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DS16GAMMA - MISSIONE 18 RSS DS16GAMMA - Missione 18

18.04 "Il Forte"

di Alessandro Riccardi, Pubblicato il 25-07-2016

Foresta - Luogo e tempo non definiti


Riccardi si guardò intorno decisamente confuso. Era in una foresta. La testa iniziò a giragli impedendogli di mettere a fuoco ricordi e pensieri. Trattenne a stendo il vomito e il tremore alla mano destra. Dopo alcuni minuti riuscì a riprendere il controllo di se stesso. Così com'era iniziata la brutta sensazione sparì di colpo lasciandolo solo in quella strana foresta. Alessandro provò ad attivare la comunicazione.
=^=Riccardi a Drillrush.=^=
Nulla.

=^=Riccardi a Vok.=^=
Nulla.

=^=Riccardi a squadra di abbordaggio.=^=
Nulla.

Nemmeno una voce di risposta, Riccardi guardò il comunicatore e notò che qualcosa non andava... non funzionava.

Provò a usare il tricorder e il phaser ma nemmeno questi due componenti funzionavano. Rimasto senza tecnologia decise di utilizzare i suoi sensi per capire deve si trovava. Si avvicinò ad un albero e iniziò ad osservarne la corteggia. Il legno sembrava autentico, non sembrava replicato o olografico ma senza sensori non era sicuro di cosa stesse vedendo. Attorno a lui c'era una vegetazione abbastanza normale e anonima, di quella che si trova su ogni pianeta di classe M. Una fitta flora composta da fiori, arbusti e qualche sasso erano sparsi qua e là. Sembrava provenire da un clima temperato ma Riccardi non poteva dire di più senza tricorder. D'improvviso un rumore lo face trasalire. Temendo un aggressore Riccardi afferrò un ramo e si preparò a difendersi. Con la coda dell'occhio vide dei movimenti in un cespuglio. Impugnò saldamente il ramo e si voltò di colpo pronto a difendersi contro un eventuale assalitore. Qualcosa gli si avvicinò e Riccardi sferrò un colpo. Alessandro arrestò all'ultimo il ramo che si fermò a pochi centimetri dalla testa di Drillrush.
"Siamo noi comandante." Esclamò il Claire.
"Sì mi scusi." Rispose Riccardi imbarazzato.
"Non si preoccupi." Con quelle parole Drillrush mise fine alla discussione: "Dobbiamo capire dove siamo."
"Sì comandante. Sembra una foresta e dal poco che sono riuscito a identificare sembra reale ma senza il tricorder non posso dirle di più." Rispose Riccardi.
"Nemmeno il mio funziona." Aggiunse Claire.
Riccardi si stava guardando intorno quando gli venne in mente una domanda: "Prima ha detto noi... che cosa intendeva dire?"
Claire annuì e rispose: "Ero svenuta, mi ha trovata il marinaio Deker."
"Deker?" Riccardi era sempre più confuso: "Ma lui si trova sulla stazione."
"Vero ma si trova anche lui qui. "Claire indicò la direzione: " Venga andiamo da lui, si trova a poche decine di metri da qui."
I due si incamminarono verso un piccolo sentiero in salita. Fecero alcuni passi schivando alcuni rovi e piante quando Claire disse: "E' un sentiero, sembra frequentato. Non molto ma sembra che qualcuno sia passato di qua."
Riccardi annuì rispondendo: "Concordo ci sono rovi sul tragitto segno che nessuno passa da molto ma non ci sono foglie e l'erba non è ricresciuta sul percorso questo indica che qualcuno passa ogni tanto."
Drillrush arrivò in una piccola piazzola, fece per voltarsi per rispondere al capo della sicurezza quando il gruppetto venne raggiunto da Deker.
"Comandante." Esordì il giovane marinaio.
"Cosa ci fa qui Deker? Non era al controllo bagagli con Thomson?" Chiese Riccardi.
"Sì signore ma poi è successo qualcosa e mi sono risvegliato qui... ho vagato per alcuni minuti e ho trovato lei... cioè il comandante Drillrush." Fece rapporto il marinaio.
"Ha scoperto qualcosa?" Chiese il primo ufficiale.
"Sì... dovete venire a vedere." Il marinaio iniziò a risalire la collinetta e si mise a guardare.
I due graduati salirono e raggiunsero Deker il quale stava indicando un punto in lontananza.
"Che cos'è?" Chiese Drillrush.
Davanti a loro a circa due chilometri si trovava una collina posta esattamente davanti ad una valle che tagliava in due una catena montuosa. In cima alla collinetta c'era una struttura artificiale. Era orientata verso la valle come ad osservarla. La forma era quadrata e aveva l'aria massiccia e robusta. Una serie di finestroni erano situati nella sezione inferiore ad intervalli regolari. Una serie di finestre più piccole erano situate nella zona superiore.

