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USS RAZIEL - MISSIONE 11 RSS USS RAZIEL - Missione 11

11.00 "STRISCIA DI SANGUE"

di Hazyel , Pubblicato il 01-10-2020

SOL III - San Francisco
Luogo imprecisato nei pressi degli Uffici del Comando di Flotta
03 luglio 2400 - ore 18:16


La giovane sorrise con espressione divertita, osservando il suo terminale, mentre scaricava un'enorme mole di dati senza che gli esperti del Comando di Flotta se ne accorgessero.
Era passato svariato tempo da quando lei, ancora giovanissima, si era vista respingere la domanda per entrare in Accademia ed ora finalmente avrebbe avuto la sua vendetta su tutto il sistema.
Ripensò a quel momento in cui, ancora sedicenne, si sentì rifiutata per non aver superato il test psico-attitudinale.
Era stato un vero e proprio affronto! Un genio come lei che veniva mandata via solo perché qualcuno metteva in dubbio la sua capacità di sostenere lo stress? No, era inaccettabile!
Tornò a fissare il terminale mentre sul suo volto le si allargava un sorriso cattivo: "Voglio proprio vedere come vi salverete da tutto questo.."

Vulcano
Xir'Tan
17 luglio 2400 - ore 10:41


Ti'kal si osservò ancora attorno.
Vi era stata una nuova scossa tellurica e nuvole di polvere rossastra vorticavano intorno alla Vulcaniana.
Xir'Tan, il più piccolo dei tre continenti del mondo natio, concentrava su sé stesso, grazie agli oltre quaranta vulcani attivi tra le sue colline frastagliate, la massa più instabile dal punto di vista tettonico dell'intero pianeta con terremoti frequenti e dalle conseguenze poco prevedibili.
L'isola, infatti, era troppo instabile per ospitare permanentemente più di una manciata di Vulcaniani, ma la costante attività sismica ne aveva fatto, da sempre, un'importante fonte di metalli e minerali.
In ogni caso, chiunque le avesse dato appuntamento lì, non lavorava sicuramente per il Vulcan Mining Institute.
I suoi sensi erano all'erta, ma la tranquillità dominava il suo animo.
Aveva avuto una carriera cinquantennale presso la Intelligence della Flotta Stellare e si era ritirata da poco meno di una decina di anni per potersi dedicare alla famiglia.
Una scelta logica, secondo i parametri Vulcaniani: aveva dato tutto ciò che poteva fornire alla Flotta Stellare ed il suo tempo ora era passato.. doveva occuparsi del benessere dei suoi famigliari.
Una scelta emozionale avrebbero detto i Terrestri: qualcuno l'aveva minacciata ed una serie di strani incidenti avevano messo in allarme il marito ed il figlio più grande.
I suoi nipoti erano in pericolo e lei non poteva permetterlo: il suo rientro a casa era dovuto all'affetto che provava ed all'istinto materno di protezione.
Forse avevano ragione, ma, dal suo rientro su Vulcano, nulla era più accaduto.
Nulla fino a quello strano messaggio.
Aveva provato a rintracciarne la fonte, l'autore ed aveva tentato tutta una serie di strade per venirne a capo, ma invano.. chiunque fosse aveva competenze informatiche avanzate, chiunque fosse voleva parlare con lei ed avrebbe messo in pratica le sue minacce se non faceva come voleva.
Era chiaramente una trappola, ma in quel messaggio aveva dato prova di conoscere segreti che non avrebbe dovuto.
Udì un fruscio all'improvviso.
Ti'Kal fece finta di non averlo sentito e continuò a camminare lentamente.
Ne udì un secondo dietro di lei.
Continuò fino ad un piccolo avvallamento delimitato da rocce.
Lì rimase immobile, pronta ad avventarsi su chiunque cercasse di intrappolarla sfruttando le nuvole di polvere che la circondavano.
Quando sentì il colpo di phaser partire da davanti a lei, si diede della ottusa.
Era una mossa logica distrarla alle spalle per poi attaccarla di fronte.
Che il decennio in compagnia della famiglia l'avesse davvero rammollita come diceva Moses?
Quel vecchio burbero satanasso che tanto la voleva al suo fianco nella caccia a Jak'Al?
Era una caccia alle streghe, lei lo sapeva bene.. una parte di lei si sarebbe lasciata tentare, ma poi la logica aveva fatto il resto.
Non poteva difendere la sua famiglia ed aiutare un amico nello stesso tempo: aveva fatto la scelta più sensata.
Almeno fino a quel momento.
Aveva evitato, per un soffio, il colpo di phaser, le bruciava la spalla destra, ma era viva ed armata.
Dovevano essere almeno in tre, in base alla tempistica dei fruscii e dello sparo.. oppure due, di cui uno decisamente agile.
L'istinto la fece voltare di scatto e parare l'affondo con l'Ahn'woon che teneva lungo il braccio sinistro.
Era bastato un secondo per liberare l'antica arma Vulcaniana, niente di più che una striscia di pelle larga quindici centimetri e lunga trentacinque.
Avvolse l'Ahn'woon attorno al braccio dell'aggressore come una frusta, mentre con la mano libera impugnò il phaser e gli piazzò un colpo dritto in mezzo agli occhi.
Il volto era coperto da una maschera, ma Ti'kal non poteva star ferma ad esaminare il corpo esanime del suo avversario.
Sentì dei fruscii, approfittò di una nuvola di polvere per mimetizzarsi e si avvicinò agli aggressori: inaspettatamente erano almeno in cinque ed armati di fucili phaser.. tutti mascherati in viso..
Se rimaneva ferma l'avrebbero freddata come uno squallido plotone di esecuzione, Ti'kal partì, quindi, all'attacco destreggiandosi abilmente fra l'Ahn'woon ed il phaser.
Fu colpita almeno un paio di volte, ma tutti i suoi avversari erano a terra.
Udì un piccolo applauso alle sue spalle, si voltò e fece fuoco.
Chiunque fosse davanti a lei, aveva fatto un balzo notevole per evitare il suo colpo.
Ti'kal vide solo un'ombra, prima di vedersi mozzare di netto la mano con il phaser..
La Vulcaniana non si scompose, resistette al dolore ed attaccò con l'Ahn'woon riuscendo a bloccare il braccio al suo aggressore.
Questi aveva però una forza considerevole per riuscire a sbilanciarla, tirandola verso di sé quanto bastava per infilzarla con la seconda arma che teneva nel braccio libero.
La trapassò da parte a parte e, mentre sangue verde sgorgava abbondantemente dalla ferita, chiunque fosse l'aggressore mascherato la ringraziò per il sacrificio: la sua famiglia, come promesso, sarebbe stata salva.
La sua uccisione sarebbe stata la prima di una lunga serie.
Il tempo della pace, era finito.
Era giunta l'ora della vendetta.

