Home Home
 
 
 
 
 
 
DS16GAMMA - MISSIONE 18 RSS DS16GAMMA - Missione 18

18.02 "La nave vuota"

di Claire Drillrush, Pubblicato il 21-06-2016

Nave sconosciuta - 09/06/2396 ore 11.08


Il portello non si aprì.
Il giovane ufficiale della sicurezza battè le palpebre stupito e tentò di nuovo.
Il portello rimase ostinatamente chiuso.

"Ah, Signore?"

Riccardi e Claire si voltarono nello stesso istante. Il ragazzo parve confuso solo per un istante poi si rivolse ad entrambi.

"Il portello è bloccato. Non riesco ad aprirlo."
"Bloccato?" Claire aggrottò le sopracciglia e gettò un'occhiata fulminante al portello come se la colpa fosse interamente sua. "Bloccato da cosa?"

Karana la sorpassò rapidamente e si avvicinò al portello mentre il giovane ufficiale si scansava. "I comandi non rispondono. E' strano, prima funzionava perfettamente." Si raddrizzò, gettandosi un'occhiata intorno.

"E' possibile che sia stato danneggiato mentre ispezionavamo la nave?" domandò il primo ufficiale. "Un calo di energia o qualcosa del genere. Dopotutto, la nave ha cent'anni."

Karana la guardò per un istante poi tornò a chinarsi sul pannello. Infilò le unghie sotto la lastra di copertura e la staccò dalla parete, esaminando rapidamente l'interno. "No, non sembra danneggiato. E' più come se qualcuno avesse inserito un codice di blocco."
"Ma la nave è deserta."
"Per questo è strano."

Riccardi, in piedi tra la squadra e il corridoio, fece segno ai due ufficiali della sicurezza di disporsi intorno al portello. "Forse la nave non è poi così vuota. Possiamo aprirlo manualmente?"
Karana annuì. "Se il sistema di apertura non è danneggiato..."
L'uomo si voltò appena, in modo da poter tenere d'occhio tutte le diramazioni del corridoio che confluivano in quel punto. La nave era sembrata completamente vuota ma il suo istinto gli aveva sin da subito trasmesso un fremito, una sorta di allarme rosso interno sviluppato in anni di vita nello spazio, relazioni con ferengi dediti al contrabbando e battaglie.
Qualcosa non andava, lo avvertiva come un formicolio dietro la nuca. Come quando ci si sente addosso lo sguardo di qualcuno. Si sentiva osservato, ecco, osservato dalle paratie, dai pannelli, dalle luci. E ora il portello rifiutava di aprirsi.

L'intera faccenda ricordava a Claire i film dell'orrore di pessima qualità che aveva visto in passato. Una vecchia nave che riappare dal nulla, completamente deserta, la presenza inquietante di un odio profondo avvertibile solo in via telepatica e ora i portelli che si rifiutavano di aprirsi come se la nave volesse trattenerli al suo interno. Mancava solo un bel fantasma. Anche un bambino agghiacciante, possibilmente pallido come un cadavere, sarebbe andato bene.
Claire estrasse il tricorder, mentre la Vok lavorava sullo sblocco manuale e Riccardi disponeva i suoi intorno a loro. Avviò una nuova scansione alla ricerca di forme di vita e ancora una volta non rilevò nulla. Lo chiuse con uno scatto del polso. C'erano decide di possibili spiegazioni del fatto che, se c'era davvero qualcuno a bordo, questi non fosse rilevabile. Era dall'età di otto anni che aveva un'opinione molto precisa su fantasmi e simili. Quello che la preoccupava era altro.

