Entità Ionica










ATLANTIS

presenta


ATLANTIS

Entità Ionica

Missione 02






Basato sulla saga di Star Trek di Gene Roddenberry, questa opera amatoriale è il prodotto della ATLANTIS,
simulazione appartenente all'universo narrativo del Gioco di Narrazione PBeM


Starfleet Italy

Gli autori/giocatori hanno creato un proprio alter ego narrativo con il quale sono entrati a far parte della squadra
di comando della ATLANTIS, quindi a turno hanno scritto i brani di questa avventura fantascientifica,
creando appunto questa opera amatoriale inedita e originale basata su Star Trek.




Questo racconto lungo è un'opera amatoriale che puó essere liberamente
riprodotta, purché integralmente, in ogni sua parte, e non a fini di lucro.



Anno pubblicazione 2016



www.starfleetitaly.it | ATLANTIS








Equipaggio

Capitano Capitano Fabio Yager Cortes

Timoniere Tenente Joshua Enric Random

Ufficiale Comunicazioni Guardiamarina Dorothea "Thea" Reis

Capitano
Fabio Yager Cortes
Capitano

Tenente
Joshua Enric Random
Timoniere

Guardiamarina
Dorothea "Thea" Reis
Ufficiale Comunicazioni


ATLANTIS

Autori

Capitano
Fabio Yager Cortes
Marco Calandri

Timoniere
Joshua Enric Random
Roberto Battistini

Ufficiale Comunicazioni
Dorothea "Thea" Reis
Vanessa nd






Sommario


Sinossi
02.01 - uno sguardo riflesso
02.02 - Annusarsi a vicenda.. questione di fiducia?
02.03 - Il commissario di Bordo
02.04 - Incresciosi altrove
02.05 - Opportunità per un delitto
02.06 - Il test
02.07 - Ritorno alla vita
02.08 - TU CHI SEI

Sinossi

2° Missione della nave stellare Atlantis della neo nata Federazione.

Uno strano incontro attende l'equipaggio della Atlantis, si tratta di qualcuno che dice di provenire dall'Impero terrestre e di chiamarsi Cortes....



02.01 - uno sguardo riflesso

Autore: Tenente Joshua Enric Random

25 giugno 2171, NX.04 Atlantis, ore 4.15



Il sogno rappresenta una terra di confine tra realtà ed emozioni. Secondo la fede Hinduista l'anima, durante le ore di sonno, entra in una dimensione spirituale distaccata dal corpo, in grado di vagare nello spazio tempo, arrivando anche a studiare con celebri yogis, arricchendosi di contenuti
spirituali ed insegnamenti unici, che altrimenti nella vita reale non sarebbero possibili.

Il capitano Cortes non sapeva dove fosse stata la sua anima nelle ore di sonno, sapeva solo che al momento del risveglio qualcosa quella mattina non funzionava. Era una sorta di asincronia con il suo vero sé.

Si agitò tra le lenzuola, nel tentativo di riprendere sonno, ma l'orologio al quarzo lo fissava ed inevitabilmente lo richiamava alla realtà, implacabile memorandum della suo ruolo a bordo della Atlantis.

Spazientito si alzò, si guardò allo specchio. Gli occhi erano i suoi, come le leggere occhiaie appesantite dal sonno instabile e dallo stress, ma in un certo modo non si sentiva a suo agio con l'immagine riflessa.

Scosse il capo e si passò l'acqua sul volto, godendosi l'improvvisa
freschezza. Volevo scrollarsi via quello stato innaturale. Afferrò la divisa e uscì con calma dal suo alloggio. I corridoi erano silenziosi a quell'ora, non c'era ancora la frenesia dei turni giornalieri di servizio, di marinai che corrono, parlano e riempiono lo spazio e il tempo con la loro attività febbrile.

Nella camminata Fabio incrociò un paio di guardie della
sicurezza e un ingegnere alle prese con alcuni interventi manutentivi di minima, il genere di azioni che si fanno di notte per non vincolare l'attività principale.

Un breve cenno di saluto, uno sguardo d'intesa e tutto nel silenzio proseguiva ininterrotto, senza distogliere lattenzione da quello che ciascuno in quel momento stava facendo.


Un motivetto mai sentito si intrufolò nei pensieri di Cortes. Era una combinazione di note musicali banali, ma estremamente attrattive a quell'ora della notte e fu così che il capitano proseguì la sua camminata notturna di bordo, fischiettando quell'inusuale brano. Aveva qualcosa di seducente e al contempo struggente e sembrava enfatizzare la sensazione di
dissociazione che stava provando. Era come se quel brano musicale, quasi infantile nella sua ossessiva ripetizione, non gli appartenesse. Si sentiva di aver plagiato la canzone che apparteneva ad un altro. Scrollò le spalle, a quell'ora tutto era possibile. In parte tutto era ancora solo un residuo
onirico.



Fabio Cortes arrivò in plancia. Respirò l'aria fresca, unico punto della nave dove alle 4 di mattina si poteva respirare una qualche forma di vitalità.
Lanciò curioso uno sguardo ai presenti: Random preso a verificare
qualcosa dalla sua postazione e Reis che sembrava lanciare dei diagnostici per le funzionalità della Comunicazione

"Signori, tutto bene?" chiese l'ufficiale che comandava quella unità NX, mentre le note echeggiavano ancora nella mente.


"Perfettamente, capitano. I sistemi di comunicazione stanno operando ora in condizioni regolari, nonostante questa notte ci siano state varie interferenze", rispose la giovane Reis che non riuscì a trattenere un: "Ma non è ancora il suo momento per essere in plancia?"

Fabio accennò ad un sorriso davanti all'impazienza giovanile della ragazza.
"...diciamo una nottata difficile. Lei Random, tutto bene?"


Joshua sembrava preso da qualcosa. "Sì e no, capitano. Ho rilevato strane intense tracce ioniche, ma non riesco a trovarne la posizione precisa. Non vorrei che ci stessimo avvicinando a nostra insaputa ad una tempesta ionica anomala. L'equivalente di una Tempeste perfetta...."

"E' impossibile da un punto di vista scientifico non trovarne l'origine, tenente Random. E' certo che non ci siano disfunzionalità nei nostri sensori?", precisò Cortes con tono affabile, ma fermo.

"Capitano i sistemi di rilevamento sono al massimo dell'efficienza ed è questo il problema: ricevo segnali ad intermittenza, come se la sorgente apparisse, poi scomparisse. Sto facendo scansioni di ogni genere, ma non ho elementi concreti per ora."

Fabio si sedette sulla sua poltrona e appoggiò il gomito destro al bracciolo. Era pensieroso e quella notte sembrava assumere una veste sempre più anomala e qualcosa in lui la denotava come surreale. "Ha inviato una sonda?"

Joshua scosse il capo "Non ancora, prima di sprecare tecnologie volevo qualche dato maggiore su queste anomalie. Ma a tal punto, forse è il caso. Procedo?"

Il capitano Cortes fece un cenno d'assenso. "Invii una sonda verso le coordinate in cui ha rilevato l'ultima traccia ionica. Se l'intensità rilevata è alta, è bene sincerarci di non incappare nel nostro cammino in un guaio più grande del previsto".

"Sì signore." Ribadì il navigatore che con un rapido tocco sulla consolle lanciò nel freddo buio siderale dello spazio una sonda. Era un dispositivo più piccolo di un siluro, dotato di un motore ad impulso ed una tecnologia in grado di attivare un campo sferico di rilevamento alquanto accurato, secondo gli standard della Flotta Astrale.

La sonda raggiunse il punto localizzato in pochi minuti per poi però esplodere improvvisamente in un bagliore di luce e frammenti metallici.

"Capitano, la sonda ha perso contatto con noi. Temo che sia esplosa. Non credo che una tempesta ionica, per intensa che possa essere sia in grado di ridurre in polvere una sonda. Da quello che so può creare interferenze e fenomeni distorsivi elettromagnetici, ma non distruggere... ." affermò Joshua,
che sentiva la tensione crescere nel petto e il cuore accelerare il proprio battito.

"Qualcosa non torna... in quel punto sta succedendo qualcosa". Ribadì il capitano sempre più inquieto anche lui. Cortes percepì ancora quella sensazione di spersonalizzazione. Come se stesse progressivamente diventando un osservatore esterno del capitano Fabio Yager Cortes.


"Non è il caso che stiamo lontani da quell'anomalia?" chiese l'ufficiale alle Comunicazioni, ma non finì di esprimere i propri timori che Joshua la interruppe con tono concitato: " Signore, rilevo ora una perturbazione ionica di elevata intensità alle coordinare 7540, 10000, 15462. Il campo del subspazio sembra implodere! La tempesta ionica si è manifestata e c'è altro... ." Ma le sue parole finirono nel nulla. La Atlantis venne violentemente scossa, un improvviso bagliore invase la plancia e l'intera carena della nave sembrava gridare di dolore, come il ghiaccio.



I tre membri si tennero ben saldi alle loro postazioni. Joshua ritrovò la sua voce metallica: "Capitano, la tempesta ci ha raggiunti! Si è mossa ad una velocità vicina a quella della luce! I sistemi di bordo sembrano essere impazziti, ho perso il controllo della nave, anche il sistema ausiliario non riesce ad intervenire... ."

"Allarme rosso: spenga i sistemi di navigazione, shut down totale dei sistemi non vitali. Lasci sistema di supporto vitale ed energia ausiliari. Subito!" Ordinò perentorio il capitano.


Joshua fece del suo meglio e sebbene i comandi non operassero più in condizioni ordinarie, riuscì a disattivare alcuni sistemi di navigazione.
Le luci di bordo si abbassarono. La quiete sembrò impossessarsi della nave, mentre un anomalo silenzio regnò in plancia.

Dorothea, con il suo approccio solare e positivo fu la prima a parlare, avendo in mente come prima cosa le condizioni dei colleghi. Con voce dolce ma sicura chiese: "State bene?"



Cortes era scosso. Le parole vennero pronunciate con chiarezza, ma sottendevano un velo di tensione inevitabile. "Sì, ma occorre inviare il team medico a verificare che non ci siano stati problemi in giro". Tutto era stato così rapido ed inaspettato.

Dorothea, ancora scossa, si passò una mano scostando una ciocca dei lunghi capelli biondi, poi aprì il canale di comunicazione di emergenza: "Qui plancia. Si richiede un check del team medico ad ampio spettro, per verificare che non ci siano emergenze. Intervento: prioritario di emergenza". Il messaggio arrivò attraverso i canali di bordo direttamente allo staff medico, il quale diede subito un tempestivo responso: i dottori e gli infermieri, di corsa, stavano prendendo le attrezzature mediche ed erano pronti a controllare d'urgenza la situazione.

"Ottimo." Rispose con tono calmo il capitano. "Signor Random, siamo in grado di ripristinare i sistemi di bordo, compresi sopra tutto i sensori?"