Vulcano
Kir
21 luglio 2400 - ore 09:36


Era diventato pigro.
Philip Broyles se lo stava ripetendo da mesi.
Un tempo era mattiniero e solerte.. col passare degli anni amava oziare a letto più del dovuto.
Non che fosse un'ora tarda, per lo più che non aveva impegni ufficiali come Contrammiraglio della Flotta Stellare, ma non si sentiva a posto con la coscienza.
O era l'abbondante cena che si era lasciato tentare di consumare la sera prima? E quello che sentiva non era rimorso, ma una difficoltà digestiva condita da una mezza sbornia?
Chi poteva dirlo..
Si tirò su dal letto e, prima di andare a farsi una doccia, attivò la consueta casella vocale.
Tutti gli aggiornamenti a lui diretti venivano dirottati su quella casella che puntualmente andava a svuotare pianificando la giornata..
Beh.. quasi.. in realtà aveva un valido e giovane assistente per quello.. gliel'aveva trovato la figlia, invaghitasi di un Vulcaniano.
Che fosse successo prima o poi, l'aveva messo in conto vista la passione sua e della moglie per Vulcano, ma la figlia era ancora troppo giovane per poter pensare a certe cose.
Per un padre, forse, una figlia sarebbe sempre rimasta troppo giovane per andare via da lui.
Ma in quel caso, era vero.
Non volendo ferirla con un rifiuto, il giovane Vulcaniano, che, come minimo, aveva una cinquantina di anni più di lei, aveva accettato di far parte dello staff del Contrammiraglio per tutti i periodi in cui la famiglia Broyles soggiornava su Vulcano.
Una mossa saggia, logica ed astuta..
Col passare del tempo, Philip aveva imparato ad apprezzare quel potenziale futuro genero.
Instancabile, preciso, attento e premuroso.
E, non da sottovalutare, meno rigido di molti suoi conterranei.
Philip sorrise, ma il sorriso divenne di pietra un passo prima di entrare in bagno.
Broyles lo aveva preso così tanto in simpatia da rimanere assolutamente meravigliato e sconvolto dall'apprendere che una comunicazione, criptata, urgente ed importante, era rimasta pressoché dimenticata e messa soltanto in quel momento nella casella vocale.
Un messaggio di Ti'kal.
Una richiesta d'aiuto.
Qualcuno la stava minacciando.
Qualcuno che conosceva il suo passato.
Qualcuno che sapeva cose che non doveva sapere.
Philip Broyles lasciò perdere la pulizia personale e si precipitò al proprio comunicatore.
Stranamente non vi era segnale.
Una cosa del tutto anomala.
Così anomala che prese un phaser, ma anche quello risultava inattivo.
Qualcosa non quadrava.
La sua famiglia era lontana, nella piccola villa doveva esserci solo lui ed il suo aiutante Vulcaniano.
Nessuna scorta o ufficiali di collegamento.
Non erano necessari, lui era in permesso e non svolgeva certamente attività di importanza tale da giustificare una squadra a sua difesa.
Per sicurezza, tolse tutte le tre divise di scorta che custodiva nel piccolo armadio della sua camera da letto, allentò, senza troppa fatica, il tubo reggi abiti e si diresse, armato di quello in una mano e del phaser inattivo nell'altra, verso la porta.
L'aprì in silenzio e si diresse furtivo verso la piccola dependance del Vulcaniano.
Tutta la casa era assolutamente in ordine e quieta.
Aprì la porta e non vide molto: le tende erano state tirate.
Si avvicinò alla finestra e le aprì.
Quando si girò, gli mancò il fiato: sul letto era riverso il giovane Vulcaniano, immerso in sangue verdastro, con ancora rigurgiti che uscivano dalla sua bocca.. come se cercasse di parlargli assieme.
Philip si precipitò al capezzale del giovane amico e cercò di percepire le sue ultime parole..
Ci mise un po'.. decisamente troppo.
Quando capì che gli stava dicendo di stare attento, fu troppo tardi.
Aveva abbassato la guardia e qualcuno era dietro di lui.
Quel qualcuno aveva fatto un piccolo applauso quando si accorse che il Contrammiraglio aveva finalmente capito gli spasmi del moribondo.
Broyles si alzò di scatto e si precipitò armato sull'assassino.
Quest'ultimo non aspettava altro, estrasse repentinamente due lame nascoste e, sfruttando la carica dell'ufficiale federale, lo infilzò sotto la cassa toracica in entrambi i lati da parte a parte, riuscendo persino a sollevarlo di peso e tenerlo a penzoloni a sgocciolare di fronte a sé.
Mentre le forze lo stavano abbandonando, Broyles mormorò qualcosa..
Non seppe nemmeno cosa, ma il suo avversario lo ringraziò ugualmente per il suo sostegno ed aiuto alla causa.
La sua famiglia sarebbe stata salva, il suo sacrificio sufficiente per lavare via la colpa.

