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DS16GAMMA - MISSIONE 25 RSS DS16GAMMA - Missione 25

25.00 "A cosa serve un ambasciatore?"

di T'Lani , Pubblicato il 23-11-2020

Navetta Oppenheimer
Data 19/11/2400 - Ore 02:45


Diario del primo ufficiale, ma anche del capitano, comandante, navigatore, pilota... Insomma, unico a bordo di questa dannata scatoletta circondata dal vuoto stellare. Sono già due ore che mi trovo in una navetta di salvataggio della U.S.S. Pontecorvo e ce ne vorranno almeno altre sei perché il mio segnale di richiesta di soccorso arrivi fino a DS16 Gamma... Sempre prima di quanto possa arrivare io, visto che questa navetta può arrivare al massimo ad un quarto di velocità d'impulso. Non so che cosa sia successo alla Pontecorvo da quando ho lasciato la nave. L'ho solo vista scomparire a velocità di curvatura. Insieme all'equipaggio e ai passeggeri. E con loro...

S'interruppe. La postazione di pilotaggio era stretta in maniera quasi soffocante e sicuramente non concepita per un andoriano della sua corporatura. Rerin Th'Tharek era costretto a tenere le sue antenne piegate in maniera innaturale per non toccare di nuovo i pulsanti sopra la sua testa, come era successo poco dopo la sua fuga dalla Fermi. Il pulsante aveva spento la gravità artificiale della navetta, spingendogli in gola i resti della cena... Come se non avesse già abbastanza acido in bocca, per quello che era successo da due giorni in qua.



***Flashback***
Deep Space 16 Gamma - Studio del capitano Aymane
Data 17/11/2400 - ore 07:35


"Io? Ma perché devo proprio accompagnarla io?" - fece Rerin Th'Tharek.
"Non gradisce la missione, comandante? - sogghignò Steje Aymane - Posso capirla... L'idea di passare quattro o cinque giorni filati in compagnia dell'ambasciatrice T'Lani non farebbe fare i salti di gioia a nessuno, me compreso!"
Rerin si schiarì la voce: "No, non è questo..." - Si interruppe, vedendo l'espressione sorniona sul volto del capitano - "Ok, è anche questo - concesse - ma non capisco perché devo essere io a scortare l'ambasciatrice. Ha una schiera di assistenti presso la Delegazione, che possono esserle d'aiuto nella missione, sicuramente più di me."
Steje accennò a Rerin di sedersi sulla poltrona di fronte alla sua scrivania. Attese che si fosse sistemato prima di rispondergli: "Si, ha diritto di saperlo. Ci sono due motivi, fondamentalmente. Il primo e più importante, è che ho avuto cura di leggere i rapporti dei precedenti capitani. Lo sa che cosa sono stati capaci di fare gli impianti dell'ambasciatrice?"
"Certo che lo so - rispose Rerin - Anni fa, hanno causato un'epidemia a bordo della Base. È il motivo per cui l'ambasciatrice non si muove mai da DS 16 Gamma, no? Perché gli scudi sono stati modificati, in maniera da impedire a qualunque segnale Borg di riattivarli e causare quindi una nuova epidemia a bordo"
"Esatto. Questo vuol dire che ogni volta che la ve... Voglio dire, la vulcaniana mette piede in una nave, i suoi scudi devono essere modificati correttamente da personale esperto. Quindi, deve essere accompagnata da qualcuno che abbia sia la preparazione necessaria per farlo, sia il grado sufficiente a farsi ascoltare dal capitano della nave della Flotta Stellare cui tocca la rogna di dover assicurare il trasporto... E nessuna di queste caratteristiche si adatta al personale della delegazione vulcaniana"
Rerin sospirò visibilmente: "Chi è il capitano?"
"Non lo conosco... - rispose Steje - So solo che è un umano e che è stato nominato da poco a capitano della Pontecorvo. Non ha ancora fatto in tempo a farsi una reputazione. Comunque, non deve fare altro che accompagnare l'ambasciatrice. La grana più grossa toccherà a lei"
Aprì il monitor sulla sua scrivania e lo girò in modo che Rerin potesse vedere l'immagine. Apparvero gli ologrammi fotografici di alcune persone. Una vulcaniana dalla pelle scura, un trill presumibilmente non congiunto, una femmina deltana, due orioniani - uno di essi giovanissimo e dalla somiglianza con l'altro si sarebbero detti padre e figlio - e una coppia di umani. Un riquadro accanto a ogni olografia riportava i nomi e la provenienza dei personaggi ritratti.
"Si tratta dell'equipaggio di una nave commerciale che si chiama "Professor Jones". Tutti cittadini della Federazione Unita dei Pianeti - disse Steje - Forse le sarà capitato di incrociarli qui sulla Base"
"Non mi sembra..." - disse Rerin - O forse non ci ho fatto caso. Che hanno combinato?"
"Magari lo sapessi! È proprio uno dei punti su cui dovrà fare chiarezza l'ambasciatrice. So solo che si trovavano sul pianeta dei Wadi, che sono stati arrestati sotto chissà quale accusa e che si trovano attualmente detenuti in una prigione situata nell'orbita di un satellite del loro pianeta principale. Le autorità del pianeta si sono finora rifiutate sia di fornire qualsiasi chiarimento sul loro arresto, sia di dare notizie sulle condizioni dei detenuti."
"E l'ambasciatrice che cosa spera di ottenere, andando laggiù?"
Steje alzò le spalle: "Notizie su che genere di accuse gli vengono rivolte? Sul processo, se c'è stato o ci sarà un processo, o sulla durata dell'eventuale condanna? Se riuscisse a fare le giuste pressioni sulle persone giuste, forse potrebbe ottenere perfino il loro rilascio, chissà. Sono comunque cittadini della Federazione... Qualunque cosa abbiano fatto."
"Quando arriverà la nave che ci porterà al pianeta dei Wadi... Ha parlato della Pontecorvo?"
"Si, la Pontecorvo. È una nave di classe Miranda. Dovrebbe essere qui fra poco. Approfitteranno per sbarcare del personale trasferito ad altra destinazione. Il personale di rimpiazzo non è ancora arrivato, quindi dovranno... Dovrete fare il viaggio con equipaggio limitato. È ora che vada a prepararsi."
Rerin sospirò di nuovo, quindi assentì e si alzò in piedi, attendendo il cenno di dismissione da parte del capitano. Si diresse quindi verso la porta, poi si ricordò di un particolare e si girò di nuovo verso di lui:
"Capitano...?"
"Si?"
"Lei ha detto che c'erano due motivi per cui aveva deciso che io accompagnassi l'ambasciatrice. Uno me l'ha detto. Qual era il secondo?"
"Le sue capacità empatiche non glie l'hanno ancora detto? - rise il capitano - Il secondo motivo è che non voglio farlo io!"



