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USS PYTHEAS - MISSIONE 00 RSS USS PYTHEAS - Missione 00

00.04 " Faith "

di Suri figlia di Kellam , Pubblicato il 28-04-2014

Pianeta Terra, 25 giugno 2392
Alloggi degli ufficiali - San Francisco - Ore 20:43 ora locale


"Struttura, logica, funzione, controllo..."  la mano di Suri scelse un t'an, prelevandolo dal tavolo di fronte a sé.
"Una struttura non può reggersi senza fondamenta. - proseguì. Il passo successivo sarebbe stato visualizzare la struttura complessa ed armonica in cui porre il bastoncino - La logica è il fondamento della funzione. La funzione è l'essenza del controllo. Io possiedo il controllo..."

Di fronte a lei, la costruzione virtuale fluttuava ruotando lentamente a mezz'aria. Con la sinistra, accennò per bloccare la rotazione al posto giusto.

"Io possiedo il controllo..."
Infilò il t'an nella parte alta della costruzione. Brillò per un istante, quindi acquisì il colore azzurrino della struttura ed iniziò a ruotare insieme ad essa.
Rimase a fissare la forma luminescente nella penombra della stanza. I suoi maestri non l'avrebbero approvata, rifletté. Non la forma che stava dando alla sua struttura, troppo elevata verso l'alto ed ancora asimmetrica. E nemmeno la forma che stava dando alla sua vita.
Si chiese, non per la prima volta, se non avesse accettato con troppa fretta quella missione verso il Quadrante Delta, o se lo avesse fatto per ragioni giuste o errate. Desiderava andare, naturalmente. In effetti, era la logica continuazione di tutto quello che aveva fatto e che aveva studiato nella sua vita. E tutto quello che ancora avrebbe potuto scoprire, non poteva attenderla che là, nel Quadrante Delta.
La sua mano afferrò un altro bastoncino.

"Io possiedo il controllo..." ripeté.
La sua mano bloccò di nuovo a mezz'aria il moto della costruzione, quindi avvicinò il t'an ad una nuova postazione.
Il suono della porta la distrasse, ed il bastoncino le sfuggì di mano. La costruzione si piegò in basso, crollando in un brillio di frammenti.
Suri rimase un lungo istante a fissare il disastro che le scintillava di fronte, mentre il suono della porta squillava di nuovo, insistente.
Sospirò, spazzando via i frammenti con un gesto, quindi si alzò per andare ad aprire la porta del suo alloggio. Inarcò un sopracciglio, vedendo  l'uomo che attendeva in piedi nel corridoio:
L'uomo sorrise, di un sorriso che lei avrebbe giudicato beffardo sul volto di qualcun altro.

"Areen?" non poté nascondere la sorpresa.
"Posso entrare?  - il betazoide si fece avanti, fino quasi a sfiorarla. Suri alzò la testa per fissarlo dritto negli occhi - Sì, so che stavi meditando. In effetti, ti ho sentito da fuori della porta. E so bene che non ti piace essere disturbata mentre mediti, ma avevo bisogno di parlarti e domani sarebbe stato troppo tardi, visto che ti imbarchi... So che devi raggiungere la tua nuova nave su Deep Space 9? - il suo sguardo oltrepassò la spalla per scrutare  verso l'interno dell'alloggio - ?già preparato i bagagli? "
Non c'era nulla di naturale nella sua visita. Nemmeno nel suo atteggiamento, pensò Suri. Un lampo nei suoi occhi, subito sopito, le fece capire che aveva sentito il suo pensiero.
* Bene, Areen? - pensò - ?sai che preferisco l'approccio diretto. Perché sei qui? Cosa sei venuto a fare, il giorno prima del mio imbarco? *
"Non è necessario essere aggressivi. Sono qui a portarti due regali, chiamiamoli un gesto di pace, vuoi? Sono per il tuo nuovo imbarco... - accennò al grosso cesto di paglia che reggeva dal manico - ?uno è qui dentro. Per l'altro, dobbiamo proprio parlare qui nel corridoio?"

Suri si scostò per farlo entrare. Rimase sullo stipite, osservando l'ampia schiena dell'uomo, perfettamente scolpita dalla maglietta scura. Non indossava la divisa, ed i pantaloni attillati non mostravano il gonfiore tipico di chi nasconde armi.

"Sono solo e disarmato. - appoggiò la cesta sul pavimento ed alzò le braccia con una smorfia burlesca sul volto - Sono prontissimo a farmi perquisire. Posso anche spogliarmi, se vuoi... Mi tolgo i pantaloni?"
"Non mi sembra il caso." ribatté, secca, Suri.
"Era solo per metterti a tuo agio."
"Mi sembra che invece tu stia facendo l'impossibile per mettermi a disagio, Areen. - replicò lei, chiudendo la porta, ma rimanendovi appoggiata - Computer, aumenta la luminosità del cinquanta per cento." ordinò.
Approfittò della luce subitanea per studiare l'uomo che aveva di fronte. Era ancora molto bello, della bellezza armonica che l'aveva colpita quando, anni prima, l'aveva conosciuto. I capelli biondi erano un po' più lunghi sul collo. Aveva già quei segni di espressione attorno alle labbra? No, o almeno, non li ricordava.

"Tu, invece, sei sempre la stessa." disse Areen.
"Anche tu... Sfortunatamente, sei il solito bugiardo."

La smorfia sarcastica sul volto di Areen si spense.

