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USS WAYFARER - MISSIONE 15 RSS USS WAYFARER - Missione 15

15.08 "Barbecue"

di Gregory Cooper, Pubblicato il 27-11-2017


Wayfarer - Plancia
04/06/2397, Ore 07.50 - D.S. 74422.81


Erano dieci minuti che la Wayfarer e il misterioso essere ce la stavano mettendo tutta per farsi fuori a vicenda.
Gli scudi erano praticamente ridotti ad un lumicino, un altro colpo e la nave sarebbe stata spazzata via.
Kiron valutava il da farsi continuando a dare ordini che il timoniere eseguiva magistralmente senza nessun tempo di attesa. Il Capitano diceva di far danzare quei tre milioni di tonnellate di duranio e lui continuava a farlo senza preoccuparsi se quel movimento avrebbe spezzato in due la nave... era così che andavano le cose.
"Riusciamo a distanziarla?" chiese il Capitano guardando attentamente la massa verdognola attendendo il nuovo fascio di energia per poter valutare la direzione di fuga.
"A tratti, ha un rallentamento nel momento in cui i nostri siluri la colpiscono, ma poi torna alla carica riguadagnando velocità." rispose l'ufficiale tattico.
Kiron valutò le opzioni: continuare a colpire sperando in un colpo definitivo, ma il tenente Janssen non riusciva a dire se i danni alla creatura erano abbastanza da distruggerla, per quanto ne sapevano potevano continuare fino a finire la Santa Barbara. Girare la nave e avvicinarsi all'essere posizionandosi in un punto dove la sua bocca di fuoco non potesse colpire la Wayfarer... facile a dirsi, ma quasi impossibile da attuare. Per quello che ne sapeva poteva avere più bocche di fuoco o addirittura colpirli con altro. Oppure trovare un qualcosa che facesse più danni di quanto i loro siluri sembravano poter fare. In giro c'era un solo posto dove trovare una tale potenza.
"Timoniere, rotta 125.258. Massimo impulso! Date tutta l'energia agli scudi di poppa!" ordinò Kiron ben sapendo che l'energia rimasta non sarebbe bastata ad accendere una lampadina.
Il timoniere questa volta ebbe un fremito e un ritardo di qualche decimo di secondo, ma eseguì l'ordine senza staccare gli occhi dalla strumentazione.
La nave si tuffò in verticale schivando per puro caso l'ennesimo fascio di plasma concentrato. Per un attimo Kiron ebbe l'impressione di sentire lo scricchiolio delle giunture della sua nave. Lo schermo principale si divise in due, da una parte l'enorme nuvola vegetale e dall'altra l'incandescente sfera infuocata della stella del sistema.
"Signor Janssen, può calcolare la massa della creatura?" chiese il Capitano.
"Solo ipoteticamente... abbiamo le sue dimensioni e posso calcolarne il peso usando come parametri il peso specifico di un comune legno terrestre. Ma per quello che ne sappiamo potrebbe essere enormemente più leggero o anche solo cavo all'interno."
"La sua massa è superiore alla nostra?" chiese di nuovo l'uomo non prestando attenzione alla parola 'ipoteticamente'.
"E' una volta e mezza la nostra... ipoteticamente." aggiunse di nuovo come per mettere le mani avanti nel caso di errori.
"Calcoli una rotta che ci permetta di far cuocere quella 'grossa barbabietola' su quell'enorme falò!" sentenziò Kiron indicando la parte del monitor che evidenziava l'enorme stella in avvicinamento.
"Sarà molto vicino anche per noi..." puntualizzò Vaitor con un sorriso sghembo.
"Non si può avere tutto dalla vita." sentenziò il Capitano con una scrollata di spalle.

Albatross I - Albatross City
Contemporaneamente


"Chi siete?" Chiese Rumar.
"Non c'è tempo adesso, dobbiamo ritirarci!" rispose l'essere racchiuso nella tuta con una lingua cantilenante che il traduttore universale riconobbe come quella dei nativi di Albatross. Il suo volto era nascosto dalla visiera della maschera e Rumar non poteva dire quale fosse il suo aspetto o anche solo il suo sesso.
Mentre l'essere faceva segno di seguirlo, altri due armati di lanciafiamme inondavano la zona con un inferno liquido che permise agli uomini della Wayfarer di ritirarsi. Il Comandante Wu e due uomini della sicurezza, rimasero nelle retrovie sparando qualche occasionale colpo di phaser per permettere ai loro salvatori di ripiegare.
Il nutrito gruppo raggiunse un piccolo edificio semi coperto di rampicanti. Lo spazio era angusto, ma una botola nel pavimento permetteva di accedere ad un locale ben più ampio dal quale partiva uno stretto tunnel che si perdeva nell'oscurità.

