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SHELDON - MISSIONE 01 RSS SHELDON - Missione 01

01.05 " Interruptus "

di Amir Houssein, Pubblicato il 02-06-2019

Luogo e tempo sconosciuto


Amir aveva fatto un sogno. Uno di quelli che, seppur fantasiosi, restano talmente vivi ed impressi nella coscienza da sembrare reale. Una cosa non troppo dissimile al Mir'aj del Profeta Muhammad in cui il cavallo Buraq lo aveva portato a visitare i sette cieli.
Il suo sogno, da cui si era risvegliato di colpo, era stato strano, impalpabile ma efficace. L'entità, non poteva avere altri nomi, lo aveva condotto in un luogo mistico, una terra spirituale non ancora battuta, fatta di energia pulsante e selvaggia. Immerso in questo caos primordiale, l'entità gli aveva parlato e gli aveva svelato la sua unicità: nella sua anima viveva l'eterno conflitto nato ai tempi biblici di Ismaele, tra arabi ed israeliti. Le sue origini rivelavano un coesistenza di diversi geni da sempre in contrasto. Il suo sangue e la sua anima erano una culla semitica, direbbero gli studiosi di religioni comparate. L'entità gli aveva svelato che questo dono unico lo rendeva speciale. Non che avesse chissà quali virtù e talenti, anzi Amir si sentiva di essere solo un valido ufficiale scientifico della Flotta Stellare. Si trattava del dono che lo rendeva idoneo ad un destino diverso.
E questo destino si stava avvicinando.
Stupito, stordito, con il cuore che batteva senza controllo, Amir Houssein si era svegliato.
Dove si trovava?
Non era l'alloggio nella USS Ruthenford, neppure sulla Sheldon. Era un altrove indefinito.
Amir aveva fatto molta fatica a realizzare ed elaborare ciò che aveva portato i sopravvissuti dell'equipaggio ad essere a bordo di una nave aliena dotata di una sorta di autocoscienza.
Lui era solo un giovane ufficiale scientifico e ancora non era neppure riuscito ad impratichirsi a bordo della Rutherford che si era trovato catapultato su una nuova e sconosciuta unità navale.
La sua mente andò al dove e quando si trovava prima di cadere in una sorta di sonno: non era il suo turno di riposo, era con altri ufficiali e sottufficiali scientifici da poco usciti dall'infermeria. Stavano analizzando la strumentazione diagnostica della nave. E poi... Ancora la mente confusa che non riusciva a focalizzare. Si trovava in uno spazio vacuo e fluido.
"Benvenuto. Chi sei?" chiese una voce. Si voltò verso la sorgente sonora. E vide sé stesso o una sua proiezione di qualche genere.
"Dovrei chiedertelo io chi sei"
"Tu hai qualcosa dentro di diverso. Non sei come gli altri. Non capiamo".
"Se è per questo neppure io capisco. Ma rispondi alla mia domanda: con chi sto parlando?" domandò il giovane ufficiale.
"Il mare di anime. Ti aspetta. Unisciti a noi". La voce restava sul vago.
Per un attimo ebbe il dubbio di essere morto e di star vivendo una qualche esperienza spirituale metafisica.
"Prima di unirmi con qualcuno devo sapere cosa mi è successo. O almeno, cosa è successo al mio corpo fisico?", chiese Amir.
"In questo sei come gli altri. Troppo attaccato alla materia, all'involucro".
Lui alzò le spalle. Poi ricordò: allarme rosso. Un vascello misterioso. E poi, più nulla.
Alzò un sopracciglio: "Quindi, per capirci, per il mare di anime è normale rapire le persone?"
Silenzio.
Apparve una figura femminile in sostituzione alla sua stessa proiezione. Il cuore di Amir battè forte e sentì il fiato fermarsi.
Aljeena era davanti a lui. Proprio come quando l'aveva salutata dopo una notte insieme. I capelli neri mossi, le labbra leggermente socchiuse che profilavano un sorriso. Era vestita con la divisa da cadetto della Flotta, pronta per svolgere un'esercitazione orbitale.
"no..no...no" iniziò a ripetere Amir.

Sheldon - Plancia
22/10/2398 - ore 12.02


Il comandante Rezon aveva un'espressione carica di tensione. Lo sguardo fisso le mani strette a pugno. Il Tenente Filippo Jekins guardò i colleghi in plancia e scosse il capo.
"Signore, non ritengo l'ordine pertinente con i principi della Federazione".
Rezon colmo di ira si voltò verso l'ufficiale tattico.
"Ho capito bene?" chiese il primo ufficiale evidentemente fuori di sé dalla rabbia.
"Signore, mi dispiace, ma il codice comportamentale della Flotta Stellare dice all'articolo.." cercò di spiegare Filippo.
"Non mi stia a raccontare sciocchezze amministrative! Esegua l'ordine e basta!"
In plancia anche gli altri ufficiali si voltarono.
Per un attimo Filippo ebbe un'esitazione. Una parte di sé era per attivare il caricamento dell'arma, ma la razionalità ebbe il sopravvento. Chiuse gli occhi per un attimo e poi guardò il superiore.
"No signore"
Rezon ebbe un tremito alle mani. Con uno scatto improvviso balzò sulla postazione di Jekins e gli diede un colpo forte con il braccio scaraventandolo con violenza a terra, lontano dai comandi.
Gli altri ufficiali erano sbalorditi e troppo rapida era stata l'azione per dare il tempo di agire.
Tranne che per Jekins, il quale anche a terra, con il fianco addolorato non si fermò troppo a pensare, estrasse il phaser e colpì il primo ufficiale.