Joshua era già all'opera e aveva effettuato una serie di diagnostici. "Sì signore. I sistemi sono all'85% di efficienza. Lancio subito una scansione a corto raggio e verifico al contempo che non ci siano stati danni strutturali allo scafo."

La cosa pareva ovvia al capitano, il quale si limitò ad aggiungere: "....E cerchiamo di scoprire che cosa ci sia là fuori ora, prima possibile". E non espresse loro ciò che stava provando. La sensazione, da quando si era svegliato, era che qualcosa non stesse andando nella normale direzione. Unasorta di inversione della realtà.

Passarono qualche minuto, Random lavorava e si poteva leggere sul suo volto un susseguirsi di strane espressioni, dall'attonito al preoccupato, all'agitato al... sovraeccitato.

Con la sua voce metallica, tanto fonte per lui di disagi emotivi, Joshua finalmente parlò.

"Capitano, rilevo un vascello davanti a noi. Posizione 3450,1770,2340. Si tratta di un'unità dalla struttura federale, ma non riesco ad agganciarla al database della Flotta."

Cortes si alzò di scatto dalla poltroncina: "Reis cerchi le frequenze di comunicazione. Se il database non la riconosce, dubito che comunichi sulle frequenze standard dalla Flotta Astrale."

Dorothea fece un cenno d'assenso e i suoni che il sistema di comunicazione faceva erano testimoni della ricerca del giusto canale di comunicazione.
"Ho una sorpresa, capitano. Ci stanno contattando loro. Usano una frequenza mai utilizzata da alcun vascello terrestre o a noi conosciuto"

"Metta on air." disse Fabio. I tre ufficiali si scambiarono uno sguardo in bilico tra sorpresa e timore, cosa che si accentuò quando sentirono la voce. Era roca, bassa, ferma e si poteva percepire un pizzico di presunzione.

=^= Vascello non identificato: avete la struttura di un vascello identico al nostro, ma non siete stati individuati dal nostro database. Siete tenuti a farvi riconoscere subito comunicandoci: numero di matricola, Settore di appartenenza e missione operativa in cui siete attualmente impegnati. Nel caso in cui non ricevessimo alcuna informazione entro 2 minuti, verrete polverizzati dai nostri disgregatori già puntati sui punti sensibili del vostro scafo.
Qui... è il capitano Fabio Yager Cortes della ISS Atlantis, dell'Impero Terrestre. Chiudo =^=. E la voce si dissipò in una leggera interferenza.



Per un attimo Cortes si rivide allo specchio, quella mattina. Incrociò nella sua memoria il suo sguardo riflesso: rivisse quel non essere lui che l'immagine gli aveva evocato.

"Impero terrestre?" chiese il tenente Random facendo un'espressione stranita.

"Già... c'è qualcosa nella parola Impero che non lascia presagire nulla di buono...". E nella mente del capitano della NX Atlantis le note musicali che componevano il motivetto tornarono a bussare, come sensori di un'imminente catastrofe di universi paralleli collassati uno sull'altro.


Torna all'indice


02.02 - Annusarsi a vicenda.. questione di fiducia?

Autore: Guardiamarina Dorothea "Thea" Reis

NX-04 Atlantis, Plancia 25 giugno 2171, ore 4.41



Non servirono parole.
Il Capitano Yager aveva intenzione di mostrarsi alla propria controparte, con la curiosità di verificare la reazione dell'altro se stesso.
E nel frattempo di rubare secondi preziosi all'ultimatum appena ricevuto.
Ancor prima che potesse aprire bocca, il Guardiamarina Reis aveva già fatto cenno positivo con il pollice alzato.
Era uno dei casi in cui quella ragazza tanto strana riusciva a stupire, come se nella sua testa ci fossero dei cavi invisibili che talvolta la portavano fin sul baratro della follia ed altre volte la sospingevano a vele spiegate verso un'efficienza spaventosa.
Già durante lo scontro contro la tempesta ionica era riuscita a mantenere un contegno esemplare, ora era riuscita a leggergli nella mente.
Certo era ciò che si aspettava da tutti i suoi ufficiali: da Kimura a Random, da Wolf a Mouri.. ma, nonostante le rassicurazioni dell'Ammiraglio Sokratis Kaloethes, non era sicuro di poter far pieno affidamento sulla bionda neo-addetta alle comunicazioni.
In quel frangente concitato, tuttavia, era riuscito a stupirlo in positivo e Fabio ne prese nota mentalmente.
Le diede segno di assenso e, dopo qualche disturbo dovuto a scariche ioniche residuali nei sistemi della Atlantis, fu possibile stabilire una comunicazione con l'altra nave.

ISS-04 Atlantis, Plancia Contemporaneamente


"Capitano! Richiesta di comunicazione in entrata! Trasmissione visiva.."
L'addetto comunicazioni attirò con voce forte ed impostata l'attenzione del suo ufficiale in Comando.
"Li faccia attendere per.. quanto tempo le serve Tenente?"
"Non più di cinquanta secondi Capitano!"
"D'accordo.. tenere in standby la trasmissione per un minuto e cinquanta secondi.. nel frattempo riprovi a contattare il Comando Imperiale di Flotta! Richieda supporto tattico: possiamo mettere fuori uso quella nave, ma dovremo analizzarla e per farlo ci dovremo esporre ad eventuali attacchi di altre unità. Non voglio correre rischi inutili!"
"Agli ordini Capitano."

NX-04 Atlantis, Plancia Contemporaneamente


"Ci hanno messi in attesa, Capitano e.."
Il blocco vocale e lo sguardo stralunato della Reis fece voltare di trenta gradi sia Cortes sia Random. La donna sembrava faticare a riconoscere coloro che stavano rientrando in plancia, come se non si ricordasse chi fossero.
"Com'è la situazione Tenente Kimura?"
"I miei uomini si stanno preparando Capitano.. per quanto sono riuscito a verificare nel breve lasso di tempo dalla tempesta ionica al contatto con l'unità dell'Impero Terrestre, dovremmo essere operativi per buona parte sia dal punto di vista degli scudi che delle armi. Certo potremmo avere dei blocchi improvvisi, ma per verificare ciò dovremmo azionare o entrambi o anche solo uno dei sistemi... e ciò equivarrebbe ad una mossa ostile, quindi mi sono limitato al controllo manuale, come da procedura."
"Molto bene, signor Mouri?"
"Diversamente dal mio collega, a prescindere dall'essere sotto tiro, mi preoccupa molto di più la tempesta ionica: ci ha colpiti e superati, ma non ne siamo completamente fuori... è come se ne fossimo al centro. Certo dovrei poter usare tutta una serie di sistemi, ma non posso senza mettere in allarme i nostri interlocutori..."
"Capitano a ingegneria! Quanto rischiamo se veniamo colpiti nuovamente dalla tempesta ionica?"
=^= Difficile a dirsi signore. Non ho la conoscenza di quest'unità come il Comandante Keyl che però è senza conoscenza. Posso affermare con certezza che la prima scarica ha surriscaldato tutti i sistemi che sono scoppiati o andati fuori fase... se ne arrivasse una seconda prima che siamo riusciti a rimettere in funzione appieno le procedure di sicurezza potrebbe colpire qualcosa di vitale alla nave e questo generare come può immaginare una serie di problemi difficilmente quantificabili... ma di questo non credo dobbiamo preoccuparci al momento! Potremmo essere colpiti dai disgregatori dell'altra unità senza avere attivato prima gli scudi... e allora tutto ciò diverrebbe ininfluente! =^=
"Ricevuto, signor Wolf? Com'è la situazione in infermeria?"
=^= Parecchi feriti lievi, nessuno in maniera grave... soprattutto schegge o ustioni! Ho una mano al momento inservibile così come il Comandante Keyl ha una ferita sul volto. Non profonda, ma sufficiente per non garantirgli il pieno utilizzo dell'occhio destro. Ciò gli causa giramenti di testa e difficoltà di coordinamento. Pertanto è stato sedato ed è fuori conoscenza. =^=
"Mi tenga informato!"
=^= Roger. =^=

ISS-04 Atlantis, Plancia Dopo un minuto e cinquanta secondi


"Aprite comunicazione con la nave non identificata."
Il visore ci mise qualche secondo a mettere a fuoco, ma quando l'immagine arrivò in maniera chiara, ci fu un mormorio di disapprovazione in plancia e lo sguardo truce del Capitano Yager si posò sul malcapitato ufficiale addetto alle comunicazioni che iniziò a sudare copiosamente.
Fece alcune rapide verifiche per poi voltarsi verso il suo superiore deglutendo nervosamente:
"L'immagine è corretta, non è stato un mio errore... siamo in collegamento con l'unità sconosciuta! Mi stanno chiedendo di abilitare la comunicazione vocale in entrata!"
"Proceda guardiamarina."
=^= Qui è il Capitano Fabio Yager Cortes della nave USS Atlantis NX-04 appartenente alla Federazione Unita dei Pianeti. Non abbiamo intenzioni ostili. Siamo stati colpiti da una tempesta ionica che si è mossa con sorprendente rapidità... vi chiedo, a nome del mio equipaggio, di revocare il vostro ultimatum e di intraprendere un dialogo proficuo fra le nostre unità. =^=
"Li tenga in attesa! Tenente?"
"Confermo analisi dei sensori: la nave sembra essere grosso modo identica come struttura alla nostra, ci sono variazioni a livello locale, ma ciò parrebbe confermare ciò che va affermando l'altro Capitano..."
"Comandante?"
"E' plausibile che il nostro inseguimento dell'entità aliena ionica abbiamo rilevato ci abbia spinto troppo oltre il perimetro di sicurezza approntato dalle altre unità della Flotta Imperiale. Appena fuori protezione, potremmo essere stati risucchiati in un vortice di energia ionica in grado di perforare lo spazio tempo ed il continuum temporale. Ciò potrebbe averci portato in un universo parallelo al nostro... quello di cui si vaneggiava ai tempi della guerra civile prima dell'avvento dell'Imperatrice Sato."
"Mmm... continui... ."
"L'entità ionica potrebbe non essersi accorta di quanto successo ed aver colpito la prima unità che ha incontrato sulla sua strada: in questo caso una nave identica alla nostra ma di questo universo. Se così fosse, loro non sono al sicuro... potrebbero essere spazzati via in qualunque momento. Se ciò accadesse, tuttavia, ci ritroveremmo soli contro l'entità e potremmo ben presto essere individuati ed attaccati a nostra volta prima di riuscire a trovare un modo per tornare nel nostro universo"
"Mi sta suggerendo un'alleanza con l'altro me stesso? E se fosse un trucco dell'entità ionica? Un'allucinazione?"
"Dai dati in nostro possesso, non ha queste peculiarità... e dubito che dal Comando Imperiale di Flotta accettino l'idea che le loro informazioni di missione vengano messe in discussione da un Capitano."
"Se per questo dubito che accettino anche l'idea di un'alleanza con un'unità di un'organizzazione politica sconosciuta, potenzialmente ostile... informi il Commissario di Bordo della situazione contingente. Sarà lei a prendere la decisione finale."