"Spogliatevi!" ordinò l'essere richiudendo la botola dopo che tutti riuscirono a mettersi in salvo.
"Come scusi?" chiese il Comandante Rumar sorpreso.
"Quelle cose emettono spore che si attaccano ai vestiti. Le nostre tute non lo permettono, ma le vostre divise non hanno la stessa facoltà. Dove stiamo andando ci sono gli ultimi sopravvissuti di Albatross City e non vi permetterò di portare quelle cose lì dentro." sentenziò l'essere senza dare ulteriori spiegazioni.
"Fate quello che dice... levate tutto!" ordinò Rumar dopo un attimo di titubanza. Gli uomini della sicurezza lanciarono uno sguardo imbarazzato alle donne del gruppo, ma poi fecero quello che gli era stato ordinato.
Julia fu la prima a spogliarsi. Essendo un medico sapeva del rischio che potevano correre in caso di contaminazione. E dopotutto aveva visto in intimo ognuno di loro più di una volta durante le visite di routine e comunque la preoccupazione che provava per il consigliere era ben superiore a qualsiasi senso di pudore che poteva provare in quel momento.

"Anche il resto! Vi forniremo qualcosa appena appena raggiungeremo la nostra destinazione!" ordinò di nuovo l'essere.
Sheeval non fece una piega e si tolse tutto perfettamente a suo agio nella sua nudità mostrando un corpo flessuoso e armonioso. Con il suo aiuto il medico della Wayfarer riuscì a spogliare anche Erjn mettendo in mostra l'orribile ferita appena sotto il seno destro.
Una veloce medicazione, per mezzo di spray adesivo, permise al medico di bloccare l'emorragia. Almeno quella esterna. Non poteva sapere quanto fossero gravi i danni interni senza ulteriori analisi.
"Comandante, dovrà portare lei Erjn! Faccia attenzione."
Rumar, cercò di non guardare dove metteva le mani quando prese in braccio il consigliere della nave, lanciò mentalmente le sue scuse all'indirizzo del Capitano Kiron.
"Andiamo!" ordinò l'essere facendo strada lungo il tunnel.

