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SHELDON - MISSIONE 06 RSS SHELDON - Missione 06

06.04 "Scosse e ricordi"

di Paul Hewson, Pubblicato il 13-11-2022

Tarlis, pianeta Urtis.
Zona residenziale , periferia est.
27/05/2402 - ore 10:55


Il Dottor Rowe era rientrato a casa da diverse ore e dopo una doccia, che sperava rilassante, aveva provato a mettersi a letto per cercare di riposare un po': il turno in ospedale era stato lungo e molto interessante.
Il sonno però tardava ad arrivare perché il pensiero di quegli esseri misteriosi gli turbava la mente e dopo un paio di ore passate a rigirarsi nel letto si era deciso ad alzarsi . Era andato nel suo studio e aveva preso il suo diario per annotare tutto ciò che riguardava i tre alieni, perchè che lo fossero ne era assolutamente certo, nella speranza un giorno di poterli rincontrare.
Era così intento nel redigere il resoconto sull'incontro in ospedale, che quasi non si accorse che qualcuno era entrato in casa, ma presto la sua concentrazione andò in frantumi perché un uragano, sotto forma del fratello minore Juffar, entrò nello studio.
"Rowe, non immagineresti mai cosa è successo oggi, mentre stavano prestando soccorsi nella zona colpita dalle bombe di Anatoris?"
"Avete trovato tre esseri con il sangue rosso come il tuo." rispose il medico senza scomporsi anche se la preoccupazione, per il fatto che il fratello fosse stato mandato in azione, era tanta: il rischio che si ferisce e fosse scoperto, era troppo alto.
La delusione sul volto del fratello lo spinse però a sorridere e a confessare "Li hanno portati nel mio reparto! Per questo lo so."
Juffar si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania del fratello e lo scrutò a fondo: erano così assurdamente simili d'aspetto, nonostante avessero genitori diversi, ma caratterialmente erano uno l'opposto dell'altro.
Rowe era metodico, preciso e ossessionato dalla conoscenza di qualsiasi tipo, scientifica principalmente, quanto lui era disordinato, distratto ed amante di ogni possibile forma di attività fisica.
"Sai che li ho trovati io?"
"No, questo non lo sapevo." rispose Rowe incuriosito. "E dimmi, erano svegli quando li hai trovati? Hanno parlato?"
"Erano tutti e tre svenuti, anzi non so come siano sopravvissuti a quell'esplosione. Poi quando è arrivato il Tenente, li hanno caricati su un autocarro e portati in ospedale. Non so se siano ripresi durante il viaggio."
A questo punto la delusione si dipinse sul volto del giovane medico che sperava che nella semi incoscienza avessero detto qualcosa sulla loro origine, così da aiutarlo a capire da dove venissero i genitori naturali del fratello.
Fu allora che Juffar, per stupire il fratellone, decise di mostrare la strana spilla che aveva raccolto di fianco a uno dei tre stranieri.
"Guarda cosa ho trovato vicino a loro: bella vero? Non ho mai visto niente di simile e tu?" chiese al fratello rigirando lo strano oggetto tra le dita.
Rowe quasi glielo strappò di mano e, mettendolo sotto la luce della lampada alla sua destra, prese una lente per guardarlo meglio: questo strano oggetto confermava la sua teoria. Si alzò di scatto e corse alla parete di fronte dove un quadro del defunto padre, importante medico di fama internazionale, celava una cassaforte a muro. Velocemente l'aprì, sotto lo sguardo basito di Juffar, e ne estrasse una piccola scatola portagioielli di velluto rosso. Sollevò il coperchio e il brillante manufatto, così simile alla spilla trovata dal fratello, brillò tra le pieghe del velluto che lo avvolgeva.
*Sì che l'ho già visto!* e ripensò emozionato al giorno, di circa 18 anni prima, quando il padre, durante una delle passeggiate che faceva nei suoi rari momenti di pausa dal lavoro, aveva visto un oggetto infuocato solcare il cielo con un fragore assordante. Poi ci fu un'esplosione potente ma, fortunatamente, lontana. Poco dopo, il disperato pianto di un bambino lo sorprese: era corso verso il luogo da cui proveniva il suono e si ritrovò davanti ad un bimbo biondo e paffuto di circa 1 anno, completamente nudo ma avvolto in una copertina blu su cui brillava una spilla dalla strana forma a tre punte. Lo aveva portato a casa e sottoposto ad una visita per valutare se avesse delle ferite e subito si accorse che quel bimbo, così somigliante al suo unico figlio, non apparteneva al loro mondo. Ma sapeva anche che se avesse denunciato il ritrovamento del bambino, la F.O.R.D. lo avrebbe fatto sparire in uno dei loro laboratori segreti e sottoposto a chissà quale esperimenti. Fu facile per i suoi genitori decidere di tenere il piccolo con loro, crescendolo come un figlio, anche se, per evitare che il suo strano sangue potesse saltare fuori in un'innocente gioco tra bimbi, lo crebbero sotto una campana di vetro, adducendo finti problemi di salute, per cui non poteva stare all'aria aperta e avere troppi contatti coi coetanei. Avevano quindi acquistato una bella casa alla periferia della città, con un grande spazio esterno per permettere a Juffar di sfogare la sua inesauribile energia. Rowe era stato quasi obbligato a diventare medico, così il fratello non avrebbe mai dovuto ricorrere ad altri dottori e il suo segreto sarebbe stato salvo. Adesso era, forse, arrivato il momento per suo fratello di riunirsi al suo popolo.
Accidenti doveva trovare assolutamente il modo di mettersi in contatto con quegli alieni!