"E' un forte..."Riccardi non aveva dubbi: "E' un forte simile a quelli che venivano costruiti sulla terra sei secoli fa..."

Deep Space 16, Gamma, Plancia 09/06/2396 Ore 11:20


Keane stava ricevendo i primi rapporti dei sensori e le analisi non erano buone. "Capitano, mancano 27 membri dell'equipaggio."
Shran puntò le antenne verso l'ufficiale alle operazioni e la raggiunse con una serie di rapide falcate: "Ha la loro posizione?"

"Nulla." Keane era confusa.
"Come nulla?"
"Non rilevo proprio nulla... nessuna traccia residua, né cariche elettrostatiche di teletrasporto o simili." L'OPS richiamò le analisi dei sensori: "Ho condotto tutte le analisi che potevo eseguire con i sensori di bordo, ma nulla."

Shran guardò i dati mentre Durani iniziò a parlare: "Scudi alzati siamo in allarme rosso." Poi, dopo una breve pausa, riprese a parlare: "Non rilevo nulla sui sensori esterni... non c'è nulla di anormale."
Shran guardò fuori tramite il visore. Lo spazio circostante alla stazione era decisamente normale tranne che per la nave romulana che si era inspiegabilmente fermata pochi minuti prima in concomitanza con la sparizione delle 27 persone sulla passeggiata e della squadra di abbordaggio.
"Capitano forse ho una teoria ma è molto azzardata." Disse Keane. "Sfasamento quantico."
"Che cosa?"
"E' una specie di teletrasporto ma di più. E' letteralmente far sparire nel nulla le cose e soltanto cosa si vuole portare via." Keane aveva l'attenzione di tutti e richiamò sullo schermo principale una serie di dati: "Immaginate che la materia venga assorbita da infiniti wormhole infinitesimi in grado di assorbire una quantità di energia microscopica."

"Questo potrebbe portar via le persone?" Chiese il capitano.
"E' solo una teoria ma potrebbe essere quello che è successo." Keane scosse la testa: "Ma questa teoria è stata dimostrata come impossibile da imminenti fisici interstellari. E' una tecnica che potrebbe funzionare in teoria ma in pratica è impossibile."
"Quindi ci troviamo davanti a qualcuno che genera l'impossibile." Constatò il capitano.

