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DS16GAMMA - MISSIONE 27 RSS DS16GAMMA - Missione 27

27.08 "Qualcosa"

di T'Lani , Pubblicato il 29-11-2022

USS Stradivari - Ponte 28
Tubo Jefferies - intersezione A26
15/05/2402 - 10:30


"Forse l'idea del sabotaggio non è del tutto da scartare" - disse Sotek dopo una pausa di riflessione - "Se riuscissimo ad arrivare a quei siluri quantici, potremmo sabotare direttamente quelli. Per esempio, potremmo provare a inserire un congegno a tempo che li faccia esplodere in volo. Significherebbe non dover sprecare alcuna vita senziente, né su questa nave né sulla Base Stellare"
"Dovremmo progettarlo, fabbricarlo in laboratorio senza che i superiori se ne accorgano e installarlo nei siluri quantici, sempre senza che i superiori se ne accorgano... Oltre tutto, non abbiamo molto tempo" - disse Alan scoraggiato.
"In realtà, non sarebbe neanche necessario" - iniziò Zinaida. Scoccò un'occhiata insinuante al vulcaniano.
"Cosa, non sarebbe necessario?" - domandò Sotek.
"Che li facessimo esplodere in volo - disse lei - A quello, potrebbero pensarci le difese della Base... Se solo fossero in grado di accorgersi in tempo dell'arrivo dei siluri. No?"
Sotek annuì lentamente: "Si, capisco..."
"Beh, io no" - disse Alan.
"Io si, invece! - trillò Lethis - Non abbiamo bisogno di costruire congegni strani. Se riuscissimo ad inserire all'interno dei siluri un piccolo trasmettitore subspaziale con un comando a distanza, in modo da farli entrare in risonanza... I siluri diventerebbero brillanti come giganti rosse alle difese della Base!"
"Si può fare?" - domandò Zenaida, rivolta a Sotek. Il vulcaniano strinse le spalle: "In effetti, non ci servirebbero trasmettitori di grande potenza... - disse - Anche perché dovremmo agire quando i siluri fossero ancora relativamente vicino alla nostra nave, in modo che a Deep Space 16 Gamma avessero il tempo di rendersi conto del pericolo e reagire di conseguenza. Lethis poi potrebbe attivarli usando un comando nascosto in una comunicazione standard."
"Di trasmettitori a bassa potenza, ne è piena la nave - disse Alan - Potremmo smontare e adattare quelli di un alloggio non assegnato. È difficile che se ne possa accorgere qualcuno, almeno in tempo per fermarci... Ma tutto questo, dove ci porta? Per installare quei trasmettitori, dovremmo arrivare fisicamente a quei siluri quantici. E se c'è una cosa di cui sono sicuro, è che saranno supersorvegliati dai membri della congiura. Non riusciremo neanche ad avvicinarci all'hangar navette!"
"Voi ci siete riusciti - fece notare Zenaida - Possiamo fare la vostra stessa strada attraverso i tubi di Jefferies"
Piegò graziosamente la testa verso la spalla del vulcaniano: "L'unica cosa che ci serve veramente è una distrazione..."



