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USS VANCOUVER - MISSIONE 01 RSS USS VANCOUVER - Missione 01

01.11 "Tenchi Nage"

di Ripley Mcleods, Pubblicato il 29-06-2019


Quadrante Alfa - USS Vancouver, Sala macchine
17/07/2398, Ore 10:40 - D.S. 75540.91


"Chissà cosa avrebbe fatto lui?" Pensò Ripley.

Sicuramente l'avrebbe guardata con i suoi occhi neri e sfoggiando un sorriso, da ladro di galline, avrebbe detto:" Rip ci penso io. Considerali già morti"

Dopodiché avrebbe estratto qualche stramba arma supersegreta, da un pannello qualunque della nave, e avrebbe portato a termine la missione.
La giovane strinse ancor di più le ginocchia al petto e premette con la schiena contro la paratia della camera di reazione.
Ogni respiro era una fitta di dolore.

C'erano momenti in cui quello 'spilungone' dalle orecchie a punta le mancava. Per lui le situazioni strane, pericolose e al limite del reale erano il caffè della mattina.

Momenti come questi in cui ti ritrovi seduta per terra, mentre un sulibano ti punta un phaser contro, infastidito dal tuo continuo sgambettare nervoso.

"Ferma terrestre. Ormai la nave è nostra e tra poco non servirete più. Allora smetterai di agitarti" disse il suo guardiano, con voce roca.

" Go n-ithe an cat thù, is go n-ithe an diabhal an cat" Rispose Ripley ferma.

Il sulibano si chinò per darle un ceffone. Ripley lo vide sollevare la mano e si preparò all'impatto, quando improvvisamente l'attenzione dell'umanoide fu attirata da un rumore.

Era il tonfo sordo di un corpo che cadeva all'indietro. Andò a verificare e trovò il comandante Drell, il suo comandante, che si contorceva per terra con gli occhi rivoltati scosso da un improvvisa tosse.
Iniziò ad armeggiare per soccorrerlo, sempre più debole. Infine anche lui si bloccò scosso dai conati.
Era il momento.
Il comandante e i suoi uomini si alzarono e, lentamente, con estrema fatica raggiunsero i loro aguzzini e li immobilizzarono.

"Qui Ripley... La sala macchine è libera. Procediamo a liberare il ponte."
=^= Benissimo comandante. Vi ringrazio tutti per la fiducia che avete riposto nel sottoscritto =^= Fu la replica del Capitano Kuribayashi.

La giovane si voltò a guardare i sulibani sdraiati. Ora che l'aria era stata immediatamente esplusa e rinnovata, i loro respiri sembravano più regolari.
Avevano corso un bel rischio tutti quanti, ma ne era valsa la pena.

Il guardiamarina Tvek la raggiunse e disse:" Ponte libero signore."
" Grazie signor Tvek"
" Mi scusi signore, potrei chiederle cosa ha detto di preciso al sulibano, poco fa?"

Ripley sorrise divertita:"Qualcosa di simile al vecchio detto: Homo Homini Lupus, ma con gatti e Diavoli di mezzo".

Quadrante Alfa - USS Vancouver, Plancia
17/07/2398, Ore 10:31 - D.S. 75540.91


Romanov fissò a lungo la console tattica. Doveva fare appello a tutto il rigido addestramento che aveva ricevuto su Vulcano. Analizzare e valutare. Catalogare ogni singola informazione sugli assalitori e sfruttarla a suo vantaggio.

C'era una parola che lo assillava dall'istante in cui MacLeods aveva annunciato l'abbordaggio. Un termine giapponese che non sentiva dai tempi dell' addestramento.

Si voltò verso Kuribayashi: "Signore dobbiamo lasciargli la nave."
Il capitano sbiancò in volto: "Se non la conoscessi, direi che è impazzito... Non lasceremo che accada..."

Aleksei guardò negli occhi quell'uomo che temeva e rispettava. Sapeva di chiedergli tanto: "Si fidi capitano. Ho in mente un Tenchi Nage."

