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USS WAYFARER - MISSIONE 16 RSS USS WAYFARER - Missione 16

16.06 "Showtime"

di Dorian Zsolt Ristea, Pubblicato il 21-10-2018


HAY 2556, Citta' di Tarsis
31/05/2398, Ore 22.00 - D.S. 75413.47


L'area intorno all'Arena brulicava del movimento tipico degli eventi importanti.
Ristea si guardava intorno, cercando, come anche gli altri colleghi, di sembrare assolutamente sicuro della loro destinazione e di non destare attenzione.

Dal momento in cui avevano passato le barriere murali della città (facilmente, anzi troppo facilmente secondo l'opinione del Comandante Wu, piuttosto guardinga) il gruppo aveva seguito una tabella di marcia ben precisa.

In base alle istruzioni di Rumar, avevano identificato una taverna-albergo da usare come base, ideale per un mercante e i suoi servitori e compagni di viaggio, non troppo costosa da provocare domande, ma neanche una bettola indegna di un facoltoso forestiero in arrivo per affari.

La taverna, riconoscibile per l'insegna - un puledro impennato - era in una traversa del corso principale della città, vicina sia alla piazza principale dove dominava un'arena da 10,000 posti che alle mura cittadine. Il luogo ideale per osservare senza dare nell'occhio.

"E una chiacchierata col barista non fa mai male", aveva detto Cooper, diretto immediatamente verso il bancone e altrettanto immediatamente trattenuto per la collottola da Julia Squiretaker.
"Cosa c'è, non possiamo farci una birra tranquilli?", disse imbronciato. "Abbiamo ore da spendere prima dello show di questi trogloditi!"
"Non dimentica qualcosa, signor Cooper?" chiese la dottoressa, mostrandogli una manciata di monete.
"Ah, già", disse lui. "Mi sto abituando male, con i replicatori. Dimentico che non si può sempre avere tutto gratis."

Cooper prese le monete e il braccio di Ristea e di Ichigawa e si avviò al bancone. Julia scosse la testa. Il problema dei soldi era stato un imprevisto.

***Flashback***
USS Wayfarer, Plancia
Dodici ore prima


=^=Kiron a Rumar. Numero Uno, mi sente? =^=

Krell si scosse sulla poltrona e attivò il commbadge.
"Lieto di sentirla, Capitano. Come procede la missione?"
=^=Si sta rivelando probabilmente più costosa del previsto! =^= rispose la voce di Michael.
"Cosa intende dire?" rispose Rumar perplesso.
=^=Può teletrasportare qui due sacchetti di monete d'oro? =^=

Vaitor e Krell si guardarono attoniti.
Vaitor scrollò le spalle.

***Flashback***
HAY 2556, Città di Tarsis
31/05/2398, Ore 12.00 - D.S. 75412.33


"Non ti si può portare da nessuna parte", bofonchiò Julia, camminando rapida tra i corridoi del retro-taverna, un po' accompagnando e un po' trascinando un dolorante Gregory Cooper, adornato di una fragrante bistecca sull'occhio.

"Ouch! Vai piano, abbi pietà di un povero storpio!" disse Gregory, cercando di tenersi in equilibrio e di tenere il pezzo di carne sull'occhio.
Julia non rallentò minimamente il passo. "Pietà un corno. Mettersi in una rissa con i locali! Cos'è, la fiera dei dilettanti? Mi aspettavo di meglio da te."
"Ma io non..."
"E con uno che è il doppio di te e brachicefalo pure!"

Avevano finalmente raggiunto la porta della stanza di Julia e Sheeval.
La dottoressa aprì la sacca di cuoio in cui aveva i suoi strumenti e ne uscì il tricorder e un hypospray. Ripensandoci, rimise l'hypospray nella sacca e tirò fuori una siringa tradizionale.
Cooper guardò il tutto, inquieto.

"Cosa vuoi fare con quella?"
"Indovina", ghignò Julia, una goccia di medicinale traboccante dalla punta della siringa. "Ora, via quella bistecca!"

Gregory sbiancò.

*** Flashback
HAY 2556, Città di Tarsis
31/05/2398, Ore 20.25 - D.S. 75413.29***


Appostata su uno dei tetti circostanti la piazza principale e con vista diretta sull'ingresso della taverna del Puledro Impennato, la guardia si era tolta l'elmo da ore. Per quanto fosse bello e conferisse autorevolezza (e un certo grado di protezione da colpi d'alabarda e frecce, pensò), la sua capacità riflettente non lo rendeva adatto ad un compito di circospezione come quello.
La sottile brezza gli scompigliava i capelli.
L'aria, già tersa e piacevole per l'arrivo dell'imminente estate, odorava di carni arrostite e torroni, preparati nelle baracche allestite per l'evento della divinazione.
Sul tetto di fronte, e a quattro di distanza a destra e sinistra, altre guardie vegliavano.
L'uomo non capiva la ragione di dispiegare così tante risorse per un mercante e il suo seguito. Da quando era stato chiamato in servizio, solo un uomo con la faccia da ragazzino e una donna con una maschera di cuoio sul viso - probabilmente cieca, poverina, pensò - erano usciti brevemente per poi ritornare in taverna.
Aveva anche saputo che uno dei membri del gruppo aveva rovesciato un boccale di birra sull'abito da festa del fabbro locale, subendone le conseguenze.
Tutto piuttosto normale, pensò cos'hanno questi da meritare tutta questa attenzione?
Sospirò.

Queste domande non facevano bene. Il suo ruolo era obbedire agli ordini e basta.
Riprese a guardare la porta della taverna, e quasi come se avesse chiamato la cosa, tutto il gruppo usci', a partire dalla donna con la maschera, seguita da due plebei, il mercante e tutti gli altri.
Fece immediatamente un gesto con la mano al collega dirimpetto.
Movimento in atto, gesticolò. Scendi e passa l'informazione in caserma.

