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USS CRUSADER - MISSIONE 16 RSS USS CRUSADER - Missione 16

16.08 " Fra moglie e marito... "

di Stephen McAllister, Pubblicato il 16-10-2015

USS Crusader, Sala Riunioni - 06/05/2395, ore 13:12


Il Capitano Shaitan aveva appena fatto accomodare i suoi ospiti all'interno della Sala Riunioni dopo aver terminato il suo briefing con gli Ufficiali Superiori ed ora li osservava entrambi.
Le mani nelle mani, quasi stesse pregando, i gomiti appoggiati al tavolo, solamente gli occhi e le antenne, piantati sui due cardassiani, erano visibili dietro questa peculiare impalacatura.
Li aveva convocati sperando che potessero aiutarlo fornendo qualche dato utile alla localizzazione del wormhole, anche se dubitava che loro nello specifico potessero sapere qualcosa, ma voleva che rendessero conto di ciò che necessitavano e che magari iniziassero a prendere provvedimenti, utilizzando i loro contatti.
Dubitava enormente, infatti, che i cardassiani sarebbero stati ben disposti nei loro confronti senza l'intercessione dei loro ospiti. O meglio, dell'ospite. Ancora non capiva cosa ci facesse la moglie di Gul Rabam a quel tavolo ma il cardassiano non sembrava muoversi senza di lei e perciò era stata convocata a sua volta. Se voleva avere il supporto di Rabam doveva giocarsi tutte le sue carte, anche quelle inutili.
"Quindi," esordì Rabam agguantando il padd che Shaitan aveva appoggiato in precedenza davanti a lui, "cosa stiamo cercando di trovare?"
Quello 'stiamo' costrinse l'andoriano ad accapponare la pelle. Non era stato pronunciato in alcun tono particolare e il Gul non aveva dato alcun indizio sulla sua natura, comunque quelle parole apparvero subdole e viscide alle sue orecchie. Non amava lavorare con i cardassiani, senza alcun dubbio.
"Fenomeni spaziali circoscritti fra queste coordinate." replicò secco l'andoriano senza entrare nei dettagli, mostrando finalmente il volto e indicando il padd con l'indice. "Avvenuti negli ultimi vent'anni e abbastanza vicino alla stazione. Diciamo ad un'ora di distanza a curvatura due. Speravamo che voi o magari qualche vostro contatto fosse in grado di darci una mano."
"Di che genere di fenomeni spaziali stiamo parlando?" intervenne Ledora, la moglie del Gul, agguantando il PADD dalle mani del marito, sorprendendo il Capitano, convinto che la donna cardassiana fosse lì per mera presenza. La fissò a lungo prima di rispondere, spostando lo sguardo fra lei e Rabam più volte. Il Gul si produsse in un cenno del capo, come per dire di lasciarla fare, tuttavia doversi interfacciare con una persona teoricamente estranea a tutta la faccenda non rientrava nelle ipotesi contemplate dall'andoriano. Già averla fatta presenziare al meeting era uno strappo alla regola.
"Risponda liberamente." affermò il cardassiano in un modo che non piacque per nulla all'andoriano, gonfiando poi il petto con evidente orgoglio. "Ledora, fino a qualche anno fa, insegnava astrofisica in uno dei nostri più illustri istituti. Probabilmente vi sarà più utile di me in questa ricerca."
Il Capitano lanciò una rapida occhiata alla donna che, sorridendo, sembrava essere impegnata ad assestare un buffetto alla spalla del marito, forse in preda all'imbarazzo. Malgrado non fosse un esperto di fisiologia cardassiana, Shaitan non potè fare a meno di constatare quanto la donna apparisse decisamente più giovane del marito. Sospirò, lasciandosi quindi andare mollemente sulla sedia, accavallando le gambe di lato.
"Un wormhole." affermò, sfregando continuamente le mani una con l'altra, in una sorta di gesto nervoso. "A quanto pare, la navetta che abbiamo ritrovato è stata spedita attraverso un tunnel spaziale. Se riuscissimo ad identificare l'anomalia, forse, saremo anche in grado di ottenere qualche informazione sull'ultima posizione della Pathfinder."
Sia la donna che il marito osservarono pensierosi il contenuto del PADD, poi la moglie volse lo sguardo direttamente verso Shaitan. Uno sguardo sicuro e deciso, forse anche troppo.
"Non ci sono state molte anomalie degne di nota negli ultimi vent'anni nella zona, almeno non che io ricordi." affermò, incrociando le braccia al petto e inclinando lievemente la testa di lato. "Ma per averne la certezza dovrei consultarmi con alcuni colleghi e accedere ad un paio di archivi." concluse arricciando lievemente il naso in una smorfia, prima di volgere lo sguardo verso il marito.
"Potrebbe essere necessario tirarti in causa." affermò, appoggiandogli una mano sulla gamba, prima di spostare nuovamente lo sguardo sull'andoriano a capo della Crusader. "Ma credo di essere in grado di ottenere qualche risultato nel giro di un paio d'ore." concluse con un sorriso.
"Perfetto," intervenne Rabam, "non crede anche lei, Capitano?"
Shaitan non rispose verbalmente, limitandosi ad un cenno d'assenso del capo. Grazie all'aiuto degli ospiti cardassiani, una parte di problemi sembrava in procinto di risolversi da sola. Qualcosa non convinceva l'andoriano, però. Qualcosa dentro di sé continuava ad urlare che era stato troppo facile convincere i cardassiani, malgrado il loro personale interesse nella missione.

