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DS16GAMMA - MISSIONE 21 RSS DS16GAMMA - Missione 21

21.02 " Compatibilità culturali "

di T'Lani , Pubblicato il 12-12-2018

Base stellare 16 Gamma
Studio del capitano Shran
30/10/2398, ore 16.20



"...Questo è da escludere!" - disse il primo giudice.
"Mi dispiace, ma non possiamo assolutamente permetterlo" - rincarò il secondo.
"E poi, a questo punto? Sono perfino scaduti i termini per presentare le candidature" - rimarcò il terzo.
Le antenne del capitano Shran avevano ceduto parecchi gradi da quando si erano presentati alla sua porta i tre presidenti del collegio arbitrale dei Giochi. I tre - tutti uomini e tutti con in volto la medesima espressione tra il funesto e l'oltraggiato che li rendeva quasi identici nonostante l'appartenenza a tre diverse razze - avevano presentato una protesta formale sulla presenza ai Giochi Giovanili dei ragazzi Jem'Hadar richiesta dai Vorta. Come se lui, Shran, avesse la benché minima voce in capitolo sulla faccenda. Quei Giochi maledetti gli erano stati imposti dall'Ammiragliato, come se non avesse già abbastanza beghe per le mani. Oltretutto, di lì a poco gli sarebbe anche toccato tenere una inchiesta sulle cause del disastro della nave da trasporto Ferengi. Erano morte delle persone. Lui aveva già provato più volte a far cadere nella conversazione che il suo compito in quel momento sarebbe dovuto essere quello di andare ad interrogare i superstiti e indagare sulle cause del disastro, ma quei tre non avevano voluto sentire ragioni ed avevano continuato a ripetere i loro argomenti. Dentro di sé, Shran stava invocando già da un pezzo gli antenati del suo clan perché aprissero una falla là dove c'era l'oblò e inghiottissero tutti quanti nello spazio insieme ai loro dannatissimi Giochi!
In piedi, di fronte ai tre giudici, stava una Vorta dalle profonde occhiaie nere, che stava perorando la tesi opposta con un tono così falsamente gentile da riuscire ad irritargli i nervi ancora più degli accenti oltraggiati dei tre giudici. La donna si era presentata come Conlan, e Shran l'aveva odiata a pelle, dal primo momento in cui l'aveva vista. Aveva dovuto concentrarsi per non far trapelare la sua avversione.
"Tuttavia - intervenne, suadente la Vorta - Se non erro, ci sono stati delle precedenti occasioni in cui sono state accettate squadre anche a termini di presentazione scaduti... Non è vero?"
Il secondo giudice - il romulano - borbottò qualcosa tra i denti che assomigliava ad una ammissione. Il terzo giudice - rappresentante della Federazione - lo fulminò con uno sguardo prima di rispondere:
"In un caso, si. Ma fu una unica eccezione alla regola, mai più ripetuta"
"Il fatto che vi siano state eccezioni - chiedo scusa, una sola eccezione - a mio parere vuol dire che la regola non è poi così vincolante, non è vero?"
Il terzo giudice ebbe uno scatto:
"Non ci prendiamo in giro - disse l'umano - Termini di presentazione o no, il fatto è che non possiamo accettare dei Jem'Hadar nei Giochi. Ne andrebbe del fondamento stesso della competizione: sportività ed eguaglianza di trattamento!"
"Non capisco dove sia il problema" - rimarcò la Vorta.
"Quello che il mio collega stava cercando di dire - intervenne il primo giudice - E' che una delle regole fondamentali dei Giochi è che non possono essere prese sostanze di qualunque genere per migliorare le prestazioni. I Jem'Hadar sono notoriamente programmati per essere dipendenti da una sostanza vietata in tutto il territorio delle nazioni partecipanti. Non possiamo accettare che gareggino dei ragazzi che prendono il ketracel bianco." - il klingon terminò le parole con un disgusto che gli fece snudare i denti.
"Proprio così - confermò l'umano, sporgendo in avanti il mento - Noi insistiamo molto con i nostri ragazzi che devono competere correttamente, senza far ricorso a sostanze che alterino le loro prestazioni. Con che faccia andremmo da loro, se accettassimo atleti dipendenti dal ketracel al punto da essere incapaci di gareggiare, o perfino di vivere, se ne fossero privati?"
