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DS16GAMMA - MISSIONE 14 RSS DS16GAMMA - Missione 14

14.07 " Doppio nemico, stessa guerra "

di Sherja T'Jael Spini, Pubblicato il 05-05-2014

Deep Space 16 Gamma - Da qualche parte


Erano passati molti anni da quando la loro prima missione era fallita, per colpa di quella razza che non poteva fare a meno di considerare inferiore.
Ci avevano riprovato negli anni, più di una volta. Mai erano riusciti ad arrivare così vicini al risultato come in quel loro primo tentativo... o come in quel momento.
Quello che avevano sempre voluto ottenere era finalmente lì, pronto ad essere colto.
L'occasione di prendere il posto della klingon era stata troppo ghiotta, un'occasione unica per riuscire a scendere sulla base. Come meglio non si sarebbe potuto, una delegazione diplomatica.
Era da quando i solidi erano arrivati che tutto si era messo in moto per annullare la loro presenza in quel settore. Non c'erano altre opzioni. Non c'erano altre possibilità. Quegli alieni non dovevano restare lì.

Il tunnel si apriva al di fuori, una pulsazione che scuoteva le energie in tutto il settore e che lui percepiva. Non era il tunnel il problema. E non lo erano i Profeti, che vivevano la loro esistenza del tutto ignari e distanti da tutto, se non dai loro protetti.
E dato che alla sua gente non interessava Bajor, non erano mai stati un problema per loro.


Ambasciata federale - Ore 16:20


"Crede?"

L'Ambasciatrice non si voltò per rispondere a quella voce alle sue spalle, che stava spezzando il silenzio dopo l'uscita dell'andoriano.

"Se intende avere fede in qualche divinità, semi-divinità o semplicemente a qualche misteriosa forza che regoli l'universo, la risposta è no. Se intende avere fiducia nelle capacità di quell'uomo allora sì. Semplicemente perché conosco esattamente ciò di cui è capace."
"Siamo pronti al prossimo passo quindi..."
"Come ho avuto modo di dire non molto tempo fa, lai ha imparato molto di più di quello che da a vedere dal suo defunto marito. Devo farle i miei complimenti per come ha gestito la situazione. Un comportamento ed un'intuizione degni del migliore diplomatico."
"Si riservi i complimenti per quando eventualmente avremo raggiunto il nostro scopo. Torno nei miei alloggi."


Legazione Cardassiana - Contemporaneamente


Varen stava scorrendo i dati per l'ennesima volta, sforzandosi di ignorare quella sensazione che gli stava irrigidendo il collo. Ruotò la testa un paio di volte cercando di rilassarsi inutilmente. Posò il D-Pad sul ripiano della scrivania e con le mani si massaggiò energeticamente le sporgenze sul lato del collo, cercando di sciogliere la tensione che si stava accumulando.
Sembrava non esserci tregua.
Tornò indietro con i ricordi, erano anni che non provava qualcosa del genere. Nemmeno quando aveva perso il figlio, quella era una cosa diversa. Gli succedeva quando era un giovane ancora troppo ingenuo, ma già con la capacità di capire in modo istintivo quando le cose non andavano per il verso giusto. Quindi se doveva dare retta al suo istinto, nonostante le apparenze, in quel momento c'era qualcosa che stava andando dannatamente male.
Sì, stava per mettere K'ooD con le spalle al muro eppure... non che fosse stato troppo facile, ma nel contempo troppo pochi gli intoppi per arrivare al suo scopo.
Cosa c'era che non andava.
Riportò l'attenzione nuovamente sui dati che stava controllando per l'ennesima volta in cerca di qualcosa che non funzionasse a dovere.
I dati per distruggere l'onore del clan K'ooD.
I dati falsificati sull'omicidio.
Tutto a posto, tutto perfetto, tutto dove doveva stare... no... non tutto!

