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ATLANTIS - MISSIONE 03 RSS ATLANTIS - Missione 03

03.03 "Collision warning"

di Joshua Enric Random, Pubblicato il 09-01-2017

5 Novembre 2171 Ore 00:30 Bar della Stazione Rigel 3



John Blake guardò Random, mentre si passava il dorso della sua mano destra sulla fronte per detergersi dal sudore e dalla polvere che era derivata dalla colluttazione. Nei suoi occhi si poteva leggere un'inquietudine di fondo che andava oltre alla già critica situazione. Dorothea Reis era scomparsa nel nulla, di colpo. Joshua sentiva che in Blake vi era altro, ma si limitò a dire: "Avvisiamo il capitano, credo che la situazione sia... ."
"Sfuggita di mano!" la voce ferma e risoluta di Fabio Yager Cortes arrivò dalle loro spalle. Quando si voltarono non scorsero clemenza o comprensione nel capitano della Atlantis, solo disappunto e delusione.
"Cosa diavolo avete combinato? Vi siete comportati come dei cadetti del primo anno. Una rissa? Non posso crederci. Venite a rapporto subito!"
Prima che potessero rispondere fu Blake a rompere ogni indugio: "Capitano, abbiamo una situazione più critica ancora da affrontare". Nell'alzata di sopracciglio di Cortes, John e Joshua lessero un barlume di curiosità.
"Ecco,... ." con moto di crescente imbarazzo Joshua aggiunse: "... la Reis è scomparsa. Crediamo che possa esserle successo qualcosa."
Fabio trasse un profondo respiro. "Quali elementi ha Signor Random per affermare una cosa simile?"
"Abbiamo cercato ovunque" disse John Blake, mentre Random aprì una mano: "E ho trovato questa", mentre nel palmo si materializzava un braccialetto argentato con una leggera striatura di sangue sulla superficie.
I tre si guardarono per un attimo. "Va bene, andiamo da Finn Karver."


5 Novembre 2171 Ore 00:50 Direzione della Stazione Rigel 3



"Il Direttore Karver in questo momento non è presente. Dovrete passare nella mattinata." La voce della segretaria, un aliena addetta al front office dei servizi direttivi di Rigel 3, muoveva le labbra, mutando ogni secondo la loro forma, passando da quella che gli umani potevano scorgere come un'emozione di stupore ad una smorfia ironica.
"Comprendo, sono il capitano Cortes della USS Atlantis e questi i miei due ufficiali. Abbiamo un'urgenza, dobbiamo parlare con Karver ora." E il tono della sua voce andava man mano deteriorandosi in insofferenza tangibile e comprensibile ad ogni razza del quadrante Alfa.
Le luci della sezione di Direzione erano soffuse, tali da rendere l'ambiente più simili ad un'alcova che ad un luogo dove si prendessero decisioni strategiche ed operative. In Cortes qualcosa non tornava in quell'ambiente. Forse un sesto senso, forse solo i recenti accadimenti avevano lasciato uno strascico di disagio in lui. D'altronde ogni ambiente particolarmente alieno e, a suo modo, inospitale, lo rendevano di base insofferente.
L'aliena alzò un sopracciglio "Attendete qui, vedrò se riesco a mettermi in
contatto con il Direttore, che sarà sicuramente disturbato da questa vostra
insistenza."
Blake fece per scattare e rispondere, quando Cortes gli appoggiò una mano sul braccio e rispose lui: "Il Direttore non ha idea di quanto anche gli ufficiali della flotta possano... disturbarsi."
Random sorrise e si voltò verso i due colleghi per confabulare sotto voce, "Capitano, più passa il tempo, più la situazione di Thea può peggiorare.Con i suoi problemi di memoria, un contesto ostile può farle del male... ."
Cortes fece un cenno d'assenso, quando la voce dell'aliena interruppe i pensieri dei tre: " Il Direttore Karver non è nella stazione in questo momento."
"In che senso?" chiese Random spazientito più che mai.
"Nel senso che è insito nella frase appena fatta, signore." Rispose l'aliena, la cui forma tendeva ogni attimo di più a quella di un muro di gomma.
"Possiamo sapere a che ora ha lasciato la stazione?" chiese Blake.
Ma l'aliena alzò un gomito, come gli umani alzerebbero le spalle. "Non è un dato conosciuto."
"C'è un vice direttore?", chiese il capitano. Alla domanda l'aliena accenno
a qualcosa di simile ad un sorriso: "Certo, G'mor."
"Ottimo, mi fa parlare con questo G'mor?" le mani del capitano si appoggiarono con fare minaccioso sulla scrivania.
"Purtroppo G'mor è malato. E' ricoverato in una stazione medica".
I tre ufficiali federali incrociarono gli sguardi. " Un nostro ufficiale è scomparso! Abbiamo giurisdizione per indagare direttamente" disse Random alla segretaria aliena, la quale inclinò il capo. "Ah, un ufficiale scomparso. Si chiama per caso Reis?
"Perché?" chiese Blake oltre l'irritazione.
"Ho ricevuto un messaggio, indirizzato al... Direttore Karver, che cita il nome Reis."
"Credo che sia nostro diritto, vista la situazione, prenderne visione", disse Cortes con voce tagliente e bassa.
L'aliena digitò qualcosa sul touchscreen del display che le stava davanti ed una voce gutturale e roca irruppe nella sala:

