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ATLANTIS - MISSIONE 02 RSS ATLANTIS - Missione 02

02.07 " Ritorno alla vita "

di Joshua Enric Random, Pubblicato il 14-09-2016

USS Atlantis - Plancia, ore 5.10


L'apice. La cuspide. L'attimo in cui presente passato e futuro convergono per coagularsi in un nodo che occupa l'infinitesimo del tempo. Quel momento in cui Cortes capì che tutto dipendeva dalla sua decisione. Ne più, ne meno.
La scena che si svolgeva sul display di bordo sembrò essersi fermata, sospesa dal normale volgere del tempo: la ISS Atlantis ormai alla deriva nello spazio, sotto un continuo attacco di energia, un wormhole che si stava aprendo per accogliere tra le proprie spire la USS Atlantis per ricondurla a casa.
Ma bastò un sguardo rapido ai suoi colleghi di bordo: Reis, Random, Kimura. Congelati nello spazio-tempo, statue di cera non privi di emozioni, per decidere.
"Ora! Portate la Atlantis tra l'entità e la ISS Atlantis." Disse con tono fermo e perentorio. A Random non occorse neppure attendere la fine della frase per avviare i motori e tracciare la rotta. Kimura chiuse per un attimo gli occhi, immaginandosi che la sua vita avesse ancora una breve durata e Reis strinse la propria consolle e aspettò il seguire degli eventi.
La USS Atlantis scattò rapida, interponendosi tra la nave omologa e la creatura ionica e sarebbe presto stata toccata dalle spire energetiche.
Sarebbe, in un normale procedere degli eventi, ma non accadde. Un odore di erba appena tagliata e fresca raggiunse l'olfatto degli ufficiali federali.
Uccelli si muovevano sulla volta sopra la loro testa, che dalla chiusura dello scafo si era trasformata in un intenso cielo azzurro. il sole splendeva tiepido e piacevole sulla pelle dei loro volti.

Luogo sconosciuto, ore 5.15


"Dove siamo?" Chiese Reis, che per un attimo sembrò non essersi accorta che tutto questo non poteva essere reale. I tre ufficiali erano ancora insieme, non divisi come nella precedente esperienza mentale, ma questa volta c'era qualcosa di diverso e Fabio lo capì subito. Come qualcosa di vivido e reale, non più una ricostruzione mentale.
"Random, Reis sentite anche voi una strana vibrazione?"
Joshua Enric si guardò attorno, respirò intensamente e cercò di concentrare la propria attenzione ancora colpita dal nuovo cambiamento, ma fu la Reis ad intervenire: "Sento una vibrazione, come un leggero movimento sussultorio del terreno." Dichiarò e appoggiò una mano per terra.
Il capitano Cortes la imitò e fece un cenno d'assenso. Nel cielo gli uccelli iniziarono ad alzarsi dal loro rifugio tra gli alberi e con volteggi e piume colorate nel cielo iniziarono a seguire lentamente una rotta.
"Forse è un messaggio." Disse Random indicando gli uccelli. .
I tre si guardarono in volto, non c'era molto da fare e l'attesa non era neppure il loro desiderio, così Cortes iniziò a camminare seguendo il volo solo in apparenza caotico degli uccelli.

