

Autore: Guardiamarina Dorothea "Thea" Reis

07 novembre 2171 Ore 14.11 NX Atlantis - Ponte E - alloggio Guardiamarina Reis


La testa pulsava all'impazzata, Dorothea si sentiva inquieta, ma stranamente spossata.
Aprì gli occhi una volta.
Buio.
Aprì gli occhi una seconda volta.
Nebbia fitta.
Aprì gli occhi una terza volta.
La nebbia sembrava diminuire d'intensità.
Vide alcuni volti su di sé, tutti dall'aria preoccupata ma anche sollevata.
Non ne riconosceva nessuno, avrebbe voluto urlare, ma non uscì alcun suono dalla sua bocca.
Il dottor Wolf fu subito sopra di lei e le disse qualcosa che Dorothea non capì, ma intuì dal linguaggio del corpo dell'uomo che voleva che sei rimanesse tranquilla senza alzarsi.
Girò lo sguardo e vide un altro volto anonimo, poi ne riconobbe gli occhi e gli angoli della bocca..
"Alejandro... ."
Fu poco più di un sussurro biascicato.
Lui le si avvicinò ed incurante di tutti gli altri la baciò sulle labbra.
Avrebbe continuato se un discreto ma potente tossicchiare non avesse riportato la sua attenzione alla contingenza attuale.
"Mi scusi, Capitano... ."
"Non si preoccupi Guardiamarina Squiretaker... ."
"Capitano? Capitano chi?" domandò Dorothea
"O come mi sento sciocca... Capitano di questa nave? Com'è ovvio... ma dove mi trovo?"
Prima che chiunque potesse dare una risposta alla giovane, un vulcaniano dall'aspetto fisico stravagante per la sua specie le fu vicino, le mise delicatamente una mano sul viso, come in una carezza ed applicò una tecnica molto simile al fal-tor-pan, il rituale vulcaniano di restituzione del katra, ossia dell'anima.
Fu questione di una manciata di secondi, quando Dorothea riaprì gli occhi riconobbe subito Lazarus, così come Cortes, il suo amato Alejandro, il dottor Wolf e più staccati una coppia di cloni del Capitano, Random e Blake.
Si mise seduta sul letto a gambe incrociate quasi senza fatica prima di esclamare con espressione gioviale:
"Non credo di aver mai visto il mio alloggio così affollato... ma io dimentico un sacco di cose, quindi tutto può essere! Chi mi racconta quello che è successo? Su non siate timidi... però prima... dottore? Ho fame! Quanto ho dormito?"
"Quasi due giorni... più precisamente 20 ore e... ."
"Due giorni?? Siamo matti? Per quello muoio di fame!! Voglio delle patatine, chi ha delle patatine? Una barretta? Qualcosa dai... sarà poco professionale ma qualcuno si muova!! Per favore dai!!"
L'atteggiamento della donna rientrava nelle bizzarrie caratteriali a cui erano abituati, ma perfino troppo.
"Cose le hai fatto Lazarus?" domandò piccato Cortes
"Ciò che ti avevo promesso in cambio della mia libertà, mia e dei tuoi figli."
"Non chiamarli così, già loro mi chiamano padre e mi sento fuori luogo."
"Mi hai aiutato tu a crearli e sebbene siano lontani da ciò che io avevo immaginato per loro, hanno dimostrato di assomigliarti molto più di quello che avevo creduto. Sono in qualche modo uno specchio del tuo carattere. Me ne dovrò fare una ragione e... ."
"Non hai risposto alla mia domanda!"
"Oh... ah già... le ho restituito il katra... o per lo meno quella parte che le era stata strappata via quando si era buttata su mia sorella per salvarla. Non posso far molto per la sua kar-selan, ha una peculiarità affascinante che le permetterebbe di applicare la t'san s'at, ossia la scomposizione mentale di schemi emotivi, ogni volta che volesse."
"Cioè?" domandò un disorientato Squiretaker
"Cioè giovane umano fai in modo di farle ricordare sempre che le vuoi bene, o rischi che si possa dimenticare di te... la tecnica di poco fa le ha accresciuto le peculiarità emozionali positive, ma l'effetto non è duraturo. L'ho mandata in una sorte di overdose, in modo che il suo apparato neurale abbia modo di ripristinare autonomamente i corretti canali di sviluppo logico ed emotivo... ma il dono che la contraddistingue non le è stato tolto... non rientra nelle mie facoltà e nemmeno in quelle di mia sorella"
