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ATLANTIS - MISSIONE 02 RSS ATLANTIS - Missione 02

02.06 " Il test "

di Fabio Yager Cortes, Pubblicato il 29-08-2016

In mare aperto, tempo indeterminato


Esistono paure primordiali, insite nell'animo e comuni a tutte delle specie che abitano l'Universo. Una delle più comuni e terrificanti è la paura di annegare. Il Random dell'Impero stava annegando ed era in preda al panico. Sentiva un vuoto abissale sotto di lui e l'acqua alta fin sopra alla testa. Chiuse gli occhi infastidito dal sale e serrò la bocca. I suoi polmoni iniziarono a consumare la riserva d'aria contenuta al loro interno ma la capacità di non poter respirare normalmente mandò il timoniere nel terrore più assoluto. Agitò le mani in viarie direzioni nel vano tentativo di aggrapparsi a qualcosa mentre il vuoto stava inghiottendo il suo corpo.
D'improvviso qualcosa di saldo e forte agguantò la sua mano arrestando la caduta.

Altrove, in un deserto di fuoco, tempo indeterminato


Cortes era in ginocchio. La schiena era piegata, protesa in avanti verso le gambe e la testa piegata a destra a contatto con la sabbia. La sabbia vorticava in un piccolo mulinello ogni volta che l'ufficiale espirava con il pensante e affannoso respiro. Il sangue nelle sue vene era diventato catrame, sentiva il suo cuore pompare affannosamente senza effetto. L'intenso caldo gli stava facendo perdere i sensi. Le braccia erano doloranti e quasi atrofizzate ma sentì comunque qualcosa afferrarlo per il braccio sinistro e cercare di sollevarlo. Il capitano Cortes voltò lo sguardo e vide la sua controparte, l'altro Cortes quello che aveva definito un debole, cercare di sollevarlo.

Altrove, in una valla innevata, tempo indeterminato


"... e quindi tu devi morire cara Thea... è la nostra salvezza capisci?" Il commissario di bordo aveva utilizzato tutta la sua abilità diplomatica per quel discorso. Aveva fatto accomodare la sua controparte su una sedia e aveva iniziato a parlare con tono gentile e pacato inventando una storia per convincere l'altra sua sé stessa. Per tutto il tempo Dorothea era rimasta ad ascoltarla come affascinata dai modi gentili e premurosi di quella donna che le assomigliava tanto.
"Mi hai ben capito? Hai compreso quanto detto?" Il commissario sorrise soddisfatta, tutto lasciava intendere che avrebbe risolto quella strana sensazione per il meglio.
"C'è una cosa che non capisco." Fu lo spiazzante commento dell'ufficiale alle comunicazioni.
"Quale?" Il commissario faticò non poco a trattenere il disappunto.
"L'entità ionica... ." Dorothea lascio la frase in sospeso al pari del suo sguardo che rimase bloccato nel vuoto senza mai guardare il commissario.
"E che cosa centra l'entità ionica con tutto questo?" Il suo piano stava andando male e sembrava sull'orlo del fallimento.
"Voi eravate a caccia dell'entità Ionica ma siete stati scaraventati non so dove con noi. Ci avete minacciato e poi volevate fare la pace con noi... ." Sembrava più un flusso di ricordi che un ragionamento e il commissario di Bordo non poté far a meno di dire: "Bè siamo in pace non vogliamo fare la guerra questo dimostra la bontà delle mie azioni."
"... poi è comparsa quella creatura che voi avete definito entità ionica e siamo finiti qui." Dorothea era tornata completamente lucida, una strana luce apparve nei suoi occhi e il riepilogo degli ultimi avvenimenti fu come la scintilla che riaccese il motore della sua mente: "L'entità ionica ci ha colpiti e ci ha scaraventati qui... ."
"Non ha senso, il posto in cui siamo finiti non ha nulla a che fare con l'entità ionica." Provò a spiegare la donna.
"No al contrario... ."