Da qualche parte su Cuellar IV - Contemporaneamente


Andrew si alzò a fatica, sedendosi sul duro letto su cui si era steso dopo essersi spaccato la schiena al lavoro e aver consumato un pranzo leggero. Sempre che quell'insipida brodaglia di verdure si potesse definire pranzo. Da quand'è che non aveva un pranzo decente? Non riusciva a ricordarlo con chiarezza. Di sicuro erano anni ma, essendo povero in canna su un mondo praticamente alieno, doveva accontentare di ciò che poteva guadagnarsi con il suo lavoro.
Tossicchiando più volte cercò quindi di alzarsi, venendo però interrotto dall'ingresso di una figura femminile nella stanza.
"Dovresti riposare, padre." affermò la ragazza dai tratti misti, bajoriani e cardassiani, in tono amorevole, trasportando un paio di vasi contenenti fiori colorati. "Quest'oggi ti sei sforzato anche troppo e a breve io..."
"Bah..." affermò allontanando fisicamente le parole della ragazza con un gesto della mano destra, quella buona, "Daryn, ti preoccupi sempre troppo." concluse sorridendo, guadagnando con fatica la posizione eretta. "Non c'è bisogno che mi tenga controllato continuamente."
La ragazza sospirò scuotendo la testa, avvicinandosi all'umano per ripulirgli velocemente la giacchetta su cui sembrava essersi posata un po' di polvere.
"Se non ci fossi io non saresti nemmeno in grado di allacciarti le scarpe." ironizzò lei, ridendo di gusto mentre l'umano la fulminava scherzosamente con lo sguardo.
Daryn non era sua figlia, ovviamente, ma non avendo mai avuto una figura maschile di riferimento lo aveva eletto fin dal principio come suo padre adottivo. Nata nelle ultime fasi dell'occupazione e divenuta orfana durante la ribellione Cardassiana guidata da Damar, la giovane mezzosangue aveva avuto una vita difficile già bambina, venendo sbatacchiata più volte di qua e di là, fino a ritrovarsi in quella stazione spaziale dove Andrew, gravemente ferito, si era risvegliato.
L'umano osservò il proprio riflesso nel vecchio specchio posto su una parete. Come quell'oramai vetusto pezzo d'arredamento, anche lui sembrava dimostrare molti più dei quaranta, forse cinquanta anni che avevano ipotizzato avesse. Barba e capelli oramai spruzzati di bianco in più punti, tenuti eccessivamente lunghi per coprire varie cicatrici, vestiti sporchi, vecchi e logori, un braccio e una gamba pressochè inutilizzabili a causa di ferite oramai rimarginate da tempo. Decisamente non aveva un gran bell'aspetto, apparendo come un mendicante di quart'ordine.
Non ricordava nulla prima del suo risveglio sulla stazione ma gli era stato detto che era vivo solamente grazie a Daryn che, in qualche modo, era riuscita a salvarlo prima che fosse troppo tardi. Impresa notevole per una bambina che, all'epoca, non aveva nemmeno otto anni. Da allora erano, in un modo o nell'altro, sempre stati assieme e anche ora, dopo aver trovato un poco remunerativo ma onesto lavoro come braccianti, la ragazza mezzosangue non sembrava avere la minima idea di abbandonarlo. Dopo tutto questo tempo nemmeno lui voleva farlo in realtà, malgrado inizialmente avesse voluto cercare di rintracciare la navetta con cui aveva raggiunto la stazione spaziale e che gli era stata rubata mentre era in coma, così da poter scoprire almeno la sua identità. Oramai erano entrati in una sorta di circolo vizioso. Nessuno avrebbe mai abbandonato l'altro, come se fossero una vera famiglia. Zoppicando, si diresse verso un mobile posto a poca distanza dallo specchio da cui estrasse quello che appariva come una lunga barretta di plastica verdognola. Il suo tesoro. L'unica cosa che gli era rimasto della vita precedente, di cui non ricordava nulla. Lo osservò attentamente, leggendone ad alta voce le scritte oramai quasi illeggibili in tono malinconico, malgrado praticamente non avesse nemmeno idea di cosa ciò significasse.
"USS Pathfinder..." affermò, prima di riposizionarlo all'interno del cassetto e andare a prepararsi per il turno pomeridiano.

USS Crusader, alloggi degli ospiti - 06/05/2395, ore 14:20


"Ti ringrazio, Gorick." affermò Ledora che, seduta davanti al proprio terminale, aveva appena terminato di parlare con un suo ex-collega, cercando di carpire informazioni utili per la ricerca che la Crusader stava effettuando. Fino ad ora aveva svolto il suo lavoro in maniera eccellente. Prima aveva sposato quell'idiota di Raban e ora aveva accesso a tutte le informazioni ottenute dalla banca dati Federale. Sorrise, soddisfatta di se stessa. Se mai fosse stata in grado di recuperare i naniti descritti in un'informazione intercettata poco dopo la guerra col Dominio dal governo Cardassiano, i suoi superiori dell'Ordine Ossidiano avrebbero fatto i salti di gioia. Senza contare che, con tutta probabilità, lei sarebbe diventata un esponente di spicco dell'Ordine. Non vedeva l'ora.