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USS PYTHEAS - MISSIONE 06 RSS USS PYTHEAS - Missione 06

06.11 " Interpretazioni "

di Suri figlia di Kellam , Pubblicato il 01-09-2016

Baffin - Sala riunioni 1 - ore 20:10


"TaH pagh taHbe" - disse Enizia, nel suo miglior klingon.
"E questo sarebbe? - domandò il capitano Norton, incuriosito - Cos'è, un poema klingon?"
La sala riunioni uno era stata riarredata per l'occasione. Il tavolo da riunioni era stato ricoperto da una tovaglia candida, appena replicata. Piatti e bicchieri erano stati lucidati con cura ed il menu studiato con attenzione. Anche le sedie erano state coperte in modo da far assomigliare l'ambiente al tavolo del capitano di una nave da crociera - un dispendio di energia che in un altro momento Enizia avrebbe giudicato inutile e dannoso, ma che questa volta perfino Suri aveva approvato. Bisognava impressionare gli ospiti.
*Peccato che non siano realmente ospiti * - pensò Enizia, cercando di mantenere in faccia il sorriso che si era imposta dall'inizio della serata. Sembrava uno di quegli olodrammi in costume che erano andati di moda sulla terra negli anni in cui era all'Accademia, rifletté guardando il proprio volto nel rovescio di un cucchiaio. Gli ufficiali di una nave terrestre del diciassettesimo secolo che invitavano al tavolo del capitano il romantico corsaro nemico che aveva catturato la nave. Peccato che l'uomo che le era seduto accanto in quel momento non avesse proprio nulla di romantico. Anzi...
"In realtà, è la traduzione di un dramma umano - disse Enizia, e alzò il bicchiere per sorbire distrattamente un sorso di birra romulana sintetizzata.
Tutte le riserve più o meno clandestine di autentica birra romulana erano state sacrificate tempo prima. A meno che Volkoff non avesse più niente di nascosto nel proprio alloggio. Le sarebbe piaciuto approfittare dell'opportunità per mandare qualcuno a dare un'occhiata, visto che insieme a Samak e a Pierce, il russo era stato spedito in ostaggio sulla Cepheus. Alzò lo sguardo verso l'altro capo del tavolo, dove era seduta Suri. No, tutto sommato non sarebbe stata una buona idea. Quei due avrebbero finito con l'accorgersi sarebbero accorti che l'altro capitano non subiva effetti dall'alcool.
Non dovevano capire che Suri era un ologramma.
"E' la traduzione in klingon della prima frase del monologo di Amleto. Essere o non essere." - continuò.
"E' stato tradotto in klingon?" - si stupì Norton.
"Oh, si - confermò Enizia - In effetti, l'ho anche visto recitare in lingua klingon"
"Le nostre banche dati non contengono molto della lingua o della cultura klingon - disse Peter David - So solo che all'epoca erano nemici, che ci sono state guerre e morti... Molti morti"
"Le cose cambiano - intervenne Luz Fuentes - Non abbiamo più combattuto con i Klingon dai tempi degli accordi di Khitomer, nel 2293"
Lo sguardo di Norton si incupì:
"Mio nonno è sfuggito a quella guerra solo per avere a che fare con una guerra ancora peggiore. Che anno ha detto? 2293? In quel periodo, i naufraghi della Cepheus stavano combattendo per sopravvivere in questo ambiente, questo Quadrante Delta che è stato la nostra prigione. La nave non era preparata ad un viaggio del genere. L'equipaggio non era preparato ad un viaggio del genere."
"Avrebbero dovuto fare solo un esperimento, e poi tornare a casa - rimarcò David - Non erano esploratori e non erano militari. La Cepheus non aveva neanche dei siluri fotonici a bordo."
"So che l'equipaggio della nave era in gran parte composto da ricercatori civili" - disse Timeran Bhreel.
Il più giovane sembrò decidere di prendere l'iniziativa. Appoggiò le posate sul tavolo e guardò dritto verso la trill, seduta di fronte a lui:
"In effetti è così - disse - Lei sembra sapere della Cepheus più di tutto il resto dell'equipaggio della nave, capitano compreso"
"Voi sapete già perché conosco quella storia - rispose la consigliera - Sappiamo che avete controllato le nostre banche dati. Anche quella sui trill"
"Nemmeno sui trill i nostri antenati sapevano molto... - disse Norton - Non mi dispiacerebbe sapere che cosa faceva un giornalista trill sulla Terra nel 2278, ma lasciamo andare... Che cosa sa sulla Cepheus? Che cosa le dicono i suoi ricordi delle persone che ci sacrificarono in quella missione?"
La trill abbassò gli occhi e scelse con cura le parole:
"Non ho mai creduto nelle cospirazioni. Ma credo che il precedente ospite del mio simbionte sia morto per aver cercato di approfondire il caso della scomparsa della Cepheus"

