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SHELDON - MISSIONE 07 RSS SHELDON - Missione 07

07.03 "Codice Morse"

di Nicholas Rush, Pubblicato il 24-05-2023

Quadrante Delta - Sheldon
Nebulosa in espansione
14/02/2403 - 11.30


Una volta tradotto il messaggio proveniente dalla nebulosa di fronte a loro, fu facile per Sheldon impostare un algoritmo che a partire da quei pochi frammenti di dati riuscisse a ricostruire una sintassi complessa e una semantica in modo da poter elaborare quanto meno una risposta sensata a chiunque avesse inviato il pacchetto dati dall'altra parte.
Adrienne entrò in plancia a grandi passi: "Situazione?"
Rush prese la parola: "Stiamo ricevendo un consistente flusso di dati in ingresso a banda stretta, 433+868Mhz. E' l'unico canale con meno disturbi su cui riusciamo a ricevere pacchetti in ingresso senza avere troppe perdite di dati. Abbiamo provato anche differenti modulazioni ma i buchi di trasmissione erano talmente ampi che l'elaborazione con correzione degli errori nel flusso non riusciva a stargli dietro"
"Mi sembra di parlare attraverso un bicchiere di plastica collegato con un filo di spago..." disse Sheldon con un tono tendente all'infastidito, ricomposto nella sua figura principale, probabilmente per risparmiare cicli di calcolo dal suo elaboratore principale.
"Avete trovato il motivo per cui gli esseri che vivono nella nebulosa si sono accorti di noi? " chiese Kyel.
Fu Naky a prendere la parola: "Abbiamo una vaga idea Signore: quando abbiamo attivato la nostra griglia di sensori frontale, considerata la distanza della Sheldon rispetto alla nebulosa, si e' attivato anche il nostro deflettore che, come solitamente accade, ha iniziato ad emettere un impulso di gravitoni in direzione della nebulosa. Il raggio di gravitoni, oltre a tenerci al sicuro dal microparticolato stellare e a respingerlo, serve come sensore aggiuntivo per mappare lo spazio di fronte a noi e a dare istruzioni al computer per capire cosa abbiamo davanti. In aggiunta a questo, quando le bobine di campo subspaziali, che generano l'impulso di gravitoni, entrano in funzione, tutto il sistema genera una consistente quantità di radiazioni elettromagnetiche nel campo subspaziale che, in combinazione al raggio di gravitoni... beh, ci ha reso agli occhi di chiunque ci sia all'interno della nebulosa, una sorta di faro nella notte. Loro non sembrano in grado di percepire nulla all'interno di questo piano dimensionale, se non questa combinazione che le ho citato"
A Kyel quella massa di informazioni tecniche fece pulsare le tempie per lo sforzo di seguire il filo logico di Naky "Ok, quindi se siamo un faro nel buio, come possiamo fare a comunicare con loro? Mi sembra che la cosa possa essere solo a senso unico, no?"
"Non proprio Signore: esisteva un vecchio modo di comunicare terrestre, il Codice Morse, da cui possiamo trarre ispirazione e permetterci di stabilire un contatto tra noi e l'interno della nebulosa. Il linguaggio che trasmetteremo sarà basato sui frammenti di dati in nostro possesso"
Adrienne riflettè qualche istante. In fondo per le informazioni che avevano attualmente tra le mani questa era l'opzione migliore: "Ottimo, procedete pure"

Quadrante Delta - Nebulosa in espansione
14/02/2403 - ora non determinabile


Quando tutto ebbe inizio, tutto lo spazio, tutta la materia e tutta l'energia dell'Universo bidimensionale, distante pochi hertz di sfasamento rispetto al nostro piano di esistenza, era contenuto in un volume inferiore a un milionesimo di milionesimo di quello occupato da quello di un qualsiasi micro asteroide vagante che viaggiava placido nel nostro Universo a più assi.
Le condizioni erano talmente estreme che le forze fondamentali della natura erano unificate. Ad un certo punto lungo l'infinito torrente del tempo questo stato di forze estreme arrivò al punto che dovette per forza crescere, espandersi. Rapidamente. Ciò che comunemente viene chiamato Big Bang.
L'interazione fra la materia, sotto forma di particelle subatomiche, e l'energia, sotto forma di fotoni, era incessante. Durante la sua espansione, l'Universo creatosi aveva iniziato a raffreddarsi e aveva iniziato a prendere consistenza, creando le prime forme di vita bidimensionali.
Ma qualcosa nella creazione di questo magnifico processo si interruppe: per quanto al Centro, fossero nel frattempo, trascorsi miliardi di anni anche in termini evolutivi, con prese di coscienza e autoconsapevolezza degli esseri che abitavano questo cosmo, l'espansione dell'Universo si era fermata. E ora si stava contraendo tornando a chiudersi su se stesso proprio allo stesso modo in cui si era espanso.
Una caratteristica comune di tutte le forme di vita senzienti e auto consistenti è la volontà di sopravvivere. Gli abitanti di quell'Universo volevano vivere, e volevano salvarsi a qualsiasi costo. Anche se il tributo da pagare per la loro sopravvivenza coincidesse con l'espandersi in un piano dimensionale parallelo e renderlo abitabile.