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USS PYTHEAS - MISSIONE 06 RSS USS PYTHEAS - Missione 06

06.07 " Infiltrazione "

di Timeran Bhreel Legen, Pubblicato il 08-04-2016


USS Baffin - Sala Tattica - 05/12/2395 - ore 16.32


"Non starà seriamente prendendo in considerazione la loro offerta, Capitano, è una follia!"
"Dobbiamo essere preparati ad ogni possibilità e vagliare ogni strada logica. Non intendiamo trascurare alcuna alternativa finché non le avremo valutate a fondo."
Suri ed Enizia si scambiarono un'occhiata da un capo all'altro del tavolo.
Al ritorno a bordo della squadra di sbarco era seguita l'inevitabile consultazione che si stava protraendo ormai da una trentina di minuti. Dato che la maggior parte degli ufficiali superiori della Curie era comunque già lì, sembrava sciocco rimandarli a bordo per poi utilizzare il sistema olografico. La sala tattica parve a Enizia molto più affollata del solito, nonostante il totale delle presenze, olografiche e non, fosse lo stesso.
Suri era seduta esattamente di fronte a lei. Alla sua sinistra sedevano in successione la dottoressa Fuentes, il consigliere Bhreel e il comandante Tynan.
In realtà, nonostante la risposta di Suri, l'obiezione di Tynan le pareva perfettamente sensata. Tutto quello che aveva sentito dal ritorno della squadra l'aveva convinta che il capitano della Cepheus fosse fuori come la punta di un iceberg, completamente inaffidabile e, francamente, anche un po' inquietante. Che fosse colpa sua o si fosse trovato nel vortice degli eventi, per lei faceva poca differenza in fin dei conti. Per quanto triste potesse essere la sua storia personale, quell'uomo stava minacciando le vite delle persone su quella nave e, se non aveva permesso di far loro del male ad una razza di ragni giganti, ad una di incubi, ai Kazon e ad una serie di fenomeni naturali, gli dei di Andor potevano star certi che non l'avrebbe permesso nemmeno a Norton.
Lungo il tavolo non ci fu alcuna reazione particolare a quella risposta. D'altra parte, la loro era tutta scena. L'idea di assaltare un nodo di transcurvatura borg con il solo ausilio di un vascello vecchio di cento anni, pesantemente modificato e pilotato da un equipaggio di casi clinici era semplicemente un'idiozia. Ma Norton teneva comunque il coltello dalla parte del manico, almeno per il momento. Non sapendo chi potesse essere in ascolto, non sembrava una buona idea ammettere apertamente di stare cercando un modo per impedire a quella gente di fare ciò che avevano minacciato. Una valutazione delle possibilità, persino una discussione, sarebbe stata più credibile e avrebbe permesso loro di non sembrare qualcuno che trama loschi piani.
"Il nodo di transcurvatura effettivamente potrebbe riportarci tutti a casa. Non sarebbe la prima volta," si inserì Pierce. Il suo tono era calmo, la postura eretta come sempre, ma Timeran avvertì comunque un certo nervosismo. Giudicò che fosse una componente comprensibile e per qualche istante fissò lo sguardo in quello degli occhi bluastri e semitrasparenti dell'ologramma, annotandosi mentalmente di sollevare l'argomento con il dovuto garbo.
"Tuttavia sarebbe un'azione straordinariamente pericolosa."
"Non solo da un punto di vista personale," annuì Volkoff, l'imponente mole appoggiata allo schienale della poltroncina. "Se i Borg ci catturassero, fatto probabile visto che praticamente stiamo per ballare nudi davanti a loro con un bersaglio dipinto sullo scafo, avrebbero accesso anche a tutte le informazioni nel nostro computer e in quello della Cepheus. Non si tratta solo di morire o venire assimilati."
"Concordo." Pierce annuì una volta. "Per quanto anche il morire o il venire assimilati non siano opzioni così desiderabili."
"Tuttavia," riprese Suri, "il capitano Norton mi è parso notevolmente sicuro delle sue possibilità."
"Immagino che allora tutto stia a vedere se questo Capitano Norton sia affidabile nelle sue valutazioni." Enizia mosse appena le antenne in un gesto di vaga impazienza.
Timeran si mosse appena sulla poltroncina. "Sicuramente quello che questo equipaggio ha passato ha influito notevolmente sul suo giudizio. Non era il capitano, voglio dire, non era nemmeno nato quando la Cepheus è stata varata, non di meno penso che si senta responsabile del destino del suo equipaggio."
"Come ogni capitano."
"Indubbiamente. E il desiderio di riportarli a casa potrebbe influire sulla sua capacità di giudizio."
"In aggiunta alla sua notevole sete di vendetta," puntualizzò Volkoff.
"E al fatto che non sembra il più stabile degli individui," rincarò Tynam.
Timeran si strinse per un istante nelle spalle. "Beh, sì. Per cui..."
Il suono dell'interfono interruppe bruscamente la conversazione.
=^= Plancia a Capitano. =^=
"Qui Enizia."
=^= Capitano, stiamo rilevando un accesso non autorizzato al nostro database. =^=
"Cosa? E da parte di chi?"
La risposta stranamente non sembrò sorprendere nessuno.
=^= Credo dalla Cepheus. Si tratta di dati di poca importanza, nemmeno secretati. Per lo più vecchi articoli sulla loro scomparsa. =^=
Enizia si alzò, imitata dagli altri ufficiali. "Sto arrivando."
"Alla faccia della buona fede," borbottò Volkoff, uscendo dietro di lei.