In mare aperto, tempo indeterminato


Joshua era proteso in avanti nel tentativo di salvare la sua controparte. Il suo peso unito a quello dell'altro suo sé stesso stava facendo inclinare paurosamente la barca verso sinistra e, se non stava attendo a come disponeva il peso sull'imbarcazione, avrebbe potuto rovesciarla. Puntò i piedi contro il bodo e iniziò a tirare mentre cercò di portare la parte posteriore del suo copro il più possibile verso destra in modo da riequilibrare il carico. Le braccia iniziarono a fargli male per lo sforzo ma alla fine tutto iniziò ad andare bene: stava riuscendo a salvare l'altro Random. All'apice dello sforzo riuscì a far uscire la testa dall'acqua e questo successo gli diede l'energia per continuare l'opera.

Altrove, in un deserto di fuoco, tempo indeterminato


Cortes era riuscito a rimettere in piedi il Cortes dell'Impero e insieme iniziarono a camminare verso l'oasi. Il cammino fu lento e difficoltoso, entrambi avanzavano a fatica sorretti l'uno all'altro mentre i loro piedi affondavano costantemente della sabbia. Fecero alcuni metri quando, lungo una piccola discesa, inciamparono e caddero finendo a gattoni. L'improvviso impatto con la sabbia calda fu devastante ma poi il forte calore contenuto nei granelli di sabbia divenne quasi un leggero e piacevole torpore. Nella mente di entrambi balenò il pensiero di rimanere lì ad aspettare l'inevitabile.
Ma poi Fabio si decise. Con un grande sforzo si rimise in piedi e iniziò a sollevare Cortes dell'Impero.
"Lasciami qui... maledetto imbecille non ha senso morire in due." Brontolò il Fabio dell'Impero.
"Taci e risparmia fiato per arrivare all'oasi." Mentre diceva quelle parole iniziarono a camminare verso l'oasi che sembrava sempre più lontana.
"Sei proprio debole come mi aspettato... non mi assomigli per nulla." Cortes dell'Impero arrancava e sputò quelle parole con l'ultima saliva che aveva in bocca.
"Strano ho la tua stessa faccia." Rispose il Cortes della Federazione.
"E il mio stesso patetico senso dell'umorismo... . "Cortes dell'Impero scoppiò a ridere.

Altrove, in una valla innevata, tempo indeterminato


"No al contrario, credo che sia proprio la vostra entità ionica ad aver creato tutto ciò."
Il Commissario di Bordo rimase in silenzio ad ascoltare la giovane donna che stava esponendo lo stesso ragionamento che aveva in testa: "Se quell'essere ha la possibilità di rilevare... con dei sensori o simili... che esistono due navi identiche con degli equipaggi simili cosa avrebbe pensato?"
"Sarebbe rimasta confusa." Concluse il ragionamento Dorothea dell'Impero.
L'ufficiale alle comunicazioni continuò a palare: "Se abbiamo a che fare con un entità intelligente... ."
"Ma non si tratta di una creatura intelligente... al massimo può essere definita come una animale... ."
"E se invece lo fosse? O se ci fosse una mente intelligente che manovra o protegge la creatura?" Ipotizzò Dorothea della Federazione.
"Potrebbe metterci alla prova e vedere come reagiamo." Al commissario di Bordo piacque molto il modo pensare della ragazza infondo si trattava pur sempre di Dorothea Reis, una sua sé stessa. Quando quell'arrogante spaccone di Cortes avrebbe conquistato l'altra Atlantis l'avrebbe richiesta come sua schiava personale.
Il commissario di Bordo prese una decisione che andava contro a quanto aveva cercato di fare. Si mise al centro della stanza e urlò: "Entità... non ho intenzione di uccidere questa ragazza." Disse quelle parole e attese la reazione della creatura che le aveva messe in quell'inferno di ghiaccio. Per ogni evenienza si tenne pronta a reagire e a cambiare idea.
Pochi instanti dopo quel freddo assassino che le aveva attaccate cessò di colpo e una luce intensa avvolse le due donne.