Vulcano
USS Zen
28 luglio 2400 - ore 11:08


L'uccisione di un Contrammiraglio della Flotta Stellare non era cosa da poter passare inosservata.
La moglie aveva fatto la macabra scoperta soltanto al suo rientro da un viaggio di studio.
Lo shock e lo scalpore furono tali e tanti che ci fu un subbuglio di ruoli e persone.
Si attivarono i Vulcaniani, attraverso la V'Kor, il corpo di polizia, e la V'Shar, ossia i servizi di Intelligence.
Si attivò la Flotta Stellare, in tutti i suoi dipartimenti, a partire da quello della sicurezza, per passare al controspionaggio fino alla stessa Intelligence.
Sul posto furono dirottate due navi: la USS Tornado e la USS Zen.
La prima, di classe Akira e guidata dal Capitano Rosenburg era, già di per sé, sufficiente per supportare le squadre investigative Vulcaniane.
La seconda, di classe Norway e guidata dal Capitano Georgij Zukov, sembrava essere lì quasi per errore, per un eccesso di scrupolo oppure per una dimenticanza di qualcuno al Comando di Flotta.
In realtà, aveva una seconda finalità.
Mentre Zukov dava man forte al collega Rosenburg, il suo Numero Uno, il Comandante Martak , ed il terzo ufficiale in comando, il Tenente Chase, si stavano adoperando sul far luce ad un'altra sparizione.
Una considerata esponenzialmente molto più importante rispetto all'uccisione di Broyles.
Erano sulle tracce di Ti'kal.