USS Cepheus - Alloggi del personale - Contemporaneamente


Zac non sapeva cosa l'avesse spinto a tornare da Clarice. Probabilmente si trattava di qualcosa che non andava nella sua matrice, forse un problema derivato dalla sua permanenza più lunga del previsto in un sistema vecchio di cento anni che sembrava stare insieme grazie al nastro adesivo e a tanta speranza. Al ritorno avrebbe eseguito una diagnostica completa.
Clarice comunque non gli dispiaceva. Era una buona compagnia, una che non l'avrebbe denunciato e che, opportunamente interrogata, poteva fornire informazioni utili.
Clarice gli stava parlando della sua mamma. Stringeva la bambola che teneva tra le braccia, lo osservava dalla finestrella che era diventata lo schermo del padd e parlava a Zac della sua mamma e della loro vita sulla Cepheus.
L'impressione che ne ebbe Zac fu che quella nave non fosse decisamente un posto adatto a dei bambini, nonostante ve ne fossero diversi a bordo. Clarice era spesso sola e spesso impaurita. La sua mamma da qualche tempo aveva un braccio metallico e quando la abbracciava, Clarice ne era un po' spaventata. I ragazzi più grandi non giocavano con lei ed erano impegnati ad imparare tutto sui sistemi della nave. Non c'erano altri bambini della sua età a bordo. In definitiva, la sua era una storia decisamente triste.

"I signori con le orecchie a punta sono gentili, però."
"Quali signori con le orecchie a punta?" chiese Zac.
"Quelli che non possono andare in giro. Sono rinchiusi. Mamma dice che non devo parlare con loro, ma sono gentili, così a volte vado a trovarli. Charlie mi lascia parlare con loro, qualche volta. Ma non dirlo alla mamma," si raccomandò la bimba.
"No, certo. Sarà il nostro segreto. Clarice, potresti dirmi dove sono i signori con le orecchie a punta?"
La bambina glielo disse.

USS Baffin - Plancia - 05/12/2395 - ore 16.57


Nel momento in cui Enizia entrò in plancia, tallonata dai suoi ufficiali e da quelli della Curie, capì che c'era qualcosa in ballo, qualcosa che non era semplicemente il furto di qualche informazioni di poco valore. Forse fu il silenzio o la concentrazione con cui tutti lavoravano nonostante non ci fosse quasi niente da fare. Le navi della Flotta sono progettate per consentire un certo livello di automatismo, se necessario, ed essendo loro fermi in mezzo al niente, il lavoro da qualche tempo scarseggiava. Tuttavia l'addetto che aveva preso il posto di Samak alla consolle le sembrò notevolmente più nervoso del normale e mostrò qualcosa alla vulcaniana non appena questa lo ebbe raggiunto.
Ci fu un rapido scambio di sguardi, poi Samak la chiamò.
"Capitano, ho qui una lista dei file che sono stati visionati, se vuole vederla."
Enizia annuì e le si avvicinò. Samak le indicò lo schermo, scostandosi appena per permetterle di vedere meglio il display. Non c'era nessuna lista, tuttavia lampeggiava una scritta in caratteri rossi che lei non riconobbe. Le sembrava vulcaniano. Samak premette un tasto e la scritta venne tradotta. Si trattava di un orario e di una frequenza di comunicazione.

USS Cepheus - Ufficio del Capitano - Contemporaneamente


Norton e David erano seduti ai lati opposti della scrivania posta al centro della stanza. Norton era rilassato, poggiato comodamente allo schienale della poltroncina, la mani in grembo e i gomiti sui braccioli. Sorrideva anche, in modo piuttosto soddisfatto. E attendeva la reazione di David.
Da parte sua, il primo ufficiale era chino in avanti, intento nella lettura di alcuni vecchi articoli sullo schermo del computer che Norton aveva girato dalla sua parte. Man mano che leggeva la sua espressione si accigliava. Rispetto al ghigno malefico che non lo lasciava quasi mai, la sua espressione era comunque migliorata da quel cipiglio.
"Non capisco," disse infine. "L'opinione pubblica sapeva? Sapeva che c'era qualcosa sotto?"
"Non lo sapeva, no. Ma qualcuno sospettava. E ha fatto delle ricerche."
Norton sembrava oltremodo soddisfatto. A David pareva solo che questo accrescesse l'ingiustizia nei loro confronti e, di conseguenza, la sua già considerevole rabbia.
"Si è fermato, però."
"Non si è fermato. E' morto. E' un po' diverso."
"E allora?"
"E allora, forse abbiamo un alleato."
David non capiva. Gli rivolse uno sguardo vacuo.
Norton si sporse in avanti e premette un tasto. La schermata cambiò, mostrando quello che sembrava il curriculum di un ufficiale della flotta. David continuò a non capire, finché non vide il nome accanto alla fotografia e all'assegnazione.
Aggrottò la fronte.
"Bhreel? E' lo stesso?"
"Oh, sì, amico mio. E' lo stesso."