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USS TOKUGAWA - MISSIONE 07 RSS USS TOKUGAWA - Missione 07

07.14 "Un po' di riposo"

di Albert K. Hair, Pubblicato il 06-03-2017

USS Tokugawa, Infermeria - 28 maggio 2396, 02:34


Carpenter era abbastanza più frastornato di Margret quando si riebbe. Gli ci volle, infatti, un po' di più per tornare sulle sue. Non che per gli altri ufficiali fosse tanto migliore la situazione, in quanto operativi oramai da una ventina di ore consecutive. Tutti quelli che erano presenti in Sala Macchine erano di nuovo riuniti in Infermeria per la seconda volta in poche ore e, per fortuna, questa volta il visitato aveva subito solo un lieve trauma. Il medico aveva subito controllato l'ammontare delle radiazioni sul corpo dell'Ufficiale Scientifico ma, per fortuna, i livelli non erano preoccupanti.
Il resto degli ufficiali stava discutendo la situazione proprio mentre John si stava riprendendo.
"...il fatto che Blendin sia morto è da imputare sicuramente all'interazione di quel qualcosa." insistette Hair. Un'interazione che evidentemente è andata oltre la sopportazione umana, vuoi per il tipo di radiazioni emesse in quel caso, vuoi per l'intensità.
"Sì, su questo possiamo concordare..." disse pensieroso Hesse, supportato dal Primo Ufficiale che annuì e aggiunse: "Blendin si piazzò tra me e quella... cosa. Io quindi ho avuto un'interazione, se così si può dire, intermediata. Carpenter era rimasto solo. Come ha fatto?"
Mentre Glasgow stava per mettersi a parlare si udì la voce dell'Ufficiale Scientifico dal lettino: "Se volete, potete chiederlo a me..."
Si portarono tutti a lato del lettino e ascoltarono ciò che John aveva da dire.
"A dire il vero non ho riscontri strumentali su ciò che è successo, per cui posso parlare solo di sensazioni ma secondo me, previo qualche test, è possibile fare in modo di riprodurre le condizioni che ci hanno dato la possibilità di tornare."
Gli altri rimasero in silenzio qualche secondo per fare in modo di valutare le parole di Carpenter e, più velocemente degli altri, Francesca partì con una domanda molto pratica: "Anche per coloro che sono scomparsi sul pianeta?"
"Con qualche strumento credo di sì..."
L'ottimismo profuso da John stentava a contagiare gli altri ma Hair aveva sul volto la sua classica espressione di quando immagina marchingegni tecnologici.
"Albert," riprese la parola Carpenter, "ora lei mi dirà la parolina magica..." disse con aria divertita.
L'Ingegnere Capo lo guardò di rimando con un sorriso e disse: "Alleatore."
"Bingo!"
"Gliene dirò un'altra: dilitio."
John sorrise di rimando.
A questo punto li interruppe il Capitano: "Dite che è tutto collegato tra loro? In effetti avrebbe senso: le leggende e le attuali sparizioni, il fatto che i fenomeni di riapparizione siano arrivati in prossimità del nostro nucleo di curvatura, l'interazione più o meno intensa..."
"Come dicevo prima, non ho la prova delle mie sensazioni. Quella... cosa che si aggirava nell'altra... dimensione, se così possiamo chiamarla, sembra aver reagito in maniera diversa con me e con Theroult. Io ad un certo punto mi sono fermato, in una posizione che doveva significare una sorta di resa, ma non credo sia stato quello. Fermandomi non interagivo con il campo generato dalle radiazioni del dilitio eccitato dal motore a curvatura. Queste radiazioni, evidentemente, sono rilevanti nella dimensione di appartenenza dell'entità. Questa entità, quindi, non mi ha percepito. Quando si è avvicinata ed era nella posizione relativa a me più o meno simile a quella di Margret, mi sono mosso verso il nucleo ed è avvenuto il fenomeno che mi ha riportato qui."
"Un bell'azzardo." interloquì Margret.
"Sì, sicuramente." fece di rimando Glasgow.
"Albert, la vedo pensieroso. Ha qualche idea?" chiese Hesse.
"Prima di tutto, le analisi dei fenomeni che avevamo già eseguito. I dati facevano pensare ad uno spostamento temporale più che dimensionale. Lo stato degli oggetti che venivano investiti dal fenomeno faceva pensare ad un tempo fortemente accelerato. A questo si dovrebbe aggiungere la risultanza dell'interazione della radiazione emessa dall'oggetto esotico in orbita attorno alla stella col nostro dilitio o con il campo di curvatura che permette di tornare alla nostra dimensione. Ora che abbiamo questa nuova ipotesi potremmo effettuare delle analisi più mirate. Potremmo scoprire finalmente come questo oggetto esotico interagisce con questo universo."
Prese poi ancora la parola l'Ufficiale Scientifico: "Quella presenza viene attirata dal disturbo che abbiamo provocato interagendo con il nucleo, evidentemente. Ci dev'essere qualcosa di analogo sul pianeta che lo ha attirato in passato. Se poi riusciremo a recuperare qualcuno di quelli scomparsi magari ci dirà se ha avuto a che fare con la stessa entità."
Margret e Hesse si scambiarono un occhiata e poi il Capitano decise di congedare il gruppo: "OK, diciamo che ci prendiamo la notte per recuperare un po'. Intanto pensate alla questione. Riunione in Sala Tattica alle 8."
Il gruppo si allontanò dall'Infermiera ma il medico trattenne sia Margret che Carpenter per tenerli in osservazione.