<< Questo messaggio, caro Direttore, deve essere inoltrato al capitano Cortes. Il federale mi conosce, è sufficiente che sappia che ho in custodia la Signora Reis. E che non intendo rilasciarla prima che io e Cortes non troveremo...un vantaggioso accordo. Lo aspetto alla sezione 5 della stazione, area magazzini alle ore 04.30 di oggi. Chiudo messaggio. A presto, capitano >>.

Cortes sentì il sangue raggelarsi e il cuore palpitare.
"Capitano, tutto bene?" chiese Blake. Ma la mente del capitano era lontana, anni nel passato. A quel giorno in cui aveva incontrato Lazarus".

4 agosto 2130 Vulcano, sala studio



Gli occhi di un bambino di sette anni sono abituati a vedere il mondo in modo diverso da un adulto: sensazioni, colori, odori, tutto viene rapportato alla sua scala limitata di percezione e viene contestualizzato in modo proporzionale alla visione che ha della realtà. Quando si è bambini è facile vedere persone imponenti e inavvicinabili, quando in realtà sono persone ordinarie, dalla comune presenza. Questo accade a tutti, almeno quasi. Non a Cortes. Sin da quando era piccolo aveva un dono di sapere vedere gli spazi e le persone per quelle che erano, forse era stata l'influenza della Logica vulcaniana, forse la sua stessa mente.

Ma quando entrò uno strano vulcaniano nella sala, giovane alto, una leggera ed inusuale barba ma sopra tutto un portamento completamente diverso, Cortes riconobbe un'imponenza mai riconosciuta prima di allora e credette che i sensi lo stessero ingannando. Eppure la figura appariva agile, ma con una camminata che sprigionava vigore ed intensità ad ogni passo. Avanzava nella sala diretto verso il tavolo dove il piccolo Cortes stava studiando su un padd. Mentre si avvicinava la figura veniva trafitta da raggi di luce che penetravano orgogliosi dalle vetrata della antica sala studio, quasi a rafforzare il suo incedere.

Falcata dopo falcata, la figura si fermò davanti a Fabio Yager. Da vicino si poteva scorgere che come la figura fosse in realtà un giovane vulcaniano. Pur ammettendo la difficoltà a stimare l'età, era facile pensare che non avesse ancora vissuto il suo primo PonFarr. Eppure sembrava più saggio e sicuro di quanto l'età lasciasse pensare.

Il vulcaniano guardò l'umano e, inspiegabilmente per lo stesso Cortes, fece un sorriso.
"Mi chiamano Lazarus. Come puoi capire non è il mio vero nome, ma quello che ho scelto di adottare. Ho sentito parlare di te: un umano che vive tra i Vulcaniani. Affascinante ed interessante. Credo che avremo diverse cose di cui parlare. Partiamo dal fatto che ho bisogno di te".

Fabio rimase allora senza parole, colpito da quell'anomala figura e da quella voce intensa e vibrante, che non era quella gutturale che dopo un anno avrebbe acquisito e mai più abbandonato, grazie allo stesso Cortes.