Improvvisamente si sentì gelare, una parte di lui avrebbe voluto alzarsi in piedi e ribaltare la scrivania per sfogare tutta la rabbia che stava provando all'idea di essere stato usato per così tanto tempo.
Perché era ovvio che tutto era iniziato molti anni prima, era tutto troppo ben congeniato per essere una cosa messa in piedi all'ultimo minuto.
L'evidenza era lì, ora che l'aveva scoperta si domandava come avesse fatto a non vederla prima. Non c'erano indicazioni di chi fosse il traditore, ma di una cosa era certo, era il momento di passare al contrattacco.
P'Sat K'ooD non era il suo unico nemico e se c'era una cosa che lui sapeva fare, era capire quale fosse il rischio maggiore. Se era ancora vivo era proprio perché sapeva essere adattabile, sapeva muoversi tanto nell'ombra quanto alla luce del sole, e ora era il momento di cambiare bersaglio per un po'.

"Non ti preoccupare 'Ambasciatore'... il nostro appuntamento è solo rimandato."


Ambasciata Klingon - Esterno - Ore 16:30


Kosara stava rientrando lentamente, senza fretta.
La fierezza del suo portamento attirava gli sguardi al suo passaggio, ne era conscia, ma non le era mai interessato. I suoi lineamenti duri, retaggio della sua razza, esprimevano una naturale autorevolezza che creava un vuoto attorno a lei. Le persone naturalmente le cedevano il passo, lasciando libero il passaggio senza bisogno alcuno di chiedere o esigere.
Quel giorno si prese tempo per osservare quell'atteggiamento nelle persone che incrociava, domandandosi se mai l'umana avrebbe potuto prendere con analoga dignità il suo posto come Lady del Clan. Dato che sapeva che niente sarebbe successo prima della riunione a cui avrebbe partecipato anche suo figlio, si prese tempo allungando il suo percorso fino alla Passeggiata.
Fu lì che dall'alto della balconata vide quella femmina camminare.
Vestiva da klingon e portava le insegne dei Gav'iaak con fierezza.
Lasciò che il suo sguardo la seguisse osservando l'atteggiamento delle persone intorno a lei, paragonandolo a quanto aveva osservato pochi minuti prima.
Era chiaramente rispettata, ma non nello stesso modo. Molti le si avvicinavano per scambiare un rapido saluto, o due parole. Chiaramente era per il suo passato da medico a bordo di quella installazione, ma probabilmente non solo.
Si trovò costretta ad ammettere che l'atteggiamento di quella donna poteva essere positivo per i rapporti tra i klingon e le altre razze, ma aveva ancora molti dubbi su cosa poteva comportare per il Casato nei rapporti con l'Impero.
Continuò a riflettere fino alla soglia del suo alloggio, quando fu distratta dall'arrivo di Goroth. Stava quasi correndo, e in quel quasi stava tutta l'educazione di una madre che per quanto terrestre stava riuscendo a tenere in pugno un piccolo klingon.
Quando fu di lato a lei si fermò di colpo.

"Buongiorno Lady Kosara."
"Buongiorno. Dove stai andando così di fretta."
"Raggiungo Sorik. Ho il permesso."

Kosara aveva capito immediatamente a chi si riferiva il bambino, ma non poteva credere che suo figlio e quella donna gli permettessero di frequentare così liberamente il figlio di un ufficiale della Federazione, un Ufficiale in Comando per di più, e a quanto si sapeva... in predicato di diventare Ammiraglio.

"Sorik chi sarebbe?"
"Un mio amico. Il figlio del Capitano Spini. Sua nipote è anche mia amica, anche se l'ho vista una volta sola mi piace molto, lei è mezza klingon come me..."

Tipico dei mocciosi terrestri.
Chiedi una cosa e te ne dicono tre o quattro, e tutte cose che già sai per di più.

"Vai. Vai a giocare..."

Goroth fece qualche passo prima di fermarsi e girarsi verso di lei bloccandola sulla soglia.

"Non è tempo di giocare Lady Kosara."

Quella frase la congelò, avrebbe voluto fermare il bambino, parlargli, ma era già scappato rapidamente lontano da lei e da tutte le domande che avrebbe potuto fargli.