"Signore," cominciò parlando nel canale di comunicazione aperto con DS16. "Abbiamo un problema nel rientrare alla navetta. Non riusciamo ad aprire il portello."
=^= Un malfunzionamento? =^= La voce di Shran le arrivò chiara attraverso il comunicatore.
"Non lo sappiamo. E' possibile. Stiamo tentando di aprirlo manualmente, non dovrebbe volerci molto." Un'occhiata di Karana glielo confermò.
=^= Va bene. Avvertiteci non appena siete a bordo. Non abbiamo più molto tempo. =^=
"Sì, Signore."
Riccardi disse qualcosa, ma Claire non lo sentì. La sua voce venne coperta da un rumore metallico, forte e vicino, come una sbarra di metallo che batte su una ringhiera.
Tutti si zittirono e l'intera squadra si voltò nella direzione della svolta del corridoio da cui era arrivato il suono. Nessuno parlò.
Riccardi e Drillrush si scambiarono un'occhiata, poi l'uomo fece segno ai suoi di rimanere in posizione e si avviò silenziosamente verso l'angolo del corridoio.
Claire arretrò appena verso Karana e si chinò leggermente su di lei.
"Avverte qualcosa?" le domandò.
La donna, le mani ancora affondate nel pannello divelto, scosse la testa.
Riccardi continuò ad avanzare. Anche a lui tutta la faccenda ricordava nettamente un film dell'orrore. E le leggi che regolano l'andamento degli eventi nelle astronavi fantasma da incubo impongono che la scoperta della fonte del rumore sia un momento di orrore assoluto. Lui non credeva davvero che dietro l'angolo ci potesse essere un fantasma, uno zombie o un'entità demoniaca. Ma non escludeva affatto che ci potesse essere comunque qualcuno deciso ad ucciderlo. Si appiattì contro la parete, il phaser in pugno. Prese un respiro profondo. Fece un passo avanti.
Non c'era nulla. Il corridoio era perfettamente deserto, se si escludevano i cadaveri sparsi in abbondanza, e assolutamente identico a quando lo avevano percorso in direzione opposta per tornare al portello. Si concesse un sospiro e si rilassò appena, voltandosi per tornare indietro. Fu allora che sentì l'urlo.

Nave sconosciuta - Contemporaneamente


Karana riprese a respirare, tossì sul pavimento e aprì gli occhi. L'ondata di emozioni era stata così forte e improvvisa che, malgrado il suo addestramento, non aveva reagito in tempo. Era stata letteralmente sopraffatta, sommersa come da un fiume in piena.
Aveva sentito un rumore di passi, un urlo, poi più nulla.

Con calma si mise a sedere e si guardò intorno. Si trovava ancora in corridoio, accanto al portello di accesso, sempre chiuso. Non c'era nessun altro, o almeno nessuno che lei potesse vedere o percepire. L'unica cosa che avvertiva era l'ondata d'odio che l'aveva sommersa così violentemente, ora affievolita e decisamente più sopportabile, ma ancora presente.
Drillrush, Riccardi e i due uomini della sicurezza avrebbero dovuto essere lì, ma non c'erano.
Karana si alzò in piedi e si guardò intorno, in cerca di una traccia, un qualsiasi indizio su dove potessero essere finiti i suoi compagni. Non riusciva a immaginare il motivo per cui potessero esserne andati di loro spontanea volontà, lasciandola sola. Ma su quella nave non c'era nessuno. E se anche ci fosse stato qualcuno, per quale motivo lei era rimasta lì?
Prese il tricorder e avviò una scansione cercando forme di vita umane.
Non trovò nulla.

DS16 - Sala controllo - Contemporaneamente


Shran protese le antenne verso lo schermo su cui era ancora inquadrata la nave romulana.
Il rapporto del suo primo ufficiale non lo aveva colto di sorpresa. Il canale aperto gli aveva consentito di ascoltare la metà della conversazione pronunciata dalla Drillrush e la risposta di Riccardi, mentre la parte della Vok era risultata bassa e incomprensibile attraverso il canale.
Non lo aveva sorpreso, tuttavia lo aveva preoccupato. Voleva la squadra di sbarco fuori dal vascello il prima possibile così da poter agganciare la nave con il raggio traente e metterla in sicurezza al più presto, qualunque cosa fosse accaduto e qualunque cosa fosse rimasta a bordo.
Continuò ad ascoltare le voci che venivano dall'altro capo, finchè improvvisamente tacquero tutte.

L'andoriano drizzò leggermente le antenne. Il silenzio si prolungò per qualche minuto e anche Durani alzò la testa dalla sua consolle. Lei e la Keane si scambiarono un'occhiata, ma Shran resistette all'impulso di chiedere un rapporto. Naturalmente se si fosse verificata la necessità di non fare rumore la Drillrush avrebbe semplicemente escluso il canale dalla sua parte, ma qualcosa, forse un istinto improvviso, lo indusse comunque a tacere. Gli altri presenti lo imitarono. Nessuno disse nulla, in attesa.
Poi, qualcuno dall'altra parte urlò.

"Rapporto!"
Non ricevette risposta. Si voltò automaticamente verso Durani e la Keane. "Tirateli fuori."
Il suo sguardo tornò allo schermo. "Drillrush, rapporto!"
Era stata lei ad urlare? A Shran era parso di sì, ma non ne era certo.

"Signore, abbiamo perso il segnale!" Le dita di Durani si mossero rapidamente sulla consolle nel tentativo di ripristinare il collegamento.
"Anche qui, non riesco ad agganciarli." Tara fece una pausa, osservando sconcertata i propri dati.
"Signore," si inserì Durani. "Non rilevo più i segni vitali della squadra."