Le sopracciglia della Vorta ebbero una lieve contrazione di disappunto:
"Dunque è il ketracel il problema? Potrei contestare il fatto. Dopotutto, anche i vostri atleti dipendono da sostanze chimiche e soffrirebbero molto se ne fossero privati a lungo... Solo che le chiamate cibo"
"Il cibo non è una sostanza dopante!" - contestò il romulano.
"E sicuramente non è vietato dai nostri ordinamenti legali" - sottolineò il federale.
"E' solo una questione culturale - disse Conlan - Nella nostra cultura, il ketracel è considerato un nutriente"
"Un...COSA?" - Il Klingon si rizzò in piedi, gonfiando il petto come se stesse per esplodere - PER CHI CI HAI PRESO, DONNA?"
Shran temette per un istante che si stesse per scagliare contro la Vorta. Si parò di fronte al Klingon:
"Sono sicuro che Conlan non aveva intenzione di mancare di rispetto agli onorevoli giudici dei Giochi! Io credo che possiamo arrivare ad una soluzione che non pregiudichi l'onore di nessuno"
"Onore? Che cosa ne sa questa femmina dell'onore?" - Il klingon snudò i denti in direzione della Vorta, che replicò:
"Onore forse no. Ma sono abbastanza sicura di riconoscere la paura quando la vedo"
Gli altri giudici si erano alzati in piedi. Il romulano afferrò il braccio del klingon, quasi a volergli impedire di massacrare la donna all'istante:
"PAURA IO? Come osa questa..."
"Si, paura: paura che i nostri Jem'Hadar usciti dall'incubatrice da meno di tre giorni si rivelino così forti, così potenti nei confronti dei vostri atleti da farli sfigurare di fronte a tutto il Quadrante Gamma!"
"SIGNORI!" - urlò Shran. I giudici e la Vorta lo fissarono. Il Klingon come se stesse per snudare un pugnale, il romulano con sorpresa, il federale con terrore, la Vorta come se d'improvviso si fosse trasformato in un insetto. Almeno aveva la loro attenzione, pensò Shran. Adesso, doveva convincerli a non ammazzarsi a vicenda.
"Il nodo della questione è: che cosa è il ketracel bianco e se comporta un ingiusto vantaggio a favore dei Jem'Hadar. - Alzò la mano, per prevenire l'obiezione del federale - Lo so che è vietata nella Federazione Unita dei Pianeti, ma ci sono esempi nella storia di sostanze intossicanti che tuttavia sono accettate dalle varie culture. L'alcool, tanto per fare un esempio: ne è vietato il consumo in alcune culture e normalissimo in altre, la mia compresa." - Colse un lampo di compassione sul volto del romulano, che poi con la coda dell'occhio sbirciò l'espressione del klingon e poi del federale. Shran si stava arrampicando sugli specchi per non causare un incidente diplomatico che poteva avere conseguenze devastanti, ed il romulano era stato il primo a capirlo.
"Propongo quindi che oggi stesso si faccia una commissione che decida sul punto. I Vorta - Shran piegò leggermente le antenne verso la donna - e gli onorevoli giudici della competizione porteranno nella commissione le loro argomentazioni"
"E chi dovrebbe decidere? - domandò Conlan, inarcando le sopracciglia - Lei?"
"No, non io - per mia fortuna, ebbe il tempo di pensare - Come sapete, c'è stato un incidente alla Base che ha coinvolto un cargo Ferengi, e sarò impegnato con l'inchiesta assieme al mio ufficiale scientifico, ma i Giochi si tengono comunque su una Base della Flotta Stellare. Il punto in discussione richiede una competenza medica, quindi a giudicare dovranno essere gli ufficiali medici capi. La commissione sarà presieduta dall'ufficiale medico capo della Base Stellare 16 Gamma, dottor Sonx. E tutti i presenti saranno tenuti ad osservarne le decisioni, qualunque esse siano" -
Il dottor Sonx non me ne sarà affatto grato, pensò Shran. Per uno scherzo del genere potrebbe chiedere il trasferimento o perfino dare le dimissioni, ma non posso fare altrimenti. Lanciò un'occhiata alla Vorta, che pareva soppesare gli uomini in piedi alla sua sinistra.
"Mi sta bene"- disse infine Conlan.

