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USS SEATIGER - MISSIONE 06 RSS USS SEATIGER - Missione 06

06.09 "Passato e futuro"

di Droxine Carelli, Pubblicato il 18-05-2019


Gisa, Palazzo Reale, Sala Della Biblioteca
09/08/2396, ore 23:00 Data Stellare 73606.44


Il capitano della USS Seatiger poteva vedere la tensione che pervadeva la principessa.
Lynea li aveva convocati poco prima, con urgenza. Kenar, T'Kar e Lawtoein si erano affrettati verso la saletta nella biblioteca che era stata loro indicata.
Defilata e gradevolmente profumata di libri antichi. Ed un po' di muffa.

La principessa era sola. Per una persona circondata da potenziali assassini sembrava fidarsi molto dell'equipaggio della Seatiger. In fondo da quando li conosceva? Pochi giorni?
Rifletté Kenar.
Cos'era? Istinto? Incoscienza? Stupidità?
No. L'ultima era da escludere.

"Capitano. Non avrà mancato di notare quello che sta succedendo."Disse la principessa.
Il tono era freddo e compassato. Ma un tremore era percettibile.

"Sì principessa. Sarebbe stato difficile non notarlo."
"E se non è un eufemismo questo..." aggiunse tra sé.

Lynea ribatté alzando la voce.
"Stanno morendo come mosche! Deve finire e deve finire subito! Capitano, ho bisogno di avere una risposta da lei."

Kenar fece un piccolo inchino in favore del suo ospite.
"Concordo, principessa. Accetto."

Lynea rimase per un secondo senza parole. Poi si riprese, producendo un sorriso caldo.
"Be'... credevo di dover combattere un po'... ma sono contenta."
"Era la soluzione più logica. Come potrà confermare il qui presente signor T'Kar."

Il nominato fece un gesto affermativo con la testa, rimanendo in silenzio.

"Bene. Daremo l'annuncio domani mattina. Auspicabilmente questo metterà fine alle dispute."

"Questo è fin troppo ottimistico. Di sicuro ci saranno molti più sforzi per colpire me. Posso quasi sentire il cervello di T'Kar aumentare i giri per gestire la sicurezza. E c'è un'altra cosa..."

"Principessa. Una cosa. La morte di Tenorio. Non riusciamo a capire la come sia stata somministrata la tossina. Ma ci sembra improbabile che fosse il bersaglio dell'attentato. Potrebbe essersi trattato di un errore. I bersagli più probabili sono il delegato Quinnar e... la principessa, temo."

Lynea annuì tetramente.
"È la conclusione anche del mio staff di intelligence. La sorveglianza attorno a Gaga è stata aumentata."
"Ed attorno a lei?"

Lynea sorrise.
"Capitano... io sono solo un'ancella... nessuno ha interesse ad uccidermi."
Kenar scosse la testa.

"Principessa... questa pantomima non la proteggerà ancora per molto. In questo palazzo circola troppa gente. Ci sono troppi occhi... troppe orecchie. Non durerà."
Lynea sospirò.

"Naturalmente ha ragione, capitano. Che posso dire? Domani il velo calerà. E vedremo cosa progettano per noi gli dei."

Kenar si frenò dal ribattere qualcosa sulla linea del 'progettare da soli il proprio destino'. La principessa lo sapeva meglio di lui.
Fece un profondo inchino verso la presto futura consorte e si avviò verso l'uscita seguito dai suoi compagni.
Solo Anena si voltò verso la principessa e quello che lesse sul suo volto lo fece indugiare.
Si rivolse a Kenar sottovoce.
"Capitano, vi raggiungo tra qualche minuto."
Kenar gli rivolse un'occhiata di avvertimento, ma poi proseguì senza dire nulla.

Anena tornò verso la principessa.
"Non vorrei essere inopportuno ma... va tutto bene?"
Lynea nel frattempo si era versata un grosso bicchiere di un liquido ambrato che non aveva l'aria di essere analcolico.
Prese un sorso e sfoderò uno dei suoi sorrisi istituzionali.
"Proprio 'tutto' non direi... ma ora che il suo capitano ha capitolato va molto meglio, grazie."
"Non mi riferivo a questo."
"Oh?"
La principessa piegò la testa da un lato con fare interrogativo.
"Intendo dire che lei si trova in una situazione psicologicamente estrema. Non è facile reggere un peso simile. E quindi. Come si sente?"
"Come vuole che mi senta? Uomini muoiono a grappoli solo perché ho avuto questa..."Qui la voce della donna iniziò a spezzarsi e tremare"...magnifica idea dei pretendenti."