Torna all'indice


02.03 - Il commissario di Bordo

Autore: Capitano Fabio Yager Cortes

ISS-04 Atlantis, Plancia ore 4.49


Il Commissario di Bordo passava quasi tutto il tempo nel suo alloggio-studio a valutare e giudicare l'operato dell'equipaggio e, raramente, veniva chiamato dal capitano con lo scopo di consigliarlo in caso di problemi politici o simili. Spesso però i capitani usavano i Commissari di Bordo come capro espiatorio per situazioni impossibili. Dal canto loro i Commissari avevano il potere di mettere sotto accusa il capitano e a causarne la destituzione o morte.
Il Commissario di Bordo della Atlantis monitorava la situazione e la chiamata non la colse impreparata. Semplicemente si alzò dalla sedia e di diresse fuori a passo veloce.
Il Commissario adorava il rumore dei tacchi contro il duro metallo della pavimentazione. Quel rumore secco e deciso annunciava che lei stava arrivando incutendo nei marinai e negli ufficiali un terrore totale. In molti scappavano cercando di allontanarsi da lei mentre altri lavoravano più rapidamente. La sua era un'arma di intimidazione e di guerra psicologica, si trattava di una mossa di semplice ma efficace psicologia. Dietro di lei camminava il fido Alejandro, la sua guardia del corpo. La guardia del corpo camminava in silenzio pochi passi dietro il commissario e io suoi pesanti scarponi militari non producevano alcun suono. Alejandro teneva in mano un pesante fucile al plasma con la sicura disinserita.
Dopo un breve viaggio il gruppo arrivò in plancia.
Il Commissario, seguita dalla fida guardia del corpo, arrivò dal capitano:" Mi ha chiamato?"
"Sì." Cortes indicò lo schermo che riproduceva l'immagine della Atlantis della Federazione.
Il commissario scoppiò a ridere: "Ha paura di una nave tatticamente inferiore?" La donna si avvicinò allo schermo:" I disgregatori di questa nave sono molto più potenti dei phaser che equipaggia... ."
Cortes perse la pazienza, si alzò dalla poltrona e si avvicinò al Commissario. Prontamente Alejandro si preparò ad intervenire mentre le guardie del capitano alzarono le armi. Ma non accadde nulla, Fabio si limitò a dire: "La sua superficialità mi disgusta ha visto i rapport... ."
"Ho visto i rapporti.... ."Il commissario scoppiò a ridere per poi aggiungere: "Se vuole le faccio un riassunto."
"Proceda."
"Bene. Stavamo inseguendo l'entità ionica con la sesta flotta, poi l'entità ha generato un campo energetico che ci ha scaraventati qui dove abbiamo trovato una nave simile alla nostra." Il commissario fece alcuni passi per la plancia. "Le basta come riassunto?"
"Direi di sì." Cortes sorrise ironicamente: "Io sono un semplice capitano e non ho accesso alle informazioni riservate del comando di flotta per cui ho bisogno di una conferma da chi può avere accesso ad ogni rapporto."
"Bene mi dica."
"Defiant."
Il commissario sorrise, il capitano aveva colpito il punto fondamentale.
"La nave identificata come classe Constituction apparsa anni fa proveniente da un universo parallelo." Il commissario raggiunse la postazione scientifica: "Signor Mouri mi dia la lettura quantica della nave sconosciuta."
Lo scienziato si voltò verso il capitano come per chiedere conferma e, dopo aver ricevuto l'assenso, richiamò i dati: "Eccoli... ma sono in opposizione di fase rispetto alla nostra lettura."
"E' sicuro?" Chiese Cortes ringhiando.
"Non ho commesso errori." Si difese l'ufficiale.
"E allora la nave proviene dallo stesso universo della Defiant solo da un tempo allineato col nostro. Non dal futuro." Concluse il Commissario.

Uss Atlantis nel frattempo


Nemmeno il capitano Cortes della nave federale aveva perso tempo. Kimura aveva eseguito una serie di analisi tattiche e stava esponendo il rapporto:" Le loro armi sono superiori alle nostre direi in rapporto di un trentatré percento in più di potenza di fuoco. Mentre come difese siamo equivalenti."
Non erano le buone notizie che Cortes si sarebbe aspettato.
"Anche come manovrabilità e velocità siamo equivalenti." Aggiunse il timoniere Random con la sua secca voce metallica. Poi non seppe trattenere il commento:" Sembra di avere a che fare con una nave della nostra stessa classe solo che armata in modo diverso."
"Vero ha ragione." Ammise Cortes.
Anche Mouri aveva appena finito l'analisi e, con un sorriso di orgoglio, disse: "In qualcosa siamo superiori. I nostri sensori sono migliori dei loro. Sia in precisione che in portata."
Kimura alzò lo sguardo scioccato e Random disse: "Come?"
Il capitano Cortes non voleva perdere tempo: "Bene allora sfruttiamolo, situazione della scansione a lungo raggio?"
"E' in corso signore, rileviamo una serie di disturbi che ci rallentano le analisi." Rispose l'ufficiale scientifico.
Fabio poté quindi concentrarsi sugli svantaggi della sua nave: "Tenente Kimura voglio che si metta subito al lavoro per culminare lo svantaggio."
"Si signore." Rispose prontamente l'ufficiale.
"Tenente Random voglio che si tenga pronto ad eseguire ogni manovra evasiva conosciuta... dobbiamo avere un vantaggio nella manovrabilità." Ordinò il capitano Cortes.
Infine il capitano su voltò verso il guardiamarina alle comunicazione: "Rileviamo comunicazioni?"
"Eh?" Rispose Reis sovrappensiero.
"Guardiamarina!" Brontolò il capitano.
"No non rilevo nulla." Rispose la ragazza.
Cortes aveva dato ai suoi uomini gli ordini. Forse avrebbero dovuto combattere contro una nave pari alla loro. Ma non erano "le" Atlantis a preoccupare il capitano Cortes ma bensì gli uomini che le comandavano.

ISS-04 Atlantis, Plancia ore 5.03


"... maledizione Mouri, non ha ancora trovato l'entità?" Protestò Cortes.
"No signore troppe interferenze."
"No troppe scuse." Cortes era furibondo e tornò a sedersi alla sua postazione. "Random rapporto."
Il tenente al timone sembrava più un androide che un umano. Aveva la parte destra del viso lacerata e sostituita da uno strano impianto cibernetico.
"Manteniamo la posizione."
"Bene." Cortes annuì e si rivolse all'ufficiale tattico:"Kimura si tenga pronto ad attaccare la creatura ionica casomai si facesse rivedere e anche la nave di quella ridicola Federazione."
"Ma noi non vogliamo attaccarli, noi vogliamo il loro aiuto." Si intromise con un sorriso maligno il Commissario.
"Ma certamente:" Rispose il capitano e, facendo segno alla collega di iniziare, aggiunse: "Proceda pure."
Il capitano e il Commissario erano sempre pronti a tramare e complottare l'uno contro l'altro ma quando c'era un nemico comune sapevano fare saldamente fronte e coalizzarsi. Il loro piano era piuttosto semplice: allearsi con la Federazione, catturare con il loro aiuto l'entità ionica e ritornare nell'Impero portandosi dietro, oltre la creatura, un secondo trofeo: l'altra Atlantis con l'equipaggio in schiavitù.
Eppure Cortes temeva qualcuno: il suo sé stesso sulla Atlantis. Se gli assomigliava anche nel carattere sapeva di trovarsi di fronte ad un uomo molto diffidente che avrebbe spremuto al meglio i suoi uomini al fine di uscire da quella situazione. Cortes aveva sempre creduto che per trovare il peggiore nemico una persona doveva guardare in sé stessa. Oggi avrebbe verificato questa sua massima, perché si trovava a confrontarsi letteralmente con sé stesso. Per questa ragione aveva chiesto al Commissario di Bordo di prendere lei la palla e chiedere all'altra Atlantis di aiutarli. Voleva spiazzare l'altro capitano, confondergli le idee e lasciare che il bel visino del Commissario lo convincesse ad aiutarli e a fidarsi.
Il Commissario di Bordo si avvinò allo schermo e disse: "Comunicazioni aprire il contatto con l'altra Atlantis."

Uss Atlantis nel frattempo


*... il mio più grande nemico lo devo cercare dentro di me. * Cortes stava pensando ad una sua vecchia massima dei tempi dell'accademia. L'aveva coniata mentre studiava e lottava per passare gli esami al fine di concentrarsi nel superare i suoi limiti e difetti. Ora invece sembrava che si trovava ad una sua strana copia di cui non riusciva a fidarsi.
Era così sovrappensiero che quasi non si accorse che il guardiamarina Reis lo stava chiamando: "Capitano."
"Mi dica guardiamarina." Rispose Cortes.
"Comunicazione in arrivo dall'altra nave." Rispose prontamente la ragazza.
"Sullo schermo."
Dopo pochi istanti comparve sullo schermo l'immagine di una ragazza di circa trent'anni coi capelli biondi e gli occhi verdi. Indossava una strana uniforme grigia con ornamenti d'orati e rossicci. La ragazza sorrideva con un sorriso ammaliante. Dietro di lei, a pochi passi di distanza il capitano Cortes dell'Impero, stava osservando la situazione seduto alla sua poltrona.
"Ma sono io... ." Dorothea non poté a far meno di lasciarci scappare quel commento ma il Commissario politico non le diede peso:=^=Capitano Cortes, è un piacere incontrarla.=^=
Cortes rimase colpito nel vedere che stava parlando con una donna che assomigliava molto al suo addetto alle comunicazioni.
"Il piacere è mio." Rispose Cortes con un sorriso.
=^=Io sono il Commissario politico Dorothea Reis.=^= La ragazza sorrise e aggiunse:=^=Mi scuso per l'inconveniente. Il capitano di questo vascello ha cercato soltanto di proteggere la sua nave e il suo equipaggio lanciandovi l'ultimatum, per fortuna siamo ancora in tempo per evitare inutili scontri.=^=
Cortes notò che il commissario non chiamò il capitano con il nome ma rimase vaga come per nascondere qualcosa. L'umano però cercò di non darlo a vedere e accettò questa strana e inattesa proposta di pace: "Molto bene, sono contento che il malinteso sia chiar... ."
Una serie di allarmi si accesero all'improvviso sulla postazione scientifica, Mouri quasi urlò interrompendo il capitano: "Rilevo una massa in avvicinamento rapido... rotta di intercettazione."
"Confermato." Si limitò a dire Kimura per poi aggiungere: "Impatto 7 secondi... non posso colpirlo, scudi al massimo... ."
Ma Cortes non sentì neppure la seconde parte della frase. Con la coda dell'occhio vide su un monitor l'avvicinarsi di un oggetto con una traiettoria perpendicolare alla linea immaginaria tracciata tra le due navi. Era grande e veloce. Si aggrappò alla poltrona e ordinò: "Signor Random azione evasiva."
La comunicazione era rimasta aperta e Reis, quella della Uss Atlantis, era rimasta ad osservare la situazione: vide la sua controparte voltarsi di scatto e parlare con l'altro capitano Cortes il quale si attivò subito urlando ordini furiosi contro l'equipaggio e promettendo punizioni esemplari in caso di errori. Il guardiamarina rimase incuriosita dalle reazioni di quell'equipaggio così simile ma così diverso, conscia di poter apprendere di più su di loro in quella situazione che in un ora di conversazioni di facciata. Premette il tasto di registrazione e memorizzò un breve filmato di diversi secondi nelle memorie interne della nave. Una parola la colpì e venne pronunciata pochi istanti prima che Cortes ordinò di chiudere la conversazione: entità ionica.
Nel frattempo Random sentì l'ordine del capitano ma aveva già previsto tutto: si aggrappò ai comandi e, con tutta la forza che aveva in corpo come se dovesse fisicamente spostare lui la nave, diede il comando di rollata a destra con una secca cabrata accendendo tutti i propulsori. Vide sui sensori di navigazione che nello stesso istante anche l'altra nave aveva eseguito una manovra simmetrica e stavano volando affiancati. Poi l'allarme di collisione si attivò: mancavano 3 secondi all'impatto con l'oggetto in avvicinamento.


