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USS PYTHEAS - MISSIONE 00 RSS USS PYTHEAS - Missione 00

00.05 " Compagni di viaggio "

di Alan Brown, Pubblicato il 28-04-2014

Terra (Sol III) - Houston
Casa Brown - Officina veicoli - 15 giugno 2392 - Ore 15:30


Il sole batteva come al solito implacabile sul tetto scuro del capannone.
I pannelli solari ronzavano per l'accumulo eccessivo di corrente. Entrando dalla porta laterale l'occhio faceva fatica ad abituarsi subito alla penombra.
Anche se dal soffitto alto pendevano due grosse lampade, l'interno del capannone non era ben illuminato.
Due grossi veicoli per la lavorazione dei campi erano parcheggiati e una ragnatela di tubi, sensori e bracci meccanici li collegava al computer dell'officina. Alcuni lampi di luce azzurrina illuminavano ogni tanto la parete di fondo proprio dietro ad uno dei veicoli.
Aggirando la grossa macchina si veniva inondati da piogge di scintille e scariche elettriche. Un meccanico in tuta protettiva e casco stava armeggiando con una lancia ad alto potenziale all'interno del vano motore.
All'improvviso, fermandosi, si tirò su la visiera del casco ed osservò con aria perplessa un grosso manicotto contorto che si era trovato per le mani.
Un lato dei folti baffi castani si arricciò in un sorriso beffardo.
L'uomo gettò il pezzo dietro di sé in un mucchio di altri rottami bruciacchiati, si riabbassò la visiera e continuò con il suo lavoro, scrollando le spalle.
"Il tubo del collettore secondario deve essere rimpiazzato da un pezzo analogo altrimenti non si potrà usufruire della potenza ausiliaria nei momenti in cui si renderà necessaria maggior spinta."
Un uomo alto ed allampanato sbirciava con le mani dietro la schiena, apparentemente non curante delle scintille, da sopra la spalla del meccanico.
Indossava una specie di divisa simile a quella della federazione ma completamente nera. I suoi capelli erano pettinati all'indietro: neri, lisci e lucidi. Lo sguardo competente sembrava disapprovare ciò che vedeva.
"Grazie Zac. - rispose il meccanico - Ma se riesco e far passare questo... maledetto... tubo... che dal primario gira dietro al collettore ed a collegarlo... all'accumulatore inerziale... anche l'energia del secondario sarà immagazzinata... Qui... Ecco!"
Una piccola esplosione strappò violentemente un pezzo di metallo dal motore e lo scagliò in direzione dell'uomo alto in tuta nera. L'oggetto lo colpì in pieno petto e lo trapassò da parte a parte. Dopo alcuni attimi di sorpresa l'uomo si girò per vedere dove era caduto il pezzo.
"Scusa Zac, devo aver toccato i contatti sulle bobine del secondario."
"Non si deve preoccupare Signor Brown, essere un ologramma ha i suoi vantaggi dopotutto. Credo però che una delle bobine debba essere sostituita completamente, se non ho mal interpretato l'oggetto che mi ha appena attraversato."
Alan Brown guardò il suo compagno e sorrise.
"Ne è rimasta qualcuna in magazzino?"
"Sì Signore, secondo l'inventario dell'officina ne sono disponibili ancora tre ma... Signore, il computer ha ricevuto la comunicazione dalla navetta che stava aspettando. Tempo di arrivo stimato: trenta minuti."
"Di già? Bene. Aggancia questa alle tue interfacce automatizzate e finisci il lavoro. Io devo andare a cambiarmi."
"Sì Signor Brown, mi ha dato un grande aiuto con questa vecchia mietitrebbia. Aveva smesso di darmi problemi fin da quando..."
"...da quando il Nonno l'aveva messa a posto." disse Alan sollevando gli occhi al cielo spazientito.
"Si Signore. Il Signor Brown aveva la peculiare caratteristica di poter aggiustare qualunque cosa gli capitasse sotto mano. Ho in memoria tutte le tecniche di riparazione che ha utilizzato da quando mi ha attivato trenta anni fa. Ma ho ancora difficoltà nell'improvvisazione... Ma comunque non ha importanza ormai, il Giudice Brown, suo padre, mi ha informato. Spero che il mio sostituto sia migliore di me."
"Lo spera anche mio Padre, non è stato facile riuscire a procurarsi un meccanico olografico di nuova generazione."
Si tolse casco e tuta e si avviò verso la porta del capannone.
"Capisco Signore, sto trasferendo tutte le informazioni apprese su un cristallo di memoria, in modo che possano essere utilizzate anche dopo che verrò disattivato."
Dalla porta Alan si fermò a guardare l'ologramma dell'aiuto meccanico, con aria divertita.
"Allora vedi di finire in mezzora. Non verrai disattivato. Ti porto con me nel quadrante Delta."
"Quadrante Delta Signore?!"