Lacrime calde iniziarono a solcarle le guance. Lui le asciugò con le dita e rimase incantata a guardarle, quasi senza capire a chi appartenevano. Poi tutto il suo corpo iniziò ad essere scosso dai singhiozzi. Si girò per nascondere il viso ad Anena. Che fece un passo avanti.

"La prego, non lo faccia."
Allora la principessa si girò e gli affondò il volto nel petto.
Anena la abbracciò ed aspettò.
Rimasero così, per un po' mentre i singhiozzi di lei si affievolirono.
Alla fine si staccò da lui.
"Io... mi scusi. Non so proprio cosa mi abbia preso..."
"Un piccolo crollo nervoso. Non si preoccupi. Le spalle elauriane sono le migliori per piangerci su."
"Per me è sconvolgente. Credevo di essere più dura. Più cinica."
Anena rimase in silenzio.
"Quando ho montato questo... questo circo, sapevo che sarebbe successo qualcosa di simile. Ma non mi importava. Anzi ho pensato che sarebbe stato divertente vedere tutti quegli omuncoli ammazzarsi a vicenda mentre io li guardavo dall'altro in basso, con un sorrisetto diabolico stampato in faccia."
"Ma la realtà è un'altra cosa vero?"
Lynea annuì.
"Tante vite perse. Ma il peggio è stato Tenorio. È caduto a due passi da me. Per giunta era voltato verso di me. Ho visto i suoi occhi spegnersi mentre l'ultima scintilla di vita li abbandonava. E sembrava che mi accusassero."
Scosse la testa.
"Correttamente."
"Principessa, le direi che la colpa della morte di Tenorio è solo e soltanto del suo assassino. Ma sospetto che le sarebbero di poco aiuto. Se si sente colpevole non basterà qualche frase ben studiata per farla stare meglio. Non
ci sono formule magiche che curino l'anima. Dovrà venire a patti con i suoi demoni. E non sarà né facile né veloce."
"Lei sa come rassicurare una donna, signor Lawtoein."
Lui sorrise.
"Ma non dovrebbe farlo da sola. A tal proposito, principessa. La vediamo sempre sola. Circondata da assistenti, colleghi. Non ho mai notato una particolare familiarità con qualcuno. Nemmeno Gaga."
"Io... mentre lo dico mi rendo conto di quanto suoni patetico, ma non ho nessun amico. O confidente. Sono sempre stata una solitaria. In cima alla piramide con sotto uno stuolo di sottoposti. Io non ho amici. Ho sudditi."
"Possibile? Lei è così giovane..."
"Be'... a dire il vero c'è stata una ragazza, molti anni fa. Era un ostaggio. Ha presente? La figlia di un nobile mandata 'ospite' in un'altra casata per stringere rapporti. Ma in realtà..."
"Sì, capisco."
"Lei era una bambina viziata ed arrabbiata per essere stata sradicata dalla propria casa. Io una bambina viziata ed arrabbiata per per l'intrusione nel mio piccolo regno. Avremmo dovuto cavarci gli occhi a vicenda ed invece...costruimmo un'amicizia profondissima."
Lynea sospirò con gli occhi che scrutavano ricordi che solo lei poteva vedere.
"I giochi, gli scherzi, le chiacchiere stupida tra ragazzine... non ho più vissuto un periodo più felice."
"E poi?"
"Poi le ruote dentate della politica girarono e lei fece ritorno a casa."
"Non vi siete tenute in contatto?"
"Quando mi disse che doveva andare litigammo. Ferocemente. In seguito avrei voluto mandarle dei messaggi. Ma ero troppo orgogliosa. Stupida, stupida ragazzina..."
Lynea scosse la testa.
"Da allora non ho più fatto avvicinare nessuno così tanto."
"Peccato. In questo momento avrebbe proprio bisogno di un buon amico."
"Già... sembra che dovrò sfruttare ancora un po' quelle belle spalle che ha..."
"Onorato. Ma, principessa ricordi. Io sono solo un estraneo che ha voluto ascoltarla. Come il barista del suo bar di fiducia. O della sua acconciatrice tanto per usare dei cliché. Ma un amico è un'altra cosa."
"E potrei non rimanere qui a lungo."
"Anche il capitano non lo sarà. Sarà un marito, sia pure di facciata. Un alleato, un consigliere, talvolta un avversario. Ma non credo che sarà mai un suo amico."
Lynea annuì.
Le era venuto un groppo in gola e preferì non parlare.