Torna all'indice


02.04 - Incresciosi altrove

Autore: Tenente Joshua Enric Random

Luogo sconosciuto, tempo indeterminato


Un battito di ciglia e un intensa vibrazione pervase la plancia della USS Atlantis, circondando l'equipaggio, annullando ogni altra percezione di oggetti o forme, facendo diventare tutto confuso in un surreale gioco di luci che freneticamente si alternavano davanti ai loro occhi e la mente perdeva ogni aggancio con la realtà. Nessuno si rese conto se l'urto con l'oggetto misterioso lanciato a tutta velocità contro l'Atlantis, fosse stato percepito o meno. Tutto sembrò sospeso nel tempo e nello spazio e quella manciata di secondi parve un'eternità. Cortes sentiva il ronzio costante e nevrotico di api nelle orecchie, Reis aveva la vista talmente confusa come se la testa fosse in una centrifuga ad alta velocità, Random era come smarrito nel vedere forme geometriche ardite ed alterate, quasi l'esito di una pessima nottata con sostanze psicotrope. Poi infine arrivò l'oscurità, quella nera senza forma, in cui tutto tace e cessa come di vivere.
Quando Reis aprì gli occhi non ritrovò la plancia. E neppure i suoi colleghi. Davanti a lei si stagliava un ampio manto innevato, la temperatura era sotto zero e un cielo lattiginoso incombeva su di loro.
"Cosa diavolo è successo alla Atlantis?" chiese, ma non c'era nessuno ad ascoltarla, tranne la sua versione dell'altra dimensione, il cui sguardo teso e severo non lasciava trapelare nulla di positivo
"Evita domande stupide. Qualcosa ha colpito le nostre navi e ora siamo solo noi due. E' talmente bizzarro da farmi pensare che questa non sia la realtà, ma il frutto di un sogno o di una realtà virtuale." Disse il Commissario Reis evidentemente alterata.
"Io non conosco questo luogo. E se non l'ho mai visto esclude che possab essere una qualche ricostruzione del mio inconscio, onirica o meno." Aggiunse Dorothea cercando di cogliere maggiormente i dettagli di quella fredda pianura ammantata di una fitta coltre di neve. "Ed inoltre è piuttosto freddo...dobbiamo cercare un riparo".
Il commissario Reis fece un cenno d'assenso alla sua versione alternativa. Si guardò intorno e scorse a diversi km di distanza una sorta di abitazione. "Da quella parte. Forse possiamo rifugiarci... o sei troppo pigra per arrivare fino là?" Chiese sprezzante iniziando a camminare nella direzione della casa.
Dorothea sbuffò: " Commissario, mi deve spiegare da dove nasce tutto questo astio?"
La Reis dell'impero terrestre si voltò verso la Reis della Federazione e aggiunse: "Non ho detto di evitare le domande stupide?"

Altrove, in mare aperto, tempo indeterminato


Random si ritrovò piuttosto spaesato nel vedere che la sua postazione era scomparsa e al suo posto teneva in mano un lungo remo di legno ed era seduto su un'imbarcazione che ondeggiava in mezzo al mare, con sottofondo il solo sciabordio delle onde che accarezzavano lo scafo anch'esso in legno. L'odore del mare lo raggiunse, mentre un forte sole estivo bruciava come se fosse mezzogiorno. Davanti a lui un altro uomo era seduto, con addosso una divisa nera e anche lui con un lungo remo.
"Ben svegliato, Tenente Random. Piacere di conoscerla, sono il Tenente Random." Disse l'uomo voltandosi. Era come guardarsi allo specchio, con qualche piccola differenza. La pettinatura era diversa, così come l'assenza di barba dell'uomo in nero e una cicatrice che non era stata medicata bene come la sua.
Il tenente Random della Flotta Astrale fece un sorriso: "Immagino sia inutile chiedere come siamo finiti entrambi su una barca in mezzo al mare?"
L'altro Random alzò le spalle: "Occorre cogliere ciò che di meglio abbiamo ora. Che siamo probabilmente vivi, o lo è il nostro cervello e, come tali che dobbiamo sfruttare l'opportunità per sopravvivere. E' così che funziona la vita. La sopravvivenza è tutto".
Joshua E.Random, il cui padre era scomparso quando era solo bambino, fece un lungo sospiro e chiese: "Deduco che questa faccia parte della filosofia del vostro Impero Terrestre?"
"Fa parte della filosofia del comando. Se non sopravvivi finisce per essere ucciso da un altro uomo, da un'altra razza... Solo se impari a sfruttare ciò che ti circonda e ti viene offerto, puoi diventare comandante della tua vita".
"Ok, comandante della tua vita, lo vedo solo io o laggiù c'è terra? "
Random dell'Impero grugnì qualcosa e poi, più chiaramente, aggiunse: "Forse possiamo trovare del cibo".
*... E magari, mandare un messaggio di soccorso?* Pensò tra sé il Random della Flotta Astrale.

Altrove, in un deserto di fuoco, tempo indeterminato


I passi lasciavano impronte che non duravano più di qualche minuto sotto l'incedere di un alito caldo e soffocante che muoveva la superficie sabbiosa delle dune. Un passo avanti, poi fermo, un passo avanti e poi fermo. Così il capitano Cortes avanzava. Quando aveva aperto gli occhi dopo l'impatto con il misterioso oggetto si era ritrovato avvolto di un mantello lungo e di un paio di occhiali per proteggerlo dalla sabbia. Si era ritrovato seduto, sul dosso di una duna tra un'ondata di calore ed un'altra. Il tempo che la mente realizzasse come fosse tutto un probabile gioco della sua mente o una qualche alterazione percettiva, e già il capitano della ISS Atlantis si era messo a camminare, sapendo che la sua mente avrebbe inconsciamente almeno trovato un rifugio
Ed infatti non si era sbagliato. In quella camminata che lui considerava virtuale e schizoide, vide in lontananza il riverbero di un'oasi. Il verde della piante che possono crescere faticose solo vicino ad una sorgente, probabilmente anch'essa virtuale, d'acqua.
Non aveva bussola o altra strumentazione, tutto verteva sui suoi soli sensi e...sulle orme che ad un certo punto iniziò a cogliere davanti a lui.
Duravano pochi minuti ma era come seguire la certezza che ciò che stesse vivendo in qualche modo aveva un significato. Fosse anche solo il frutto della sua mente o uno stato vicino alla morte conseguente all'impatto.
Passo dopo passò finalmente lo vide. L'uomo, vestito come lui di panni stracciati, era davanti a lui di qualche decina di metri. Allora, preso dall'impeto di vedere a quale gioco stessero giocando, iniziò con tutta la pesantezza che il suo corpo in quel momento poteva offrirgli, a correre. Il fiato usciva strozzato dalla gola arsa dal caldo e dalla polvere.

L'uomo davanti ad un certo punto si voltò e si pose le mani sui fianchi. In breve si trovarono faccia a faccia: Cortes e Cortes. Senza parole, ma entrambi pieni di curiosità.
Il primo a parlare fu il Federale: " Vogliamo raggiungere l'oasi, e poi ragioniamo?" Chiese laconico il capitano di un universo in pace.
"Andiamo!" Rabbia e frustrazione emergevano dal tono della sua voce, nulla però di inspiegabile visto il contesto.

Altrove, in una valla innevata, tempo indeterminato


La casa era in pietra a vista, costituita da larghi e pesanti massi rosacei con una superficie che appariva granitica, là almeno dove la neve permetteva di coglierne i profili. Il tetto in legno era ricoperto da un largo manto bianco e qua e là pendagli di ghiaccio sembravano denti affilati.
Reis si avvicinò. Dall'esterno era possibile constatare che all'interno della casa tutto era buio. I vetri delle finestre avevano una densa condensa di ghiaccio e non uscivano vapori dal camino sul tetto. Appariva disabitata, almeno nell'oggettiva apparenza.
Le due donne si avvicinarono alla porta. Una leggera spinta da parte di entrambe e, con un leggero scricchiolio l'uscio cedette per mostrare ad entrambe una piccola sala disadorna, illuminata dal solo chiarore della neve che proveniva dall'ambiente circostante.
Dorothea della Federazione cercò un interruttore della luce o qualche comando, ma trovò solo una candela impolverata appoggiata su un mobile, altrettanto polveroso al tatto.
"Cerca di fare luce in fretta, non sopporto trovarmi in un luogo che non Conosco.",Sbuffò il Commissario dell'Impero Terrestre.
"Non abbiamo neanche un'arma a raggi...insomma, lasciamo il tempo di trovare una soluzione." Brontolò Reis della Federazione, cominciando a spazientirsi.
Il Commissario trovò un rudimentale acciarino: "Prova questo e sbrigati!".
Alzando gli occhi al cielo, Dorothea della USS Atlantis accese la candela che, con una flebile fiammella, illuminò lentamente la sala, mostrando un largo tavolo in legno massiccio al centro.
Le due donne si avvicinarono: al centro del tavolo c'era un foglio giallastro. Il Commissario lo prese e lesse le poche parole che vi erano riportate, senza proferire parole.
Reis federale fece un gesto con la mano per farsi passare il foglio della sua versione alternativa, la quale lo cedette con evidente riluttanza. La ragazza lesse a voce alta:
Benvenute in questa realtà. L'ho creata io, per darvi l'occasione di non alterare ulteriormente il corso dei vostri universi di appartenenza. Siete quindi invitate a collaborare con me, nel ripristinare l'equilibrio tra gli universi e nella necessaria eliminazione di una di voi e far sì che ne resti una sola. Per il bene di tutto il Multiverso.
Dorothea alzò gli occhi, incrociando lo sguardo della sua omologa imperiale.
"Chi l'avrà scritta?" Chiese il Commissario.
"Non ne ho la più pallida idea....ha comunque il dono efficace della sintesi." Provò a sdrammatizzare Dorothea della Federazione.
Ma il Commissario son rispose, stava già meditando i diversi modi per uscire dalla situazione e nessuno di questi prevedeva la sopravvivenza dell'altra Reis.