"So che non ti ho dato molti motivi per fidarti di me..."
"Al contrario, Areen... Hai sempre fatto di tutto perché io mi fidassi di te. Salvo poi dimostrarti del tutto indegno della mia fiducia."
"Ho fatto solo quello che mi era stato ordinato. Niente di più, niente di meno."
"Hai causato la morte di centinaia di persone. - disse lei - Hai inserito un virus nei congegni che avevamo fabbricato per contattare il Collettivo durante i colloqui di pace."
"Ho causato la morte di centinaia di Borg. - protestò lui - E se non sbaglio, i Borg sono e restano nostri nemici."
"E resteranno nemici chissà per quanti anni ancora, con la morte di chissà quanti altri dei nostri, se  alcuni dei nostri, i nostri come te, continueranno a sabotare tutti i possibili colloqui di pace!"

Il betazoide la fissò.

"È per questo che hai accettato la missione nel Quadrante Delta?"
"I miei motivi non riguardano né te, né i Servizi Segreti. - disse lei, secca - E comunque,  non hanno niente a che fare con il passato.  Mi è stata affidata una missione,  ed intendo portarla a termine? - si interruppe - ?ma questo ci sta portando fuori strada. Quante volte devo chiederti perché sei venuto qui, per ottenere una risposta dotata di un minimo di fondamento?"
"Ti ho già risposto. Sono venuto a portarti due regali." disse il betazoide.
"Se non ricordo male, un antico poeta di questo pianeta diceva qualcosa a proposito di Danai da temere anche se portano doni."
"Io sono betazoide. - ribatté l'uomo -  E tu non hai più niente da temere da me... Ho svolto fino in fondo la mia missione. Non posso dire che mi sia piaciuta la parte che vi ho svolto, ma ho fatto quello che mi e' stato ordinato di fare. E poi, ho chiuso. Non faccio più parte dei Servizi Segreti della Flotta Stellare. Non faccio più nemmeno parte della Flotta Stellare."
"Tu...?"
"Io, sì... So che hai notato che non portavo la divisa. Mi sono dimesso, non appena mi è stato possibile farlo con un minimo di sicurezza. Ho fatto quello che tu hai provato a fare all'epoca... Solo che le mie dimissioni sono state accettate. A nessuno piacciono le spie, nemmeno a quelli che per primi se ne servono. Ecco... - respirò a fondo - ?questo è il mio primo regalo per te... "
"Che cosa farai, adesso?" domandò Suri.

Alzò le spalle.
 
"Non posso tornare a Betazed. In un pianeta di telepati, i miei pensieri mi tradirebbero prima o poi. Per il momento, ho accettato un ingaggio da timoniere su una nave commerciale e poi... Poi si vedrà. - per un momento tacque - Io... sai, nessuno può mentire ventiquattro ore al giorno, nemmeno una spia. Io non mentivo quando ti dicevo che ci tenevo, a te..."
"Questo non è di nessun interesse. - disse Suri - Sto per partire per una missione nel Quadrante Delta, e non so che cosa troverò... O che cosa troverà me. Avrò troppe cose da fare, troppe da vedere, da capire, da studiare per pensare a tutto quello che è stato."
"Compreso me?"
"Compreso te."
"Spero che almeno, vorrai ricordarmi... - disse piano Areen - ?e per questo..."

Si chinò sulla cesta, e l'aprì, afferrando delicatamente il ciuffo di pelo bianco latte che vi dormiva  dentro. Suri non poté fare a meno di fare un passo avanti per guardare.

"Un...gatto?"

Il micio si svegliò agitando le zampine. Areen lo prese in braccio.

"Un micetto. Una femmina. Una piccola forma di vita proveniente dalla Terra, da portare con te sulla nave."

Glielo porse.

"Per te. Per farti compagnia durante il viaggio. - disse - Ha solo tre mesi. Quando tornerai, quando finalmente ci rivedremo, sarà una grossa gattona di cinque anni... O forse più. Prendila..."

I piccoli occhi celeste scuro della gattina si alzarono per guardarla, ma Suri scosse la testa.
 
"Non posso tenerla! - protestò - Non ho la minima idea di cosa potrebbe essere necessario per una forma di vita inferiore originaria di questo pianeta."
"Quello di cui hanno bisogno tutte le forme di vita di tutti i pianeti: acqua, cibo, qualcuno che si occupi di lei... Qualcuno in cui avere fiducia, anche quando tutti gli altri esseri di questo o di altri pianeti ti deludono..."

La costrinse a prenderla in braccio. La gattina si rifugiò contro una sua spalla, lamentandosi debolmente.

"So che ti è difficile avere fiducia in qualcuno... E so benissimo di essere colpevole di questo. Non del tutto, ammettilo! - la sua consueta smorfia sarcastica gli ricomparve sul volto - Tuo padre e quel bel tipo del tuo ex promesso hanno fatto la loro parte...  - tornò serio -  ?ma io non posso tornare indietro. Ho fatto quello che ho fatto... Non sono pentito."
"Davvero?"  non poté fare a meno di lasciare emergere una punta di scetticismo.
"Non per quello che ho fatto ai Borg. Per quello che ho fatto a... Agli altri, può darsi? - tacque un istante, poi riprese - Questa piccola sarà con te, ma non rivelerà i tuoi segreti e non ti farà altre domande se non quella di un po' di cure ed attenzioni fuori dell'orario di servizio... - si sporse, riaprì la porta - Adesso, è meglio che vada. Fai buon viaggio, Suri. E non scordarti di tornare... Prima o poi."