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USS WAYFARER - MISSIONE 19 RSS USS WAYFARER - Missione 19

19.05 "MLK, tra sogno e realtà"

di Michael Lucius Kiron, Pubblicato il 09-05-2024


USS Wayfarer, Ponte 9, 11/03/2402, ore 06:45 - D.S. 79189.81


I dormitori erano immersi nella semioscurità di flebili led azzurri incastonati nel pavimento del corridoio, la cui intensità era allo stesso tempo sufficiente ad accogliere il personale di rientro dal proprio turno e ad accompagnare chi invece si accingeva a prendere servizio, ed era tale da non disturbare il riposo dei sottufficiali smontanti.

Il Guardiamarina Mert Levent Korkmaz era rientrato dal turno delta al timone e senza nemmeno levarsi gli stivaletti di ordinanza si arrampicò fino alla propria celletta e quindi si sdraiò sulla propria brandina. Provò ad abbandonarsi al riposo, ma uno sbadiglio dopo l'altro il sonno sembrò allontanarsi anziché avvicinarsi. Ce l'aveva ancora con sé stesso per aver ceduto - ancora una volta - alle provocazioni di un guardiamarina della sezione sicurezza con cui alla fine era venuto alle mani. La scazzotatta in sala mensa che ne era seguita, infatti, era costata ad entrambi l'assegnazione fino a nuovo ordine al turno delta, il peggiore a detta della maggior parte del personale imbarcato perché non consentiva un riposo notturno senza soluzione di continuità, e - come se non bastasse - la consegna ai servizi vari di mensa da effettuarsi durante le ore in cui non erano in servizio.

Mert era stato assegnato alla Wayfarer da pochissimo tempo, appena terminata la Scuola Comando, e già si era fatto conoscere come un soggetto dal temperamento irascibile e come un attaccabrighe. A bordo conosceva a malapena i membri della sua sezione di appartenenza, e - sebbene si trovasse a bordo di una ammiraglia - sicuramente la notizia di quello scontro era passata di bocca in bocca e avrebbe tenuto a debita distanza i nuovi colleghi, oltre che a metterlo in cattiva luce agli occhi dei suoi superiori.

Non aveva rimorsi per l'accaduto perché quel guardiamarina se l'era cercata e lui non era il tipo di farsi posare la mosca sul naso il suo cruccio in quel momento era semmai per la sua carriera - a cui teneva molto - e per la consapevolezza che avrebbe dovuto faticare molto di più ora per dimostrare quello che era in grado di fare e per conquistare la fiducia dei suoi diretti superiori. A soffrirne sarebbe stata irrimediabilmente anche il processo d'integrazione con il resto dell'equipaggio e avrebbe richiesto molto più tempo e molte più energie.

Cercò di scacciare quei pensieri. Ormai il latte era stato versato e non gli rimaneva che rimboccarsi le maniche per recuperare quella partenza con il passo sbagliato.

Prese il suo D-Padd e cominciò a scorrere la mailbox personale quindi, passò a leggere qualche notizia in attesa che la stanchezza avesse la meglio su quelle riflessioni che gli frullavano nella testa.

Niente da fare, stavolta gli riaffiorò alla mente la guardiamarina della sezione medico/scientifica che con un rigeneratore cutaneo gli aveva curato le ferite che si era procurato durante la colluttazione con l'energumeno in uniforme gialla. E cominciò a rimproverarsi di non aver avuto la prontezza di chiederle il nome o di invitarla a bere qualcosa a fine turno al Bar di Prora. Pensò che, se avesse preso a frequentare assiduamente il Bar di Prora, magari avrebbe avuto l'occasione di incontrarla e fare la sua conoscenza o magari avrebbe potuto prendere confidenza con il personale del Bar di Prora per cercare di risalire alla sua identità. O forse sarebbe bastato fare un giro in infermeria, magari faceva parte del team medico...

Improvvisamente la sirena iniziò a risuonare nei dormitori dei ponti inferiori e l'illuminazione passò dalla modalità notturna alla condizione "rossa".

Uno scossone e un altro subito dopo buttarono giù dalle brandine alcuni sottufficiali che si trovavano nel bel mezzo del loro riposo.

=^= Qui è il Capitano che vi parla. Tutti ai propri posti! =^=

Mert si girò sulla brandina e lasciò ciondolare le gambe giù nel vuoto, quindi fece leva sulle braccia e si lanciò dalla sua celletta atterrando sul pavimento, giusto in tempo prima che un nuovo scossone facesse rollare su un lato la nave e gettasse a terra alcuni ufficiali intenti ad indossare l'uniforme.

Rimasto miracolosamente in piedi anche stavolta, si avvicinò ad un membro della sicurezza caduto a terra per aiutarlo a rialzarsi, ma questi lo scanzò e si rialzò da solo lanciandogli un'occhiataccia.