Base Stellare 16 Gamma
15/05/2402 - 10:44


"Ecco quello che ho trovato, tenente..." - la guardiamarina puntò il dito su un angolo dello schermo, zoomando sulla visuale. Riccardi si piegò sulla consolle, per guardare meglio. Sullo schermo, una figura appena distinguibile si muoveva a scatti sullo sfondo bianco ghiaccio della zona climatica andoriana. L'uomo aveva indosso una tuta termica bianca con un cappuccio, che lo ricopriva interamente e lo confondeva con l'ambiente circostante.
"Non so come ha fatto a vederlo" - disse Riccardi.
La guardiamarina sorrise: "Sono andata a colpo sicuro, per la verità. Le olocamere non sembravano aver registrato nulla, ma mi è venuto in mente di controllare i parametri climatici - rispose lei - E c'era una variazione. Di pochi centesimi di grado, ma era rilevabile... e per di più, le variazioni di grado apparivano e sparivano, come seguendo un percorso. Allora ho cercato le registrazioni delle olocamere che potevano aver intersecato quel percorso, nei momenti in cui si verificavano le oscillazioni..."
"Molto bene!" - approvò il tenente. La guardiamarina Hawkeye avrebbe meritato una menzione per il suo passaggio di grado, pensò, anche se doveva essere uscita dall'Accademia più o meno l'altro ieri. Faceva parte degli elementi che Durani gli aveva prestato dalla squadra tattica, ma quando si era presentata per la presa di servizio presso la sezione Sicurezza, lui aveva pensato ad un errore da parte della Klingon e l'aveva accettata solo perché non aveva alternative. Hawkaye era minuta, con i capelli neri stretti in treccine afro che non si accordavano bene ai suoi zigomi alti da nativa americana. Aveva l'aspetto generale di una ragazzina. L'aveva destinata ad esaminare le registrazioni delle olocamere, e era rimasto di stucco quando Durani gli aveva sussurrato che in realtà, quella ragazza così ingannevolmente giovane e indifesa era una campionessa di arti marziali, non solo terrestri. Oltre ad essere molto capace nelle indagini, come gli aveva appena dimostrato.
"Grazie, signore... - disse la guardiamarina Hawkeye. Abbassò un poco lo sguardo - Ma non so quanto questo le piacerà."
Riccardi aggrottò la fronte: "Cosa?"
"Come le dicevo, ho ricostruito il percorso seguito da quell'individuo sulla base di quelle piccole variazioni nella temperatura - accennò allo schermo, dove adesso compariva una cartina stilizzata dell'ambiente andoriano. La ragazza fece apparire una lunga traccia blu zigzagante.
"Ecco... Questo è il percorso. Per arrivare al luogo in cui è stato piazzato il congegno esplosivo, ha fatto un largo giro... Un giro assurdo, in apparenza. Ci sono almeno tre possibili strade più rapide per arrivare dal punto di accesso alla sua destinazione. Invece, ha fatto lo stesso percorso anche al ritorno."
"Ha evitato le olocamere di sicurezza!" - comprese il tenente.
"Esatto. Non le ha potute evitare tutte, ma ha fatto in modo da coprirsi con molta cura rispetto alla sola olocamera che non poteva in nessun modo evitare, per arrivare dove doveva piazzare l'esplosivo. E questo..."
Riccardi si rizzò.
"Questo significa che quel - si interruppe - quell'individuo sapeva dove si trovavano esattamente tutte le olocamere di sicurezza, anche quelle appena collocate dalla nostra sezione, appositamente per l'inaugurazione prevista il giorno dopo l'attentato. Ora che ci penso: neanche il capitano poteva sapere con esattezza dove erano state collocate tutte, non avevo ancora inviato il mio rapporto al suo computer. E questo può significare una cosa sola..."
"È uno di noi... È della Flotta Stellare." - disse Hawkeye.
Riccardi si sentì piombare addosso tutta la stanchezza dei giorni passati, che aveva negato a tutti, compreso sé stesso, fino a quel momento. Aveva potuto dormire molto poco, e forse questo gli aveva impedito di vedere quello che gli stava davanti con la chiarezza che aveva avuto invece quella giovane guardiamarina.
"No. È un uomo della sicurezza. Uno dei miei."