Lo sbalordito Tetsuya per un momento sembrò voler replicare irato a quella remota tecnica di aikido, poi comprese, diede l'ordine di resa e rivolto a Romanov disse: " Ci ho messo anni ad impararla quella mossa. Far passare l'avversario per poi entrare, col corpo, quando oltrepassa il proprio bacino. Mi auguro che sappia cosa stia facendo"

Per tutta risposta il tattico attivò il comunicatore.

"Romanov a infermeria, Signor Rice dovrei chiederle una cosa..."
=^=Qui Rice perché ci arrendiamo? Comunque son tutto orecchi.=^=
"Se inserissimo velocemente delle costanti quantità di elio nell'aria della nave, per aumentarne la pressione, come in una camera iperbarica, quanto tempo ci vorrebbe prima che il polmone dei sulibani collassi? E quanto tempo per quelli dell'equipaggio."
"Volete usare la legge di Boyle Mariotte" disse una stupita Ripley guadagnandosi un occhiataccia dal capitano.
"Esattamente signor MacLeods" rispose Romanov, ritornando alla comunicazione con il dottore:
=^= Tenendo conto delle possibili modifiche corporee dei Sulibani, direi dodici minuti perché il blood Shift, ossia il meccanismo di sostituzione dell'aria nei polmoni con liquido ematico, raggiunga il suo limite massimo. Noi abbiamo un volume polmonare complessivo maggiore del loro, a parità di cassa toracica. Occhio e croce dovremmo durare uno, due minuti in più =^=
="Perfetto Rice, proceda." Rispose secco Kuribayashi: "E ora prepariamoci ad accogliere i nostri assalitori. MacLeods vada in sala macchine, servirà il supporto di un ufficiale superiore quando dovremo mettere in sicurezza la nave.

Quadrante Alfa - USS Vancouver, Plancia
17/07/2398, Pochi minuti dopo- D.S. 75540.91 ***


Trelha era nervoso. Qualcosa nel piano stava andando per il verso sbagliato. Ma cosa?

Appena si erano telerasportati, i suoi uomini avevano subito iniziato uno scontro a fuoco con quelli della Vancouver. Combattevano bene, con l'ardore di chi non voleva cedere nemmeno un pannello della propria nave. Poi improvvisamente il comunicato del capitano e questi uomini avevano gettato a terra i phaser e ora sembravano un gruppo di gazzelle dorniane dirette al macello.

No, non era uno stupido. Era diventato comandante della Cabala di Nar proprio perché prevedeva le mosse dei nemici con notevole anticipo e quella era una una trappola in piena regola. Eppure doveva proseguire, o la sua pelle avrebbe rivestito la scrivania del Profeta.

Afferrò per i capelli una giovane guardiamarina e le puntò il phaser alla tempia. Il dolce odore di paura che emanava il suo corpo, era una carezza per le narici potenziate del sulibano.

"Portami dal tuo capitano e vedi di non fare scherzi" disse alla giovane travolta dalle emozioni.
A passi svelti, seguito da tre dei suoi uomini si diressero lungo i corridoi che portavano al ponte di comando. Accanto al turboascensore giacevano i corpi di due marinai feriti dai phaser, segno che non tutti avevano accettato la decisione del Capitano d'altronde questa era una nave nuova alla sua prima avventura Kuribayashi non poteva aspettarsi la stessa cieca obbedienza dei suoi fedeli compagni di cabala.

"Drell mi senti. Tieni gli occhi aperti non tutti sono con il capitano. Qualcuno potrebbe opporsi alla sua decisione."

=^= Qui Drell, sono in sala macchine tutto apposto, abbiamo anche una deliziosa ufficiale rossa. Potrebbe fruttare bene sul mercato.=^=

=^= Non siamo qui per fare schiavi ma per la gloria della Rinascita, finiscila quando avremo terminato.=^= Replicò secco, mentre le porte del turboascensore si aprivano su un rassegnato Romanov.