Cepheus - Luogo imprecisato - ore 20:10


Zac non avvertì subito quello che stava succedendo. Lì per lì, sembrava solo un altro codice, non abbastanza diverso dagli altri da attirare la sua attenzione, ma poi si rese conto - se rendersi conto è la definizione - che era isolato dagli altri. Non era legato a nulla e sembrava non avere alcuna funzione, eccetto quella di navigare tra i sistemi informatici della nave, fermandosi solo quando incontrava qualche sistema incompatibile - un problema che aveva avuto anche lui, inizialmente. I sistemi di quella nave provenivano erano stati creati da molte razze differenti. Chi li aveva inglobati non si era preoccupato di integrarli nella maniera migliore o più compatibile piuttosto aveva provveduto a sovrapporli gli uni agli altri in maniera da farli in qualche modo funzionare.
Cercò di assorbire il codice per poterlo conservare e studiare con comodo all'interno di una delle sue molte subroutines, ma il codice gli sfuggì, letteralmente, imboccando una consolle e poi passando subito attraverso le reti che gestivano le comunicazioni interne. Zac lo seguì e riprovò ad inglobarlo. Di nuovo il codice gli sfuggì, scivolando tra le reti, giù verso il sistema che gestiva la sicurezza della nave. In un anfratto del suo programma, si chiese se non fosse stato scoperto, se non fosse lì per lui, se il codice non fosse che un modo della nave per attirarlo dove non avrebbe potuto uscire. Doveva preoccuparsi della bambina, quella bimba così sola e che in breve tempo aveva inciso tanto profondamente nelle sue subroutines. Esitò, ma la sua programmazione primaria lo portava ad indagare e quindi finì con il continuare a seguire il codice straniero, intrigato dal mistero e nello stesso tempo diffidente.

Baffin - Hangar navette - ore 20:10


Steve Payton finì di agganciare il casco alla tuta extraveicolare, quindi accennò alle sue spalle che aveva completato il controllo dei sistemi. Il capitano della Curie, dietro di lui, chiuse il portellone della camera di compensazione, quindi gli fece segno che stava per depressurizzare la cella. L'uomo accennò di sì un'altra volta. Da dentro la tuta non era in grado di avvertire il sibilo dell'aria che usciva rapidamente dalla camera di compensazione, né il freddo dello spazio esterno, ma quando il portellone si aprì non poté fare a meno di provare un brivido.
Si mise in posizione. Suri si chinò accanto a lui, mettendosi a sua volta in posizione.
"Sono pronto" - disse nella radio.
=^= Dalla partenza, dovremo osservare completo silenzio radio - lo avvisò Suri - Dalla Curie ci terranno d'occhio, ma non potranno teletrasportarci indietro se qualcosa andasse storto"
Nel suo dizionario personale, quello voleva dire che erano da soli e che solo le loro pelli sarebbero state a rischio, in quella missione.
"Affermativo" - era l'unica cosa che potesse dire in quel momento, pensò.
=^= Tre. Due. Uno. Lancio! =^=
Partì. La pressione gli fece incassare il capo tra le spalle. Avvertì alla bocca dello stomaco la differenza di gravità, ma per precauzione era stato attento a non mangiare nulla nella giornata - da quando il capitano Enizia gli aveva ordinato quel lancio extraveicolare. Dai comandi sul braccio destro, riusciva a regolare facilmente la spinta data dai razzi. Il casco non gli permetteva di girare la testa più di tanto, ma con la coda dell'occhio riusciva a cogliere la linea tenuta dal capitano della Curie, a poca distanza da lui.
Una navetta non sarebbe stata in grado di uscire senza che i discendenti della Cepheus se ne accorgessero. Invece, un corpo non è distinguibile da un qualunque meteorite metallico di passaggio e quindi è difficilissimo da individuare anche con sensori molto sofisticati. A meno di non aspettarselo. A meno di non cercarlo apposta. A meno di una botta di sfortuna tale da bastarti per il resto della vita...
Il bracciale gli mostrò un lieve sbandamento e con un colpetto ai razzi corresse la rotta. Non avevano punti di riferimento in quello spazio totale, nero e profondo. Solo la nave alle sue spalle e l'ammasso oscuro della sua destinazione. Controllò di nuovo. Rendez vous meno 14 secondi. Dodici. Undici. Dieci...