USS Stradivari - Ponte 28
Tubo Jefferies - intersezione A26
15/05/2402 - 12:30


Non le era sfuggito lo sguardo inviperito da parte di Zenaida quando Sotek aveva stabilito i compiti che li aspettavano. Ma era semplicemente logico che lei, in quanto addetta alle comunicazioni, si occupasse di installare e regolare i trasmettitori nei siluri, con l'aiuto di un ingegnere come Alan e dell'ufficiale OPS Sotek... Anche se Lethis sospettava che il vulcaniano avesse solo approfittato dell'occasione per sganciarsi sia pure provvisoriamente dall'appiccicosa Zenaida.
"Zenaida, tu hai il lavoro più importante - le aveva detto - Devi fare in modo che l'attenzione di tutti sia distolta dall'hangar navette."
E la russa aveva dovuto abbozzare. Lei, grazie al suo lavoro al bar di prora, avrebbe potuto provocare un corto circuito nei replicatori di mensa. I replicatori di mensa erano appesi alla sottile paratia che separava l'ambiente dal magazzino dove - non era un segreto per nessuno - erano riposti i liquori di contrabbando della riserva personale del capitano e degli ufficiali superiori: merce altamente infiammabile, che teoricamente era proibita su qualunque nave... Ma c'era da dubitare che esistesse nell'intera Flotta Stellare una sola nave che non avesse una riserva del genere da qualche parte. Bastava una scintilla lì, e l'attenzione di tutti a bordo sarebbe stata concentrata a evitare che l'incendio si propagasse.
Alan era stato inviato a procurare i trasmettitori. Lei era rimasta in attesa, nel tubo di Jefferies, a stretto contatto con il vulcaniano.
Vulcaniano che, peraltro non le aveva dato nessuna soddisfazione! A tutti i suoi tentativi di attaccare conversazione, Sotek aveva risposto con un'alzata di sopracciglio. Che se lo tenesse, Zenaida, se ci teneva tanto... A lei, i tipi musoni come questo Sotek non erano mai piaciuti.
Un rumore li fece sussultare. La scala a pioli che portava ai piani superiori stava vibrando. Lethis aprì la bocca per dire qualcosa, ma Sotek glielo impedì con un gesto imperioso della mano. Pochi minuti dopo, comparve Alan:
"Ce li ha?" - domandò Sotek, a voce bassa.
L'ingegnere accennò alla borsa che aveva attaccata a tracolla: "Nessun problema. Ho fatto finta di avere una riparazione da fare in un alloggio non assegnato e ho invece prelevato i trasmettitori. Fino a quando non ci sarà un'ispezione, non se ne può accorgere nessuno!"
"Adesso, non ci resta che aspettare Zenaida" - disse Lethis.



USS Stradivari - Bar di prora
15/05/2402 - 12:34


Non era ancora il suo turno al bar di prora, ma il collega che la sostituiva non aveva fatto obiezioni a lasciarle il bancone prima del tempo. Zenaida andò a ritirare piatti e bicchieri sporchi da sopra i tavoli, facendo un sorriso a tutti denti a quei maiali che li avevano lasciati lì anziché riportarli all'eliminazione, come era scritto sul regolamento in tutte le lingue di bordo. Era quello che le aveva fatto notare Sotek, in primo momento: non solo mangiava la sua zuppa plomek senza mai lasciare chiazze in giro, ma evitava di ciarlare a voce altissima in mensa, non si lodava per qualunque sciocchezza fatta o evitata, non faceva il dono-degli-dei-per-qualunque-femmina... Insomma, una perla rara fra le sue conoscenze della Flotta Stellare. Le aveva detto di essere promesso a una ragazza del suo pianeta, e questo semmai aveva aumentato le sue attrattive: non avrebbe avuto da pensare a come toglierselo di torno se la cosa non avesse funzionato o quando se ne fosse annoiata. Finora non aveva avuto molto successo con lui, e questo era frustrante per una ragazza come lei. Questa avventura, però poteva avvicinarli... Se solo non si fosse messa di mezzo Lethis, certo.
Zenaida scoccò un'occhiata all'ora di bordo. A quel punto, Alan avrebbe dovuto essere di ritorno al tubo di Jefferies con i trasmettitori, e questo voleva dire che era il momento di agire.
Andò dietro il bancone e da un cassetto di attrezzi afferrò un piccolo apribottiglie in acciaio dotato di punta laser. Lo nascose in uno straccio, con cui iniziò a sfregare prima il bancone, quindi i tavolini, avvicinandosi alla fila dei replicatori della mensa.
Si guardò intorno. Gli oblò aperti sullo spazio mostravano le consuete strie luminescenti del viaggio a curvatura. Un gruppo di tecnici fuori servizio stava chiacchierando e bevendo a un tavolo, mentre altri seduti ai tavoli leggevano su Dipad o consumavano distrattamente un panino con gli occhi fissi su un computer portatile. Nessuno guardava nella sua direzione, e Zenaida pensò che non avrebbe avuto un'occasione migliore.
Il colpo la prese all'improvviso. Avvertì la terra che si staccava da lei e ricadde all'indietro, mancando di poco le zampe di un tavolo e perdendo la presa sul piccolo apribottiglie laser, che schizzò sul pavimento fra piatti che si frantumavano in mille pezzi mischiandosi alle pietanze che avevano contenuto.
Gli allarmi presero a squillare, assordandola. Qualcuno le passò sopra le gambe, urtandola, correndo in direzione della porta. Zenaida riuscì a tirarsi su, appoggiandosi a una sedia rimasta stranamente in piedi, e spalancò gli occhi guardando verso gli oblò aperti.
C'era una nave.
Una nave Klingon.
A un passo da loro. Talmente vicina, che Zenaida pensò che se avesse potuto sporgersi, avrebbe quasi potuto toccarla.