Albatross I - stratosfera
Contemporaneamente


"Navetta 1, spostarsi verso il quadrante 1423. Navetta 5, spostarsi sul quadrante 1256... maledizione, dove diavolo si sono ficcati!" brontolò Cooper.
"Guardi qui..." l'ex Ammiraglio Squiretaker indicò il monitor su cui passavano le rilevazioni. Sotto la loro navetta i sensori indicavano uno strano calore diffuso, simile ad un mare rosso brillante nel blu delle basse temperature.
I due si alzarono dalla loro postazione e si avvicinarono al pilota della navetta guardando attraverso i vetri.
"Da quello che leggo sulla strumentazione, sotto di noi ci dovrebbe essere un concerto rave con milioni di persone!" commentò Cooper confrontando quello che vedeva a video con quello che effettivamente era: una densa foresta dai riflessi rossastri.
"Un errore della strumentazione?" chiese la donna.
"Sono solo infrarossi, nessun errore di taratura dovrebbe mostrare questo. Timoniere, quadrante 1202. Guardi lì!" esclamò lui indicando un enorme albero dalle foglie lanceolate e dal colore verde brillante ma con strani riflessi rossi, poi indicò alla donna la stessa immagine sulla strumentazione che mostrava lo stesso albero con una temperatura che nessun vegetale poteva avere.
"Assurdo, dobbiamo scendere e verificare. Timoniere atterri lì da qualche parte."
La navetta compì un largo giro per raggiungere la radura ai piedi della pianta. L'albero non era paragonabile a nessuno dei suoi simili presenti in altri pianeti. La corteccia era di aspetto sano, ma di un bianco spettrale, quasi innaturale. Le foglie erano verdi e a forma di punta di lancia. Sui lati di ciascuna foglia c'era una pigmentazione rossa che deva quello strano riflesso che avevano notato in alta quota.
"Deve essere alto almeno due chilometri e largo quattrocento metri. Alla faccia della sequoia!" sentenziò lo scienziato scendendo dalla navetta e armeggiando con il tricorder.
"Comandante Cooper aspetti..." l'ex ammiraglio lo trattenne per il braccio quando si trovavano a circa trecento metri dall'enorme pianta. "Guardi qua."
I due si piegarono, con qualche difficoltà, a terra. La donna indicò una crepa nel terreno. "Questa è una frattura da impatto."
"Da impatto? Possono essere semplicemente le radici dell'albero che hanno fatto spaccare la roccia." ribatté Cooper analizzando la zona "No, ha ragione, ce ne sono ovunque e partono a raggiera direttamente da quel coso laggiù. Non le abbiamo viste dall'alto perché la vegetazione ha ricoperto tutto. Qualcosa deve essere caduto proprio dove adesso c'è quella mostruosità... almeno un anno fa."
"Forse è proprio quella mostruosità ad essere caduta..." mormorò Vanessa riprendendo a camminare.
L'albero incombeva ormai su di loro. Erano ad una distanza di cinquanta metri quando la donna fermò di nuovo l'ufficiale scientifico. "Sente questo odore?"
"La carcassa di qualche animale?" chiese lui dopo aver annusato l'aria ed aver avvertito il caratteristico odore dolciastro.
"Non abbiamo rivelato nessun animale, nemmeno un insetto... possibile che siano venuti a morire tutti qui?" rispose dubbiosa la donna.
"Non mi piace affatto questa cosa... mi aspetti qui." ordinò Cooper avanzando.
"Non ci penso nemmeno!" esclamò lei sollevando un sopracciglio.
"Ha ragione, meglio se inizia a tornare verso la navetta." La donna parve volerlo ignorare e lui la trattenne per un braccio.
"Non è il momento di fare l'arrogante, se le cose si fanno problematiche non ho nessuna intenzione di portarti in spalla, per cui le ordino di tornare sulla navetta!" Ribatté acido lui.
"Comandante Cooper, pensa davvero che rispetterò un suo ordine?" Vanessa incrociò le braccia al petto.
"Ex Ammiraglio ormai in pensione, ora civile e che nemmeno dovrebbe andare in missione, posso darle tutti gli ordini che voglio e lei farà meglio a rispettarli. Oppure posso ordinare ad uno di quei bei tomi che si porta dietro di legarla e imbavagliarla per poi trascinarla sulla navetta... e loro sono proprio costretti a rispettare il mio ordine dato che sono ufficiali della Flotta Stellare... c'è scritto su qualche manuale, ne sono quasi certo." rispose Cooper girandosi verso di lei e sorridendo soddisfatto. "Avrà tutto il tempo quando torniamo sulla nave di chiamare qualche alto funzionario perchè punisca il pessimo ufficiale scientifico che l'ha offesa, ma ora faccia quello che ho detto!"
Vanessa Squiertaker sbuffò infastidita e girò sui tacchi avviandosi verso la navetta seguita dai suoi collaboratori.
Cooper continuò a camminare con maggior attenzione. Nemmeno lui era quel gran atleta... avrebbe dovuto far scansionare la pianta da uno degli uomini della sicurezza del Comandante Wu, ma aveva delle remore per tre ottimi motivi: il primo era che probabilmente nessuno di loro avrebbe saputo da che parte tenere un tricorder se non era provvisto di impugnatura e grilletto, il secondo era che gli uomini della sicurezza avevano la tendenza a morire con una frequenza allarmante e quindi ne conseguiva la terza ragione, con che coraggio avrebbe detto alla Wu di aver fatto ammazzare i suoi ragazzi?
Cooper non voleva ammettere nemmeno a se stesso che non se la sentiva di portare altri verso un pericolo. Non era abituato a quel genere di cose... lui se n'era sempre stato nel suo laboratorio come un eremita nella sua grotta. Solo ora che era arrivato sulla Wayfarer aveva capito cosa volesse dire avere la responsabilità di altri. No, non era pronto a fare delle scelte così drastiche.
Fece segno agli uomini della sicurezza di rimanere indietro e loro non fecero una piega. Dopotutto si trovavano a cinquanta metri da lui e di fronte ad un albero, cosa poteva andare storto?
Arrivato ad una decina di passi si fermò. Nel tronco si intravedeva qualcosa di metallico, come se l'albero fosse cresciuto attorno ad un palo di una recinzione inglobandolo nella sua struttura. Qua e là si vedevano anche segni di un qualche tipo di recinzione. A terra uno sbiadito cartello in una strana lingua, avvertiva tutti di stare alla larga dalla zona militare. Sembrava quasi che dopo la caduta, probabilmente di un meteorite, la zona fosse stata recintata e poi l'albero fosse cresciuto per poi inglobare tutto quello che aveva attorno.
"In un anno? Sei stato svelto ragazzone!" mormorò Cooper guardando l'albero assurdamente grande.
Le analisi continuavano. Secondo il tricorder qualcosa aveva effettivamente colpito il terreno con una discreta forza. Possibile che un meteorite avesse infettato un albero esistente con una qualche malattia genetica che l'aveva poi fatto crescere a dismisura? Ma cos'era quel bagliore rossastro che vedeva dagli strumenti? Era come se l'albero fosse caldo... come un essere vivente.
Dato che non aveva nessuna intenzione di toccare con mano e che il phaser avrebbe comunque cicatrizzato la ferita che doveva provocargli, Cooper decise di fare alla vecchia maniera. Prese un grosso sasso, lo pulì del terriccio e lo brandì a mo' di pugnale. Poi con forza colpì la corteccia staccandone un pezzo.
Una radice schizzò fuori dal suolo e lo colpì con forza allo stomaco scaraventandolo a dieci metri di distanza. Il fiato gli uscì dai polmoni portandosi dietro una bestemmia e l'aria si trasformò in un mondo fatto di lucciole splendenti. Il tempo di schiarirsi la vista e l'ufficiale della Wayfarer vide arrivare cinque enormi rami, simili a quadrelle di una ballista direttamente verso di lui.
"Oh merda..." rantolò con un filo di voce.