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ATLANTIS - MISSIONE 02 RSS ATLANTIS - Missione 02

02.08 " TU CHI SEI "

di Dorothea "Thea" Reis, Pubblicato il 27-09-2016

Luogo sconosciuto, ore 6.20


La donna sorrise e si avvicinò alla ragazza: "Mia cara, è molto più semplice di quello che pensi... ."
Dorothea sembrava essere realmente affascinata da quell'entità così eterea e sensuale, come un bambino di fronte ad una stanza piena di giochi.
Random, dal canto suo, avvertiva un profondo disagio, come se qualcosa stesse lottando dentro di lui, come se la sua voce originaria fosse in grado di esplodere nuovamente al massimo volume: una vocina nella sua testa continuava a tormentarlo facendogli aumentare le palpitazioni e la sudorazione.
Cortes si accorse della reazione del suo timoniere e gli pose una mano sulla spalla per cercare di tranquillizzarlo: "Coraggio Joshua, fra poco sarà tutto finito!"
Fabio parlava come se fosse del tutto avulso dalla situazione contingente, come se ne fosse soggiogato e perfettamente a suo agio.
La donna sorrise nuovamente, attirando a sé Dorothea, attratta come una piccola orsa dal miele.
Passarono attimi che a Random parvero secoli: il suo corpo non rispondeva alle sollecitazioni della sua testa. Doveva fermare la Reis, voleva urlarle di stare attenta, ma il suo organismo stava collassando.
Cortes, con la mano sempre appoggiata sulla sua spalla, aveva incrementato la presa ed ora si sentiva bloccato da un morso molto forte che gli impediva di muoversi.
Non che potesse farlo, ma tutto era così assurdo. Erano entrati in quell'ipogeo e ne erano rimasti stregati, come se la forza di quella donna fosse tale da controllare le loro menti e le loro reazioni corporali.
Joshua voleva gridare, doveva gridare, aveva la necessità di gridare.
Ma nulla.
Non successe nulla.
La donna toccò Dorothea e la attirò a sé, chinandosi leggermente per baciarla sulle labbra.
Il sorriso obliquo della donna svanì dopo meno di un istante.
Si staccò dalla ragazza con sguardo scioccato, prima che una nuvola dorata di pura luce partisse da quest'ultima colpendola con forza facendole compiere un volo di una ventina di metri all'indietro.
"Tu chi sei?"
La domanda sfuggì dalle labbra della donna ed in contemporanea da quelle di Dorothea.
"TU CHI SEI?" urlò con forza la donna
Dorothea non rispose, non sapeva cosa rispondere... .
"TU CHI SEI?!" ripeté con forza la donna perdendo rapidamente le sue fattezze e tramutandosi in un essere totalmente diverso.
Una voce leggiadra, ma stentorea rispose dal corpo della Reis.
"Ho tanti nomi, ma puoi chiamarmi Sybille"
L'essere ormai privo di qualsiasi fattezza umana emise un ringhio sordo.
A Joshua parve più di paura che di aggressività.
La presa dell'essere sul suo corpo stava scemando e lentamente, con un formicolio fastidioso, ma gradito, il timoniere della Atlantis sentiva il suo sangue tornare a raggiungere i capillari delle sue membra, come un torrente troppo a lungo contenuto che aveva rotto gli argini.
Anche Cortes pareva risvegliarsi dal torpore mentale che l'aveva attanagliato e la sua attenzione si riversò verso un ritmato stillicidio di quella che parevano gocce di acqua. Lente e ritmate cadevano attraverso gli anfratti dell'ipogeo, ma col passare dei secondi la loro presenza si era fatta assidua come un improvviso temporale estivo.
Fabio non riusciva a muoversi ancora, ma aveva lasciato la spalla del suo timoniere, accorgendosi di avere un braccio praticamente fuori uso, indolenzito e messo fuori asse, come se gli fosse stato afferrato e storto in una lotta corpo a corpo.
Il dolore che si irradiava nel suo sistema nervoso l'avrebbe fatto urlare, se non fosse che il suo sguardo si posò su Dorothea, sempre se ancora lei fosse padrona del suo corpo.
L'accolsero due occhi di un chiarissimo azzurro, quasi grigio, che illuminavano un volto incorniciato da capelli color giallo ambra.
Il dolore non cessò, ma il Capitano della Atlantis non lo avvertiva più e la sua concentrazione tornò prepotentemente verso i rumori che udiva tutto attorno a loro.
L'ipogeo si stava riempiendo rapidamente di acqua cristallina, acqua di sorgente, che rifletteva le luci dei globi luminosi che fluttuavano in aria e che si erano moltiplicati le intersezioni fra le pietre, prima ripiene di terra putrida e puzzolente ora si stavano riempiendo di erbe profumate e fiori dai colori cangianti.