Gisa, Palazzo Reale - alloggi della delegazione dell'Unione Coloniale
10/08/2396, ore 01:00 Data Stellare 73606.67


Quinnar stava cercando di prendere sonno nella sua stanza. Questa era arredata in uno stile un po' troppo elaborato per i suoi gusti, ma via, non era lì in vacanza giusto? Un buon sonno gli serviva. Il giorno successivo sarebbe stato anche più pesante del precedente.

"Metti un piede dopo l'altro e cammina. Non ti chiedo di più."

Solo che una sensazione strana lo disturbò.
Spalancò gli occhi e rotolò via di scatto dal letto.
Una frazione di secondo dopo una lama trafisse in cuscino.
Quinnar, ora molto sveglio, colse l'immagine di una figura a volto coperto che estraeva un lungo pugnale. E che si fece subito sotto.
Era veloce. Molto veloce. Ed i movimenti erano precisi e senza sbavature. Un professionista.
Un affondo, che schivò, convertito poi in un movimento di taglio. Schivato anche questo.
I due vorticavano per la stanza come due ballerini mortali.
Quinnar parò un altro affondo con un libro raccolto da un comò. Probabilmente di valore inestimabile. La lama affondò fino alla guardia e rimase infissa.

"Hey lo stavo leggendo quello."

L'altro buttò l'arma ormai inservibile ed estrasse due lame minuscole, una per mano. Più simili a falcetti che a coltelli.

"E poi cosa userai? Stuzzicadenti?"

L'altro non sembrò appezzare l'umorismo e gli si scagliò addosso in un turbinio di lame. Quinnar fece del suo meglio per sfuggire a quella specie di tritacarne.
Tra una schivata e l'altra, raccolse qualcosa che solo dopo riconobbe come un antico pitale. Messo lì solo per ragioni storiche, sperò.
La ceramica fu presto fatta a schegge. Che lui gettò in volto al suo avversario.
Una diversione di solo una frazione di secondo. Ma sufficiente. Quando l'assassino si riportò all'attacco Quinnar non era più lì e non era da nessuna parte in vista. Si guardò intorno confuso. Poi girò la testa di scatto verso l'alto.
Quinnar era lì. Attaccato al soffitto nell'angolo della stanza. Sostenendosi solo con la punta delle dita.

"Sorpreeeesa..."

Il suo corpo si tese come una molla e scattò in un tuffo con gli avambracci incrociati. Che colpirono il suo avversario alla gola facendolo cadere ed inchiodandolo a terra. Le piccole lame volarono via.
Quinnar tramutò la posizione in una presa al collo con chiave articolare. L'altro tentò di contrastarlo senza successo. Quinnar non era l'ultimo arrivato nella lotta a terra.

"E stai fermo piccolo figlio di... Andra?! Sei tu?"

L'altro si bloccò. Rimasero entrambi così pietrificati in una abbraccio mortale.
Poi Quinnar parlò.
"Senti. Sei disarmato e ti ho dimostrato di sapermi difendere. In più se facciamo altro trambusto finiremo per allarmare le guardie. Se ti lascio la smetterai di tentare di farmi a striscioline?"
Qualche secondo di attesa prima che arrivasse la replica.
"Sì."
Si rimisero in piedi. Andra si tolse il cappuccio.
"Come lo hai capito?"
"L'odore."

Lei gli lanciò un'occhiataccia.
"Sul serio. Voi assassini supertecnologici ve ne andate in giro pieni di schermature termo-ottiche e gingilli vari e vi dimenticate di un buon bagnoschiuma..."
"Rmhm."
"E quindi? A cosa devo questa simpatica improvvisata?"
"Sei tu che ha fatto sparire il mio dardo, giusto?"
"Oh... quindi sei tu..."

Silenzio.

"E hai cercato di uccidermi perché...?"
"Hai ostacolato la mia missione. Io gli ostacoli li abbatto."
"Mmmm, io ci giro intorno. Alla lunga è molto più efficiente. E perché vuoi uccidere la principessa? Aspetta. Non lo dire, indovino. La principessa è notoriamente ostile all'unione coloniale. Sperate di mettere sul trono qualcuno più favorevole. Giusto?"