SOL III - Australia
Canberra
28 agosto 2400 - ore 23:24


Un appuntamento con un vecchio amico.
Un brindisi per festeggiare la pensione, se così si poteva dire: l'ultima missione del suo Comando si era rivelata fallimentare.
La USS Tornado, in quasi un mese, non aveva scoperto nulla sull'uccisione di Philip Broyles.
Una valanga di indizi che si erano tramutati in montagne di indagini senza fine e senza sbocchi.
Come da millenaria tradizione, in casi spinosi come quello, nessun risultato voleva dire carriera finita.
Gli mancavano ancora pochi mesi, ma Rosenburg fu gentilmente invitato a farsi da parte: una medaglia alla carriera, una stretta di mano ed un bel ringraziamento al servizio reso.
L'invito del vecchio compagno di Accademia, anche lui in pensione ed in disgrazia, fu, pertanto, da un lato una gradevole sorpresa, dall'altro un altro passo verso la piena consapevolezza del suo nuovo status.
Lukas non era mai stato un grande affabulatore, né un grande Capitano. Era sempre stato un po' lo zio bonaccione di tutti, un Trill pronto a valorizzare i propri ragazzi, ma non particolarmente dotato.
Amava spassionatamente due cose: la sua nave, la USS Leicester, e la figlia.
Per amore della prima, aveva abbandonato la seconda.
Quando perse la Oberth razziata dai pirati per il tradimento di uno dei suoi, corse dalla figlia.
Ma non la trovò: era stata uccisa su New France.
L'amico si era reinventato Sceriffo per poterla vendicare e, solo da poco, era tornato sulla Terra.
Effrentis aveva chiesto ospitalità a Rosenburg presso Canberra.
Le distese australiane erano da sempre spazi sconfinati in cui poter stare in solitudine coi propri pensieri, belli o brutti che fossero.
Rosenburg non si era mai costruito una propria famiglia, aveva la sorella coi figli ed a lui stava bene così.
Uno zio assente, ma presente.
Un secondo papà per loro, senza lo stress di essere veramente il loro padre.
Era un pensiero egoistico.
I nipoti conoscevano il caratteraccio scorbutico dello zio, ma sapevano che, per qualunque problema, lui ci sarebbe sempre stato.
Da piccoli, li aveva raddrizzati a suon di ceffoni quando mancavano di rispetto alla madre.
Tutti ceffoni meritati ad adolescenti troppo esuberanti.
Nessuno di loro aveva scelto la carriera nella Flotta Stellare, troppo indisciplinati, ma avevano continuato ad amare la loro terra e ad essa si dedicavano anima e corpo.
Tanto era l'amore e l'affetto che continuavano a badare anche al ranch dello zio, come se quello zio scontroso non fosse sempre per lo spazio, ma si fosse giusto assentato un attimo prima del raccolto.
Rosenburg camminò fra nuvole di polvere che si alzavano sollevate dal vento.
Sulla veranda poté scorgere la sagoma paffuta del suo vecchio amico, alzò una mano per salutarlo da lontano e gli parve che anche Effrentis avesse il braccio alzato in segno di saluto.
Più si avvicinava, però, e più quella sensazione di non essersi accorto di qualcosa, lo attanagliava.
Rosenburg era un Capitano di vecchia scuola, grande e grosso, eppure un brivido freddo scese lungo la sua colonna vertebrale.
Lukas era praticamente immobile ad aspettarlo ed allora di cosa aveva paura?
Che una volta sedutosi assieme all'amico sarebbe stato definitivamente in pensione?
O c'era dell'altro?
Una folata improvvisa di vento gli schiarì le idee: Effrentis era là, in piedi, infilzato come un maiale e stecchito.
Qualcuno si era preso la briga di bloccargli in alto il braccio in segno di saluto.
Qualcuno sapeva di quell'incontro.
Il colorito dell'amico era decisamente troppo pallido per essere stato messo lì da poco.
Qualcuno si era finto Effrentis e voleva che Rosenburg tornasse a casa.
Per un'ultima volta.
Un piccolo applauso alle sue spalle.
Rosenburg si voltò di scatto.
Un secondo dopo la sua testa rotolava nella polvere, mentre la sua enorme mole ancora si ergeva dritta ed incredula eruttando sangue dal collo, prima di crollare rovinosamente a terra.
Il suo aggressore ringraziò Rosenburg per il suo sacrificio, raccolse qualcosa dentro la sua sacca e se ne andò.

SOL III - San Francisco
Comando di Flotta
Controllo dei sistemi informatici
18 settembre 2400 - ore 03:52