Nel giro di pochi minuti, tutto quello che era brutto e spoglio, sebbene terribilmente affascinante di quel luogo, si era tramutato in un paesaggio incantato.
La creatura che li aveva accolti e che voleva essere liberata emetteva un ringhio sommesso e prolungato, come se quella trasformazione così piacevole alla vista fosse per lei un attacco impossibile da parare e che ne stesse soffrendo, pur senza provare dolore fisico.
Cortes e Random, ancora immobilizzati, ma liberati dalla morsa che li opprimeva iniziarono a sentire voci tenui provenire dai globi, in un fitto dialogo di lingue sconosciute.
Ogni voce, maschile o femminile, era in grado di suscitare rispetto e ammirazione, come se i loro possessori fossero entità di potere considerevole, quasi o quanto la creatura che li aveva attratti in quel luogo.
Il ringhio di quest'ultima aumentò all'improvviso di potenza, come se stesse facendo un enorme sforzo, dopodiché il suo corpo fisico scomparve e si tramutò in un'ombra color nero inchiostro.
L'attacco fu fulmineo e la velocità con cui si mosse impressionante.
Cortes non credette a ciò che stava vedendo e Random si interrogò più volte su come fosse possibile muoversi a tale rapidità, eppure ciò che i loro occhi videro fu solo una versione rallentata delle cose, come se qualcuno o qualcosa avesse voluto rendere loro partecipi della situazione che stavano vivendo.
L'essere si abbatté con furia omicida contro Dorothea eppure chiunque ora fosse nel corpo della giovane ragazza neppure la fece muovere.
Rispose semplicemente con una risata cristallina di gioia pura.
La creatura attaccante esplose in miliardi di pezzi, come uno specchio andato pesantemente in frantumi.
Le voci dei globi luminosi tacquero per lunghi momenti, prima di riprendere le loro conversazioni.
Tacquero nuovamente ad un gesto di colei che stava nel corpo di Dorothea.
Questa si rivolse verso Cortes e Random.
"Presto riavrete la vostra amica, sana ed incolume: il Dormiente voleva possedere il suo cuore puro per riacquistare parte della sua forza originaria. Solo così avrebbe potuto proseguire la sua opera e liberare coloro che gli Eltek hanno imprigionato, rinunciando alla loro stessa libertà di esistere.. coloro che lui avrebbe chiamato fratelli, ma da cui avrebbe preteso obbedienza cieca e assoluta per tornare a terrorizzare il Multiverso, nelle sue varie dimensioni fisiche e temporali."
I due uomini la guardarono senza capire pienamente e Sybille sfociò in un sorriso abbagliante.
"Comprendo le perplessità che albergano nei vostri cuori e vi spiegherò quanto necessario che voi sappiate: la tempesta ionica cui avete assistito non era altro che uno scontro fra due entità dei tempi passati. Due entità provenienti dallo stesso popolo. Due facce della stessa medaglia. Gli Eltek erano una comunità buona, di dei o semidei agli occhi umani. Ma al loro interno crebbero individui cui quello che avevo donato loro non bastava, volevano di più, volevano dominare il tempo e lo spazio. Volevano togliere il libero arbitrio a chiunque non condividesse le loro idee. Ci fu uno scontro violentissimo ed alla fine gli Eltek riuscirono a sconfiggere i ribelli, ma non a distruggerli: tolsero loro poteri e fisicità ed addormentarono le loro membra imprigionandoli. Per far ciò dovettero rinunciare anch'essi alla possibilità di assumere sembianze che sulla Terra definireste umane. Restano esseri di spirito, guardiani della Galassia per tutti coloro che ancora credono in loro. Semplici leggende o fiabe per bambini per altri. Nel vostro universo, nessuno o quasi si ricorda degli Eltek, giusto qualche studioso. Verrà il tempo che la loro presenza tornerà necessaria, ma fino ad allora è probabile che rimangano silenti e vigili come lo sono stati finora."
Il Capitano dell'Atlantis fu il primo a chiudere la bocca dallo stupore e a formulare una domanda: "Noi che c'entriamo in tutto questo?"
"Il Dormiente aveva bisogno di trovare un'anima pura per venire liberato, mentre gli Eltek non potendo assumere forme fisiche avevano falsificato gli ordini della Flotta Imperiale: distruggere l'entità ionica prima che attraverso il warmhole fuggisse da quell'universo e riversasse il suo odio e la sua ricerca disperata altrove."
"Capisco, la ISS Atlantis ha fallito e... ."