Kuribayashi era seduto alla sua postazione. La luce dai pannelli disegnava nuovi chiaroscuri sul suo viso orientale. A Trelha ricordava una statua terribile, adagiata da secoli su quella poltrona, un unicum con la nave stessa. Eppure quell'uomo, così nobile, aveva ceduto dopo poco e non riusciva a capire perché.

"Buongiorno capitano. Sono spiacente, ma questa nave e ciò che essa contiene ora appartiene a Noi." Disse fissando la postazione del timoniere, con malcelata soddisfazione

"Purtroppo non possiamo fare nulla per impedirvelo. Ne risponderete alla Federazione comunque." Kuribayashi fisso gli occhi a terra con sguardo torvo: " Questa è una nave nuova, con fin troppe falle e intromissioni esterne. Non avevamo altra scelta, per dimostrare la nostra buona fede, se non di lasciarvi passare" Replicò il capitano, calmo ma visibilmente preoccupato.

"Avete fatto la cosa più saggia, cedere alla Rinascita è il destino di ogni popolo" Disse il comandante sulibano sorridente "Per anni avete portato avanti la vostra politica di intromissione. E' ora che la Federazione abbia termine sin dalle sue fondamenta".

Il capitano si accigliò: "Siete dei pazzi non so cosa possa servire il manufatto che cercate o a cosa miriate ma ricordate, per ognuno di noi che muore, altri ne prenderanno il posto. Non sopravviverete a lungo. Noi siamo stati costretti ad accogliervi pacificamente, volevamo dimostrarvi che non siamo in possesso di ciò che cercate. Cos'altro volete? " La voce del capitano era rotta dall'emozione.

Trehla scoppiò in una fragorosa risata e pensò che Kuribayashi era uno stolto oppure un uomo molto furbo.

"Il manufatto? Ciò che cerchiamo? No, no capitano voi non saprete mai cosa cerchiamo, finché non sarà troppo tardi."

Trehla alzò lo sguardo e per un attimo i suoi occhi fissarono quelli profondi di Bohr. Si voltò di scatto è tornò a puntare Kuribayashi e disse con voce roca e rabbiosa: "Non insulti la mia intelligenza capitano. Voi avete in serbo qualcosa, altrimenti non mi avreste accolto a braccia aperte. Potrei sondarvi mentalmente, ad uno ad uno, per scoprire le vostre intenzioni. Purtroppo abbiamo poco tempo e ho fiducia nelle nostre modifiche genetiche e nella prontezza dei miei uomini."

Il sulibano scambiò un occhiata con un suo sottoposto che subito si apprestò a posizionarsi al timone.

"Gencar, modifichi la rotta e ci porti vicino all'orbita del pianeta cominciamo il conto alla rovescia."
disse, notando il quasi impercepibile sforzo che faceva per parlare.

Poteva sentire il ticchettio delle dita del suo uomo alla console che si facevano meno ritmiche, mentre stabiliva la rotta. Era stranamente stanco quell'ufficiale, solitamente così energico.

Guardò Romanov con rabbia, ogni senso gli diceva di uccidere tutti e scappare. Ma non poteva. La sua missione era troppo importante. Sospirò e disse: "Aprite un canale audio con la centrale di controllo di Volnar."
Poi puntò il phaser contro il Capitano e disse: "Ora le risponderà un klingon un certo Relan Kan. Gli dica che alcuni suoi uomini sono stati rapiti e trattenuti sulla superficie da dei mercenari e che se non verrano ritovati e riconsegnati alla nave, ha ordine di sradicare definitivamente l'intero mercato illegale, con ogni mezzo".

Trelha si sedette sulla poltrona di Kuribayashi e reclino lievemente la testa. Sentiva le gambe sempre più pesanti, ma decise di ignorare questi segnali. La vibrazione dell'aria gli preannunciò l'arrivo della voce di risposta del klingon.

