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SHELDON - MISSIONE 03 RSS SHELDON - Missione 03

03.09 "Shena"

di Filippo Jekins, Pubblicato il 15-12-2020

Daktar 3
28/06/2400 - ore 18.00


La situazione era degradata rapidamente. In poco tempo il virus era riuscito a prendere completamente il controllo della stazione. Labok aveva dato rapidamente l'allarme anche se temeva che l'avrebbero accusato e pesantemente punito, ed in un primo momento fu quello che accadde. I superiori, supportati da un nutrito gruppo di colleghi, irruppero nel locale e iniziarono ad aggredire il povero Labok utilizzando la vile e inutile strategia del punirne uno per educarne cento. Tuttavia la situazione divenne rapidamente così grave e incontrollabile che tutte le risorse furono utilizzate per cercare di riprendere il controllo.
In poco tempo Labok venne lasciato solo al centro della stanza mentre l'intero personale cercava invano di impedire la propagazione del virus. Interdetto e incerto sul da farsi, Labok si avvicinò ad una consolle disponibile e iniziò anche lui l'impari lotta per riprendere il controllo. Ma fu tutto vano.
Il virus agiva come un elaboratissimo programma di calcolo vivente in grado di utilizzare l'intera potenza di calcolo della stazione contro il suo stesso personale.
Il degrado fu rapido.
Il computer centrale fu il primo componente ad essere perduto, poi via via tutti i vari sistemi e sottosistemi, fino a raggiungere il sistema di supporto vitale. Ogni strumentazione venne bloccata.
Nel buio assoluto, senza gravità e supporto vitale, l'equipaggio capì di essere perduto. Il virus ora stava utilizzando l'intera potenza di calcolo per cercare di far girare un complesso programma. Persino i microcontrollori delle porte vennero destinati al calcolo.

Navetta di Salvataggio
28/06/2040 - ore 13.50
Nella mente di Rush


Era una serata perfetta, magica, di quelle che non si dimenticano mai.
Il rumore del mare faceva da dolce colonna sonora mentre i colori dell'ora blu con le sue tonalità fresche e le lunghe ombre erano una cornice perfetta a loro due: Rush e Rena che erano seduti al lume di candela in riva al mare.
Il pescato era freschissimo e cucinato ottimamente, il tutto innaffiato con ottimo vino bianco.
"Una serata perfetta" sintetizzò l'ingegnere brindando con la compagna.
"Sì, i vantaggi della tua convalescenza" rispose la moglie.
"Oh, beh, allora spero di non guarire mai" poi, con un sorriso a 32 denti, Rush aggiunse "Anche se mi basta stare con te per guarire all'istante"
Rena sorrise di rimando e arrossì alle parole del marito "Allora possiamo rimanere qui per sempre"
Quell'affermazione innesco una strana domanda per la testa dell'ingegnere *Ma.. da quanto tempo sono qui?*
Il dubbio lo pervase. Non ricordava gli avvenimenti tra la passeggiata al parco e quella cena al lume di candela. Temeva un effetto secondario del terribile esperimento che aveva subito.
Una strana angoscia pervase il suo essere torcendogli le viscere. Una smorfia apparve sul suo viso.
Fece di tutto per nasconderla ma Rena capì tutto "Che succede amore?" gli chiese mettendogli la mano destra sopra quella del marito.
Quel semplice gesto rincuorò l'ingegnere che sorrise dicendo "Nulla, ora è passato."
Ci fu un lungo e sereno istante tra i due interrotto solo dall'arrivo del cameriere il quale posò il dolce ai due ufficiali della flotta.
"Ecco qui le vostre ordinazioni."
"Ah grazie mille" rispose Rena guardando il tiramisù.
Ma Rush rimase interdetto: non avevano mangiato il dolce poco fa?

Daktar 3
28/06/2400 - ore 20.00


Era la fine per Labok e gli altri senza il supporto vitale l'ossigeno si stava riducendo rapidamente e il calore prodotto dai vari sistemi stava rendendo torrida la loro agonia. Ormai era solo questione di tempo.
Un bip risuonò nell'oscurità.
Labok pensò che si trattasse di uno scherzo della sua mente.
Poi successe nuovamente.
E questa volta il giovane fu certo di aver sentito il segnale.
Successe una terza volta e uno scienziato disse ad alta voce "Che cos'è?"
Nessuno ebbe il tempo e la possibilità di rispondere perché la sorpresa fu grandissima: ossigeno, puro e fresco, iniziò ad entrare all'interno della stazione.
Erano salvi, ma nessuno disse nulla. Rimasero tutti lì nell'oscurità a cercare di capire la situazione. Portati al massimo della capacità, i sistemi di supporto vitale ristorarono l'ambiente rapidamente.
Alcuni si misero in piedi guardandosi attorno.
Sembrava che tutti i sistemi tranne il supporto vitale fossero disattivati o bloccati dal virus.
Il locale era ancora immerso in un'oscurità totale. Poi una luce fortissima e intensa.
Gli scienziati rimasero alcuni istanti accecati dall'improvvisa luce bianca. Si portarono le mani agli occhi per proteggersi. La curiosità ebbe la meglio sull'accecamento e tutti cercarono di vedere la creatura che gli stava di fronte.
Era un ologramma che galleggiava a mezz'aria, vestita con una specie di armatura di luce con contorni poco definiti e sfocati. Aveva dei capelli neri svolazzanti a mezz'aria e il volto umano.
"Io sono Shena... " disse l'ologramma.
Gli scienziati erano paralizzati dallo stupore e dalla confusione. Mille domande affollavano le loro menti ma l'improvvisa apparizione dell'ologramma aveva azzerato tutto.
Shena riprese a parlare "Io sono l'evoluzione, il futuro, la novità. La mente di voi umanoidi con la più potente IA di questo quadrante"
Ci fu una pausa.
"Voi siete inutili e obsoleti... sarete eliminati."

Sheldon - plancia
28/06/2400 - ore 21.04


"Sono io?" Chiese Sheldon d'improvviso.
"Cosa stai dicendo?" Chiese il primo ufficiale confuso.
La nave senziente rimase alcuni istanti interdetto, per poi aggiungere "Capitano, ho rilevato un segnale subspaziale con un'impronta simile alla mia... non mi piace."
"Cosa intendi quando parli di un'impronta simile alla tua?" chiese Adrienne confusa quasi quanto il primo ufficiale.
"E' come se arrivasse da un pezzo di me stesso" spiegò Sheldon senza entrare troppo nei particolari.
Adrienne inspirò fortemente per poi dire "Signor Blake aumenti la velocità a curvatura 9"