Deep Space 16 Gamma - Da qualche parte


* Sono così inferiori che non dovrebbe essere difficile cacciarli.
Sono fisicamente più deboli. Il loro corpo è così povero e limitato. Persino il loro pensiero solo ed esclusivamente lineare li rende cuccioli spersi in un mondo troppo grande per loro.
Questa volta andrà come deve andare fin dall'inizio, e una volta che spariranno loro, allora tutto potrà essere ricondotto più facilmente alla forma primigenia.
Solo a quel punto il nostro spazio tornerà alla quiete.
Ora è il momento di metterli davanti alla compiutezza del loro fallimento e rivelare il nemico nascosto tra loro, più vicino ancora del loro stesso respiro, così che capiscano quanto sono dannosi sia per la loro stessa esistenza sia per l'esistenza del respiro della vita. *

Sapeva che era un rischio, questa volta si conoscevano, ma doveva rischiare, doveva portare a termine il suo compito.
Scosse la testa e gli arti prendendo confidenza con quel corpo nuovo. Ancora una volta si passava da un Capitano.
Lasciò la stanza senza rivolgere nemmeno uno sguardo al corpo che si lasciava alle spalle.

Sala riunioni - Ore 17:00


L'Ambasciatrice ed il Capitano Spini stavano attendendo in silenzio l'arrivo dell'Ambasciatore K'ooD, del Legato Varen e dell'Ambasciatore Lamak. Quest'ultimo per quanto si fosse detto alquanto poco interessato a quella riunione di presentazione delle parti, non si era premurato di rifiutare l'invito.
Una cosa era quello che si diceva, una cosa era quello che si faceva, una cosa era quello che si pensava.
Le due donne non erano andate oltre i saluti.
T'Lani perché stava seguendo il filo di un ragionamento che non voleva condividere con nessuno per il momento. Né con il Capitano né ovviamente con altri, soprattutto fino a che non fosse stato chiaro 'chi' era il nemico.
Il Capitano accanto a lei perché l'eterozoomorfo, ormai a suo agio nella sua nuova pelle, non osava proferire parola per non scoprirsi, conscio del rischio di essere così vicino a persone che conoscevano molto bene la donna che impersonava. E restava quindi in silenzio, teso a percepire non solo con l'udito e lo sguardo, sensi che trovava particolarmente limitati e che poteva superare nonostante l'acquisizione di una forma umanoide così impotente.
Entrambe assistettero all'arrivo degli altri ammessi a quella riunione.
Ogni qual volta la porta si apriva, lo sguardo dell'eterozoomorfo correva anche all'esterno... a chi restava al di là della porta per attendere. Fu quando entrò Varen che trovò il suo bersaglio. Come era possibile che nessuno di loro se ne accorgesse? Era semplicemente così evidente.
Ancora poco e avrebbe fatto esplodere quella assurda alleanza.


[Flashback'>
Ufficio del Capitano Spini - Ore 16:45



"Sherja... Sherja..."

Il Capitano aprì gli occhi lentamente. Come sempre quando le cose si mettevano male c'era Shanna al suo fianco. Il Dottor Sonx si alzò in piedi allontanandosi di qualche passo, e solo in quel momento si avvide di essere stesa sul divanetto del suo ufficio.

"Ra... rapporto Dottore."
"Tutto a posto e tutto secondo i piani Capitano."

Sherja cercò di alzarsi, ma un dolore violento al braccio la costrinse a ricadere all'indietro.

"Si dia tempo Signore. Il nostro ospite non è stato molto gentile con lei. Si conceda qualche minuto, giusto il tempo che l'antidolorifico faccia effetto."
"I ragazzi?"

Shanna le strinse la mano.

"Andrà tutto bene. Sorik è in gamba... e poi lo sai no?"
"Lo so... e non voglio saperlo."
"Aehm... scusate l'interruzione, io torno in infermeria prima di destare sospetti... - e premendo la mano sul comunicatore alla giacca concluse - ...uno da teletrasportare."

Sherja alzò lo sguardo verso la cognata e colse lo sguardo di preoccupazione prima che riuscisse a mascherarlo dietro un sorriso. Ripensò a quando i Profeti erano entrati prepotentemente nella loro vita...

"Io sono stato scelto... ma non è cosa di oggi. Una lunga vita ci attende prima che i Profeti mi chiamino. Ora dobbiamo tornare alle nostre vite, ma voglio che tu dica a zia Shanna che sono fiero di lei. Cercate di essere felici, perché ve lo meritate entrambe."

...Shanna... lei... e fece quello che probabilmente avrebbe dovuto fare molti anni prima.
Il sapore delle labbra di sua cognata la colse di sorpresa, nonostante fosse stata lei stessa a ridurre le distanze cercandola.
Shanna si ritrasse lentamente.