Cepheus - Hangar navette - ore 20:10


Gli uomini che li sorvegliavano si stavano annoiando. Bene. Un uomo o una donna che si annoiano tendono a distrarsi, pensò Volkoff.
Per conto suo, aveva troppo da pensare alla missione per annoiarsi. Se aveva calcolato bene, il timoniere della sua nave ed il capitano della Curie in quel momento stavano arrivando all'esterno della Cepheus ed un'occhiata a Samak gli fece capire che anche lei aveva fatto il medesimo calcolo. Pierce, dal canto suo, aveva già provveduto a effettuare la sua parte. Lo aveva visto appoggiarsi casualmente alla consolle del teletrasporto all'arrivo a bordo di quella nave. Volkoff non avrebbe saputo fino al loro ritorno a bordo della Baffin se il programma aveva funzionato o no. Sempre che fossero ritornati.
Li avevano riaccompagnati nella medesima cella dove li avevano tenuti la prima volta. A sorvegliarli in quel momento erano in tre, gli stessi uomini e la donna dal volto angoloso che li avevano accolti alla pedana del teletrasporto al loro primo arrivo. Mancava solo David, che in quel momento stava cenando al tavolo del capitano sulla Baffin.
Le braccia munite di armi borg erano abbassate. Non si aspettavano da loro una ribellione. Del resto, non avevano nessuna intenzione di ribellarsi. Avrebbero fatto la loro parte di ostaggi fino in fondo.
Volkoff sorrise tra sé.
Quasi, fino in fondo.

Cepheus - Luogo imprecisato - ore 20:28


Zac non aveva ancora raggiunto quel codice così elusivo. Continuando a seguirlo, aveva raggiunto i sistemi di sicurezza della nave. Non erano i migliori che avesse mai visto. I sensori avrebbero avuto bisogno di riallineamento. Le armoniche erano sfasate di almeno due millimetri, un difetto che - comprese - risaliva ad una antica riparazione. Probabilmente, negli anni qualcuno aveva improvvisato una giuntura tra due sistemi ed aveva ringraziato qualunque entità pregasse perché l'unione sembrava funzionare. L'inquinamento da naniti borg era ancora più pesante di quello presente in altri sistemi, ma Zac era una entità singola ed i naniti lo ignoravano, rimanendo inattivi al suo passaggio. Il codice, dal canto suo, sembrava essersi fermato all'interno del sistema di sicurezza della nave, come se avesse raggiunto la sua destinazione finale. Zac lo sondò, delicatamente, appena sulla superficie. Si rese conto che - nonostante la sua apparente estraneità, possedeva in realtà uno schema molto simile al suo.
D'improvviso, si rese conto che il codice si stava espandendo. Duplicava le sue righe aggiungendole a sé, moltiplicandosi, invadendo lo spazio di quella rete.
Un virus! pensò Zac. Eppure, il codice non attaccava le reti, continuando ad operare in perfetto isolamento. Si limitava a crescere ed espandersi, senza fretta, ma con evidente determinazione. Presto gli operatori alle consolle si sarebbero accorti di un rallentamento nell'operatività dei sistemi della sicurezza della nave ed avrebbero dovuto lanciare una diagnostica. Avrebbero scoperto il virus... E peggio ancora, avrebbero scoperto lui.