Torna all'indice


02.05 - Opportunità per un delitto

Autore: Guardiamarina Dorothea "Thea" Reis

Altrove, in mare aperto, tempo indeterminato


I due Random osservarono entrambi per un lungo momento quella che da lontano pareva essere un'isola. Presentava un'alta parete rocciosa per quasi tutta la parte a loro visibile, tranne per una piccola insenatura probabilmente dovuta ad una frana in tempi non recenti.
Lì pareva esserci un declivio che terminava in una sorta di approdo naturale sabbioso o ghiaioso.
Le valutazioni differivano sotto qualche aspetto, ma entrambi ragionarono allo stesso modo sulla rotta da seguire per arrivare a destinazione.
Il mare sembrava essere insolitamente calmo, ma in lontananza nuvole facevano capolino sia a est sia a sud. Se si fosse alzato il vento, il tempo sarebbe cambiato in poco tempo.
Decisero di affiancarsi alla vogata, ma qualcosa aveva stabilito diversamente.
Il Tenente dell'Impero Terrestre si era involontariamente allungato nella metà barca del suo omologo della Flotta Astrale, quando fu sbalzato fuori bordo da un'invisibile parete di forza.
Una voce comparve dal nulla.
"Puoi salvarlo o lasciarlo affogare, solo uno dal mare si potrà liberare."

Altrove, in un deserto di fuoco, tempo indeterminato


L'oasi davanti ai loro occhi sembrava allontanarsi ad ogni passo, facendo infuriare il Cortes dell'Impero Terrestre che ringhiava e mugugnava dalla rabbia.
I suoi nervi erano tesi, al contrario del Cortes della Flotta Astrale che sembrava quasi rassegnato al suo destino.
Era un debole agli occhi del Capitano della ISS Atlantis... arrancava e tossiva... tossiva ed arrancava: un pusillanime senza addestramento.
In effetti, il Cortes dell'Impero Terrestre pareva essere quello più resistente alla fatica rispetto al suo omologo della Flotta Astrale.
Il primo camminava sì stancamente e pesantemente come il secondo, ma sopportava stoicamente il vento caldo che aumentava di minuto in minuto dando vita a nuvole di sabbia che bruciavano i polmoni e facevano lacrimare gli occhi.
Il Cortes della USS Atlantis invece tossiva a più riprese e pareva in difficoltà.
Ad un certo punto lo vide piegarsi su se stesso e cadere in avanti sulle ginocchia.
Una voce comparve dal nulla.
"Finiscilo e l'oasi troverai. Salvalo e mai più acqua berrai"

Altrove, in una valla innevata, tempo indeterminato


Erano passati pochi minuti dal ritrovamento del foglio e fra le due Reis era calato un inquietante silenzio.
Entrambe ispezionavano la piccola baita alla ricerca di qualche indizio, la Reis della Flotta Astrale, e anche di qualche arma, la Reis dell'Impero Terrestre.
Fu quando si ritrovarono di fronte che accadde:
Dorothea della Flotta Astrale lanciò un urlo.
"Ma tu chi sei?"
Gli occhi erano sbarrati da un autentico moto di spavento.
Di fronte a lei, la Reis dell'Impero Terrestre non mosse un muscolo, sbattendo a malapena le palpebre.
"Come?"
"TU chi sei? Sei la mia coscienza? Sei uno specchio?"
"Certo ed esaudisco desideri!" rispose sarcastica il Commissario della ISS Atlantis
"Allora vorrei tornare sulla mia nave.. certo questo posto mi piace, immerso nella neve.. ma sono da sola e non voglio.. voglio tornare dal Capitano... dal Capitano...ehm... ."
"Cortes?!"
"Uh? Eh? Sì lui!"
"Non ricordi? Solo una di noi due potrà tornare da Cortes! Stupida!"
"Ah... e l'altra?"
"Dovrà sacrificarsi!"
"Oh? Davvero? E perché?"
"Così è stato scritto!"
"Da chi?"
"Non lo sappiamo, ricordi?"
"E allora perché ci fidiamo di lui? O di lei?"
Le banalità delle domande della Reis della Flotta Astrale stavano stufando la sua controparte, quando come un fulmine a ciel sereno sentì formulare una questione sensata.
Avrebbe potuto ucciderla all'istante, ma poi chi o cosa le garantiva che sarebbe tornata a bordo della sua nave? Nel suo universo? Ad esercitare le sue funzioni? Chi le garantiva che non sarebbe finita come quella sua pallida copia, stordita e senza futuro?
Ucciderla subito, ora che era fuori di testa o usarla per trovare una via di fuga? Certo non che si potesse molto contare sull'intelligenza di quella donna, ma magari nella sua fissazione sulle cose stupide e banali avrebbe trovato qualcosa di utile per permetterle di uscire integra da quel casino e farla pagare a quello sciocco di Cortes.
Se avesse eseguito alla lettera gli ordini del Comando Imperiale di Flotta non sarebbero stati scaraventati in un altro universo in solitaria ad affrontare l'entità ionica.
Avrebbe dovuto risponderne lei, ovviamente.
E si sarebbe assicurata che Cortes la pagasse cara per quello, ma prima doveva uscire viva da quella specie di trappola per topi.
Osservò la Reis della Flotta Astrale che a sua volta la guardava con quegli occhioni spalancati in cerca di qualche risposta. Decise di dargliene qualcuna, a suo favore e di usare quella sua versione sbiadita di sé per trovare una soluzione.
"Cara Thea... devi sapere che... ."


Torna all'indice


02.06 - Il test

Autore: Capitano Fabio Yager Cortes

In mare aperto, tempo indeterminato


Esistono paure primordiali, insite nell'animo e comuni a tutte delle specie che abitano l'Universo. Una delle più comuni e terrificanti è la paura di annegare. Il Random dell'Impero stava annegando ed era in preda al panico. Sentiva un vuoto abissale sotto di lui e l'acqua alta fin sopra alla testa. Chiuse gli occhi infastidito dal sale e serrò la bocca. I suoi polmoni iniziarono a consumare la riserva d'aria contenuta al loro interno ma la capacità di non poter respirare normalmente mandò il timoniere nel terrore più assoluto. Agitò le mani in viarie direzioni nel vano tentativo di aggrapparsi a qualcosa mentre il vuoto stava inghiottendo il suo corpo.
D'improvviso qualcosa di saldo e forte agguantò la sua mano arrestando la caduta.

Altrove, in un deserto di fuoco, tempo indeterminato


Cortes era in ginocchio. La schiena era piegata, protesa in avanti verso le gambe e la testa piegata a destra a contatto con la sabbia. La sabbia vorticava in un piccolo mulinello ogni volta che l'ufficiale espirava con il pensante e affannoso respiro. Il sangue nelle sue vene era diventato catrame, sentiva il suo cuore pompare affannosamente senza effetto. L'intenso caldo gli stava facendo perdere i sensi. Le braccia erano doloranti e quasi atrofizzate ma sentì comunque qualcosa afferrarlo per il braccio sinistro e cercare di sollevarlo. Il capitano Cortes voltò lo sguardo e vide la sua controparte, l'altro Cortes quello che aveva definito un debole, cercare di sollevarlo.

Altrove, in una valla innevata, tempo indeterminato


"... e quindi tu devi morire cara Thea... è la nostra salvezza capisci?" Il commissario di bordo aveva utilizzato tutta la sua abilità diplomatica per quel discorso. Aveva fatto accomodare la sua controparte su una sedia e aveva iniziato a parlare con tono gentile e pacato inventando una storia per convincere l'altra sua sé stessa. Per tutto il tempo Dorothea era rimasta ad ascoltarla come affascinata dai modi gentili e premurosi di quella donna che le assomigliava tanto.
"Mi hai ben capito? Hai compreso quanto detto?" Il commissario sorrise soddisfatta, tutto lasciava intendere che avrebbe risolto quella strana sensazione per il meglio.
"C'è una cosa che non capisco." Fu lo spiazzante commento dell'ufficiale alle comunicazioni.
"Quale?" Il commissario faticò non poco a trattenere il disappunto.
"L'entità ionica... ." Dorothea lascio la frase in sospeso al pari del suo sguardo che rimase bloccato nel vuoto senza mai guardare il commissario.
"E che cosa centra l'entità ionica con tutto questo?" Il suo piano stava andando male e sembrava sull'orlo del fallimento.
"Voi eravate a caccia dell'entità Ionica ma siete stati scaraventati non so dove con noi. Ci avete minacciato e poi volevate fare la pace con noi... ." Sembrava più un flusso di ricordi che un ragionamento e il commissario di Bordo non poté far a meno di dire: "Bè siamo in pace non vogliamo fare la guerra questo dimostra la bontà delle mie azioni."
"... poi è comparsa quella creatura che voi avete definito entità ionica e siamo finiti qui." Dorothea era tornata completamente lucida, una strana luce apparve nei suoi occhi e il riepilogo degli ultimi avvenimenti fu come la scintilla che riaccese il motore della sua mente: "L'entità ionica ci ha colpiti e ci ha scaraventati qui... ."
"Non ha senso, il posto in cui siamo finiti non ha nulla a che fare con l'entità ionica." Provò a spiegare la donna.
"No al contrario... ."

In mare aperto, tempo indeterminato


Joshua era proteso in avanti nel tentativo di salvare la sua controparte. Il suo peso unito a quello dell'altro suo sé stesso stava facendo inclinare paurosamente la barca verso sinistra e, se non stava attendo a come disponeva il peso sull'imbarcazione, avrebbe potuto rovesciarla. Puntò i piedi contro il bodo e iniziò a tirare mentre cercò di portare la parte posteriore del suo copro il più possibile verso destra in modo da riequilibrare il carico. Le braccia iniziarono a fargli male per lo sforzo ma alla fine tutto iniziò ad andare bene: stava riuscendo a salvare l'altro Random. All'apice dello sforzo riuscì a far uscire la testa dall'acqua e questo successo gli diede l'energia per continuare l'opera.