Luogo e tempo sconosciuto


Se c'era una cosa che Amir non poteva tollerare era il giocare con i sentimenti altrui. Alieni metafisici o altro nessuno ne aveva il diritto. Si sentì caricare di una nuova energia. Qualcosa che pulsava al ritmo del battito del suo cuore.
"Lasciatemi stare!" urlò e una sorta di onda d'urto si sprigionò dal suo stato cosciente e colì il simulacro di Aljeena e il suo. Come un fallout nucleare tutto venne colpito da una violenta raffica di vento dissipatrice.
Sentì come uno strappo violento. Dolore lancinante e grida ovunque che rimbombavano nella sua testa. Nel suo campo visivo ora c'era una sorta di tunnel dove tutto veniva risucchiato. Una spirale nel quale non era possibile resistere. Si sentì avvolgere e allora, nel mezzo del turbinio vide il suo attuale capitano Adrienne Faith. La bella forma sinuosa del suo corpo, ora come in preda ad uno stato nirvanico e trascendente.
Lui le passò accanto. E le parole del sogno risuonarono in lui: il dono e il destino.
Non sapeva quale dono potesse essere.Ma sapeva che nel suo dna ibrido ebraico-islamico poteva dormire ancora sopito un nuovo potenziale, ad oggi inespresso. E forse il momento per esprimerlo era questo.
Vide Adrienne a la prese per braccio. O almeno afferrò ciò che simulava quella parte anatomica. Il corpo proiettivo del capitano Faith entrò nel tunnel ed insieme iniziarono a precipitare nel vuoto tra urla disperate.
Amir sentiva un'energia forte, una linfa vitale che scorreva in lui e che da lui si emanava verso il suo superore.
Fino al punto in cui tutto cessò di colpo.

Sheldon - Plancia
22/10/2398 - ore 12.05


Jekins ansimava per il carico di tensione. Gli girava la testa e gli sguardi dei presenti erano puntati su di lui. Il Primo ufficiale giaceva stordito a terra.
Filippo si alzò, sfiorò il badge: =^= Tenente Hewson, ho bisogno di lei in plancia, ora =^=.
Ma non rispose nessuno. Anche lui, come il capitano Faith era in infermeria.
Apparve Sheldon accanto a lui: "Direi che tocchi a te prendere il comando".

Sheldon - Infermeria
22/10/2398 - ore 12.08


Amir si alzò di scatto, come se avesse sollevato la testa da una vasca. Si girò nervosamente.Era in infermeria, qualche biolettino più in là c'era il capitano Faith anch'essa che si stava risvegliando.
"Cosa è successo?" chiese.
Una versione ridotta di Sheldon, con l'uniforme medica, si rivolse al giovane ufficiale scientifico, sorridendo compiaciuta: "Non so come siate riusciti ma avete interrotto un collegamento telepatico estremamente forte. Benvenuti nuovamente tra noi".
Poi, ebbe un refresh e la mini proiezione Sheldon riapparve ora con la divisa da capitano.
"Signor Houssein se si voleva far notare c'è riuscito questa volta".
Amir alzò gli occhi al cielo e stava per rispondere quando anche Adrienne intervenne.
"Non so ancora capire cosa abbia esattamente fatto e perché anche lei sia stato preso dal..Mare delle Anime, ma le sono grata"
Lui arrossì, per timidezza e fece un rapido cenno di assenso.
"Ora cerchiamo di uscire da questa situazione poco piacevole" e fece per alzarsi quando Sheldon la fermò: "Vorrei ultimare la bio-scansione su di lei, compreso una valutazione delle sinapsi e dei neurotrasmettitori. E' appena uscita da un'esperienza a dir poco traumatica".
La Faith guardò male Sheldon. "La mia presenza è richiesta in plancia, di certo".
"Alla plancia ci sta pensando Jekins" rispose il mini Sheldon con nonchalance.
"Jekins? E perchè?" si sentì crescere la rabbia di nuovo verso Rezon, capendo come sulla Sheldon non poteva esserci un attimo per abbassare la guardia. "Rimandiamo le sue analisi a dopo", disse senza troppa disponibilità al confronto, si alzò e, pur con la testa che le ballava il valzer di Strauss, si diresse verso la porta di uscita, lasciando senza parole il surrogato di medico.
Il piccolo Sheldon si parò davanti a Faith ed indicò il biolettino dove ancora confuso era adagiato Amir Houssein.
Adrienne fece un cenno d'assenso rivolto alla proiezione Sheldon e trasse un profondo respiro. Si voltò verso Amir e gli disse: "Signor Houssein, se si sente sufficientemente bene, le chiedo se le va di seguirmi in plancia. In qualità di ufficiale scientifico,intendo. Non so per quale ragione ma credo che avrò bisogno di ogni aiuto possibile".
Amir sorrise spontaneamente e scese dal biolettino.
"Sono con lei, capitano", disse il giovane di origine araba.
Qualcosa di nuovo stava per iniziare nella vita di Amir. Nella sua mente risuonò una vecchia canzone rock terrestre di fine XX secolo: So long cowboy dei Westworld.