USS Stradivari -
Plancia di comando
15/05/2402 - 12:36


Il capitano Abraham Gray guadagnò a fatica la strada per il ponte di comando, fra le doppie luci di allarme rosso che inondavano il corridoio di un fulgore sanguigno.
"Cosa abbiamo impattato?" - urlò, per farsi sentire sopra la sirena.
Alzò lo sguardo verso lo schermo centrale e rimase a bocca spalancata, fissando la nave Klingon che appariva e spariva dallo schermo. Capì che la sua nave stava girando su sé stessa come una palla da biliardo: "Arresto di emergenza!- latrò, arrivando alla poltrona centrale. Il navigatore si alzò da terra, riuscì in qualche modo ad obbedire all'ordine.
"Qualcuno fermi questo dannato allarme! - gridò di nuovo il capitano.
Sospirò di sollievo, ma solo per un istante. Vicino a lui, Azima si stava rialzando, ma teneva una mano sul sopracciglio, da cui iniziavano a sprizzare gocce scure. Gray l'aiutò a sedersi sulla
poltrona del primo ufficiale, poi si preoccupò per il capo della sicurezza, che giaceva scomposto dietro la sua postazione, privo di sensi. Premette il suo comunicatore, ordinò il suo trasporto in
infermeria, quindi tornò alla poltrona centrale: "Rapporto?"
Azima si aggrappò al computer sul bracciolo della sua poltrona: "Ricevo notizia di feriti, di contusi... Nessun danno al nucleo, nessun danno in ingegneria... - respirò - Il rapporto dell'infermeria è ancora parziale, ma non hanno segnalato per il momento dei feriti gravi"
"Ma che cosa è successo? - chiese. Sullo schermo centrale, la nave Klingon adesso era immobile, sullo sfondo nero punteggiato dalle stelle - Ma... Ma da dove sono spuntati quelli?"
La primo ufficiale scosse la testa: "Dovevano essere in occultamento - rispose - I sensori non hanno rilevato nulla fino a quando non c'è stato l'impatto. A quel punto sono comparsi, ma era troppo tardi!"
"Signore..." - lo chiamò un tenente junior dalla postazione tattica - Sto ricevendo un segnale"
"Dalla nave Klingon?" - si guardò intorno - Ma dove diavolo è l'addetta alle comunicazioni?"
La primo ufficiale non rispose.
"Spero per lei che sia in infermeria, tra i feriti - borbottò Grey, quindi si girò verso il tenente junior.
"Mi metta in comunicazione"