"E gli Eltek si sono manifestati in un'entità ionica di uguale potere del Dormiente: nella lotta sono stati attratti dal warmhole e scaraventati in questo universo, dove hanno trovato la vostra nave Capitano."
"I test erano quindi prove.. ma di chi?" interruppe Random
"Di entrambe le parti, iniziarono gli Eltek, ma si intromise il Dormiente che doveva capire chi poteva risvegliarlo e la vostra amica fu la sua prescelta.. la sua patologia la rende incapace di odiare ed era terreno fecondo per il Risveglio."
Cortes si grattò l'alta fronte stempiata a lungo, come se volesse estrarre un'ultima domanda che lo tormentava... alla fine non seppe resistere: "Chi sei tu Sybille?"
"Ho molti nomi, un tempo il vostro popolo mi conosceva come la Madre, prima che lasciassi parte dei miei poteri agli Eltek, che voi avete chiamato dei, con nomi diversi per ciascun popolo. Un'usanza abituale su ogni pianeta abitato di qualsiasi universo, in qualsiasi tempo."
La donna sorrise nuovamente ed il bianco dei suoi denti accecò Cortes e Random.

USS Atlantis, Plancia, ore 6.40


"Capitano mi sente?"
La voce dell'ufficiale medico era flebile e confusa o forse era la testa di Cortes ad esserlo.
Si tirò su e provò a mettere a fuoco, ma la vista era annebbiata.
Sbatté più volte gli occhi e riuscì finalmente ad avere una visione della sua nave: la plancia era danneggiata in più punti, alcuni ufficiali erano a terra circondati dalle squadre mediche, ma nessun allarme risuonava per la nave, ciò voleva dire che la situazione era sotto controllo.
Vide Kimura sorridere e gli parve di capire gli stesse dando il bentornato fra i vivi.
Fabio sorrise per un attimo, prima di rabbuiarsi nuovamente, mentre con lo sguardo cercava qualcosa o qualcuno. Vide Random che stava venendo fasciato alla spalla ed alla testa con un bendaggio contenitivo, ma non vide la Reis. Cortes si allarmò così tanto da andare in iperventilazione, cosa che indusse il responsabile medico ad ordinare di somministrargli un calmante.
Con la voce impastata e poco più forte di un sussurro, Fabio fece valere il suo grado da Capitano, ottenendo una risposta ostile dal suo medico, ma riuscì a posticipare di qualche minuto la somministrazione del sonnifero.
Si fece aiutare ad alzarsi e si diresse verso un gruppo di medici che circondavano un corpo disteso a terra. Era l'ufficiale addetto alle comunicazioni: il suo aspetto era tutt'altro che patito o sofferente, pareva dormire profondamente con un sorriso stampato sulle labbra.
Cortes chiese all'equipe medica di essere informato della situazione e proprio mentre sforzava la voce per dialogare con loro, la ragazza aprì gli occhi all'improvviso. Focalizzò lo sguardo spaventata su quell'assembramento attorno a lei, poi si tirò su preoccupata.
"Mi sono addormentata in servizio Capitano? Sono.. sono mortificata, signore, non mi era mai successo prima."
Vide Cortes sorridere e con voce profonda e roca le rispose dolcemente: "No Guardiamarina, durante lo scontro con l'entità ionica ha perso conoscenza, eravamo solo tutti molto preoccupati che non si stava riprendendo."
"Oh? Davvero? Che sollievo... è che stavo sognando! Ho sognato la nonna di mia nonna che parlava di me con una donna bellissima e... e credo di essermi persa a vedere i loro occhi azzurri e cangianti."