Navetta Oppenheimer
Data 19/11/2400 - Ore 06:50


C'erano poche stelle oltre l'oblò della navetta, appena sufficienti agli strumenti di navigazione per stabilire di essere sulla rotta giusta. La lucetta intermittente sul simbolo della radio gli diceva che almeno veniva trasmesso il segnale subspaziale di richiesta di aiuto, ma non aveva modo di sapere se qualcuno fosse in ascolto... Nessuno aveva ancora risposto.
Il supporto vitale di quel tipo di navette era disegnato per garantire la sopravvivenza a due persone per dieci giorni. Lui era solo, e questo voleva dire che - se non si fosse guastato niente - sarebbe riuscito ad arrivare a DS 16 Gamma anche se nessuno avesse intercettato il suo segnale di soccorso.
Forse.



***Flashback***
U.S.S. Pontecorvo - Alloggio passeggeri.
19/11/2400 - Ore 00:30


I colpi erano arrivati all'improvviso, strappandolo al sonno.
Rerin si drizzò a sedere, disorientato, e ci mise un momento a ricordare dove si trovasse. L'alloggio sulla Miranda gli era insieme familiare e estraneo. Si rese conto che anche l'allarme rosso era risuonato dopo un istante, come se perfino i congegni automatici di allarme fossero stati colti di sorpresa. Con gesti convulsi afferrò la divisa, l'indossò, senza sapere esattamente cosa fare o dove andare.
Su quella nave era solo un passeggero, e non aveva una postazione di combattimento a cui recarsi in caso di emergenza, ma sicuramente quello non era il posto dove stare in quel momento.
Si affacciò sul corridoio. Proprio in quel momento uno scossone trasmesso attraverso le paratie della nave lo fece quasi cadere a terra.
Si riprese. Il corridoio sapeva di plastica bruciata. Tutto intorno a lui si sentivano angoscia, fretta, rabbia, ma non riusciva a capire dove fossero le persone di cui intercettava le emozioni. Intravide una figura indistinta e fece per chiamare, per chiedere che cosa stesse succedendo, ma il fumo gli entrò in gola facendolo tossire e le parole gli si strozzarono dentro.
Si coprì la bocca con il gomito e attraversò il corridoio. Dietro la curva, si imbatté in T'Lani, in piedi di fronte alla porta del suo alloggio. La donna si premeva le mani sulle orecchie: "Che cosa succede? - urlò sopra il segnale lancinante dell'allarme - Ho provato a chiamare il capitano, ma sembra che le comunicazioni interne non funzionino!"
"Non lo so - rispose Rerin - Dai colpi, sembra che la nave sia sotto attacco! Torni nell'alloggio, ambasciatrice. Andrò a vedere in plancia. Lei prenda il comunicatore e si tenga pronta ad un teletrasporto di emergenza, in ogni caso!"
L'accompagnò verso l'alloggio, quindi la guardò sparire dietro la porta. Si girò in tempo per scansare un ragazzo umano con la divisa da guardiamarina che gli passava accanto di corsa. Lo seguì per qualche passò, guardandolo fermarsi davanti a un quadro elettrico da cui sprizzavano scintille. Lo raggiunse, lo aiutò ad isolare il quadro spegnendo le fiammelle.
"Grazie!" - tossì il ragazzo. Rerin lo afferrò per un braccio: "Che sta succedendo?"
"So solo che c'è una nave, che è venuta fuori dal nulla e che ci ha preso con un raggio traente."
"Che nave?"
"Non lo so! - si scrollò dalla presa del comandante - Devo tornare in ingegneria!"
"Da che parte, per andare in plancia?" -
"Il turboascensore non funziona! Deve prendere il tubo di jeffreys e salire di tre ponti!"
"Quale tubo di Jeffreys?"
"Venga con me!" - il giovane umano si incamminò nel corridoio. Rerin lo seguì Se non altro, il supporto vitale stava già pompando via il fumo, e si respirava più facilmente. Arrivarono di fronte ad una paratia, che era stata scostata per mostrare il passaggio.