Base stellare 16 Gamma
Attracco 1
30/10/2398, ore 16.25



L'atmosfera all'attracco 1, dove sarebbe dovuta approdare la nave ferengi, era frenetica. Gruppi compositi di varie razze si accalcavano di fronte ai monitor che segnalavano notizie più o meno certe sui feriti e sui dispersi. I gruppi si riunivano scambiandosi domande, si scioglievano passando da un monitor all'altro, nella speranza di trovare una notizia in più o un nome in più sulla prossima schermata. Qualcuno gridava, qualcuno protestava, ma non sembrava ci fosse bisogno di più agenti della sicurezza. C'era dolore e incertezza nei volti che gli stavano intorno, non rabbia. Quella, pensò Ramar Roberts, probabilmente sarebbe arrivata più tardi. Rimpianse che al consigliere della Base fosse stata l'autorizzazione a partire prima dell'arrivo del suo rimpiazzo. Il rapporto preliminare diceva che sul cargo Ferengi distrutto c'erano anche parecchi passeggeri, fra i quali genitori e parenti di alcuni atleti e personale vario di servizio ai Giochi che non era riuscito a trovare posto sulle navi ufficiali. Tanta gente avrebbe avuto bisogno di assistenza psicologica.
Non si vedevano i feriti, che dovevano essere stati teletrasportati direttamente nell'infermeria della Base. Un gruppo si accalcava intorno ad una giovane donna betazoide in lacrime. Un agente della sicurezza fendette la folla per raggiungerla, la sorresse con un braccio e premette il comunicatore chiedendo il teletrasporto d'emergenza. Tutto il dolore lì intorno doveva essere soverchiante per una telepate, pensò Ramar Roberts guardandola svanire.
Sul suo Dipad pulsavano le stesse notizie che comparivano sui monitor, con solo qualche istante di differenza. Avvertì il calore di uno sguardo e si girò. Alle sue spalle era comparso un giovane romulano dal volto bruno:
"Lei è un ufficiale superiore, lo vedo dalla divisa... - disse il ragazzo - Ha qualche notizia in più?"
"No, mi dispiace. I rapporti sono solo in fase preliminare. Non sappiamo ancora niente sulle cause del disastro."
"Ma come può una nave esplodere a quel modo?"
"E' ancora presto per fare qualunque ipotesi."
L'angoscia che si vedeva sul volto del ragazzo gli fece pena:
"C'era qualcuno della sua famiglia, a bordo di quella nave?"
Il ragazzo si irrigidì:
"No. Nessuno. E' solo... Curiosità, la mia"
Il bajoriano non gli credette. Non bisognava essere betazoide per capire che tutto in quel ragazzo sapeva di disperazione. Si chiese per quale motivo stesse mentendo.
"Come ho detto, i rapporti sono solo preliminari. I tecnici della mia squadra non hanno ancora recuperato il relitto, ma per il momento dobbiamo occuparci dei feriti e fare l'elenco dei dispersi. Ci sono tante persone ancora da identificare, ma presto i loro nomi saranno su quei monitor" - accennò agli schermi di fronte ai quali era accalcata la folla - Come ti chiami?"
"Non importa... Chiedo scusa, non dovevo importunarla. Buona giornata"
L'ufficiale scientifico vide il ragazzo allontanarsi in mezzo alla folla.
Alle sue spalle comparve Tara Keane:
"Cosa stai facendo? - la donna seguì il suo sguardo - Che ha quel romulano di tanto interessante?"
"Non ne sono sicuro..." - disse Ramar Roberts.

Il ragazzo si allontanò, sentendo sulla nuca il calore pesante dello sguardo del bajoriano. Sapeva di aver fatto un errore ad abbordare l'ufficiale della Flotta Stellare, ma non aveva potuto fare a meno di fare domande. Dentro di sé bruciava dal desiderio di urlare, di fare qualsiasi cosa pur di non rimanere fermo, inutile, ad aspettare... Cosa? La nave che doveva portare lui... e lei, soprattutto lei, lontano per costruire una nuova vita in due, era saltata in aria. La sua famiglia si sarebbe accorta molto presto del furto dei cristalli di dilitio grezzi con cui Jo avrebbe dovuto pagare il loro viaggio ed il loro futuro insieme. E avrebbero capito che era stato lui a prenderli. Non poteva più tornare indietro, e non poteva aspettare che il furto fosse scoperto. Doveva fuggire, anzi: dovevano fuggire... Anche se adesso non sapeva più come.
Kimmar, pensò. Kimmar. Quel Ferengi gli doveva una spiegazione. E una nave.