L'Ammiraglio Rexen camminava freneticamente da una parte all'altra della stanza, osservando con preoccupazione crescente i vari monitor.
C'era voluto decisamente troppo tempo perché si accorgessero che qualcuno non autorizzato era riuscito ad accedere ai sistemi informatici del Comando.
Com'era possibile che nessuno lo avesse notato prima?
Non erano stati violati i programmi più criptati e dotati di maggior sistemi di difesa, ma, ciò nonostante, la sicurezza informatica era stata beffata e la cosa mandava il Tellarite in bestia
"Quello che non capisco è che sembrerebbe aver raccolto informazioni di qualsiasi genere senza una logica, molte delle quali sono pubbliche!" la giovane Guardiamarina indicò un punto dello schermo "Guardi qui ad esempio, aveva bisogno di accedere al nostro database per conoscere l'elenco delle direttive federali? Non credo.."
"Continuate a cercare, sono certo che sia un diversivo.. un modo, come un altro, per celare ciò che realmente gli interessava prendere.. ciò che voleva è in bella vista sotto un'immensità di dati del tutto inutili e.." il sangue gli si gelò nelle vene mentre osservava lo schermo "Oddio.. no"
Anche i sottoposti rimasero bloccati per svariati secondi nessuno aveva più il coraggio di parlare, ma tutti sapevano che cosa voleva dire quello che stavano osservando.
Rexen fu tentato più volte di sfiorare il comunicatore con un'ansia crescente.
Avrebbe dovuto avvertire i colleghi che la sicurezza di centinaia di operativi poteva essere stata compromessa, ma, come in un puzzle, sapeva che dare l'allarme avrebbe costituito la parte successiva del piano.
Chiunque fosse dietro alla scomparsa di Ti'kal, all'uccisione di Broyles, alla scomparsa in azione della USS Zen ed al barbaro omicidio di Effrentis e Rosenburg, sapeva esattamente che mosse svolgere per arrivare a quel punto.
Quale sarebbe stato il prossimo?
Un allarme generalizzato avrebbe smosso polvere proprio laddove era necessario che restasse per celare l'identità degli operativi.
Non poteva avvertire nessuno: né il Dipartimento della Sicurezza Interna, ancora scosso dai recenti avvenimenti degli anni passati, né il Controspionaggio, né i Nove della Intelligence, né far filtrare qualcosa per far abboccare all'amo qualche pesciolino interessato della Sezione 31.
Rexen doveva studiare accuratamente la propria mossa, in una lunga ed estenuante partita a scacchi.

SOL III - Parigi
Montmartre
21 settembre 2400 - ore 21:32


Era tutto il giorno che Frank veniva trascinato da Victoria in giro per Parigi.
Aveva accettato di farle compagnia non soltanto per poter stare qualche ora con la figlioccia o per proteggerla, ma, soprattutto, perché aveva temuto che, se le avesse detto lui di no, lei avrebbe chiesto al Risiano di farle da Cicerone.
Parigi era, da sempre, una delle città più romantiche della Terra e.. beh.. Frank voleva stare tranquillo.
Negli ultimi mesi c'erano state troppe novità e nessuna, o quasi, piacevole.
Prima aveva scoperto che il suo vecchio sodale Sloan non solo era vivo e vegeto, ma stava svolgendo non si sa che missione per conto di uno dei boss di New France.
Proprio quella maledetta colonia in cui l'ennesima pista su Jak'Al era naufragata.
Era poi venuto a sapere della scomparsa di Ti'Kal.. una vecchia e cara amica sparita nel nulla.
Come se non bastasse, anche l'uccisione di Broyles.
Non che gli fosse mai del tutto piaciuto, ma era un amico di Bernadette e, tutto sommato, si era rivelato un valido alleato in qualche caso spinoso del passato.
Da ultimo, ma non ultimo, la sfortuna che sembrava perseguitare il povero Lukas Effrentis: quel Trill, dopo la propria nave, il proprio comando e la propria figlia, ora aveva perso anche la vita in un, quanto mai strano, caso di rivalità famigliari.
Secondo la Homeland Security, sia lui sia il reale obiettivo, il Capitano Rosenburg, erano finiti vittime di un colpo di testa di uno dei nipoti di quest'ultimo, in preda ad una crisi derivante da abuso di sostanze stupefacenti.
Per quanto la famiglia di Rosenburg difendesse a spada tratta il presunto duplice assassino, la Homeland asseriva di avere prove inconfutabili ed incontrovertibili.
Tutto era così strano e fugace.
Victoria parlava e rideva, ma lui a malapena si lasciava andare in grugniti, mugugni e borbottii.
Aveva altro cui pensare: qualcosa che lo turbava nel profondo.

SOL III - Parigi
Passy
21 settembre 2400, ore 21:48


Da ultimo, erano stati sulla Torre Eiffel e lì l'atmosfera si era resa incandescente.
Sophie du Plessis aveva accettato con entusiasmo l'invito di Hazyel di vedersi quel giorno.
Non sapeva nemmeno che lui fosse sulla Terra, ma poco importava: aveva dato buca alle amiche e si era fatta bella nel minor tempo possibile: d'altronde lui, per lei e la sorella, era pur sempre il migliore amante sulla piazza.
Per quanto il padre le considerasse due brave santarelline, le due ragazze non avevano mai smesso di cacciarsi nei guai in rapporti sessuali impossibili. Neppure ora che Sophie aveva quasi ventisette anni.
Il sesso con Hazyel era sempre stato altamente appagante e la lontananza aveva reso Sophie passionale e focosa all'ennesima potenza.
Solitamente il Risiano bastava per soddisfare abbondantemente entrambe, ma quella sera sarebbe stata sola.
Brividi intensi di piacere ed eccitazione le avevano percorso il corpo per tutta la giornata, con conseguenze abbastanza evidenti sul succinto abito da sera.
Hazyel aveva insistito nel voler vedere Parigi, al posto di trascorrere interamente la giornata e la nottata con lei a letto.
Sophie aveva acconsentito, in fondo il Risiano era molto più che un rapporto sessuale: era un amico, un confidente, un complice..
Col passare dei minuti e delle ore, però, la buona volontà di Sophie aveva ceduto e sulla Torre Eiffel aveva fornito un assaggio di ciò che avrebbe voluto procurare al compagno.