"Sono passato di qui per salire su da ingegneria" - spiegò l'umano - Adesso devo tornare al mio posto. Lei salga su per tre ponti. Si troverà dietro la plancia"
Il ragazzo si infilò nel pertugio. Rerin lo vide scomparire scendendo con la scala a pioli. Lo imitò, prendendo la scala dalla parte opposta.
Si accorse che il segnale d'allarme era stato spento e che il metallo della scala non gli trasmetteva più le vibrazioni dei colpi.
Poteva essere un buon segno, pensò Rerin. Oppure...



DS16 Gamma - Bar della Passeggiata
Data 19/11/2400 - ore 07:30


"Secondo te, allora è un buon segno? Voglio dire, se ti dice che vorrebbe..."
La voce delle due ragazze si affievolì allontanandosi sulla Passeggiata. Riccardi seguì con lo sguardo le due che discutevano se il ragazzo di una delle due fosse ancora interessato a continuare la relazione, come avevano fatto da quando si erano sedute al tavolino del bar accanto al suo, fino a quando se ne erano andate. In qualche modo, le invidiava. Gli sarebbe piaciuto che tutti i drammi, tutti i problemi di comunicazione nella vita fossero dello stesso genere di quello che affliggeva le due.
Sospirò, alzandosi dal tavolino dove aveva consumato la colazione, per dirigersi verso la sezione sicurezza, per cominciare la giornata.
Sulla Passeggiata intravide Tara Keane affrettarsi verso un turboascensore. A proposito di drammi emozionanti, pensò. Avrebbe dovuto aggiornarsi sul romanzo più chiacchierato a bordo, quello tra la Keane e l'ambasciatore klingon. C'era chi diceva che tra i due, da quando lei era fuggita dal territorio della delegazione klingon, fosse scesa la temperatura... Che addirittura fossero sul punto di rompere.
Riccardi non aveva detto niente, ma aveva visto troppe volte le olocamere della sicurezza inquadrare Tara vicino alla zona klingon, anche negli ultimi giorni, per non pensare che le voci fossero infondate. Ma chissà se era vero...
Intanto era arrivato alla sezione Sicurezza. Tracciò le cifre del codice d'accesso, salutò il piantone e andò a sedersi nella sua postazione. Sulla scrivania, come tutte le mattine, trovò il rapporto sugli interventi effettuati nella Base durante il turno di notte e come tutte le mattine lo controllò. Niente di rilevante. Bene.
Accese il monitor, inserì la password e attese la schermata di avvio.
Una icona lampeggiante segnalava l'arrivo di un messaggio.
L'interesse di Riccardi si accese. Il messaggio era di solo testo e proveniva da un mittente sconosciuto. Non si trattava di caratteri di una lingua non tradotta dal traduttore universale: al posto dell'indicazione del mittente c'era solo uno spazio bianco.
"Computer, rintracciare l'origine del messaggio mittente sconosciuto"
=^=Origine del messaggio, terminale generico del secondo pilone di attracco=^=
"Il secondo pilone? - mormorò Riccardi - Ma il secondo pilone è chiuso, in riparazione! Nessuno può andare lì, soprattutto non nel turno di notte. Ci sono troppi pochi uomini nella squadra di riparazione per poterli far lavorare in due turni!"
Aprì il messaggio. Apparentemente, solo una serie di numeri e lettere.
La studiò per un istante, poi selezionò la serie alfanumerica: "Computer - chiamò - confronta la serie alfanumerica selezionata con il database della Sicurezza"
=^=Una corrispondenza trovata. Trasponder nave commerciale SERENITY=^=
"Computer, scarica nel mio terminale tutti i dati relativi alla nave commerciale Serenity"
=^=Specificare, prego=^=
"Nomi, dati e eventuale record criminale del personale d'equipaggio. Tutte le rotte registrate negli ultimi due anni. Dati delle bolle di carico registrati negli ultimi due anni... Tutto, insomma!"