Buio - Luogo e tempo non definiti


Karana si trovava in un buio così intenso da causarle la claustrofobia. Una strana sensazione di paura e ansia la avvolse sommandosi alla claustrofobia. Le mancò il fiato e le sembrò che le avessero appena innalzato un muro a pochi micron dal suo volto impendendole ogni ingresso d'aria.
Spinta dalla disperazione mosse le mani nel vuoto annaspando come se stesse annegando. Quel gesto impulsivo e istintivo fu, però, la sua salvezza: il rapido movimento delle braccia mosse una piccola quantità di aria che entrò nei suoi polmoni calmandola leggermente.
Il suo respiro si fece più regolare e l'iperventilazione sparì di colpo.
Aveva quasi ripreso il controllo quando una forte fitta di dolore avvolse la mano destra e del liquido caldo iniziò a colarle lungo l'avambraccio. Qualcosa l'aveva appena ferita. Furiosa si portò la mano ferita a sé e si tenne pronta a difendersi. Non accadde nulla. Dopo alcuni istanti portò avanti il braccio sinistrò come per tastare un eventuale aggressore ma sentì soltanto il freddo provocato dal contatto con qualcosa di metallico. Per un brevissimo istante le emozioni che avevano assediata e le avevano fatto perdere il controllo si interruppero permettendole di capire che poco fa il suo braccio destro aveva colpito un oggetto metallico, molto probabilmente un arma. Ma poi la rabbia, una furia omicida cieca e totale tornò a impossessarsi di Vok. Istintivamente afferrò l'oggetto metallico e, forse per fortuna o soltanto per caso, lo impugnò per il manico e partì alla carica. La sua parte razionale, logica e ingegneristica era ancora in lei ma sembrava che fosse passata in secondo piano: viveva tutto come se fosse in una specie di sogno in cui erano queste emozioni di odio e paura a guidarla in quella folle e insensata carica nel buio. Molto probabilmente, secondo la sua componente razionale, si trovava in una stanza buia e si era ferita colpendo l'oggetto che ora teneva in mano il quale, a giudicare dal peso e dal perfetto bilanciamento, doveva essere un specie di spada. La sua parte razionale intuì che la luce che era apparsa all'improvviso era semplicemente una porta aperta in un'altra stanza illuminata ma le emozioni di odio e terrore che guidavano Karana la fecero caricare la luce con l'arma in pugno pronta a sventrare chiunque ci fosse dall'altro lato.

Spazio - Da qualche parte - Contemporaneamente


"Sono bravi." Ammise una voce.
"Concordo." La voce due parlò pochi istanti dopo.
Poi arrivò la voce tre: "Hanno capito come abbiamo fatto a portare via i loro compagni."
"Ma non possono ostacolarci e nemmeno uguagliare il nostro metodo." Precisò la voce due.
"Vero." La voce tre disse solo poche parole per poi chiedere: "Dobbiamo sospendere l'esperimento?"
"No procediamo." Sentenziò la voce uno.

Deep Space 16, Gamma, Infermeria 09/06/2396 Ore 11:52


Jo'Trel stava osservando il dottor Sonx compiere l'autopsia su uno dei romulani ritrovati sulla nave misteriosa. Si trovava dietro un vetro protettivo e in silenzio osservava il medico federale lavorare. L'ambasciatore romulano aveva richiesto che ci fosse uno dei suoi ufficiali a presenziare all'autopsia di uno dei romulani ritrovati e Jo'Trel, in quanto comandante militare, si offrì volontario.
Vide con quanta cura, precisione e, soprattutto, rispetto il dottore stava operando e ne rimase profondamente colpito. Ogni romulano nasce e vive con persone che gli ricordano che le razze della Federazione sono nemici da combattere ma nemmeno il più ostinato nemico della Federazione non avrebbe potuto obiettare nulla all'ottimo lavoro di Sonx.
D'improvviso il graduato romulano sentì una presenza dietro di lui.
"Capitano, la aspettavo." Disse Jo'Trel.
Il capitano Shran si avvinò alla controparte dicendo: "E io ero quasi sicuro che lei sarebbe venuto ad assistere all'autopsia." Poi avvicinandosi al vetro e, scrutando all'interno, aggiunse: "Come sta andando?"
"Il dottore sta lavorando con cura e rapidità..." Rispose il romulano, poi voltandosi verso l'andoriano, disse: "Una volta terminata l'autopsia vorrei dare ai miei compagni defunti una degna sepoltura."
"Certamente" Shran rispose rapidamente con una tale sincerità da sorprendere la sua controparte che disse: "Grazie..." Ci fu un breve silenzio poi il romulano aggiunse: "E' vero quello che dicono i primi rapporti?"
"Sì."