SOL III - Parigi
Place de la Concorde
21 settembre 2400, ore 23:32


Dovevano attraversare a piedi il Pont de la Concorde.
Victoria si stava godendo la fresca brezza che proveniva dalla Senna, ignorando volutamente Moses.
Per tutta la giornata lei era stata entusiastica, lui pensieroso e musone, ma poco importava: lei era felice di essere lì e non avrebbe permesso a Frank di rovinarle la giornata.
Forse fu per quello che non se ne accorse subito.
Moses, dal canto suo, continuava a pensare a Jak'Al ed agli amici perduti per strada.
Era contento per Victoria, ma troppo occupato per dare soddisfazione alla figlioccia.
D'un tratto, un campanello di allarme scaturito dal puro sesto senso, fece drizzare le antenne di Frank.
Si guardò attentamente attorno, senza dare nell'occhio.
La scena sembrava tranquilla: un mare di gente in riva alla Senna a godersi la serata autunnale.
C'erano tanti poliziotti.
La cosa doveva tranquillizzarlo, invece lo metteva in allarme.
Erano tanti.. perfino troppi.
D'istinto capì, erano tutti eccessivamente armati per essere lì di pattuglia.
Mentre stava per chiamare Victoria, vide, con la coda dell'occhio, uno dei poliziotti puntare l'arma contro di loro.
Strattonò la figlioccia, scaraventandola contro la base della Fontaine des Mers, mentre estraeva i phaser.
Prima che il poliziotto potesse prendere nuovamente la mira, fu freddato da Frank.
Dopo il primo, il secondo, il terzo.. il quarto.
Da lì fu l'inferno: da una parte Moses, dall'altra un gruppo selvaggio di aggressori.
Per quanto classificabile come un reduce altamente distruttivo, Frank sapeva che non sarebbe durato a lungo.
Doveva resistere abbastanza per dar modo alle squadre della Homeland Security di intervenire.. doveva lottare a sufficienza per far sì che il Dipartimento di Sicurezza della Flotta potesse agire.
Quelli, però, erano decisamente troppi e pesantemente armati.
Victoria aveva dismesso la sua aria di sognatrice ed aiutava il patrigno come poteva, ma non era mai stata un'abile combattente.
Fortuna, se così si poté definire, fu che trovò un tombino dell'impianto fognario poco distante dal punto in cui si stavano riparando dall'assalto concentrico degli aggressori.
Bastò un cenno dello sguardo fra i due e, dopo aver messo a segno un altro doppio colpo letale, Moses e Victoria si addentrarono in cunicoli scuri e maleodoranti.
Dietro di loro, rumori concitati di voci e passi.
Erano seguiti.
Braccati.
Come bestie.
Passarono sotto un altro tombino aperto e fu allora che Victoria vide le striature rossastre sul corpo di Frank.
Moses era stato ferito, quanto e come non poteva saperlo.
Lui non glielo avrebbe detto se non un secondo prima di crollare a terra.
Avevano bisogno di aiuto.

SOL III - Parigi
Ubicazione sconosciuta
21 settembre 2400, ore 23:48


Erano sbucati fuori nel cortile di una sorta di palazzone diroccato.
Non erano sicuri dove si trovassero e perché avessero avuto quella possibilità.
Entrambi sapevano che puzzava di trappola, ma non potevano vagabondare ancora per molto al buio dell'impianto fognario.
Le maglie di ricerca dei loro aggressori si erano ristrette.
Anche in quel momento non erano lontani da loro.
Attraversarono di corsa l'ampio cortile semibuio, quando all'improvviso una serie di faretti inondarono di luce lo spiazzo.
Si udì distintamente un applauso.
Stare in piena luce permise a Victoria di vedere quanto Frank stesse soffrendo.
Il patrigno era pallido in volto, ma lo sguardo era combattivo e l'istinto guerriero dominava le sue azioni: avrebbe avuto abbastanza adrenalina in corpo per distruggere da solo un battaglione Romulano in assetto da combattimento.
Un uomo con maschera incappucciato si fece notare, come un'ombra furtiva fra due punti di luce.
Moses non sparò.
Il gioco si ripeté una, due.. tre volte..
Alla fine, Moses tentò il tiro, ma gli fu fatto saltare via il phaser dalle mani.
Chiunque fosse là, oltre a loro due ed alla misteriosa figura mascherata, era sicuramente un ottimo cecchino.
Danni alla mano di Moses trascurabili, phaser distrutto.
Si udì un secondo applauso.
Victoria cercò di provocare il loro misterioso aggressore, in modo da guadagnare tempo e capire contro chi avevano a che fare.. seguì una risata ed un altro applauso.
Frank stava diventando un pezzo di ghiaccio, Victoria pregò in cuor suo che succedesse qualcosa.

