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USS SEATIGER - MISSIONE 10 RSS USS SEATIGER - Missione 10

10.10 "Rovescia il tavolo"

di Droxine Carelli, Pubblicato il 05-04-2024

USS Seatiger - Sala Tattica
02/06/2398 ore 20,00


Kenar scrutò il cambiante che sedeva di fronte a lui.
Aveva l'aspetto di Kellig. Era lo stesso individuo con cui aveva parlato in precedenza?
Chi sa se si scambiavano i ruoli di quando in quando?
Probabilmente no, decise. Troppo complicato imparare da zero ad interpretare una persona.
Ma non si poteva mai dire.
"Bene, capitano. Se mi ha convocato qua sospetto che abbia deciso di accettare la nostra proposta di collaborazione."
"In un certo qual modo. Le sottolineo che non approvo i vostri metodi. Per questo ritengo che lasciarvi qua a fare quello che stavate facendo sia più deleterio che portarvi via con noi."
Kellig sorrise.
"E la vostra etica vi impedisce di... toglierci dalla scena in altro modo."
Kenar lanciò all'altro uno sguardo tagliente. Non aveva dimenticato i sospetti del tenente Queen riguardo il governatore Sonag e suo figlio.
"Sì."
"Quindi, visto che siamo ancora qui, presumo che stia ancora pensando di risolvere i problemi sul pianeta. "
"Problemi provocati da noi, aggiungerei."
"Sì, di questo discuteremo tra poco. Prima mi lasci chiedere: perché? Se i problemi li abbiamo provocati noi, cosa c'entra lei e la sua nave? Solo perché proveniamo dallo stesso universo? Si fa carico dei nostri peccati sono per la comune frequenza quantica? Mi sembra un po' troppo anche per voi."
Arjan esitò un attimo. Quella domanda era passata per la testa anche a lui. E non aveva trovato una buona risposta. Non una razionale, almeno. Era solo che sentiva di non potersene semplicemente andare.
"Va fatto. Questa è la nostra condizione. Inoltre nel periodo di permanenza su questa nave lei ed i suoi compagni dovrete accettare una condizione di cattività. Vi daremo degli alloggi decenti ma saranno prese le opportune misure per impedirvi di muovervi a piacimento."
"Naturalmente, capitano, naturalmente. Non mi aspettavo niente di meno. Non ci saranno problemi. E tornando a noi, come avrebbe intenzione di risolvere i problemi di questo ridente pianeta?"
"Credo che l'unico modo sia indire dei colloqui di pace con i pirati, mentre voi indirete delle libere elezioni per far governare i nativi ai nativi."
Kellig scoppiò a ridere.
"Capitano! Ora che ero quasi a pensare che non fosse un ingenuo!"
Il capitano della Seatiger si irrigidì sulla sedia.
"Capitano, il progetto che ha descritto è lungo ed incerto. Ed in definitiva provocherebbe più danni di quelli che vuole riparare. Senza contare che ci vorrebbero anni ed anni di tempo per farlo. Lei rimarrebbe qui per così tanto solo per questo? Senza contare che, anche se ci riuscisse, diventerebbero dipendenti da voi. E questo vi trasformerebbe in noi."
Kellig si appoggiò allo schienale della sedia, sicuro della sia tesi. Arjan si morse un labbro per contenere una risposta salace.
"Quindi? Cosa propone?"
"Di mandare avanti il nostro piano. Che è ben congegnato e solido."
" Ho l'impressione che non mi piacerà."
"Non è detto. Vede capitano, per quanto possa pensare diversamente, il Dominio non è una nazione canaglia da sala ologrammi. Anche il nostro scopo su questo pianeta è, o era, quello di ottenere un governo solido e stabile. Solo che quando siamo arrivati la società versava in una pesante crisi economica. Da cui verosimilmente non si sarebbe risollevata a breve. Quindi ci sostituimmo ai governanti. Sfortunatamente solo misure draconiane avrebbero potuto risolvere la situazione. Instaurammo quindi una dittatura. Di fatto, se non di nome. Nel contempo stimolammo la nascita per un movimento di resistenza contro di noi. Sì capitano. Noi mutaforma sappiamo che l'unico modo per vincere con sicurezza una partita è sedere ad entrambi i lati del tavolo. Con il tempo il movimento ribelle si è evoluto nel groppuscolo dei cosiddetti 'pirati spaziali'. Non a caso la nostra Treena ne ha circuito il leader. Un sempliciotto che non saprebbe allacciarsi le scarpe da solo."
Arjan rimase in silenzio. Kellig aveva ragione: non gli stava piacendo quello che sentiva.
"La crisi economica si è risolta, ma abbiamo mantenuto la mano pesante nel controllo della popolazione. Volevamo farci odiare. Quando la popolazione fosse stata 'cotta' a puntino, ed a questo punto ci siamo, avremmo inscenato un colpo di stato: gli eroici pirati ribelli avrebbero rovesciato il malvagio governo, probabilmente mettendo a morte me ed i miei compagni. Cosa che, come potrà immaginare, non è un grosso problema."
"E voi vi sareste sostituiti ai nuovo governanti."
"Ci saremmo sostituiti agli eroici ribelli. Portati in trionfo ed al comando di una civiltà ormai stabile e con un governo senza problemi di consenso, almeno per qualche anno. Ma ora grazie a lei ed alla sua nave non sarà più necessario."
"In questo modo però le alte cariche del governo sarebbero probabilmente messe a morte. Voi potete sopravvivere ma l'esecutivo correrebbe rischi enormi."
"Capitano, con il suo metodo ci sarebbero disordini, tumulti. Solo per un mero calcolo numerico è la soluzione peggiore. Ed inoltre, mi creda, è vero che siamo stati noi Fondatori a gettare il seme, ma le posso assicurare che i vertici del governo sono punteggiati di individui realmente sgradevoli. Se sapesse cosa alcuni di loro hanno fatto non si farebbe problemi a metterli a morte lei stesso."
"Non credo proprio. Serve sempre un processo."
"No, capitano. C'è troppo odio compresso in questa società. L'unico modo è farla liberare in una volta sola. Un'esplosione cauterizzante. E se facciamo come abbiamo progettato noi fondatori sarà un'esplosione controllata. Volta a dare una spinta al pianeta nella direzione giusta. Provi a chiedere ai suoi esperti di sociologia."
Arjan aveva la schiena rigida. Cercò di rilassarla. Dal punto di vista puramente razionale il cambiante aveva ragione e la sua esposizione aveva anche un certo fascino.
Dall'altro sentiva un nodo all'altezza dello stomaco che bussava alle porte della sua coscienza.
"Ci penserò."
"Ne sono felice, capitano. Mi faccia sapere cosa deciderà."
Kenar fornì la parola d'ordine al tenente Calvi che attendeva fuori per dimostrare di non essere stato sostituito.
Poi Anna scortò l'ospite verso la sala del teletrasporto.