=^= Qui controllo del Pianeta Volnar identificatevi =^=

Il sulibano fece cenno al capitano di cominciare la sua recita.

"Sono il Capitano Tetsuya Kuribayashi della USS Vancouver. Alcuni nostri uomini sono stati rapiti da mercenari e portati sul pianeta come schiavi. La Federazione li rivuole indietro =^=

=^= Non ci risultano sbarchi di navette federali o uomini della Federazione. E se anche fosse si tratta di prigionieri in territori non vostri, della loro sorte si occuperò il vil denaro=^= Rispose con malcelato ribrezzo il Klingon.

Il capitano lo guardò con sguardo interrogativo poi proseguì "Avete mezzora di tempo per portarceli dopo di che ho ordine di smobilitare l'intero mercato, con ogni mezzo."

Vi fu un momento di silenzio, come se Relan Kan stesse valutando l'effettiva portata di quella minaccia.
Poi con voce più calma, resa sicura dalla convinzione che si trattasse di un bluff, rispose:

=^= Siete dei pazzi. Davvero credete di farci paura? Voi siete la Federazione, non agite così. Tra l'altro come pensate che potremmo essere sopravvissuti così a lungo senza sistemi di difesa? Non sopravvivereste nemmeno un secondo ai nostri Siluri.=^=

Il Klingon gettò la testa indietro in una grassa risata
=^= Credo che manderò comunque una squadra di ricerca. Se i suoi uomini non son già stati venduti, ci saranno molto utili come ostaggi.. =^=
Il klingon molto divertito chiuse la comunicazione.

Era il momento giusto, Trehla ordinò di far partire un colpo di phaser contro la superficie e si rilassò sulla poltrona.

Fissando lo schermo davanti a sé attese impaziente il raggio per qualche secondo poi, non vedendo nulla, si voltò irato verso la console tattica.

Con gran stupore vide il suo secondo riverso sullo schermo era scosso da una violenta tosse e della schiuma mista a sangue fuoriusciva dalla bocca.

Scattò in avanti verso la console tattica ma fece poca strada. Riuscì solo a vedere, con la coda dell'occhio, Il tenente comandante Bohr che gli puntava addosso il phaser.. Poi tutto divenne nero.

Quadrante Alfa - USS Vancouver, Plancia
17/07/2398, Pochi minuti dopo- D.S. 75540.91


Kuribayashi era nervoso. Avevano sventato l'attacco dei sulibani a prezzo molto alto. Uno dei marinai colpiti dai phaser, mentre difendeva l'ascensore, era morto e alcuni erano rimasti feriti o tramortiti dalla pressione dell'aria sui loro polmoni. Indubbiamente c'era ancora molto da fare per compattare l'equipaggio. Nel complesso, però si erano comportati egregiamente.
Dovevano ringraziare Romanov per essere usciti da quell'impiccio. La sua idea aveva un che di geniale. Aumentare la pressione idrostatica dell'aria, per far sì che i polmoni si riempissero di sangue incomprimibile, nel tentativo di non farli collassare a causa della pressione, era un tocco da maestro. Persino un polmone con tanti alveoli come quello sulibano doveva cedere di fronte alle leggi della fisica.

Ora gli assalitori erano stati portati in cella, ma difficilmente avrebbero parlato. Erano fanatici e sarebbero morti piuttosto che rivelare qualcosa.

Uscì dalla cabina in cui si era rifugiato, per riordinare le idee, consapevole che la priorità ora era di far uscire vivi i suoi uomini dal pianeta e andarsene il prima possibile.
Avevano avuto la fortuna di trovarsi davanti un loro agente che avrebbe certamente ritardato le operazioni di ricerca, tuttavia non avrebbe potuto trattenere i cani troppo a lungo o la copertura sarebbe saltata.

Entrò in plancia e ordinò di aprire un canale protetto con Nimosit. I primi ad andarsene dovevano essere quelli della sua squadra.