"Parliamone quando sarà finita l'emergenza."
"Non cambierò idea."
"Lo spero... ma devo concederti questa opzione. Lo devo a te ed a me stessa anche."


Legazione Cardassiana - Esterno - Ore 17:05


"Ci siamo Goroth."
"Sei sicuro?"
"Sì me l'hanno detto loro... e anche il nonno lo sa... - il piccolo klingon si era abituato in fretta a quel modo di chiamare il suo padrino che usava solo Sorik - ...anzi. Quando abbiamo parlato con lui e la signora T'Lani ci hanno chiesto se avevamo il coraggio di farlo."
"Io ho coraggio. Sono un klingon."
"Lo so."
"Come sta la tua mamma?"
"A lei sta pensando zia Shanna. Entriamo, dobbiamo trovarlo."

Sorik si avvicinò alla porta, nella mano stringeva un tricoder opportunamente modificato per lui da Shivhek. Gli piaceva Shivhek.
La porta si aprì rapidamente e con l'impercettibile rumore della naturalezza. I due bambini scivolarono all'interno. Nessuno stava facendo caso a loro, sembravano invisibili.
A loro vantaggio giocava anche il poco personale presente all'interno della Legazione in quel momento. Sorik e Goroth si diressero sicuri alla loro meta.


[Flashback'>
Legazione Cardassiana - Ore 16:00




Feyd Rautha si stava preparando per assistere il suo Legato. Gli era stato accanto per anni mentre preparava la sua vendetta. Un gioco lento, un gioco di intelletto che in parte gli si confaceva, anche se lui era più un uomo di azione che non di pensiero.
Controllò maniacalmente di nuovo la sua uniforme. Nemmeno una piega doveva essere fuori posto.
Il mutaforma lo prese alle spalle senza che lui avesse minimamente il tempo per fare nulla. Solo molto tempo dopo avrebbe avuto modo di riflettere su quanto stupido era stato.
La violenza del primo colpo lo mise già in condizione di non nuocere.
I colpi successivi non capì quale scopo potessero avere. Sentì ogni colpo al volto come un maglio che si abbatteva su di lui, troppo stordito per prendere alcuna contromisura.
Cercò di alzare un braccio per difendersi, inutilmente.
Soltanto quando il sangue aveva ormai macchiato sia l'uniforme che il pavimento, quando oramai la sua mente si era spenta al mondo, il mutaforma si quietò.

"Stupido rettile. È colpa vostra se abbiamo fallito nella nostra conquista. Avrai il grande onore di aiutarmi nel nostro riscatto, anche se non te lo meriti."

Ad osservare il cardassiano a terra, privo di sensi, era Feyd Rautha, che sistemandosi l'uniforme in un gesto che aveva studiato con cura, lasciò il suo alloggio.


Sala riunioni - Ore 17:05


T'Lani stava ancora cercando di capire se le cose erano andate come aveva dedotto logicamente dovessero andare. Non aveva ancora avuto riscontri né poteva averne in alcun modo.
Non c'era stata la possibilità di comunicare con l'esterno e non ci sarebbe stata fino a quando già i giochi non si fossero messi in movimento.
Sapeva che per la certezza doveva solo aspettare il momento nel quale Khish avrebbe attivato la sua geniale trovata, il suo coup de théâtre.
Come aveva detto a Kosara, aveva totale fiducia nelle capacità dell'andoriano.
Quando l'Ambasciatore K'ooD si sedette dinnanzi a lei la silenziosa comunicazione tra loro, basata su piccoli gesti totalmente innocenti, le diede conferma che almeno una parte del piano stava andando come doveva... i ragazzi stavano facendo la loro parte.
La parte più difficile era stata convincere le madri, anche se la Dottoressa Stern aveva ceduto prima. In fondo un bambino klingon ha delle risorse aggiuntive e dei doveri aggiuntivi, soprattutto se erede di un casato e prossimo figlio adottivo dell'erede di un'altra casata, per di più importante come quella dell'Ambasciatore.

Ora c'era solo da lasciare che i presenti nella stanza facessero le loro mosse, lo scacco matto però se lo sarebbe riservato per sé.