"Scusate eh? Ma visto che sono qui che ne dite di portarmi le mie patatine al posto di blaterare fra di voi? E soprattutto mi spiegate come faccio ad essere nel mio letto quando mi ricordo che stavo in una cella Klingon? O era un sogno?"
"Tutto ti verrà raccontato mia giovane amica, ma non da me. Su quella sedia troverai alcuni doni dei figli miei e di Cortes, ma è giunto il tempo per noi di partire. Abbiamo riconquistato la nostra libertà, grazie a te ed a coloro che qua presenti ti avevano a cuore. Questo non verrà dimenticato!" esclamò Lazarus in un ultima carezza sul viso della giovane.
Il vulcaniano poi si portò di fronte al suo allievo di un tempo, strinse Cortes afferrandolo per le spalle e fissandolo negli occhi gli disse: "T'raylya ohm t'air ras! Vic-toor e smursma."
Fabio annuì.
Un attimo dopo tre fasci luminosi smaterializzarono Lazarus ed i due cloni presenti nell'alloggio.
Di fronte alla domanda inespressa di cosa volessero dire quelle parole fu Dorothea a rispondere:
"Ha detto perdonami fratello mio! Lunga vita e prosperità!"
Fabio annuì una seconda volta, prima di sedersi sul bordo del letto della sua sottoposta.
"Cosa ti ricordi di preciso?"
"Una brodaglia pessima di una prigione Klingon... e poi... ah sì poi la guardia al tappeto!"
Fu così che come un padre di famiglia avrebbe raccontato una favola ai propri figli, Fabio Yager Cortes si immedesimò in un lungo racconto dei fatti che si erano succeduti.
Raccontò di come la nave Klingon avesse attaccato solo una delle fregate federali, quella proveniente non da Gullanter, ma da Hubbiir, il cui equipaggio si era fatto corrompere dagli Orioniani.
Raccontò di come la Atlantis si fosse frammessa fra i due contendenti, senza riuscire ad impedire la distruzione della nave federale, raccontò di come l'arrivo dell'incrociatore Orioniano avesse complicato la situazione, causando la distruzione delle altre due fregate e che solo la proposta folle di mutuo soccorso fra Lazarus e Cortes fosse riuscita a riequilibrare la situazione.
Lazarus avrebbe restituito la libertà agli ufficiali federali, i klingon quella dei cloni in loro possesso, mentre Cortes avrebbe concesso a T'Varris di ricongiungersi col fratello.
Le raccontò poi dell'assalto Klingon all'incrociatore Orioniano, un abbordaggio in piena regola, guidato da Lazarus e dal Capitano Derakh, che aveva causato innumerevoli vittime fra i pirati dalla pelle verde e dalla reazione disperata di Gathaiya, comandante dell'incrociatore che si era fatto teletrasportare con un pugno di fedelissimi sullo sparviero Klingon.
Le raccontò di come lei si fosse buttata su T'Varris per difenderla dall'assalto furioso degli Orioniani, prima che il Guardiamarina Squiretaker, i cloni ed una squadra d'appoggio proveniente dalla Atlantis potesse mettere fine alle ostilità.
Fabio, alla fine, si congratulò con lei per il coraggio dimostrato e la sgridò bonariamente per lo spavento che aveva fatto prendere a tutti a bordo, poi la lasciò fra le grinfie festose di Blake e Random e di altri colleghi che volevano complimentarsi del suo risveglio.
Il dottor Wolf controllò ancora i suoi parametri vitali e le raccomandò di stare a riposo e di non esagerare.
Prima che Dorothea potesse domandargli a cosa si riferisse, bussò alla porta il cuoco di bordo con il pasto raccomandato del medico di bordo, il tutto, però, accompagnato da una montagna di patatine fumanti.
Ringraziati entrambi con un sorriso entusiasta a trentadue denti, Dorothea si mise a mangiare famelicamente tenendo ben stretta con la mano sinistra quella destra del suo amato Alejandro.


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FINE MISSIONE