Altrove, in un deserto di fuoco, tempo indeterminato


Cortes era riuscito a rimettere in piedi il Cortes dell'Impero e insieme iniziarono a camminare verso l'oasi. Il cammino fu lento e difficoltoso, entrambi avanzavano a fatica sorretti l'uno all'altro mentre i loro piedi affondavano costantemente della sabbia. Fecero alcuni metri quando, lungo una piccola discesa, inciamparono e caddero finendo a gattoni. L'improvviso impatto con la sabbia calda fu devastante ma poi il forte calore contenuto nei granelli di sabbia divenne quasi un leggero e piacevole torpore. Nella mente di entrambi balenò il pensiero di rimanere lì ad aspettare l'inevitabile.
Ma poi Fabio si decise. Con un grande sforzo si rimise in piedi e iniziò a sollevare Cortes dell'Impero.
"Lasciami qui... maledetto imbecille non ha senso morire in due." Brontolò il Fabio dell'Impero.
"Taci e risparmia fiato per arrivare all'oasi." Mentre diceva quelle parole iniziarono a camminare verso l'oasi che sembrava sempre più lontana.
"Sei proprio debole come mi aspettato... non mi assomigli per nulla." Cortes dell'Impero arrancava e sputò quelle parole con l'ultima saliva che aveva in bocca.
"Strano ho la tua stessa faccia." Rispose il Cortes della Federazione.
"E il mio stesso patetico senso dell'umorismo... . "Cortes dell'Impero scoppiò a ridere.

Altrove, in una valla innevata, tempo indeterminato


"No al contrario, credo che sia proprio la vostra entità ionica ad aver creato tutto ciò."
Il Commissario di Bordo rimase in silenzio ad ascoltare la giovane donna che stava esponendo lo stesso ragionamento che aveva in testa: "Se quell'essere ha la possibilità di rilevare... con dei sensori o simili... che esistono due navi identiche con degli equipaggi simili cosa avrebbe pensato?"
"Sarebbe rimasta confusa." Concluse il ragionamento Dorothea dell'Impero.
L'ufficiale alle comunicazioni continuò a palare: "Se abbiamo a che fare con un entità intelligente... ."
"Ma non si tratta di una creatura intelligente... al massimo può essere definita come una animale... ."
"E se invece lo fosse? O se ci fosse una mente intelligente che manovra o protegge la creatura?" Ipotizzò Dorothea della Federazione.
"Potrebbe metterci alla prova e vedere come reagiamo." Al commissario di Bordo piacque molto il modo pensare della ragazza infondo si trattava pur sempre di Dorothea Reis, una sua sé stessa. Quando quell'arrogante spaccone di Cortes avrebbe conquistato l'altra Atlantis l'avrebbe richiesta come sua schiava personale.
Il commissario di Bordo prese una decisione che andava contro a quanto aveva cercato di fare. Si mise al centro della stanza e urlò: "Entità... non ho intenzione di uccidere questa ragazza." Disse quelle parole e attese la reazione della creatura che le aveva messe in quell'inferno di ghiaccio. Per ogni evenienza si tenne pronta a reagire e a cambiare idea.
Pochi instanti dopo quel freddo assassino che le aveva attaccate cessò di colpo e una luce intensa avvolse le due donne.

In mare aperto, tempo indeterminato


Joshua dell'impero era ancora confuso per il quasi annegamento e il salvataggio dell'altro sé stesso ma riuscì a mettere la mano sul bordo della barca e iniziò a tirarsi su aiutato dall'altro Random. Era quasi sulla barca quando sentì che un oggetto metallico era comparso nella mano che teneva ancora in acqua. Voltò rapidamente la testa verso sinistra e notò che l'oggetto era un arpione.
Sentì una voce dentro di sé che gli diceva: "Uccidilo con questa arma e sarai salvo."
L'umano salì sulla barca con quelle oscure parole che gli balenavano nella mente.
Il Joshua della Federazione notò l'arma e fece per dire: "Che Cos... ."
Ma l'altro scattò in avanti e assestò un colpo all'umano che gli aveva appena salvato la vita. Con un' abile balzo a destra il federale schivò il colpo ma la barca si sbilanciò troppo e i due caddero in mare.
Entrambi cercarono di nuotare ma una potente corrente li trascinò verso il fondo.

Altrove, in un deserto di fuoco, tempo indeterminato


Il gruppo dei due capitani si era rimesso in marcia molto lentamente sotto il martellante e asfissiante caldo. Avevano percorso solo pochi metri quando una voce investì la mente del Capitano cortes dell'Impero: "Uccidilo con questo coltello e sarai salvo."
Il capitano imperiale trovo un'arma del suo mantello, lo nascose e assestò una prima pugnalata a federale colpendolo di sorpresa. Il colpo fu tremendo, Cortes venne colpito in pieno petto e cadde a terrà urlando di dolore. L'altro capitano gli si avvicinò per finirlo ma il federale afferrò prontamente la sua mano e si lasciò cadere all'indietro. I due caddero l'uno sull'altro rotolando all'indietro sulla collina che avevano faticosamente scalato poco prima. Iniziarono a combattere per la propria vita. L'imperiale aveva ancora il coltello mentre il capitano della federazione cercava disperatamente di disarmare l'avversario.
La lotta finì pochi istanti dopo senza un vincitore. Una luce intensa avvolse i due cadaveri.

USS Atlantis, Plancia ore 5.08


La plancia era ancora invasa dall'oscurità e dalla distruzione provocata dall'impatto. Kimura era stato il primo a riprendersi dall'impatto e a constatare che tre ufficiali superiori, tra cui il capitano, erano spariti. Senza perdere tempo iniziò a dare degli ordini agli uomini in plancia.
Il guardiamarina Squiretaker si trovava in plancia al momento dell'impatto per motivi di sicurezza e fu il primo a raggiungere il timone. Pur non sapendo molto di navigazione spaziale iniziò a digitare comandi sulla consolle.
"Situazione?" Chiese Kimura.
"Diversi sistemi sono saltati... secondo il navigatore inerziale stiamo ruotando in imbardata e in beccheggio senza controllo... ma non ho indicazioni sulla velocità di rotazione. Inoltre ci stiamo spostando in avanti per inerzia a poco meno della velocità di impulso." Spiegò il guardiamarina Squiretaker poi, con una nota di preoccupazione, aggiunse: "Non ho controllo sui motori... sono tutti fuori uso, sia impulso che curvatura... ma ho una debole capacità di movimento coi razzi di manovra... ."
"Provi a stabilizzarci." Ordinò l'ufficiale tattico, poi si rivolse a Mouri che stava affannosamente digitando comandi sulla sua consolle: "Rapporto."
"Difficile a dire... avevo quasi completato la scansione a lungo raggio quando siamo stati colpiti. Ora ho i sensori bloccati e non riesco ad accedere ai risultati parziali dell'analisi." Cesare alzò lo sguardo verso il tattico: "Mi dia cinque minuti per sbloccare il tutto."
Kimura annuì e fece per attivare la comunicazione con la sala macchine ma non accadde nulla: le comunicazioni interne non erano funzionanti.
Patrick raggiunse uno dei turboascensori quando una forte luce illuminò la plancia. Kimura e gli altri occupanti della plancia rimasero abbagliati ma poi riconobbero tre figure umanoidi. Una di esse iniziò a respirare affannosamente mentre una seconda urlando di dolore iniziò a toccarsi ferite che non erano presenti sul suo corpo.
"Capitano." Disse Mouri meravigliato riconoscendo Cortes.
Kimura guardò meglio e riconobbe il capitano, il timoniere e l'ufficiale alle comunicazioni.
Random si avvicinò alla consolle di navigazione e ci si appoggiò cercando di regolarizzare il suo respiro.
Cortes si accasciò sulla sua poltrona come per risposarsi da un immane sforzo fisico mentre Dorothea raggiunse la sua postazione.
"Quanto tempo siamo stati via?" Chiese Cortes.
"Pochi minuti." Rispose Kimura.
"A me è sembrato un ora... cosa ci è successo?" Chiese Joshua sedendosi alla sua postazione mentre il guardiamarina Squiretaker tornava ai suoi compiti.
"Abbiamo subito un test." Rispose Dorothea.
"Lo penso anch'io... doveva essere una specie di simulazione o condizionamento mentale." Aggiunse il capitano.
"L'abbiamo superato?" Chiese Random ma prima he qualcuno potesse rispondere Mouri esclamò:" I sensori sono di nuovo funzionanti... ho l'analisi a lungo raggio e la situazione attuale attorno alla nave. I sensori si erano bloccati ma sono riuscito a... ."
"Sullo schermo." Tagliò corto Cortes.
Pochi istanti dopo lo schermo riprodusse cosa stava accadendo nello spazio circostante: l'entità ionica era ancora lì e stava ignorando completamente la Uss Atlantis. Al contrario stava attaccando pesantemente la Iss Altantis. L'entità era di forma sferica con un diametro grande il doppio della lunghezza di una nave di classe Nx. All'estremità della sfera, al pari di un sole, si propagavano raggi energetici. La creatura utilizzava questi raggi come arma concentrandoli e scagliandoli contro l'obbiettivo come delle saette.
"Tenente ecco a lei la risposta sul risultato del test." Disse Cortes.
Random osservò la creatura lanciare un pesante attacco contro la Iss Atlantis danneggiando lo scafo superiore. La nave imperiale contrattaccò con una pensante bordata di disgregatori e siluri. L'attacco fu preciso, rapido e micidiale ma sortì un minimo effetto sulla creatura.
Kimura non aveva perso tempo e aveva condotto un'analisi tattica: "L'altra Atlantis sta combattendo bene ma presto soccomberà... anche loro sono stati danneggiati dall'impatto contro la creatura che ha bruciato molti sistemi."
"Abbiamo recuperato l'assetto capitano... possiamo muoverci al massimo ad un quarto di potenza di impulso." Aggiunse Joshua.
Cortes rimase pensieroso alcuni istanti come per valutare il da farsi:" Situazione tattica della nostra nave."
"Abbiamo subito seri danni all'integrità dello scafo, scudi e siluri non in linea... solo un phaser è funzionante... è quello frontale ed è al cinquanta percento della potenza." Rispose Kimura.
Anche Mouri aveva delle novità molto importanti: "Capitano ho terminato l'analisi a lungo raggio e ho rilevato un Wormhole la cui tracia quantica è uguale a quella del nostro universo... potrebbe essere la via per andarcene da questo posto."
Cortes rimase lì con un bel dilemma etico. Avrebbe dovuto lanciarsi in quel Wormhole e tornare a casa abbandonando l'altra Atlantis oppure combattere una battaglia disperata contro un nemico potente per salvare un capitano che lo aveva letteralmente pugnalato alle spalle.