SOL III - Parigi
Ubicazione sconosciuta
21 settembre 2400, ore 23:58


Finalmente lo aveva in pugno.
Un altro del suo lungo elenco di persone da eliminare.
Se avesse accettato di sacrificarsi, la sua famiglia sarebbe stata salva.
Il torto lavato col sangue impuro.
Il rituale sarebbe stato completo e lui avrebbe continuato la sua opera.
Lo vide crollare a terra ed alzare l'altra mano in cui aveva ancora un phaser.
Un secondo dopo, in mezzo ad urla di terrore della donna dai capelli rossi, anche quel phaser fu spazzato dalle mani della sua vittima.
Aveva assoldato un ottimo cecchino, non poteva negarlo.
Automaticamente la figura incappucciata si trovò costretta ad un ennesimo applauso.
Man mano che lui si approssimava a loro, la giovane cercava di frapporsi fra lui ed il vecchio.
Era una stupida ed una sciocca se sperava di salvarlo.
Avrebbe solamente condiviso la sua sorte.
Quando furono abbastanza vicini da poter scorgere bene i loro volti, vide un improvviso sogghigno in mezzo alla maschera di dolore di Frank Moses.
Si voltò di scatto e vide qualcosa che lasciò tutti sorpresi.
Un essere alto quasi due metri stava letteralmente volando giù da uno dei cornicioni che circondavano il cortile.
Più esattamente da quello in cui aveva piazzato il suo cecchino.
La luce abbagliante del faro che era dietro a quell'essere gli conferiva un aspetto quasi ultraterreno.
Il corpo scuro, in ombra, veniva definito alle sua spalle da un'aura luminosa che faceva brillare i biondi capelli, come se ali senza forma lo stessero sostenendo.
Sapeva che non era vero, ma quel tipo era veramente quasi nudo, il portamento e la corporatura fisica lo rendevano angelicamente possente ed imponente allo stesso tempo.
Uscendo dal cono di luce alle spalle ed entrando in un altro laterale, poté notare gli occhi: erano azzurri o grigi.. riflettevano tranquillità nei propri mezzi ed un istinto omicida quasi etereo.
Non sembrava armato, a parte i due coltelli da combattimento Kabar che stringeva fra le mani.
Nulla in confronto alle sue due Katane.
Eppure si trovò a tentennare.
Permettendo al suo avversario di avvicinarsi troppo.
Estrasse le due Katane e con un balzo si spostò dalla posizione in cui si trovava per evitare di rimanere fra Moses ed il misterioso angelo arrivato in soccorso del vecchio bastardo.
Decise di attaccare.
Per quanto la velocità e l'agilità con cui aveva sferrato i colpi fossero quasi perfette, il suo avversario aveva parato con facilità i suoi attacchi, manovrando alla perfezione i due Kabar.
Nuovamente un sogghigno da parte di Moses.
La cosa iniziava a diventare indisponente.
Aveva studiato la sua esecuzione nei minimi dettagli, odiava dover affrontare imprevisti.
Quell'enorme massa di muscoli era decisamente un imprevisto.
Tentò un nuovo assalto, ma fu respinto.
Prima che potesse studiarne un terzo, l'essere fu nuovamente investito da un fascio di luce e, dal nulla, nella sua mano destra comparve una Tik'leth, un'arma Klingon molto simile ad una spada.
Non ebbe tempo di riprendersi dallo stupore, che l'essere attaccò con un sorriso.
Un sorriso ricco di tranquillità, determinazione e condito da abbondante istinto omicida.
Si aspettava un attacco di forza, facilmente eludibile in destrezza, invece i colpi erano calibrati e mirati con precisione.
Quando vide un varco della difesa del suo aggressore, tentò un affondo con la Katana che aveva nella mano destra.
Si accorse dell'errore solo quando si ritrovò la Katana in pezzi, tanta era la forza del colpo del suo rivale.
Prima che le cose peggiorassero, si disimpegnò esibendosi in un improvviso triplo carpiato all'indietro, fece un piccolo applauso e sparì dalla vista del terzetto.