Terra - Houston
Casa Brown - Soggiorno - 15 giugno 2392 - Ore 16:20


La luce polarizzata filtrava dalle grandi vetrate esposte a sud, verso il giardino, e disegnava fiochi arcobaleni sul pavimento di marmo lucido.
Il Giudice Brown rimasto in penombra osservava il figlio e la moglie passeggiare a braccetto nel labirinto all'italiana. I suoi pensieri tornavano a quando era piccolo e giocava col padre a nascondersi in quello stesso giardino durante i brevi periodi di licenza.
Anche suo padre era stato Ingegnere Capo su una nave della Flotta Stellare.
Alan aveva ereditato dal nonno la passione per l'ingegneria. E quella stessa passione adesso lo portava di nuovo lontano. Ma forse era giusto così.
Ognuno è artefice della propria fortuna: se quella era la strada che sui figlio aveva scelto, lui l'avrebbe accettata. Ma il quadrante Delta era molto lontano e molto pericoloso: i prossimi anni sarebbero stati lunghi e difficili.
Alan e sua madre entrarono dalla porta della veranda entrambi di buon umore.
"E lui che faccia ha fatto quando glielo hai detto?" stava dicendo la Signora Brown a stento trattenendo una risata.
"La solita. Non gli ho mai visto più di un'espressione, credo. Si è fermato di colpo è ha farfugliato: Quadrante Delta Signore?"
Entrambi scoppiarono a ridere reggendosi a vicenda.
"Lo sai che ha le sembianze di tuo nonno quando era giovane?" disse lei .
Alan restò sorpreso.
"Non lo sapevo, chi è stato a programmarlo così?"
Lei indico con un cenno del capo il marito sorridendo. Per non dover dare troppe spiegazioni il Giudice Brown anticipò il figlio.
"Alla fine hai deciso di portarlo con te. Bene! Così finalmente cominceranno a funzionare un po' di cose in questa casa."
L'espressione soddisfatta tradiva però una nota scherzosa. Da dietro il terzetto una voce subito intervenne.
"Mi perdoni Signore, qualunque cosa io abbia..."
"Stavo scherzando Zac. Era una battuta. Lo sai che non ti potremmo mai
ringraziare abbastanza per quello che hai fatto qui da noi."
"Sì Signore, grazie Signore. - poi rivolto ad Alan - Ehm... È ora Signore."
Il momento dei saluti era sempre un po' triste: Alan non ci si abituava mai.
Sua madre faceva di tutto per sembrare allegra e sorridente, ma da come si stringeva al marito si capiva che era tesa.
Anche il padre era teso, ma il Giudice Brown come al solito mascherava le sue emozioni con una falsa solennità da padre di famiglia. Alan li conosceva bene entrambi e li amava per quello che erano. Sapeva che gli sarebbero mancati.
Li abbracciò per l'ultima volta.
"Cercherò di scrivervi spesso. Andiamo Zac, siamo in ritardo!" e iniziò a incamminarsi verso l'uscita.
L'ologramma per qualche motivo si fermò per un paio di secondi. Poi rivolgendosi alla coppia rimasta prese la parola.
"Spero di poterla incontrare di nuovo Signor Brown. Signora arrivederci."
"Addio Zac."
"Arrivederci Zac e abbi cura del mio piccolo Alan."
"Signora, non credo che il Tenente Comandante Brown possa essere ancora considerato..."
"ZAAAC!!!"

Deep Space 9 - Gancio di attracco 2
USS Curie - Sala macchine - 4 luglio 2392 - Ore 10:30


C'era in effetti un fastidioso ronzio nell'aria. Alan era stato in infermeria per la visita di routine e uscendo aveva deciso di passare per la sala macchine della Curie. L'Ingegnere Capo della Curie non era ancora salito a bordo, così il facente funzione aveva contattato lui per uno strano problema che non riuscivano a risolvere.
Aveva pensato di portare anche Zac, ma non lo aveva ancora attivato.
Voleva prima parlarne con il Capitano Enizia: Zac non faceva parte dell'equipaggiamento standard.
In effetti c'era uno strano rumore. I motori non erano spenti, ma funzionavano solo quel minimo per fornire energia alla nave. Quindi era da escludere una vibrazione dovuta ai propulsori.
"Alan, finalmente... - il Comandante William Johnson lo accolse visibilmente sollevato - Lo senti questo ronzio? Sono giorni che non ci da pace. Se arriva il Comandante Vizzini e non ho ancora risolto questo problema mi fa scendere a sganciare i fermi di ritenzione a mano. Secondo te cosa potrebbe essere?"
Alan si avvicinò al quadro di controllo e cominciò a digitare alcuni comandi per controllare lo stato dei campi di contenimento.
All'improvviso il rumore cessò. Alan si bloccò perplesso. Le persone presenti nella sala, dopo qualche secondo, trassero un sospiro di sollievo e guardarono l'Ingegnere Capo della USS Baffin con gratitudine.
Johnson aveva perfettamente capito.
"Ecco! Ci risiamo. Signori ricordatevi del Comandante Alan Brown. Basta la sua presenza e i problemi svaniscono nel nulla. Prima o poi mi devi spiegare come fai."
"Segreto professionale."
Alan era un po' in imbarazzo. Aveva richiesto al sistema solo una banale analisi. Ma probabilmente la scansione fisica delle frequenze aveva stabilizzato qualche armonica entrata in risonanza.
"Grazie ancora di essere passato, Alan."
"Di niente. Avevo appuntamento con il Dottor Fuentes per un controllo e non potevo andarmene senza aver visto la tua sala macchine dopo quello che mi avevi detto, Bill."
"Quindi? Che te ne pare?"
Bill e Alan erano stati compagni di studi ai tempi dell'Accademia. E per parecchi anni avevano lavorato nella stessa squadra su Utopia Planitia. Un po' di sano cameratismo era ancora rimasto.
"Assolutamente niente male, devo dire. Ha i suoi anni ma non li dimostra per niente."
"E la mia sala macchine?" accennando ad un sorriso.
"Meglio la Dottoressa Fuentes..."