USS Seatiger - Sala Tattica
Poco dopo


Il capitano del Seatiger sedeva a capotavola nella saletta silenziosa perso nei suoi pensieri.
Prendere una decisione non era semplice.
Pragmatismo o idealismo?
No. Aveva bisogno di avere le opinioni dei suoi ufficiali. Avrebbe indetto una riunione. La decisione e la responsabilità sarebbe rimasta a lui ma ora aveva bisogno di buoni consigli. T'Kar, Calvi ed anche Anena avrebbero sicuramente...
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dal cicalino della porta.
"Avanti."
Spuntò il viso sorridente di Finn.
"Capitano! Le ho portato quei rapporti..."
"Avrebbe potuto semplicemente inoltrarli alla mia console."
Finn espresse imbarazzo.
"Ahem, sì capitano. In realtà ero curioso riguardo l'incontro con il cambiante. Come capirà visto quello che è capitato averlo a bordo mi rende nervoso."
Arjan scrutò il suo primo ufficiale.
*Buoni consigli dicevo... ma sì, perché no...*
Rapidamente Arjan espose all'altro la conversazione avuta poco prima.
"Lei cosa ne pensa?"
Finn si concentrò per un po' prima di rispondere.
"Bé capitano. Io di sicuro non sono la persona più adatta a giudicare una cosa simile. Però so che quando al tavolo ti servono delle carte di m... scarse, l'unico modo di vincere è rovesciare il tavolo."
"Lei indulge nel gioco d'azzardo, Numero Uno?"
Il viso di Finn assunse una sfumatura purpurea.
"Ehhh no capitano, era solo una petof... matef..."
"Metafora."
"Quella. Volevo solo dire che se le regole non ti consentono di giocare bisogna uscire dagli schemi e riscriverle."
Arjan guardò il primo ufficiale con espressione seria.
"Capisco, signor Finn. Ne terrò conto."
Questo gli restituì un sorrisone.
"Grazie, capitano. Ora se permette me ne andrei... ho una partita di... cioè una pila di rapporti da leggere che mi aspetta."
"Sicuro, vada pure."
Arjan guardò l'uomo uscire.
Sospirò.
Finn sapeva essere sempre rinfrescante, in un certo qual modo.
Non che la sua tesi gli sarebbe stata veramente di aiuto, in realtà.
Come avrebbe potuto 'rovesciare il tavolo' in una situazione come quella?