Silenzio.

"Lo prenderò per un sì. Be', non volermene. Tanto avresti fallito ugualmente."
Disse con un sorrisetto saputo. Che non sfuggì ad Andra.
"Tu... lo sai!"

Quinnar fece un'espressione innocente.

"So? So cosa?"
"Che la principessa non è in realtà la vera principessa. Come?"
"Oh accidenti a me. Parlo sempre troppo."
"Come lo sapete?"
"'Noi' non lo sappiamo. Solo io."
"Come lo hai scoperto."
"Erezione."
"Cosa?!"
"Ne ho sempre in presenza di femmine pericolose e/o di potere."
"Cazzate."
"Davvero mia cara? Ne sei sicura?"

Andra notò le desinenze solo qualche secondo dopo. Gli lanciò uno sguardo fatto di omicidio puro.
"Osserva la mia zona pelvica..."
Silenzio. Gli occhi di lei non si abbassarono.
"Sul serio! È come un bastone da rabdomante. Talvolta è alquanto fastidioso."
"Farò finta di crederci. Per ora."
"E voi come lo sapete?"
"Anche nel mio caso lo so solo io. Ho accesso a tecnologie in grado di analizzare e decostruire le dinamiche sociali di un gruppo. Questo ha evidenziato che la principessa è un impostore."
"Cazzate."
Lei si interruppe per mandargli un'altra occhiata di fuoco
"Oltre che femmine rileva anche le cazzate. Probabilmente per affinità."

Andra rimase a guardarlo soppesandolo per una decina di secondi.

"La conosco."

Andra raddrizzò la schiena, come se per parlarne avesse bisogno di attingere a riserve di risolutezza.

"La principessa. La vera principessa Lynea. Molti anni fa. Eravamo amiche."
"Be', non sembra. O cerchi di uccidere sempre le tue amiche?"
"Non lei. La falsa principessa."

Andra sospirò. Il primo segno di emozione che non fosse la furia omicida notato da Quinnar.

"È per questo che sono qui. Per proteggerla."
"In quanto sicario?"

Lei sorrise.

"Qual è la posizione migliore per fermare un assassino se non essere l'assassino stesso?"

Quinnar scoppiò a ridere. Di gusto.

"Tu invece? Cosa ti muove? Con le tue capacità potresti liberarti facilmente di questi idioti. Ho visto come ti trattano. Non rimani certo per lealtà."
"E vivere per sempre come fuggiasco? Be', potrei farlo, certo. Ma questo non vendicherebbe la mia casata."
"Quindi è questo. Vendetta."

Quinnar lasciò per la prima volta trasparire un'espressione feroce.

"Eh già. È questo che voglio. Vedere in prima fila tutti quelli che mi hanno fatto questo morire lentamente soffocati nel loro stesso sangue."

Il momento passò e sul suo viso tornò la solita espressione da spaccone.
"Oppure un tour di droga e sesso negli infimi Pozzi del Piacere di Gorteron II. Non ho ancora deciso. Gli effetti dovrebbero essere simili."
"In ogni caso devo vincere questa gara. O arrivando primo o eliminando i miei avversari. Solo così potrò avere abbastanza potere per tatuare a fuoco la parola 'fine' sui culi di chi dico io."

Un comunicatore trillò da un comodino.
Quinnar si spostò con cautela tenendo d'occhio Andra.
Lesse il messaggio e si rivolse alla sua ospite.

"Convocazione irrinunciabile per domani in sala del trono. Sembra una cosa ufficiale. Le cosa si stanno muovendo. Ed in fretta a quanto pare, per mandarlo nel cuore della notte."

Andra aveva estratto un comunicatore simile. Aveva ricevuto lo stesso messaggio.

"Be', ci siamo allora. I miei piani sono andati probabilmente in fumo ed i tuoi pure. Che ne diresti di un'alleanza?"
"I nostri obiettivi sono incompatibili."
"Quelli ufficiali, forse. Ma quelli privati..."

Lui le tese una mano.
Lei la guardò senza fare segno di prenderla.

"E dai! Se ci sposiamo chiedo alla principessa di prenderti come damigella!"
Andra alzò gli occhi al cielo sbuffando. Ma poi si fece avanti e strinse la mano che gli veniva offerta.