SOL III - Parigi
Ubicazione sconosciuta
22 settembre 2400 - ore 00:20


Frank sorrideva sghembo, mentre un'affannata Tarev stava cercando di esaminarne le ferite col tricorder.
Terr e Stromm erano partiti alla caccia del misterioso aggressore.
Cortez si era piantato al fianco di Hazyel che, a torso nudo, stava stringendo a sé una tremante Victoria.
"Se non arrivavi in tempo.. se non era per te.. noi a quest'ora.. Frank.. o sì insomma.."
"Shhh.. guarda che mi ha avvertito lui.. " disse il Risiano
"Sì, ma hai rischiato la vita.. solo e quasi disarmato contro quel pazzo.. ho avuto paura"
"La rischierei mille volte per te, Victoria lo sai.."
Alla rossa Consigliera di Empireo le si riempirono gli occhi di lacrime.. ora che l'adrenalina stava scemando, stava realizzando tutto ciò che era successo.
Stava abbracciando il suo Capitano.. stava abbracciando colui che amava da sempre, ma che non avrebbe mai ammesso pubblicamente.. stava abbracciando Hazyel, per di più seminudo, di fronte ai suoi colleghi.. aveva le braccia attorno al collo del Risiano con Moses presente.
Hazyel le asciugò le lacrime con la mano sinistra poi sollevandole il mento la baciò teneramente sulle labbra.
A Victoria cedettero la gambe e si trovò ancor di più avvinghiata al corpo scultoreo del Risiano.
A Cortez spuntò un sorriso sardonico.
Alla Tarev venne spontaneo un piccolo risolino.
A Frank gli occhi diventarono fessure, perse il sorriso e borbottò l'indicibile prima di perdere i sensi.

SOL III - San Francisco
Comando di Flotta
Servizi Segreti di Intelligence
22 settembre 2400 - ore 03:09


L'incontro si stava a poco a poco surriscaldando mentre la portata del problema si stava rendendo palese a tutti.
"Qui l'unica cosa assolutamente certa è che non basterà richiamare tutti a casa per poter risolvere la questione!" la voce dell'ammiraglio Rexen era spazientita "Non è praticamente possibile trovarli così rapidamente. Oltretutto alcuni di loro operano nelle zone più periferiche dello spazio federale, ora che li avremo raggiunti li troveremmo già defunti!"
"Ma possibile che non si abbiano indizi su chi sia questo maledetto hacker?" intervenne il Contrammiraglio Darion "Non potrà mica essere un fantasma!"
"No, ma poco ci manca!" il Contrammiraglio Sothe osservò il collega prima di leggere sul proprio pad "Hanno individuato il modo in cui l'hacker è riuscito ad entrare e, da quanto vedo, stanno analizzando come sia riuscito a programmare il cavallo di Troia per farla breve stanno cercando nel programma la firma dell'hacker in modo da poter dire di chi si tratta ma.. al momento non hanno raggiunto dei risultati"
"Attraverso la programmazione? Credono che ci abbia inserito il suo nome, cognome e magari l'indirizzo?" la voce di Darion non sembrava molto convinta.
"In un certo senso sì.. A quanto pare, è una cosa comune che gli hacker inseriscano un segno di riconoscimento nelle proprie opere.. una sorta di firma che li contraddistingue. Stanno cercando questa firma."
L'entrata del Contrammiraglio Bates fece voltare tutti "Signori, abbiamo delle nuove informazioni!"
Often si rabbuiò in un istante mentre leggeva il pad ricevuto da Bernadette
"Sta per vendere i nostri al miglior offerente!" si prese un attimo prima di proseguire, del resto la notizia aveva fatto scendere il silenzio nella sala
"Un archivio, denominato Scheletri nell'armadio è stato messo in vendita.. la Intelligence ha scoperto che le informazioni su come e dove si terrà di preciso l'asta non sono ancora state precisate.. ulteriori indicazioni arriveranno nei prossimi giorni, ma certamente quest'asta sarà l'evento dell'anno e dubito che la Flotta Stellare sarà invitata"
"Gli inviti arriveranno solo ai peggiori criminali del Quadrante e dubito che sarà aperta al pubblico" Darion sospirò
"Non sarà affatto semplice infiltrarsi, per quello ci servono i migliori sul campo" Often si voltò verso i colleghi "Penso che siamo tutti d'accordo di inviarvi l'Empireo, specialmente perché sono gli unici che hanno resistito finora, e.."
Bernadette Bates, punta sul vivo, prese la parola "Prima di inviare i nostri uomini, con mio marito ancora ferito, possiamo avere la certezza che si tratta del nostro archivio? I dati sulle operazioni attuali non sono stati violati.."
"E' il nostro database.." la voce di Rexen si fece furente "Per dare la prova che si tratta di un elenco veritiero di agenti sotto copertura sono state rese disponibili le informazioni su cinque dei nostri uomini.. quando lo abbiamo scoperto era troppo tardi, non abbiamo potuto fare nulla per loro: Ti'Kal è stata soltanto la prima goccia di questa sciagurata striscia di sangue"