In mare aperto, tempo indeterminato


Joshua dell'impero era ancora confuso per il quasi annegamento e il salvataggio dell'altro sé stesso ma riuscì a mettere la mano sul bordo della barca e iniziò a tirarsi su aiutato dall'altro Random. Era quasi sulla barca quando sentì che un oggetto metallico era comparso nella mano che teneva ancora in acqua. Voltò rapidamente la testa verso sinistra e notò che l'oggetto era un arpione.
Sentì una voce dentro di sé che gli diceva: "Uccidilo con questa arma e sarai salvo."
L'umano salì sulla barca con quelle oscure parole che gli balenavano nella mente.
Il Joshua della Federazione notò l'arma e fece per dire: "Che Cos... ."
Ma l'altro scattò in avanti e assestò un colpo all'umano che gli aveva appena salvato la vita. Con un' abile balzo a destra il federale schivò il colpo ma la barca si sbilanciò troppo e i due caddero in mare.
Entrambi cercarono di nuotare ma una potente corrente li trascinò verso il fondo.

Altrove, in un deserto di fuoco, tempo indeterminato


Il gruppo dei due capitani si era rimesso in marcia molto lentamente sotto il martellante e asfissiante caldo. Avevano percorso solo pochi metri quando una voce investì la mente del Capitano cortes dell'Impero: "Uccidilo con questo coltello e sarai salvo."
Il capitano imperiale trovo un'arma del suo mantello, lo nascose e assestò una prima pugnalata a federale colpendolo di sorpresa. Il colpo fu tremendo, Cortes venne colpito in pieno petto e cadde a terrà urlando di dolore. L'altro capitano gli si avvicinò per finirlo ma il federale afferrò prontamente la sua mano e si lasciò cadere all'indietro. I due caddero l'uno sull'altro rotolando all'indietro sulla collina che avevano faticosamente scalato poco prima. Iniziarono a combattere per la propria vita. L'imperiale aveva ancora il coltello mentre il capitano della federazione cercava disperatamente di disarmare l'avversario.
La lotta finì pochi istanti dopo senza un vincitore. Una luce intensa avvolse i due cadaveri.