Davanti a quella dimostrazione di spirito di corpo, Mert non si offese, pensò che probabilmente anche lui avrebbe dimostrato solidarietà nei confronti di un suo compagno di sezione. Quindi fece spallucce e si diresse verso l'uscita incalzato dal capo camerata che spronava tutti ad andare velocemente ai propri posti per far fronte all'improvvisa emergenza.

Luogo imprecisato, data imprecisata


Una donna con addosso un elegante vestito da sera si avvicinò insicura alla porta della Sala Olografica 3. Si avvicino al display al lato e lesse tra sé:

*Simulazione in corso. Accesso riservato: immettere il codice per accedere.*

"Computer, chi ha avviato la simulazione?"

=^= L'informazione è protetta. Fornire il proprio codice autorizzativo per procedere... =^=

La donna fornì il proprio codice e attese che il suo codice venisse validato.

=^= Autorizzazione negata! Livello insufficiente =^=

Si morse il labbro inferiore, quindi tirò fuori dalla pochette il suo D-Padd e lesse nuovamente il messaggio ricevuto.

" ... ho bisogno di vederti ... ti aspetto questa sera per cena, Sala Olografica 3. Mettiti qualcosa di elegante...
P.S. Per accedere immetti il codice MLK80"

Era titubante ma allo stesso tempo quella situazione la intrigava: ormai era lì davanti a quella porta e la curiosità di scoprire chi si nascondesse dietro quel messaggio era troppo forte per tirarsi indietro.

*MLK ... Che siano le sue iniziali?!*

Ci pensò su cercando di fare il paio con le iniziali dei suoi conoscenti a bordo.

*Michael Lucius Kiron?!? Naaaaaaaaaa.*

Scacciò via quel pensiero sentendosi addirittura sciocca per aver anche solo ipotizzato che il Capitano della Wayfarer le avesse potuto inviare quell'invito misterioso. Continuò a pensarci su, ma non riusciva a trovare una corrispondenza.

*E se fosse invece una donna!? Niente di male, per carità ... ma sarebbe imbarazzante per me ..."



La curiosità stava avendo la meglio sull'esitazione: ormai per scoprire chi c'era dietro a quell'invito c'era solo una cosa da fare. Prese il coraggio e digitò il codice sull'interfaccia.

=^= Accesso consentito =^=

Le porte della Sala Ologrammi si spalancarono su una strada all'aperto dove coppie e comitive di persone passeggiavano e chiacchieravano sotto un cielo crepuscolare.

La donna fece qualche passo oltre la soglia e il varco sparì lasciandola immersa nella simulazione olografica preparata appositamente per accoglierla.

L'ambientazione sembrava essere quella di una serata di inizio estate sulla Terra.

Si girò su sé stessa per ammirare il paesaggio che la circondava: si trovava davanti ad un canale dove diverse imbarcazioni facevano la spola tra le due rive. In lontananza un lungo ponte che univa le due rive si illuminava con giochi di luce. Sulla riva destra, proprio sotto una estremità del ponte, spiccava nell'oscurità incipiente un edificio totalmente bianco la cui forma architettonica le ricordava un luogo di culto terrestre, quasi sicuramente islamico pensò tra sè.

Si girò nuovamente verso l'interno e notò un ristorante panoramico abbarbicarsi sulla collinetta retrostante.

Si avvicinò all'ingresso e un uomo che dava l'accoglienza ai clienti la salutò: "Istanbul'a ho? geldiniz. Quindi traducendo aggiunse "Benvenuta ad Istanbul."

Lei lo ringraziò e gli porse il D-Padd.

Lui, dopo aver letto con discrezione il messaggio, le disse: "Il signor Korkmaz la sta aspettando. Prego mi segua."

*Korkmaz* ripeté tra sé come per appuntarselo mentalmente *Mi sembra di conoscerlo...* e seguì la sua guida lungo i tavoli che si affacciavano lungo la stradina che saliva lungo la collina.

Più salivano e più il panorama si faceva mozzafiato.

Chi aveva creato quella simulazione aveva del buon gusto pensò. Se fosse stato un posto reale, sicuramente le avrebbe chiesto di poterlo visitare.

"Il tavolo è quello laggiù" indicò la guida.

Vide una figura maschile alzarsi e fare cenno con la mano, ma era ancora troppo lontano per poterne riconoscere il volto.

La donna ringraziò la sua guida e procedette in direzione del suo ospite.

Improvvisamente uno scossone tipo un terremoto e subito un altro le fece quasi perdere l'equilibrio.

L'uomo fece per andare incontro e prestarle soccorso quando un nuovo scossone la scaraventò a terra.

=^= Qui è il Capitano che vi parla. Tutti ai propri posti! =^=

La donna aprì gli occhi e si ritrovò riversa sul pavimento dei dormitori della Wayfarer, intorno a lei tutti abbandonavano la branda o si rialzavano da terra per seguire le indicazioni del capo camerata di turno.