Luogo sconosciuto, ore 6.00


La camminata, sebbene piacevolmente condotta in mezzo ad un verde rigoglioso, era stata abbastanza sfiancante. Nell'ultimo quarto d'ora gli uccelli nel cielo avevano iniziato a discendere dalle quote più alte accelerando il volo, per poi fermarsi sopra una sorta di cratere in pietra che si apriva come un pugno contro un cuscino, nell'erba di una valle.
Il cratere era artificiale, qualcuno doveva averlo costruito e le pietre che ne tracciavano il perimetro riportavano il segno del tempo.
"Deve essere una struttura ipogea. "Osservò Random con la sua voce metallica artificialmente modulata e la Reis precisò: "Non vorremo entrare, vero?" Temendo il buio più nero e chissà quale minaccia nel ventre di una terra così meravigliosa in superficie.
"Qualunque cosa abbia voluto che fossimo qui, non ci resta che concludere il viaggio. Dubito che volesse noi fermi davanti ad una costruzione." E senza dire altro si avvicinò al cratere, che da vicino mostrava tracce di rudimentali scalinate in pietra che scendevano a spirale nell'oscurità del terreno.
"C'è qualcosa di incredibilmente materno, in tutto questo." Ironizzò Joshua vedendo in quella discesa l'opposto concettuale della nascita.
"Forse anche questo è un segnale." Disse Cortes mentre iniziava la discesa, senza preoccuparsi che la luce, laggiù, potesse filtrare o meno. Nella sua mente restava l'idea che tutto questo fosse solo un altro messaggio di quella creatura ionica, quindi che nulla di veramente reale fosse presente in quello che stavano vivendo.
La sua sicurezza venne infatti confermata pochi minuti dopo quando alcuni piccoli globi luminosi si accesero al loro procedere dentro un cunicolo, alto poco più di loro, nel cuore della roccia. Gravava un forte odore di umidità e di putrefazione. C'era la presenza della morte in quello spazio e tutti e tre la stavano sentendo: Dorothea sudava mentre il suo cuore pulsava carico di ansia e timore, Random sentiva un vago giramento di testa e si mise in automatico la mano alla gola, quasi per toccare la sua vecchia ferita che di colpo sembrava dolere, Cortes si fermò un attimo. Si mise una mano sulla testa e chiese: "Sentite anche voi?"
Gli altri due scossero il capo.
"E' un respiro. Viene da questa direzione." E senza aggiungere altro proseguì la strada nel cunicolo di pietra, prendendo un'improvvisa svolta in una deviazione nella pietra.
Pochi metri dopo i tre ufficiali si trovarono in un ampio salone, anch'esso scavato nella roccia. Sulle pareti si rincorrevano i caratteri di un idioma sconosciuto e molto antico. Per un attimo a Random parve di leggere alcune lettere dell'alfabeto ebraico. Joshua iniziò a seguire le lettere, che più richiamavano la lingua che aveva appreso nei suoi trascorsi con il movimento chassidico. E alla fine lesse: "??? ????? ??????? ?? ????? ???????".
"Che cosa significa?" chiese Reis.
Random si mise una mano sulla testa, cercando di attingere alla sua memoria, dopo qualche secondo nel suo cervello si erano creati alcune connessioni logiche disse: "Dire, circa... Questa... è... la dimora... eterna... della regina suprema"
E Fabio indicò il centro della sala, in cui un prisma litico si ergeva nel suo colore bianco calcareo.
"Una tomba... ." Disse Dorothea avvicinandosi.
"Trovi altri caratteri che conosci?" Chiese Cortes
Ma Random fece un cenno di dissenso: "Non sono tutti caratteri ebraici, ci sono altre lettere che non appartengono ad alcuna lingua umana."
Cortes percorse con gli occhi la parete, ispezionando anche lui le forme incise nella pietra. Poi indicò qualcosa in un punto: "Questa sembra sanscrito, per quanto possa capire." Aggiunse sorpreso.
"Hai capito bene, capitano." La voce di donne irruppe nella sala, con timbro chiaro e forte. La voce, pacata, aveva qualcosa di perentorio e inquietante. "Qua trovate le lingue di più di mille specie, non solo quelle umane. Ma voi siete i primi ad essere arrivati fino a qua, tra tutte le creature dell'universo."
Cortes cercò di capire da dove provenisse la voce e quando lo capì era già tardi: una donna avvolta in una tunica bianca comparve davanti a loro, come materializzata dal nulla. Una figura eterea ed elegante.
"Mi chiamo Haruna. Mail vostro popolo mi conosce con altri nomi: Durga, Shakti, Juno... ."
"Sono tutte divinità?!" osservò sbigottito Random. "Diciamo che l'ego non è un tuo punto debole."
La donna sorrise e si voltò verso il giovane timoniere della Atlantis. "La mente umana poteva concepirmi solo come tale. Ma io sono altro. Io ho regnato per tre millenni questo mondo, guadagnando una pace duratura nei miei sudditi e portando la mia razza alla più grande rivoluzione morale, scientifica e tecnologica. "
"Che cosa vuoi?" interruppe Cortes: "Non è il primo gioco che fai con noi, o sbaglio?"
La donna sembrò respirare con leggiadria. "Non è stato un gioco. Io sono alla ricerca da secoli di coloro che potranno liberarmi. Una leggenda del mio pianeta diceva che da un carro stellare sarebbero giunti tre emissari in grado di liberare la regina dormiente dalle catene della morte." Fece una pausa: "Dovevo sincerarmi che foste moralmente capaci di fare una simile cosa." Disse: "Io ho creato il nesso tra gli universi, io vi ho messo alla prova con una versione violenta e bellicosa di voi stessi. E ora, se siete qui è perché avete dimostrato di essere capaci di andare oltre alla vostra primitiva natura umana. Vi siete sacrificati per salvare coloro che poco prima volevano uccidervi. E' stato sorprendente, ma mi ha dato serenità e speranza. Posso solo ringraziarvi."
Cortes taceva e osservava la donna, che riprese a parlare: "Questa mia forma che vedete ora è solo una proiezione del mio spirito, per mostrarvi come era il mio corpo fisico. La sfera di energia era solo un'emanazione del mio stesso spirito, che da secoli vaga nell'Universo per cercare le persone idonee, gli emissari della leggenda. Ma questo luogo è reale. Lo serbo nel mio cuore, nella mia memoria e vi ho condotto su questo pianeta per la sola cosa necessaria: liberatemi dal mio sonno eterno. Fatemi tornare in vita. Ve lo chiedo...ve lo ordino".
Random iniziò a sentire un campanello di allarme risuonare nella sua testa. Strinse i pugni e incrociò lo sguardo di Cortes.
"Come possiamo?" chiese Dorothea.
La donna sorrise e si avvicinò alla ragazza: "Mia cara, è molto più semplice di quello che pensi... ."