USS Atlantis, Plancia ore 5.08


La plancia era ancora invasa dall'oscurità e dalla distruzione provocata dall'impatto. Kimura era stato il primo a riprendersi dall'impatto e a constatare che tre ufficiali superiori, tra cui il capitano, erano spariti. Senza perdere tempo iniziò a dare degli ordini agli uomini in plancia.
Il guardiamarina Squiretaker si trovava in plancia al momento dell'impatto per motivi di sicurezza e fu il primo a raggiungere il timone. Pur non sapendo molto di navigazione spaziale iniziò a digitare comandi sulla consolle.
"Situazione?" Chiese Kimura.
"Diversi sistemi sono saltati... secondo il navigatore inerziale stiamo ruotando in imbardata e in beccheggio senza controllo... ma non ho indicazioni sulla velocità di rotazione. Inoltre ci stiamo spostando in avanti per inerzia a poco meno della velocità di impulso." Spiegò il guardiamarina Squiretaker poi, con una nota di preoccupazione, aggiunse: "Non ho controllo sui motori... sono tutti fuori uso, sia impulso che curvatura... ma ho una debole capacità di movimento coi razzi di manovra... ."
"Provi a stabilizzarci." Ordinò l'ufficiale tattico, poi si rivolse a Mouri che stava affannosamente digitando comandi sulla sua consolle: "Rapporto."
"Difficile a dire... avevo quasi completato la scansione a lungo raggio quando siamo stati colpiti. Ora ho i sensori bloccati e non riesco ad accedere ai risultati parziali dell'analisi." Cesare alzò lo sguardo verso il tattico: "Mi dia cinque minuti per sbloccare il tutto."
Kimura annuì e fece per attivare la comunicazione con la sala macchine ma non accadde nulla: le comunicazioni interne non erano funzionanti.
Patrick raggiunse uno dei turboascensori quando una forte luce illuminò la plancia. Kimura e gli altri occupanti della plancia rimasero abbagliati ma poi riconobbero tre figure umanoidi. Una di esse iniziò a respirare affannosamente mentre una seconda urlando di dolore iniziò a toccarsi ferite che non erano presenti sul suo corpo.
"Capitano." Disse Mouri meravigliato riconoscendo Cortes.
Kimura guardò meglio e riconobbe il capitano, il timoniere e l'ufficiale alle comunicazioni.
Random si avvicinò alla consolle di navigazione e ci si appoggiò cercando di regolarizzare il suo respiro.
Cortes si accasciò sulla sua poltrona come per risposarsi da un immane sforzo fisico mentre Dorothea raggiunse la sua postazione.
"Quanto tempo siamo stati via?" Chiese Cortes.
"Pochi minuti." Rispose Kimura.
"A me è sembrato un ora... cosa ci è successo?" Chiese Joshua sedendosi alla sua postazione mentre il guardiamarina Squiretaker tornava ai suoi compiti.
"Abbiamo subito un test." Rispose Dorothea.
"Lo penso anch'io... doveva essere una specie di simulazione o condizionamento mentale." Aggiunse il capitano.
"L'abbiamo superato?" Chiese Random ma prima he qualcuno potesse rispondere Mouri esclamò:" I sensori sono di nuovo funzionanti... ho l'analisi a lungo raggio e la situazione attuale attorno alla nave. I sensori si erano bloccati ma sono riuscito a... ."
"Sullo schermo." Tagliò corto Cortes.
Pochi istanti dopo lo schermo riprodusse cosa stava accadendo nello spazio circostante: l'entità ionica era ancora lì e stava ignorando completamente la Uss Atlantis. Al contrario stava attaccando pesantemente la Iss Altantis. L'entità era di forma sferica con un diametro grande il doppio della lunghezza di una nave di classe Nx. All'estremità della sfera, al pari di un sole, si propagavano raggi energetici. La creatura utilizzava questi raggi come arma concentrandoli e scagliandoli contro l'obbiettivo come delle saette.
"Tenente ecco a lei la risposta sul risultato del test." Disse Cortes.
Random osservò la creatura lanciare un pesante attacco contro la Iss Atlantis danneggiando lo scafo superiore. La nave imperiale contrattaccò con una pensante bordata di disgregatori e siluri. L'attacco fu preciso, rapido e micidiale ma sortì un minimo effetto sulla creatura.
Kimura non aveva perso tempo e aveva condotto un'analisi tattica: "L'altra Atlantis sta combattendo bene ma presto soccomberà... anche loro sono stati danneggiati dall'impatto contro la creatura che ha bruciato molti sistemi."
"Abbiamo recuperato l'assetto capitano... possiamo muoverci al massimo ad un quarto di potenza di impulso." Aggiunse Joshua.
Cortes rimase pensieroso alcuni istanti come per valutare il da farsi:" Situazione tattica della nostra nave."
"Abbiamo subito seri danni all'integrità dello scafo, scudi e siluri non in linea... solo un phaser è funzionante... è quello frontale ed è al cinquanta percento della potenza." Rispose Kimura.
Anche Mouri aveva delle novità molto importanti: "Capitano ho terminato l'analisi a lungo raggio e ho rilevato un Wormhole la cui tracia quantica è uguale a quella del nostro universo... potrebbe essere la via per andarcene da questo posto."
Cortes rimase lì con un bel dilemma etico. Avrebbe dovuto lanciarsi in quel Wormhole e tornare a casa abbandonando l'altra Atlantis oppure combattere una battaglia disperata contro un nemico potente per salvare un capitano che lo aveva letteralmente pugnalato alle spalle.