Cepheus - Luogo imprecisato - ore 20,28


Steve Payton regolò i comandi della sua tuta per rallentare la sua corsa. Stavano arrivando a destinazione. Sotto di lui, c'era la sagoma oscura della Cepheus... Un nome di comodo, visto che solo una parte di essa era uscita dai cantieri della Flotta Stellare. Tante parti erano state ricavate da relitti di altre navi. Si chiese che velocità di curvatura sarebbe stata in grado di raggiungere. Non elevata, ne era sicuro. Anche la sua capacità di manovra doveva essere limitata...
Il capitano della Curie attirò la sua attenzione e puntò il dito verso un punto della struttura. Gli uomini della Cepheus non avevano sottratto al loro equipaggio gli strumenti. Non avevano nemmeno provato a cancellare i dati che gli uomini stavano riportando a bordo delle loro navi. Eppure, avrebbero dovuto sapere che la loro nave era protetta dai sensori esterni, ma non da una rilevazione che procedesse dall' interno... E la dottoressa Fuentes aveva trovato le tracce degli esseri senzienti, con tutte le loro posizioni. Non era stato difficile ricavarne un tracciato, per quanto sommario.
Suri estrasse dalla tuta quattro piccoli apparecchi, che appoggiò alla superficie in duranio, formando un quadrato. Li magnetizzò, quindi tirò fuori un piccolo phaser a luce sottile ed iniziò a perforare lo scafo esterno al centro del quadrato. Steve la imitò, partendo dall'altro lato, stando attento a non superare mai il margine inquadrato dai quattro apparecchi. Il capo ingegnere, Brown, gli aveva detto che da quella distanza sarebbero bastati pochi minuti a praticare un buco abbastanza grande per farli passare, ed in effetti dopo poco Steve si appoggiò al quadrato delimitato con tutta la forza dei retrorazzi della sua tuta. Lo sentì cedere. Entrò. Avvertì immediatamente il peso della gravità artificiale che tornava a gravare sulle sue gambe.
Pochi istanti dopo, Suri lo seguì all'interno. Fino a quel punto, tutto bene.
Si guardò intorno. Si trovavano, come previsto, in un angolo di un vecchio hangar navette. Doveva essere stato usato come deposito di materiali per la quantità di ciarpame che si vedeva in giro. Comunque, non c'era nessuno e a lui andava bene così. Sganciò il casco e con qualche difficoltà si sfilò la tuta extraveicolare. La temperatura era piuttosto bassa. Sopra di lui, si vedeva il cielo nero e privo di stelle attraverso il buco che avevano appena attraversato.
"I connettori che abbiamo piazzato all'esterno faranno credere ai sensori della nave che non c'è niente di strano e manterranno la pressione interna con il loro campo di forze, quindi non dovremmo avere problemi da quel lato. Tutto bene?" - gli chiese il capitano. La donna si stava finendo di sfilare a sua volta la tuta EVA.
"Tutto OK. Ma da qui, dove andiamo esattamente?" - domandò Steve.
"C'è una zona abitativa, a tre ponti da qui. E' lì che si trovano i vulcaniani che ci hanno contattato"
"Tre ponti! - esclamò il timoniere - Come facciamo ad arrivare là senza che la sicurezza si accorga di noi?"
"Pierce invece di richiamare Zac, attraverso la sua connessione Borg ha trasmesso un virus che in questo momento sta infettando i terminali della sicurezza. Questo significa che prima di tutto, dobbiamo trovare un terminale aperto... Devo recuperare Zac. Lui, e tutte le informazioni che nel frattempo è riuscito a raccogliere. E' pronto, tenente?"
"Perché, ne dubita? Andiamo!"