Navetta
01/01/2400 ore 07:57 - D.S. 77000.91
Leggeri scossoni agitavano il viaggio della navetta verso la Vancouver. Tenok teneva gli occhi chiusi su uno dei sedili posteriori, ricapitolando i diversi passaggi che l'avevano portato al suo primo imbarco.
Con la mente, tornò alla preparazione del bagaglio, quando aveva svuotato il suo alloggio presso il Comando di Flotta su Sol III.
Nella penombra silenziosa dell'alloggio, il Tenente Comandante Tenok stava riponendo con metodo e precisione geometrica gli abiti nella valigia.
Il bagaglio non era affatto voluminoso: gli erano necessari pochi indumenti e oggetti e nessuno di questi era superfluo. Tuttavia, su una mensola rimaneva ancora l'edizione critica del Compendio di diritto interplanetario comparato che aveva utilizzato nei suoi studi giuridici.
Tenok aveva esitato un istante, riflettendo sulle sorti di quel volume e sul significato del suo portarlo con sé poi lo aveva fatto scivolare nella custodia protettiva e inserito nella valigia.
La fine degli scossoni lo riportò al presente. Il trasferimento sulla Vancouver rappresentava una transizione di rilievo, perché non aveva mai prestato servizio su un vascello. Negli ultimi anni, al Comando di Flotta aveva contribuito alla redazione di trattati, alla mediazione fra governi diffidenti, a processi delle corti marziali. Lì le decisioni si prendevano attorno a tavoli ovali, non sui ponti di comando.
Le missioni esplorative erano qualcosa di completamente differente ed era consapevole di come nessuna lettura teorica avrebbe potuto prepararlo al da farsi.
Era razionale. Tuttavia, proprio per questo, riconosceva la logica necessità di quell'esperienza così diversa da ciò che aveva sperimentato nel suo passato da ufficiale della Flotta stellare. Sulla Vancouver non sarebbe stato solo un giurista, ma anche consigliere. L'equipaggio avrebbe potuto attingere alla sua razionalità per ottimizzare le decisioni e i processi operativi.
La navetta rallentò ancora e solo una leggera vibrazione, impercettibile ai sensi umani e appena udibile da quelli vulcaniani, segnalò l'attraversamento del campo di forza dell'hangar. Osservò per alcuni istanti gli altri compagni di viaggio e, quando il pilota diede il via libera, fu il primo ad alzarsi, ma fece cenno ai due sottufficiali davanti a lui di precederlo, come da protocollo.
Sbarcò pochi secondi dopo, seguendo gli altri viaggiatori. Salutò con un cenno del capo l'ufficiale di turno: "Tenente Comandante Tenok, dal Comando di Flotta. Chiedo il permesso di salire a bordo".
La burocrazia seguente fu rapida.
USS Vancouver
Pochi minuti dopo
Con ancora la borsa su una spalla, il nuovo consigliere di bordo percorreva i corridoi della Vancouver, diretto all'ufficio del capitano. Aveva memorizzato le principali locazioni della nave: per quanto i sistemi di bordo l'avrebbero comunque assistito e guidato, le nozioni memorizzate potevano risultare decisive in momenti di maggior crisi. Si fermò di fronte alla porta dell'ufficio, aggiustò la tracolla e sfiorò il sensore per chiedere il permesso di entrare.