Sheldon - orbita alta attorno a Urtis
Plancia - 27/05/2402 - ore 11:20


Sul ponte di comando l'atmosfera era piuttosto tesa: la scoperta che sul pianeta c'era qualcuno col sangue a base ferro aveva scatenato una miriade di ipotesi su come la cosa fosse possibile. Unito al fatto che dovevano recuperare il comunicatore disperso e una nave senziente con cui non riuscivano a comunicare, aveva reso gli animi dei giovani ufficiali estremamente elettrici.
"Capitano, rilevo delle scosse sulla superficie, nella zona corrispondente alla posizione di Sharon." Disse Naky
"Di che origine? Naturale o artificiale?" Chiese Adrienne, sperando che non fossero ripresi i combattimenti sul pianeta.
"Non rilevo traccia di esplosioni. Oh accidenti!"
"Che succede?" Disse allarmata il Capitano.
"La nave sta cercando di liberarsi, è questa l'origine delle scosse. " rispose la scienziata.
"Ma non era praticamente senza energia? Dove l'ha trovata?" Chiese Rezon
"Dalla sonda" intervenne Rush "in un qualche modo sta assorbendo la sua energia."
"Non va bene, potrebbe causare un disastro: dobbiamo comunicare con la nave."disse una preoccupata Faith.

Tarlis - zona residenziale
casa di Rowe e Juffar
27/05/2402 ore 12,10


Jekins e il Consigliere erano stati incaricati dalla Faith di recuperare il comunicatore, nonostante il parere contrario di Rezon che sosteneva che se la nave fosse riuscita a liberarsi, tutti l'avrebbero vista e non sarebbe stato un piccolo comunicatore il danno maggiore. Ma il Capitano era fiduciosa del fatto che avrebbero comunicato con Sharon e l'avrebbero rassicurata che sarebbe stata liberata presto e che quindi si sarebbe calmata.
I due ufficiali si erano fatti trasportare nel giardino della casa da cui proveniva sia il segnale del comunicatore che il segno vitale anomalo: la cosa era strana, ma forse potevano prendere i due famosi piccioni con una fava.
Nascosti dietro ad un'alta siepe stavano ascoltando con un microfono direzionale la conversazione che avveniva all'interno, per cercare di capire come intervenire: ovviamente Adrienne aveva ricordato loro i limiti della Prima Direttiva. C'era una discussione in atto:
=E comunque non capisco che bisogno c'era di andare sul campo, con la fatica che ho fatto a trovarti un posto nell'ufficio del Comandante Narwo!=
=Rowe la situazione era di emergenza estrema, quei bastardi ci hanno attaccato all'improvviso, non potevo rifiutarmi di prestare soccorso. =
=Se, ti conosco, minimo ti sarai offerto volontario! E se ti ferivi? Come avresti giustificato il tuo sangue rosso?=
=Che palle Rowe. Fosse per te me ne dovrei stare chiuso qua dentro per sempre. Tanto valeva che tuo padre non mi avesse trovato se devo vivere come un recluso per sempre!=
A quelle parole i due ufficiali della Sheldon si guardarono, quasi colpiti dallo stesso pensiero che fu però Hewson ad esprimere.
"A quanto pare la Prima Direttiva in questa particolare circostanza non verrà violata: credo sia arrivato il momento di presentarci. Forza andiamo. " disse uscendo dal riparo della siepe e dirigendosi verso la porta sul retro, seguito da un Jekins un po' più dubbioso sul fatto che il Capitano avrebbe approvato un'approccio così diretto.
Ma il Consigliere stava già bussando e quindi non gli restò che mettersi alle sue spalle e sperare di avere preso la decisione più giusta.