USS Tokugawa, alloggio di Hair e Lind - 28 maggio 2396, 03:06


I due erano a letto ma nessuno dei due sembrava avere la propensione a prendere sonno. Stavano parlando da qualche minuto della situazione. Stavano abbracciati e Lind gli chiese: "Credi alla leggenda dell'Alleatore?"
"Non lo so," rispose Albert, "è innegabile che a volte le leggende abbiano qualche fondamento su fenomeni naturali ma nella mia formazione ho sempre cercato di basarmi fondamentalmente sui dati sperimentali."
"Sì, ti conosco bene..." lo canzonò Juliette.
L'uomo sogghignò: "Detto questo, John ha fatto una sorta di salto di fede anche se basato su un fenomeno a cui aveva assistito. Un bell'azzardo."
"Già..."
"E poi le entità della leggenda sono due. Chissà se questa era l'Alleatore o il Dormiente..." concluse Hair.
I due si strinsero ancora di più e finalmente trovarono il sonno.

USS Tokugawa, Sala Tattica - 28 maggio 2396, 08:00


Gli ufficiali superiori erano riuniti attorno al tavolo e come prima cosa Hair rassicurò la Alluso che la squadra non avrebbe incontrato il fenomeno ancora per altri 3 giorni. Questo non voleva dire che il pianeta non sarebbe stato sottoposto di nuovo al fascio proveniente dall'oggetto in orbita ma ora sembrava essere prevedibile il tragitto. Dopo aver diramato alle autorità abraxiane il percorso previsto, queste avevano fatto evacuare le zone che sarebbero state colpite e, fino ad ora, non si era avuta notizia di altre sparizioni.
"Bene, signori. L'idea di base è quella di riuscire ad implementare un qualche sistema che ci permetta di riprodurre l'effetto Carpenter, se così possiamo chiamarlo." iniziò Hesse, con John che gli rivolse un cenno d'assenso contornato da un sorriso. "La notte è stata proficua?"
Carpenter e Hair si scambiarono uno sguardo e il primo prese la parola: "Credo che prima di tutto sia indispensabile capire se sul pianeta ci siano dei punti che possano attirare le due entità. Se le leggende che raccontano hanno un minimo di ancoraggio con la realtà è probabile che qualcuno possa essere tornato in passato e abbia raccontato quelle che poi sono diventate le storie di oggi."
"Sì, sono d'accordo." aggiunse Hair. "Oltre ad eseguire le rilevazioni, ho qualche idea per quel che riguarda il dispositivo. Avrò bisogno di qualcosa che simuli le radiazioni presenti nel dilitio eccitato vicino al campo di curvatura."
"Detta così sembra facile." proruppe Margret.
"Già," rispose Albert con un sorriso, "ma tra il dire e il fare..."
"Io tornerei alla mia squadra." propose Francesca. "Da quel che ho visto dalle mappe tracciate da Albert, siamo abbastanza al sicuro. Tornerei alla tenuta di Keheller, in modo da avere un campo base e tentare di comunicare con chi è scomparso laggiù. Io magari non potrò sentire le risposte ma posso comunque comunicare qualcosa a loro. Spero non mi prendano tutti per pazza."
"Credo sia una buona idea, Alluso." ammise il Capitano. "Glasgow, si coordini con Carpenter per mantenere monitorato il flusso di radiazioni proveniente dall'anomalia. È vero che abbiamo previsto le traiettorie e i percorsi di irraggiamento ma sebbene mi fidi del lavoro di mappatura fatto, non mi fido dell'anomalia e dell'entità, o delle entità, che le sono associate."