"Allora è vero si sono uccisi tra loro." Jo'Trel fece un profondo sospiro cercò di assimilare la notizia.
"Lo spazio è un luogo vasto e misterioso... non sappiamo ancora cosa è successo all'equipaggio romulano."
Shran cercò con quelle parole di impedire al capitano romulano di trarre conclusioni affrettate.
"Già..." Jo'Trel rimase alcuni istanti in silenzio poi aggiunse: "La nave?"
"Sì è arrestata a distanza di sicurezza dalla stazione circa 30 minuti fa." Il capitano scrollò le spalle e le antenne: "Non sappiamo come ha fatto a fermarsi i motori sono sempre rimasti inattivi durante la decelerazione. Ora è in quarantena protetta dai raggi traenti. Ho fatto teletrasportare un corpo per delle analisi."
"Capisco." Il romulano rimase pensieroso per alcuni secondi per poi dire:" So che avete degli ufficiali dispersi e che alcune persone sono state rapite dalla passeggiata."
"Sì è vero."
"Spero che li ritroviate sani e salvi."
"La ringraz..." Ma Jo'Trel riprese a parlare: "Ho fatto recuperare tutti i dati della nave romulana sconosciuta... spero che vi possa essere d'aiuto." Detto ciò il romulano diede un d-padd all'andoriano.
"Grazie."

"Non era materiale riservato." Minimizzò Jo'Trel.
"Grazie per il suo aiuto." Il capitano si voltò: "Bene, vado a darlo ai miei ufficiali per analizzarlo." Sharn fece per uscire.

"Certamente, se ha bisogno di me mi troverà qui.

Forte, ingresso Luogo e tempo non definiti


Dei due chilometri che lì separavano dal forte Riccardi ne passò almeno uno ad osannare la costruzione ma arrivati all'ultimo chilometro decise di non annoiare troppo il comandante Drillrush e il povero marinaio Deker. Aveva fatto ciò anche per non pensare troppo a quella assurda situazione in cui erano finiti e per non intaccare il morale della truppa. Claire aveva capito il gioco e aveva tenuto banco all'ufficiale della sicurezza cercando di distrarre Deker il quale stava patendo e iniziava a dare segni di nervosismo. Tuttavia il capo della sicurezza aveva ragione: la struttura, il forte era un vero e proprio capolavoro dell'ingegneria militare. Era stato costruito quasi certamente per proteggere e chiudere il passo alpino che aveva davanti. Il complesso era solido, ben costruito e aveva ricevuto costanti e accurati interventi manutentivi. Una serie di feritoie per cannoni erano poste ad intervalli regolari e ognuna sembrava avere la sua bocca di fuoco pronta a sparare. I finestroni erano posti ad intervalli regolari e coprivano una rosa di 360 gradi. Una linea di feritoie per moschetti o fucili era posta sopra i cannoni garantendo una eguale copertura. L'unico ingresso era posto nella zona opposta alla valle ed era accessibile soltanto attraverso una ripida e tortuosa strada. Chiunque avesse voluto attaccare il portone avrebbe dovuto percorrere la strada e si sarebbe esposto più volte al fuoco dei difensori. A coprire il forte c'era un granissimo tetto con una copertura di terra in grado di assorbire il tiro dell'artiglieria. Una guarnigione di duecento uomini avrebbe potuto tranquillamente tener testa ad un aggressore di ventimila uomini rimanendo asserragliata in quella posizione strategica. Il gruppo stava percorrendo la salita che conduceva all'ingresso del forte. Avevano deciso che essendo l'unica costruzione artificiale visibile era il primo luogo in cui avrebbero dovuto visitare in cerca di indizi su dove si trovavano. Riccardi aveva proposto un approcciò più cauto e di avvicinarsi al forte di nascosto ma Claire pensava che se gli avessero scoperti avrebbero potuto scambiargli per aggressori per cui optò per avvicinarsi in maniera più normale: alla vista del sole. Avevano percorso la salita sotto un fortissimo sole che aveva affaticato il gruppo assieme alla pendenza. Sia Claire che Alessandro si annotarono mentalmente di fare più esercizi sul ponte ologrammi mentre Deker non dava più segni di affaticamento anzi la salita lo aveva ricaricato nel molare e ora era pronto ad affrontare l'universo intero.

Deker arrivò in cima alla salita per primo seguito a pochi passi di distanza dai due ufficiali superiori. Fu quindi il primo a raggiungere l'entrata del forte. Il marinaio osservo l'ingresso composto da un ponte lavatoio e da un pesante portone aperto. Una serie di feritoie proteggevano l'ingresso. Non c'erano soldati a guardia, o almeno, Derek non ne vide. Poi qualcosa attirò la sua attenzione: "Venite a vedere..."