Torna all'indice


02.07 - Ritorno alla vita

Autore: Tenente Joshua Enric Random

USS Atlantis - Plancia, ore 5.10


L'apice. La cuspide. L'attimo in cui presente passato e futuro convergono per coagularsi in un nodo che occupa l'infinitesimo del tempo. Quel momento in cui Cortes capì che tutto dipendeva dalla sua decisione. Ne più, ne meno.
La scena che si svolgeva sul display di bordo sembrò essersi fermata, sospesa dal normale volgere del tempo: la ISS Atlantis ormai alla deriva nello spazio, sotto un continuo attacco di energia, un wormhole che si stava aprendo per accogliere tra le proprie spire la USS Atlantis per ricondurla a casa.
Ma bastò un sguardo rapido ai suoi colleghi di bordo: Reis, Random, Kimura. Congelati nello spazio-tempo, statue di cera non privi di emozioni, per decidere.
"Ora! Portate la Atlantis tra l'entità e la ISS Atlantis." Disse con tono fermo e perentorio. A Random non occorse neppure attendere la fine della frase per avviare i motori e tracciare la rotta. Kimura chiuse per un attimo gli occhi, immaginandosi che la sua vita avesse ancora una breve durata e Reis strinse la propria consolle e aspettò il seguire degli eventi.
La USS Atlantis scattò rapida, interponendosi tra la nave omologa e la creatura ionica e sarebbe presto stata toccata dalle spire energetiche.
Sarebbe, in un normale procedere degli eventi, ma non accadde. Un odore di erba appena tagliata e fresca raggiunse l'olfatto degli ufficiali federali.
Uccelli si muovevano sulla volta sopra la loro testa, che dalla chiusura dello scafo si era trasformata in un intenso cielo azzurro. il sole splendeva tiepido e piacevole sulla pelle dei loro volti.

Luogo sconosciuto, ore 5.15


"Dove siamo?" Chiese Reis, che per un attimo sembrò non essersi accorta che tutto questo non poteva essere reale. I tre ufficiali erano ancora insieme, non divisi come nella precedente esperienza mentale, ma questa volta c'era qualcosa di diverso e Fabio lo capì subito. Come qualcosa di vivido e reale, non più una ricostruzione mentale.
"Random, Reis sentite anche voi una strana vibrazione?"
Joshua Enric si guardò attorno, respirò intensamente e cercò di concentrare la propria attenzione ancora colpita dal nuovo cambiamento, ma fu la Reis ad intervenire: "Sento una vibrazione, come un leggero movimento sussultorio del terreno." Dichiarò e appoggiò una mano per terra.
Il capitano Cortes la imitò e fece un cenno d'assenso. Nel cielo gli uccelli iniziarono ad alzarsi dal loro rifugio tra gli alberi e con volteggi e piume colorate nel cielo iniziarono a seguire lentamente una rotta.
"Forse è un messaggio." Disse Random indicando gli uccelli. .
I tre si guardarono in volto, non c'era molto da fare e l'attesa non era neppure il loro desiderio, così Cortes iniziò a camminare seguendo il volo solo in apparenza caotico degli uccelli.

Luogo sconosciuto, ore 6.00


La camminata, sebbene piacevolmente condotta in mezzo ad un verde rigoglioso, era stata abbastanza sfiancante. Nell'ultimo quarto d'ora gli uccelli nel cielo avevano iniziato a discendere dalle quote più alte accelerando il volo, per poi fermarsi sopra una sorta di cratere in pietra che si apriva come un pugno contro un cuscino, nell'erba di una valle.
Il cratere era artificiale, qualcuno doveva averlo costruito e le pietre che ne tracciavano il perimetro riportavano il segno del tempo.
"Deve essere una struttura ipogea. "Osservò Random con la sua voce metallica artificialmente modulata e la Reis precisò: "Non vorremo entrare, vero?" Temendo il buio più nero e chissà quale minaccia nel ventre di una terra così meravigliosa in superficie.
"Qualunque cosa abbia voluto che fossimo qui, non ci resta che concludere il viaggio. Dubito che volesse noi fermi davanti ad una costruzione." E senza dire altro si avvicinò al cratere, che da vicino mostrava tracce di rudimentali scalinate in pietra che scendevano a spirale nell'oscurità del terreno.
"C'è qualcosa di incredibilmente materno, in tutto questo." Ironizzò Joshua vedendo in quella discesa l'opposto concettuale della nascita.
"Forse anche questo è un segnale." Disse Cortes mentre iniziava la discesa, senza preoccuparsi che la luce, laggiù, potesse filtrare o meno. Nella sua mente restava l'idea che tutto questo fosse solo un altro messaggio di quella creatura ionica, quindi che nulla di veramente reale fosse presente in quello che stavano vivendo.
La sua sicurezza venne infatti confermata pochi minuti dopo quando alcuni piccoli globi luminosi si accesero al loro procedere dentro un cunicolo, alto poco più di loro, nel cuore della roccia. Gravava un forte odore di umidità e di putrefazione. C'era la presenza della morte in quello spazio e tutti e tre la stavano sentendo: Dorothea sudava mentre il suo cuore pulsava carico di ansia e timore, Random sentiva un vago giramento di testa e si mise in automatico la mano alla gola, quasi per toccare la sua vecchia ferita che di colpo sembrava dolere, Cortes si fermò un attimo. Si mise una mano sulla testa e chiese: "Sentite anche voi?"
Gli altri due scossero il capo.
"E' un respiro. Viene da questa direzione." E senza aggiungere altro proseguì la strada nel cunicolo di pietra, prendendo un'improvvisa svolta in una deviazione nella pietra.
Pochi metri dopo i tre ufficiali si trovarono in un ampio salone, anch'esso scavato nella roccia. Sulle pareti si rincorrevano i caratteri di un idioma sconosciuto e molto antico. Per un attimo a Random parve di leggere alcune lettere dell'alfabeto ebraico. Joshua iniziò a seguire le lettere, che più richiamavano la lingua che aveva appreso nei suoi trascorsi con il movimento chassidico. E alla fine lesse: "??? ????? ??????? ?? ????? ???????".
"Che cosa significa?" chiese Reis.
Random si mise una mano sulla testa, cercando di attingere alla sua memoria, dopo qualche secondo nel suo cervello si erano creati alcune connessioni logiche disse: "Dire, circa... Questa... è... la dimora... eterna... della regina suprema"
E Fabio indicò il centro della sala, in cui un prisma litico si ergeva nel suo colore bianco calcareo.
"Una tomba... ." Disse Dorothea avvicinandosi.
"Trovi altri caratteri che conosci?" Chiese Cortes
Ma Random fece un cenno di dissenso: "Non sono tutti caratteri ebraici, ci sono altre lettere che non appartengono ad alcuna lingua umana."
Cortes percorse con gli occhi la parete, ispezionando anche lui le forme incise nella pietra. Poi indicò qualcosa in un punto: "Questa sembra sanscrito, per quanto possa capire." Aggiunse sorpreso.
"Hai capito bene, capitano." La voce di donne irruppe nella sala, con timbro chiaro e forte. La voce, pacata, aveva qualcosa di perentorio e inquietante. "Qua trovate le lingue di più di mille specie, non solo quelle umane. Ma voi siete i primi ad essere arrivati fino a qua, tra tutte le creature dell'universo."
Cortes cercò di capire da dove provenisse la voce e quando lo capì era già tardi: una donna avvolta in una tunica bianca comparve davanti a loro, come materializzata dal nulla. Una figura eterea ed elegante.
"Mi chiamo Haruna. Mail vostro popolo mi conosce con altri nomi: Durga, Shakti, Juno... ."
"Sono tutte divinità?!" osservò sbigottito Random. "Diciamo che l'ego non è un tuo punto debole."
La donna sorrise e si voltò verso il giovane timoniere della Atlantis. "La mente umana poteva concepirmi solo come tale. Ma io sono altro. Io ho regnato per tre millenni questo mondo, guadagnando una pace duratura nei miei sudditi e portando la mia razza alla più grande rivoluzione morale, scientifica e tecnologica. "
"Che cosa vuoi?" interruppe Cortes: "Non è il primo gioco che fai con noi, o sbaglio?"
La donna sembrò respirare con leggiadria. "Non è stato un gioco. Io sono alla ricerca da secoli di coloro che potranno liberarmi. Una leggenda del mio pianeta diceva che da un carro stellare sarebbero giunti tre emissari in grado di liberare la regina dormiente dalle catene della morte." Fece una pausa: "Dovevo sincerarmi che foste moralmente capaci di fare una simile cosa." Disse: "Io ho creato il nesso tra gli universi, io vi ho messo alla prova con una versione violenta e bellicosa di voi stessi. E ora, se siete qui è perché avete dimostrato di essere capaci di andare oltre alla vostra primitiva natura umana. Vi siete sacrificati per salvare coloro che poco prima volevano uccidervi. E' stato sorprendente, ma mi ha dato serenità e speranza. Posso solo ringraziarvi."
Cortes taceva e osservava la donna, che riprese a parlare: "Questa mia forma che vedete ora è solo una proiezione del mio spirito, per mostrarvi come era il mio corpo fisico. La sfera di energia era solo un'emanazione del mio stesso spirito, che da secoli vaga nell'Universo per cercare le persone idonee, gli emissari della leggenda. Ma questo luogo è reale. Lo serbo nel mio cuore, nella mia memoria e vi ho condotto su questo pianeta per la sola cosa necessaria: liberatemi dal mio sonno eterno. Fatemi tornare in vita. Ve lo chiedo...ve lo ordino".
Random iniziò a sentire un campanello di allarme risuonare nella sua testa. Strinse i pugni e incrociò lo sguardo di Cortes.
"Come possiamo?" chiese Dorothea.
La donna sorrise e si avvicinò alla ragazza: "Mia cara, è molto più semplice di quello che pensi... ."