L'altra guardia fece una serie di segni, significanti lo spelling di un nome.
Ghalle? gli stava chiedendo.
L'uomo ci pensò un attimo. Scosse il pugno e iniziò a fare altri segni.
No. Dillo soltanto a Kedhen.

***Flashback***
USS Wayfarer, Plancia
31/05/2398, Ore 21.48 - D.S. 75413.45


"No, dannazione, no!", ringhiò Vaitor, azionando febbrilmente sliders e parametri nella consolle. "Non è possibile!"

Rumar lo raggiunse. "Che succede, Tenente?"

"Abbiamo perso i contatti con l'Away Team." disse Vaitor, continuando a tastare la consolle.
"Oh, andiamo", disse Krell. "La cosa sta iniziando ad essere ridicola."
"Lo dice a me", disse Vaitor a denti stretti. "E' la terza missione consecutiva dove regolarmente perdiamo i contatti col team a terra. Commbadge, tracciatori, transponders - niente, come se andassero a ramengo ogni volta che decidiamo di sbarcare da qualche parte!"
Rumar annuì, pensoso. "Faccia il possibile. Se non ripristiniamo i contatti entro due ore, scenderemo a prenderli."
"Sta diventando un'abitudine", disse Mehon.
Krell scosse le spalle e azionò il commbadge.

"Comandante Kublik?"
=^=Qui Kublik.=^=
"Può venire in Plancia? È successo un imprevisto."

HAY 2556, Citta' di Tarsis
31/05/2398, Ore 22.05 - D.S. 75413.48


Nelle due spianate polverose intorno all'Arena - la civiltà locale non era ancora arrivata ai sampietrini o al bitume, pensò Ristea - era stata imbandita una serie di chioschi ed attrazioni.
Dorian sorrise. Tutto questo gli ricordava la sua infanzia, quando suo nonno lo portava alle fiere locali di Nea Bucuresti. Anche qui come allora, la gente dimenticava per alcune ore la durezza e gli affanni della vita quotidiana, cercando diversione nelle piccole gioie di un dolce, la meraviglia di una stella filante, i trucchi di un mangiafuoco e - per alcuni - lo sguardo invitante di una cortigiana all'angolo.

Il gruppo si diresse verso la biglietteria, lasciando Kiron, Wu e le sue guardie ad attendere che i suoi plebei portassero loro biglietti e vivande, come si confà a un facoltoso mercante.
"Speriamo che il Capitano non ci prenda gusto", pensò Dorian, ancora sorridendo. Ma conoscendo Kiron, sapeva che il Capitano avrebbe preferito far tutto con loro.
La superbia decisamente non faceva parte di lui.

"A cosa sta pensando, Capo?" disse Julia, con lui in fila. Dietro di lei, Ichigawa e un Cooper piuttosto incarognito ma con entrambi gli occhi intonsi che sembrava voler scoccare dardi dagli stessi, dritti nella nuca della dottoressa.
Dorian si rese conto che la dottoressa lo stava guardando.

"Chiedo scusa", disse. "Devo sembrare un po' tonto, vero?"
"Come un bambino ad una fiera", Julia sorrise a sua volta.
"Tutto questo mi ricorda quando ero ragazzino. Ovviamente la tecnologia era molto più avanzata, ma l'architettura generale e lo spirito di dove sono cresciuto era molto simile."
"Lei è centauriano, se mi ricordo bene..."
"Terrestre nato lì, in verità", disse Dorian. "Nea Bucuresti. Questa, se toglie i megaschermi e le navette, sembra la nostra festa patronale."
"Ci andava con i suoi genitori?" chiese Julia mentre erano quasi arrivati in cima alla fila.
"Con i miei nonni paterni", disse Dorian. "Mi hanno cresciuto loro. Non ho mai conosciuto i miei genitori."
"Oh", rispose Julia. Stava per formulare qualche espressione di simpatia, ma vista l'espressione di Dorian, preferì tacere.
"Tutto il gruppo? 45 monete d'oro, per favore", disse la bigliettaia.

HAY 2556, Città di Tarsis
31/05/2398, Ore 22.25 - D.S. 75413.52


"5 minuti, sua Maesta'", disse il Maestro di Cerimonie.

Nel camerino, Elminster girò la testa di tre quarti. Lo specchio, occupante buona parte della parete a cui era appoggiata la tavola dei trucchi, costumi e make-up, rifletteva il volto di un uomo saggio ma stanco. Le tre estetiste avevano fatto del loro meglio per nascondere i segni del tempo e delle preoccupazioni.

"Molto bene", disse, rivolto genericamente al Maestro di Cerimonie ma anche alle tre, che trattennero un sospiro. "Ora andate, ho bisogno di concentrarmi."

Con un inchino, il Maestro e le tre estetiste uscirono dal camerino e chiusero la porta.
Elminster chiuse gli occhi.
"Ancora una volta, è ora dello spettacolo", pensò.

Questa pantomima lo snervava, ma era necessaria per mantenere l'equilibrio.
L'equilibrio era tutto.
Una linea sottile separava la pace dal caos, per il suo popolo, per lui e perché no, anche per i regni rivali.
Solo Ghalle e pochi altri membri scelti del suo consiglio sapevano la verità dietro il fumo e gli specchi, e lui aveva intenzione di mantenere tutto così.
Se questo è il prezzo da pagare per la tranquillità della mia gente, così sia, pensò.
Si alzò dalla sedia, aggiustò la tunica e la corona reale sulla testa, e gonfiò il petto.

"Showtime!"