***Flashback***
U.S.S. Pontecorvo - Alloggio passeggeri.
19/11/2400 - Ore 00:45


=^=Ambasciatrice!=^=
T'Lani afferrò il comunicatore.
"Rerin! Che succede?"
=^=Sono tanti, e sono dappertutto=^= la voce dell'andoriano era soffocata, come se stesse parlando attraverso una bolla: =^=Non sono riuscito ad arrivare fino in plancia. Il capitano è stato catturato, e almeno buona parte dell'equipaggio! Io adesso sto cercando di arrivare ad una navetta per andare via di qua. Stia pronta, la porterò via con il teletrasporto appena possibile! Rerin, chiudo=^=
T'Lani respirò a fondo. Attraverso la porta si sentivano rumori, grida, suono di spari. Erano vicini, pensò, troppo vicini. Il primo ufficiale della Base poteva non riuscire ad arrivare alla navetta.
L'avrebbero catturata. E lei non poteva fare nulla per fermarli. Andò alla scrivania, afferrò il proprio computer e lo scaraventò a terra, con tutta la violenza di cui era capace, quindi camminò sui pezzi cercando di ridurli ai più minuti frammenti.
La porta si spalancò e T'Lani si immobilizzò.
"Ambasciatrice T'Lani?"
La vulcaniana si voltò, stando attenta a non fare movimenti bruschi.
Di fronte a lei c'erano tre grossi Klingon, due uomini e una donna, in abiti civili ma con grossi fucili faser in mano.
"Non vi conosco - disse lei, ritrovando la voce - Chi siete? È un riscatto che cercate?"
La donna fece un passo avanti, quindi si voltò verso i due uomini: "Voi, che fate lì impalati? Tornate a combattere! Dobbiamo prendere tutto l'equipaggio! Tutti, avete capito?"
"Sarebbe più facile se potessimo ucciderli!" - si lamentò uno dei due.
"Questa nave ci serve. Anche il suo equipaggio ci serve! - si interruppe un momento - Almeno, la maggior parte di loro..." - terminò, quindi con un secco cenno del capo spedì via i due uomini.
Si avvicinò a T'Lani, che non si mosse. Le tolse di mano il comunicatore e lo gettò per terra: "Questo non le servirà... Per rispondere alla sua domanda di prima, no, non vogliamo un riscatto. Non vogliamo nemmeno i suoi schifosi file riservati - con la punta dello stivale sollevò uno dei frammenti del computer, quindi lo riabbassò, per schiacciarlo a sua volta con il tacco: "È il mio compagno che cerchiamo!"
"E lo cercate qui, nel mio alloggio?"
La donna sogghignò, scoprendo le gengive amaranto sui denti appuntiti: "Credo che le piacerebbe, ma no, non lo cerchiamo qui. Lo cerchiamo nel carcere dei Wadi, da cui è stato arrestato un anno fa, UN INTERO ANNO! Gli hanno messo delle catene addosso, senza permettergli di compiere il suicidio rituale. Senza neanche fargli uno straccio di accusa o di processo!"
"E il suo imperatore non ha protestato?"
"Per un reietto? No, non ha mosso un dito nessuno!" - sputò verso terra, sul computer ridotto a pezzi: "Sono mesi che organizzo una spedizione per andarlo a liberare. Ho messo insieme una nave, dei mercenari: reietti come me ed il mio uomo... E poi vengo a sapere che il governo dei Wadi ha dato il permesso ad una ambasciatrice vulcaniana di visitare dei prigionieri! Nella stessa prigione dov'è il mio uomo!"
Si andò a piantare esattamente di fronte a T'Lani, occhi negli occhi: "Quindi ho pensato: allora è questo che ci serve. Una nave federale... E una ambasciatrice! Ed eccoci qua..."