Torna all'indice


02.08 - TU CHI SEI

Autore: Guardiamarina Dorothea "Thea" Reis

Luogo sconosciuto, ore 6.20


La donna sorrise e si avvicinò alla ragazza: "Mia cara, è molto più semplice di quello che pensi... ."
Dorothea sembrava essere realmente affascinata da quell'entità così eterea e sensuale, come un bambino di fronte ad una stanza piena di giochi.
Random, dal canto suo, avvertiva un profondo disagio, come se qualcosa stesse lottando dentro di lui, come se la sua voce originaria fosse in grado di esplodere nuovamente al massimo volume: una vocina nella sua testa continuava a tormentarlo facendogli aumentare le palpitazioni e la sudorazione.
Cortes si accorse della reazione del suo timoniere e gli pose una mano sulla spalla per cercare di tranquillizzarlo: "Coraggio Joshua, fra poco sarà tutto finito!"
Fabio parlava come se fosse del tutto avulso dalla situazione contingente, come se ne fosse soggiogato e perfettamente a suo agio.
La donna sorrise nuovamente, attirando a sé Dorothea, attratta come una piccola orsa dal miele.
Passarono attimi che a Random parvero secoli: il suo corpo non rispondeva alle sollecitazioni della sua testa. Doveva fermare la Reis, voleva urlarle di stare attenta, ma il suo organismo stava collassando.
Cortes, con la mano sempre appoggiata sulla sua spalla, aveva incrementato la presa ed ora si sentiva bloccato da un morso molto forte che gli impediva di muoversi.
Non che potesse farlo, ma tutto era così assurdo. Erano entrati in quell'ipogeo e ne erano rimasti stregati, come se la forza di quella donna fosse tale da controllare le loro menti e le loro reazioni corporali.
Joshua voleva gridare, doveva gridare, aveva la necessità di gridare.
Ma nulla.
Non successe nulla.
La donna toccò Dorothea e la attirò a sé, chinandosi leggermente per baciarla sulle labbra.
Il sorriso obliquo della donna svanì dopo meno di un istante.
Si staccò dalla ragazza con sguardo scioccato, prima che una nuvola dorata di pura luce partisse da quest'ultima colpendola con forza facendole compiere un volo di una ventina di metri all'indietro.
"Tu chi sei?"
La domanda sfuggì dalle labbra della donna ed in contemporanea da quelle di Dorothea.
"TU CHI SEI?" urlò con forza la donna
Dorothea non rispose, non sapeva cosa rispondere... .
"TU CHI SEI?!" ripeté con forza la donna perdendo rapidamente le sue fattezze e tramutandosi in un essere totalmente diverso.
Una voce leggiadra, ma stentorea rispose dal corpo della Reis.
"Ho tanti nomi, ma puoi chiamarmi Sybille"
L'essere ormai privo di qualsiasi fattezza umana emise un ringhio sordo.
A Joshua parve più di paura che di aggressività.
La presa dell'essere sul suo corpo stava scemando e lentamente, con un formicolio fastidioso, ma gradito, il timoniere della Atlantis sentiva il suo sangue tornare a raggiungere i capillari delle sue membra, come un torrente troppo a lungo contenuto che aveva rotto gli argini.
Anche Cortes pareva risvegliarsi dal torpore mentale che l'aveva attanagliato e la sua attenzione si riversò verso un ritmato stillicidio di quella che parevano gocce di acqua. Lente e ritmate cadevano attraverso gli anfratti dell'ipogeo, ma col passare dei secondi la loro presenza si era fatta assidua come un improvviso temporale estivo.
Fabio non riusciva a muoversi ancora, ma aveva lasciato la spalla del suo timoniere, accorgendosi di avere un braccio praticamente fuori uso, indolenzito e messo fuori asse, come se gli fosse stato afferrato e storto in una lotta corpo a corpo.
Il dolore che si irradiava nel suo sistema nervoso l'avrebbe fatto urlare, se non fosse che il suo sguardo si posò su Dorothea, sempre se ancora lei fosse padrona del suo corpo.
L'accolsero due occhi di un chiarissimo azzurro, quasi grigio, che illuminavano un volto incorniciato da capelli color giallo ambra.
Il dolore non cessò, ma il Capitano della Atlantis non lo avvertiva più e la sua concentrazione tornò prepotentemente verso i rumori che udiva tutto attorno a loro.
L'ipogeo si stava riempiendo rapidamente di acqua cristallina, acqua di sorgente, che rifletteva le luci dei globi luminosi che fluttuavano in aria e che si erano moltiplicati le intersezioni fra le pietre, prima ripiene di terra putrida e puzzolente ora si stavano riempiendo di erbe profumate e fiori dai colori cangianti.
Nel giro di pochi minuti, tutto quello che era brutto e spoglio, sebbene terribilmente affascinante di quel luogo, si era tramutato in un paesaggio incantato.
La creatura che li aveva accolti e che voleva essere liberata emetteva un ringhio sommesso e prolungato, come se quella trasformazione così piacevole alla vista fosse per lei un attacco impossibile da parare e che ne stesse soffrendo, pur senza provare dolore fisico.
Cortes e Random, ancora immobilizzati, ma liberati dalla morsa che li opprimeva iniziarono a sentire voci tenui provenire dai globi, in un fitto dialogo di lingue sconosciute.
Ogni voce, maschile o femminile, era in grado di suscitare rispetto e ammirazione, come se i loro possessori fossero entità di potere considerevole, quasi o quanto la creatura che li aveva attratti in quel luogo.
Il ringhio di quest'ultima aumentò all'improvviso di potenza, come se stesse facendo un enorme sforzo, dopodiché il suo corpo fisico scomparve e si tramutò in un'ombra color nero inchiostro.
L'attacco fu fulmineo e la velocità con cui si mosse impressionante.
Cortes non credette a ciò che stava vedendo e Random si interrogò più volte su come fosse possibile muoversi a tale rapidità, eppure ciò che i loro occhi videro fu solo una versione rallentata delle cose, come se qualcuno o qualcosa avesse voluto rendere loro partecipi della situazione che stavano vivendo.
L'essere si abbatté con furia omicida contro Dorothea eppure chiunque ora fosse nel corpo della giovane ragazza neppure la fece muovere.
Rispose semplicemente con una risata cristallina di gioia pura.
La creatura attaccante esplose in miliardi di pezzi, come uno specchio andato pesantemente in frantumi.
Le voci dei globi luminosi tacquero per lunghi momenti, prima di riprendere le loro conversazioni.
Tacquero nuovamente ad un gesto di colei che stava nel corpo di Dorothea.
Questa si rivolse verso Cortes e Random.
"Presto riavrete la vostra amica, sana ed incolume: il Dormiente voleva possedere il suo cuore puro per riacquistare parte della sua forza originaria. Solo così avrebbe potuto proseguire la sua opera e liberare coloro che gli Eltek hanno imprigionato, rinunciando alla loro stessa libertà di esistere.. coloro che lui avrebbe chiamato fratelli, ma da cui avrebbe preteso obbedienza cieca e assoluta per tornare a terrorizzare il Multiverso, nelle sue varie dimensioni fisiche e temporali."
I due uomini la guardarono senza capire pienamente e Sybille sfociò in un sorriso abbagliante.
"Comprendo le perplessità che albergano nei vostri cuori e vi spiegherò quanto necessario che voi sappiate: la tempesta ionica cui avete assistito non era altro che uno scontro fra due entità dei tempi passati. Due entità provenienti dallo stesso popolo. Due facce della stessa medaglia. Gli Eltek erano una comunità buona, di dei o semidei agli occhi umani. Ma al loro interno crebbero individui cui quello che avevo donato loro non bastava, volevano di più, volevano dominare il tempo e lo spazio. Volevano togliere il libero arbitrio a chiunque non condividesse le loro idee. Ci fu uno scontro violentissimo ed alla fine gli Eltek riuscirono a sconfiggere i ribelli, ma non a distruggerli: tolsero loro poteri e fisicità ed addormentarono le loro membra imprigionandoli. Per far ciò dovettero rinunciare anch'essi alla possibilità di assumere sembianze che sulla Terra definireste umane. Restano esseri di spirito, guardiani della Galassia per tutti coloro che ancora credono in loro. Semplici leggende o fiabe per bambini per altri. Nel vostro universo, nessuno o quasi si ricorda degli Eltek, giusto qualche studioso. Verrà il tempo che la loro presenza tornerà necessaria, ma fino ad allora è probabile che rimangano silenti e vigili come lo sono stati finora."
Il Capitano dell'Atlantis fu il primo a chiudere la bocca dallo stupore e a formulare una domanda: "Noi che c'entriamo in tutto questo?"
"Il Dormiente aveva bisogno di trovare un'anima pura per venire liberato, mentre gli Eltek non potendo assumere forme fisiche avevano falsificato gli ordini della Flotta Imperiale: distruggere l'entità ionica prima che attraverso il warmhole fuggisse da quell'universo e riversasse il suo odio e la sua ricerca disperata altrove."
"Capisco, la ISS Atlantis ha fallito e... ."

"E gli Eltek si sono manifestati in un'entità ionica di uguale potere del Dormiente: nella lotta sono stati attratti dal warmhole e scaraventati in questo universo, dove hanno trovato la vostra nave Capitano."
"I test erano quindi prove.. ma di chi?" interruppe Random
"Di entrambe le parti, iniziarono gli Eltek, ma si intromise il Dormiente che doveva capire chi poteva risvegliarlo e la vostra amica fu la sua prescelta.. la sua patologia la rende incapace di odiare ed era terreno fecondo per il Risveglio."
Cortes si grattò l'alta fronte stempiata a lungo, come se volesse estrarre un'ultima domanda che lo tormentava... alla fine non seppe resistere: "Chi sei tu Sybille?"
"Ho molti nomi, un tempo il vostro popolo mi conosceva come la Madre, prima che lasciassi parte dei miei poteri agli Eltek, che voi avete chiamato dei, con nomi diversi per ciascun popolo. Un'usanza abituale su ogni pianeta abitato di qualsiasi universo, in qualsiasi tempo."
La donna sorrise nuovamente ed il bianco dei suoi denti accecò Cortes e Random.

USS Atlantis, Plancia, ore 6.40


"Capitano mi sente?"
La voce dell'ufficiale medico era flebile e confusa o forse era la testa di Cortes ad esserlo.
Si tirò su e provò a mettere a fuoco, ma la vista era annebbiata.
Sbatté più volte gli occhi e riuscì finalmente ad avere una visione della sua nave: la plancia era danneggiata in più punti, alcuni ufficiali erano a terra circondati dalle squadre mediche, ma nessun allarme risuonava per la nave, ciò voleva dire che la situazione era sotto controllo.
Vide Kimura sorridere e gli parve di capire gli stesse dando il bentornato fra i vivi.
Fabio sorrise per un attimo, prima di rabbuiarsi nuovamente, mentre con lo sguardo cercava qualcosa o qualcuno. Vide Random che stava venendo fasciato alla spalla ed alla testa con un bendaggio contenitivo, ma non vide la Reis. Cortes si allarmò così tanto da andare in iperventilazione, cosa che indusse il responsabile medico ad ordinare di somministrargli un calmante.
Con la voce impastata e poco più forte di un sussurro, Fabio fece valere il suo grado da Capitano, ottenendo una risposta ostile dal suo medico, ma riuscì a posticipare di qualche minuto la somministrazione del sonnifero.
Si fece aiutare ad alzarsi e si diresse verso un gruppo di medici che circondavano un corpo disteso a terra. Era l'ufficiale addetto alle comunicazioni: il suo aspetto era tutt'altro che patito o sofferente, pareva dormire profondamente con un sorriso stampato sulle labbra.
Cortes chiese all'equipe medica di essere informato della situazione e proprio mentre sforzava la voce per dialogare con loro, la ragazza aprì gli occhi all'improvviso. Focalizzò lo sguardo spaventata su quell'assembramento attorno a lei, poi si tirò su preoccupata.
"Mi sono addormentata in servizio Capitano? Sono.. sono mortificata, signore, non mi era mai successo prima."
Vide Cortes sorridere e con voce profonda e roca le rispose dolcemente: "No Guardiamarina, durante lo scontro con l'entità ionica ha perso conoscenza, eravamo solo tutti molto preoccupati che non si stava riprendendo."
"Oh? Davvero? Che sollievo... è che stavo sognando! Ho sognato la nonna di mia nonna che parlava di me con una donna bellissima e... e credo di essermi persa a vedere i loro occhi azzurri e cangianti."


Torna all'indice

FINE MISSIONE